martedì 28 novembre 2023

Opinioni in pillole, Zagor: La banda degli assassini, I predoni del nord, Zagor n. 700,

  Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.
Stavolta è successa una cosa strana: ho trovato ad aleggiare tra le bozze del blog dei commenti su due storie scritti qualche mese fa, inseriti nel forum di cui sopra ma mai pubblicati qui! Li ho scritti e me ne sono dimenticato! Li pubblico quindi adesso, perché io non butto mai via niente.


Zagor n. 692, Zenith 743 - La banda degli assassini, di Burattini e Sedioli recensione

Zagor n. 692, Zenith 743 - La banda degli assassini, di Burattini e Sedioli

Su questo fumetto ho fatto un'analisi approfondita nel numero 23 della fanzine Zagorianità. Qui mi limito quindi a un sunto: una storia della durata di un solo albo ma in cui Burattini riesce a fare stare tutti i difetti delle sue ultime sceneggiature. Scene inutilmente lunghe contrapposte ad altre troppo corte a cui non viene data la giusta enfasi; dialoghi surreali in cui i personaggi spiegano quello che stanno facendo o che hanno appena fatto, in caso che il lettore sia così stupido da non capire quello che vede; ripetizioni inutili; insomma uno scempio in cui si salva solo la lunga scena d'azione e i disegni che comunque si attestano non oltre la sufficienza. 

Zagor n. 692, Zenith 743 - La banda degli assassini, di Burattini e Sedioli recensione

L'impressione che ne ho ricavato è che l'autore si sia trovato nella necessità di scrivere una storia riempitiva e l'abbia tirata giù di getto, senza credere nemmeno lui in quello che stava scrivendo e tralasciando di usare semplici accorgimenti che avrebbero permesso di ottenere una storia decisamente più piacevole da leggere pur mantenendo la stessa, identica trama. Ho aspettative ben diverse da un autore che negli anni ha saputo regalarci storie ed emozioni di tutt'altro livello. Spero che si sia trattato solo di un inciampo dovuto alla fretta, e che qualcuno in Bonelli si renda conto che la qualità fa vendere più della quantità.


Speciale Zagor n. 36 - I predoni del nord, di Rauch e Di Vitto

Speciale Zagor n. 36 - I predoni del nord, di Rauch e Di Vitto

Un'idea classica per una storia western classica, un canovaccio già visto in molti film, soprattutto prima dell'ondata revisionista rispetto alla visione degli indiani come spietati selvaggi iniziata con film come Piccolo grande uomo o Soldato blu. Abbiamo quindi donne (rigorosamente bionde) rapite da indiani cattivissimi e un bianco cresciuto dagli indiani che si comporta quasi come una belva. Non è però un western ignorante a base di agguati e sparatorie, se da parte degli indiani le sfumature sono poche dalla parte dei compagni di Zagor c'è un approfondimento non indifferente.

Speciale Zagor n. 36 - I predoni del nord, di Rauch e Di Vitto recensione

La storia scorre liscia con un gran ritmo, con interessanti colpi di scena e personaggi ben fatti, Bogan in particolare, sempre in bilico tra bene e male. Zagor risulta addirittura messo un po' in secondo piano rispetto agli altri, e in questo caso è un bene per poter lasciare spazio alle storie e ai sentimenti degli altri personaggi.

Disegni un pò sotto la media, questa storia avrebbe meritato delle matite un po' più curate.
Storia che non va sicuramente inserita tra le migliori, ma una piacevole lettura. Dovrebbe essere questa, la norma.


Zagor n 700: La foresta dei destini incrociati, di Giusfredi e Piccinelli. recensione

Zagor n 700: La foresta dei destini incrociati, di Giusfredi e Piccinelli. Colori di GFB Comics.

Titolo non presente in copertina per il settecentesimo volume di Zagor, tutto a colori come vuole la tradizione.
Questa storia, scritta dal recente acquisto Giorgio Giusfredi, mi è piaciuta molto. Riesce sia a essere un numero celebrativo, con rimandi alle primissime avventure di Zagor, sia a raccontare una storia nuova e interessante. Un'ottima prova per l'autore, quindi, di tutt'altro livello rispetto al dimenticabile speciale di Tex di cui abbiamo parlato la volta scorsa. Anche il mascherone dello stregone indiano è decisamente più bello e in linea con le vere maschere usate da molte tribù indiane rispetto a quella da manga di quella storia.
Parliamo dei disegni, prima di andare sotto spoiler per la trama:
ottimi come sempre i disegni di Piccinelli, che appare sempre più a suo agio all'interno dei fumetti che per le copertine, sempre un po' troppo statiche e da fumetto supereroistico americano. Solo gradevole il colore, in linea con la tradizione dei numeri cento quindi eccessivamente piatto, abbiamo visto colorazioni decisamente migliori ad esempio nella miniserie Zagor - Le origini.

Zagor n 700: La foresta dei destini incrociati, di Giusfredi e Piccinelli. recensione

E ora SPOILER:

Il fumetto gioca sul fatto che, per come è strutturata la saga zagoriana, un incantesimo di invecchiamento precoce potrebbe davvero colpire Zagor. Fosse successo a Tex non ci avrebbe creduto nessuno nemmeno per un istante.
Invece grazie a questo quando arriva la rivelazione, pur non essendo del tutto imprevedibile, è comunque una gradita sopresa, un modo intelligente di risolvere la cosa e anche di presentare un personaggio patetico e drammatico, insieme a dei cattivi interessanti e a un alleato inaspettato. Il personaggio di Bullsnake è uno di quei personaggi duri ma giusti, non un alleato di Zagor "perché sì" in conseguenza alla fama dello stesso, ma uno che ha a cuore il suo popolo e non esita a schierarsi contro chi credeva un alleato e a fianco di chi prima era un nemico se questo porterà il bene per la sua gente.

Avercene di più di storie di questo livello.

Il Moro

Articoli interessanti: 

Le mie fanfiction (gratuite) su Zagor:

Tutti i miei articoli su Zagor

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martedì 21 novembre 2023

Opinioni in pillole, film d'animazione: Nimona, Tartarughe Ninja Caos Mutante, Spider-Man - Across the spider verse

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui per un motivo o per l'altro non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di tre film d'animazione americani usciti nel 2023, due al cinema e uno direttamente in streaming. Le opinioni sono nell'ordine in cui ho visto i film e sono state scritte subito dopo la visione, quindi anche a diverso tempo di distanza l'una dall'altra.


Nimona recensione

Nimona

Nimona è una notevole sorpresa, un film d'animazione avventuroso-fantasy-fantascientifico divertente e con una storia appassionante.

Certo, il protagonista omosessuale farà gridare a molti qualche frase fatta sulle pietanze cucinate con il woke, ma a parte che potranno vivere delle avventure pure gli omosessuali, in questo caso non può davvero essere considerato un problema, dato che non risulta forzato e anzi è giustificato dalla storia, che senza questo particolare avrebbe dovuto essere chiaramente diversa.

Un po' più forzate le diverse etnie dei personaggi, che stonano parecchio con l'ambientazione: in una città che da 1000 anni è chiusa tra mura da cui nessuno entra e nessuno esce, da dove arrivano le popolazioni delle diverse etnie? Non si parla mai di minoranze chiuse in sé stesse, anzi, quindi sarebbe logico che dopo 1000 anni il sangue si sia diluito. Sembra una stupidaggine ma durante la visione ci si fa caso, soprattutto in questo periodo in cui l'argomento è sulla bocca di tutti.
A mio figlio non ne è fregato nulla, comunque.

martedì 14 novembre 2023

Opinioni in pillole: Dead Space 3 e Dead Space: Extraction

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ecco un altro articolo della serie "opinioni in pillole", dove raccolgo commenti più o meno brevi per cose che ho visto/letto/giocato. Questo perché mi capita di voler parlare di qualcosa e scriverne un commento, che però risulta troppo corto per farne un articolo a sé stante. In questo caso parliamo di due videogiochi facenti parte della serie di Dead Space.


Dead Space 3

Dead Space 3 recensione


Ho rispolverato la mia PS3 per questo gioco, sebbene dei predecessori non ricordassi nulla, li ho giocati troppi anni fa. Ho cercato su Wikipedia per il riassunto delle puntate precedenti. Non che ci sia una storia così complicata, comunque.
I vaghi ricordo che ho di Dead Space 1 e 2 non mi permettono di dire con certezza se il terzo sia meglio o peggio degli altri. Quello che posso dire è riferito a tutta la saga: Dead Space è una serie di videogiochi survival horror/sparatutto in terza persona, con visuale da dietro le spalle del protagonista. L'ambientazione spaziale cupa, tutta all'interno degli angusti e fumosi corridoi di astronavi o stazioni spaziali, e i mostri che escono dalle fottute pareti (beh, principalmente dai condotti di aerazione) urlano "ALIENS!" a prieni polmoni.

Dead Space 3 recensione


 La particolarità è che i nemici vanno colpiti in punti specifici, bisogna tagliar via loro le braccia, pena sprecare una valanga di munizioni. E come cavolo si fa a pretendere che io riesca a fare una cosa del genere con un joypad? Se ci avessi giocato su PC con un mouse probabilmente l'avrei finito ridendo, così il livello di difficoltà si alza enormemente!
In realtà, a livello di difficoltà normale, il gioco ti fa trovare medikit e munizioni in abbondanza, quindi sprecarne e farsi colpire un po' di volte non è un grande problema. La frustrazione è più percepita che reale, perché un sacco di colpi vanno a vuoto e i nemici, che sono tutt'altro che lenti, spesso e volentieri riescono ad arrivarci addosso e a massacrarci di botte ben prima che riusciamo a staccar loro quelle braccia che oltretutto hanno l'abitudine di mulinare follemente, e una volta che sono così vicini noi possiamo solo sparare a caso sperando di beccare qualcosa. Cionostante, proprio grazie alle risorse abbondanti, morire non sono è così frequente.
Un metodo per eliminare i nemici senza sprecare un arsenali è rallentarli con la "stasi": non ricordo se nei precedenti episodi si spiegava da cosa derivino i due superpoteri che il protagonista e anche gli altri personaggi possono utilizzare, la telecinesi e la stasi, cioè la capacità di rallentare nemici e altri oggetti in movimento. Mi sembra comunque che fossero marchingegni tecnologici, non roba magica o poteri mentali. La stasi però è limitata, e le risorse per quella sono decisamente più difficili da trovare, quindi bisogna morire tre o quattro volte nello stesso punto prima di decidere che ne vale la pena.
Sul fronte della difficoltà sono comunque da segnalare alcune "stanze" che si aprono solo dopo un certo periodo di tempo o dopo aver eliminato tutti i nemici presenti, nelle quali la difficoltà si impenna bruscamente. Avere decine di nemici che ci corrono incontro contemporaneamente da tutte le parti e cercare di colpirli alle gambe senza l'ausilio del mouse può diventare frustrante al punto di rischiare la vecchia pratica del lancio del joypad, anche a livello facile.

Dead Space 3 recensione


Rispetto ai capitoli precedenti, se ricordo bene, mi sembra che sia diventato decisamente più complesso il "terminale" che permette di costruirsi nuove armi. Ora siamo liberi di fare praticamente quello che vogliamo con i pezzi trovati in giro, creando un'arma nuova da una "base" (praticamente l'impugnatura) su cui innestare vari tipi di pezzi che permettono di avere armi con differenti tipi di fuoco, a cui innestare anche poi dei potenziamenti della potenza, della ricarica, eccetera. 
C'è una serie di progetti già pronti, che permettono già da soli di creare una quantità spropositata di armi diverse, ma solo dopo svariate ore di gioco avremo abbastanza risorse per riuscire a crearne una. Oppure si può pasticciare unendo insieme parti a piacere. In questo modo ho costruito già subito all'inizio l'arma che ho usato per quasi tutto il gioco, che poi è solo la lama di plasma grossa già presente nei giochi precedenti.
Il fatto di potersi personalizzare le armi è interessante, ma si finisce per passare un mucchio di tempo nella schermata del teminale a fare e disfare, e io non ho più questa pazienza con i videogiochi. Un po' frustrante anche il fatto di dover arrivare molto avanti e raccogliere un sacco di risorse prima di poter davvero sbizzarrirsi un po' con la creazione. 

Parlando della trama, sarà che non mi ricordavo niente dei precedenti capitoli, ma l'ho trovata sbiadita e poco interessante. D'altronde per il 90% del tempo ci limitiamo ad andare in giro per corridoi, la trama ha ben poca importanza.

Saranno i ricordi sbiaditi, ma mi sembra che i giochi precedenti mi fossero piaciuti molto di più di questo, che mi ha lasciato piuttosto freddo, tanto che a un certo punto ho smesso di giocarci, senza portarlo a termine: l'ho mollato per un po' e poi me ne sono proprio dimenticato! Strano anche che mi sia ricordato di scriverci un pezzo... Al momento in cui scrivo sarà passato più di un mese dall'ultima volta che l'ho preso in mano, e la voglia di farlo è zero. Mi sa che rimarrà lì.


Dead Space: Extraction

Dead Space: Extraction recensione


Poco dopo aver scritto quanto vedete sopra riguardo a Dead Space 3 ho iniziato anche Dead Space: Extraction, spin-off nonché prequel della saga uscito più o meno insieme a Dead Space 2, nel 2011, due anni prima del terzo capitolo.

Non più un action/sparatutto in terza persona, ma uno sparatutto e basta sui binari, o "rail shooter" per fare gli anglofoni. Il telecomando Wii può infatti essere usato come pistola, e l'unica cosa che il giocatore deve fare è sparare e seguire la storia senza poter influire sugli eventi. Non siamo noi a decidere dove il personaggio sta guardando, e questo procura durante il gioco anche delle simpatiche bestemmie, quando il tizio decide di muoversi proprio mentre si sta sparando, sballandoci ovviamente la mira.

Dead Space: Extraction recensione


La tendenza ad agitarsi troppo dei diversi personaggi che controlleremo durante il gioco si riflette soprattutto sulla raccolta di energia e munizioni: vanno raccolte con il tasto A, che sarebbe la telecinesi, ma il più delle volte compaiono sullo schermo per pochissimi secondi (anche meno di uno) e in quei momenti tante volte il personaggio sta correndo o si sta guardando intorno, e di conseguenza l'inquadratura è più ballerina che mai. Dopo un po' comunque ci si fa l'abitudine: io ho preso a schiacciare continuamente A a caso in tutti i momenti in cui non dovevo schiacciare B per sparare. Funziona!

Anche il sistema di controllo è un po' troppo complicato per uno sparatutto su binari: questa cosa che devo usare anche il Nunchuk mi sta abbastanza sulle balle.
Già normalmente, nei rail shooter sulla Wii ho notato che il telecomando è talmente leggero che e il grilletto è messo in modo che premendolo anche il più delicatamente possibile un po' il telecomando si sposta e la mira viene sballata. Con un po' di pratica in altri giochi sono riuscito a ovviare a questo problema tenendo il telecomando con due mani e appoggiandomi da qualche parte (di solito sulla pancia, spaparanzato sul divano), ma in questo caso la sinistra deve reggere il nunchuck, che serve per ricaricare, usare la stasi, cambiare arma e colpire con attacchi corpo a corpo. Comunque alla fine ci si abitua, se si riesce a superare il notevole scoglio iniziale.

Dead Space: Extraction recensione


Extraction mi è piaciuto decisamente di più di Dead Space 3, per varie ragioni. Innanzitutto essendo un prequel e per di più con protagonisti diversi da quello solito, anche senza ricordarsi le "puntate precedenti" si va lisci lo stesso. La trama è molto semplice e in pratica si tratta nient'altro che di sopravvivere a un'infestazione di necromorfi, ma essendo completamente guidata e con una regia passabile risulta comunque più appassionante di quella di Dead Space 3. Non c'è il "terminale" dove perdere delle mezz'ore a cercare di costruirsi delle armi efficaci, le armi si trovano in giro e si può portarne fino a quattro per volta, dovendo di volta in volta scegliere quale lasciare indietro. Questo ovviamente può far incazzare un po' quando si trovano armi nuove che si rivelano peggiori di quelle abbandonate: non si può tornare indietro a recuperarle, a meno di rifarsi tutto il livello. Delle magagne del sistema di controllo abbiamo già parlato, ma risulta lo stesso più comodo che cercare di mirare agli arti di mostri che corrono con un joypad, soprattutto dopo che si prende la mano. E c'è l'ulteriore vantaggio che la stasi si rigenera lentamente, quindi si può usarla con molta più dovizia che nel terzo capitolo. Oltretutto ci sono anche diversi pezzi più "horror", con visioni e roba così, che risultano efficaci grazie alla prima persona e che mancano nel terzo, e alcuni colpi di scena inaspettati resi possibili dal non essere costretti a utilizzare il protagonista principale della saga.

Insomma, non è un gioco perfetto, ma è comunque divertente e vale il tempo speso.

Dead Space 3 dovrebbe essere l'ultimo della saga, ma non avendolo portato a termine non so come la storia va a finire... qualcuno ha voglia di raccontarmelo?


Il Moro

Ho pubblicato diverse compilation di videogiochi, videogiochi cioè accomunati da un tema particolare. Ad esempio tutti i videogiochi dove compare un particolare attore o personaggio, o seguiti più o meno apocrifi di un videogioco classico, e altre. Alcune sono "elenchi ragionati", altre veri e propri approfondimenti sul tema. Le trovate tutte a questo link.

martedì 7 novembre 2023

Opinioni in pillole, Zagor: La fonte della giovinezza, La maledizione degli Incas, I monti della solitudine

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Tex Romanzi a fumetti n. 17: la fonte della giovinezza, di Giusfredi, Civitelli e Piazza recensione

Tex Romanzi a fumetti n. 17: la fonte della giovinezza, di Giusfredi, Civitelli e Piazza

Ok, sto barando, questa non è una storia di Zagor, ma con Zagor c'entra lo stesso.
Alla Bonelli devono aver deciso di incrementare i legami tra quelli che un tempo erano i due personaggi di punta della casa editrice (da tempo ormai Zagor è stato surclassato da Dylan Dog), visto che dopo l'incontro con il Tex Willer più giovane si è deciso di portare un po' di Zagor anche nel Tex più classico (ma nemmeno poi tanto, se contiamo che questa è la versione cartonata alla francese).
Guarda caso, nella collana Le grandi storie Bonelli è stata recentemente ristampata Le sette città di Cibola, una delle più belle storie boselliane appartenenti al ciclo della "seconda odissea zagoriana", nella quale Zagor incontrava dei navajos e con essi trovava le mitiche sette città perdute degli antichi Anasazi, in una storia che andava quindi a citare anche indirettamente le civiltà perdute di Altantide e Mu di Martin Mystere. Verso la fine viene anche profetizzata per i navajos la venuta di un grande capo bianco che li proteggerà dal male.

A quella storia, poi, sono particolarmente legato perché da quella mi è venuta l'ispirazione per il mio romanzo western-thriller Chaveyo, in particolare per la figura del cattivo.

martedì 31 ottobre 2023

Italians menano better: personaggi italiani nei picchiaduro

Personaggi itialiani nei picchiaduro


Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Dopo l'articolo sugli indiani d'america nei picchiaduro, mi è venuta voglia di farne uno anche sugli italiani.  

Gli italiani hanno avuto decisamente più fortuna degli indiani nei videogames in generale, grazie anche, ma non solo, al binomio italiano/mafioso che tante gioie ci ha regalato.
Qui oggi prendiamo in cosiderazione solo personaggi che appaiono in giochi di botte uno contro uno, per gli stessi motivi che per gli indiani. Preparatevi per un po' di stereotipi e per una carrellata di nomi quantomeno bizzarri.
Come sempre, ringrazio gli autori dei video che vedete in questo articolo e che io ho solo ricondiviso da Youtube.

martedì 24 ottobre 2023

Hanna & Barbera Beyond: Wacky Raceland e Dastardly e Muttley

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Torno a parlare del progetto Hanna & Barbera Beyond, progetto del 2016 della DC Comics che prevedeva di riprendere i personaggi dei cartoni animati e riproporli in una chiave cupa e adulta. Forse ricorderete che vi ho già paralto di Scooby apocalypse e di Flinstones Beyond. Questa volta tocca alla banda di La corsa più pazza del mondo, che ha addirittura due miniserie diverse dedicate.

 

Wacky Raceland, di Ken Pontac, Leonardo Manco e Mariana Sanzone


Ecco quindi Wacky Races, che qui diventa Wacky Raceland

Non mi sovviene come si chiami quel trafiletto che molto spesso nei fumetti americani si trova sopra il titolo come introduzione (magari si chiama introduzione?) ma ve lo traduco qui perché è una descrizione molto precisa di quello che è questa serie:

La Terra è in rovina. L'invisibile e onnipotente Annunciatore ha promesso che il vincitore di una serie di corse automobilistiche sarà ammesso nel circolo di Utopia, un paradiso leggendario che è l'ultimo bastione dell'umanità nel pianeta distrutto. I bizzarri piloti e i loro veicoli senzienti competono per la sopravvivenza correndo attraverso un deserto apocalittico pieno di laghi radioattivi, tempeste di polvere nanotecnologica e mutanti cannibali. C'è posto solo per un vincitore, e chiunque dal secondo posto in giù sarà lasciato a morire nelle Wacky Raceland.


In principio fu Death Race 2000 (qui parlai del seguito Death Race 2050), o almeno io non sono riuscito a trovare esempi precedenti al 1975 di film basati su corse di macchine in ambientazioni distopiche o post-apocalittiche. Lo stesso nasce, pare, sulla scia di Rollerball, con l'intenzione anzi di sfruttarne il successo come lancio pubblicitario. C'è da dire, comunque, che il film è ispirato al racconto breve The Racer di Ib Melchior, del 1956, quindi è possibile che ci siano altri esempi letterari di questo sottogenere anche prima del '75.
In seguito il genere ha sfondato, soprattutto in ambito videoludico: i giochi di combattimenti automobilistici, molti dei quali ambientati in futuri distopici, sono troppi per poterli contare.
Lo stesso Death Race 2000, a guardarlo, sembra una versione cupa e violenta dei cartoni animati delle Wacky Races (il cartone esiste dal 1968), anche se non mi risulta si sia mai parlato di una diretta ispirazione, quindi l'esistenza di questo Wacky Raceland sembra quasi una chiusura del cerchio.


Forse avrete notato che ho fatto un sacco di giri di parole, senza parlare davvero del fumetto. Questo perché, oltre a quello che vi ho tradotto più sopra, di questo fumetto c'è poco da dire.
E' una lettura godibile, soprattutto per quelli a cui, come a me, piace vedere in azione "versioni alternative" di personaggi. Però non riesce a essere una lettura memorabile, perché l'unica cosa degna di nota sono proprio queste "versioni alternative", la storia non è un granché. 
In ogni volume c'è una parte che segue la gara e una che racconta le "storie delle origini" di uno dei concorrenti (non vengono esaminati tutti, purtroppo). Alcune sono interessanti, altre meno.
Quando si mette in scena una corsa automobilistica in uno scenario post-apocalittico, uno si aspetta qualcosa sullo stile di Mad Max Fury Road o Blood Drive
Solo una minima parte di tutto questo arriva in Wacky Raceland, striminzito in poche pagine. Troppo pochi e non abbastanza interessanti i pericoli a cui i piloti vanno incontro, e in generale la corsa risulta sopraffatta dai flashback che costituiscono il tema principale. Dà l'idea di un compitino svolto con diligenza ma senza alcun guizzo, qualcuno ha voluto fare questa versione adulta dei personaggi di Hanna & Barbera e qualcun altro si è trovato costretto per contratto a scivere la storia. Il qualcuno in questo caso è Ken Pontac, che ha sempre lavorato come sceneggiatore per  televisione e videogiochi (ha lavorato a svariati titoli di Sonic dal 2010 a oggi). 
Nota positiva per i disegni, realizzati da Leonardo Manco e colorati da Mariana Sanzone, entrambi argentini.


Dastardly & Muttley, di Garth Ennis 


Dastardly & Muttley, di Garth Ennis recensione


Forse non tutti sanno che Wacky Races ha avuto una manciata di spin-off, di cui il più noto è probabilmente Dastardly e Muttley e le macchine volanti. In quel cartone i due pilotavano un aereo durante la prima guerra mondiale, al comando di una squadriglia, e davano la caccia a un piccione viaggiatore per impedirgli di consegnare informazioni importanti al nemico.
Ecco, anche Dastardly e Muttley e le macchine volanti è stato oggetto di un "remake" all'interno del progetto Hanna & Barbera Beyond, ma attenzione al nome in copertina.
A differenza dei poveracci che sono stati costretti a scrivere gli altri fumetti di cui abbiamo parlato, ai testi qui abbiamo nientepopodimeno che Garth Ennis, che è senza dubbio uno tra i più importanti autori di fumetti americani (autore tra le altre cose di The Boys).

E si vede. Niente da fare, il fumetto spesso funziona così. Possono capitare belle storie scritte da autori solitamente mediocri, ci sta il guizzo, ma quando c'è un autore con un nome come questo, puoi stare sicuro che anche le sue cose meno ispirate sono comunque al di sopra della media.

Il tema era "una versione adulta e magari anche cupa dei cartoni di Hanna & Barbera"? Bene, Ennis se ne sbatte e fa di testa sua, buttando tutto in caciara. Bravo, ragazzo.
Qui Dastardly e Muttley, entrambi umani, sono piloti di un aereo da guerra, ma in tempi moderni, inviati a indagare sull'esplosione di un impianto che realizza energia atomica sfruttando un elemento instabile. 
Ma qualcosa è andato parecchio storto da quelle parti, ed ecco che cose parecchio storte cominciano a capitare anche ai due, a cominciare dalla fusione di Muttley con il suo cane...

Dastardly & Muttley, di Garth Ennis recensione


In seguito al misterioso incidente nucleare, un drone inizia ad andarsene in giro per il mondo fuori controllo, mischiando nelle zone in cui passa la realtà con i... cartoni animati.
I militari che cercano di contenere l'effetto impazziscono, Dastardly e Muttley cercano di risolvere la situazione senza esserne in grado, e Garth Ennis non rinuncia a mettere anche qui un po' della violenza che caratterizza i suoi fumetti, stavolta declinata come in un cartone animato.
Avete presente quanto male si fanno nei cartoni di Tom e Jerry? Ecco, una cosa del genere, ultraviolenza ma senza una goccia di sangue.
Bravo anche il disegnatore belga Mauricet che riesce a rendere bene l'idea di questa ambientazione realistica in cui si intrufolano personaggi e situazioni da cartoni animati.

Anche se non li ho ancora letti tutti e probabilmente non lo farò, sono sicuro lo stesso che questo sia a mani basse il.miglior fumetto del progetto Hanna & Barbera Beyond, per non dire l'unico che vale davvero la pena di leggere.

Il Moro.


martedì 17 ottobre 2023

Opinioni in pillole, fantastico italiano: Memorie di un cuoco d'astronave, Alice nel paese della Vaporità, La vita erotica dei superuomini

 Salve a tutti, È il moro che vi parla!

Raccolgo in un unico articolo i commenti che ho scritto per alcuni libri che ho letto, commenti troppo corti per diventare post a sé stanti e che non ,mi andava di approfondire di più. In questo caso, vi parlo di tre romanzi di fantastico-fantascienza di autori italiani.


Memorie di un cuoco d'astronave di Massimo Mongai, lo sceneggiato radiofonico.

Il libro di Massimo mongai è del 1997 e ha vinto il premio Urania, ma io non l'ho mai letto. Ho invece ascoltato lo sceneggiato radiofonico del 2001. 

Prima ancora della trama quello che salta di più all'occhio (cioè, all'orecchio) è la struttura dello sceneggiato stesso. La storia passa in secondo piano, quando è inframezzata da una tale quantità di lunghissimi intermezzi musicali.
Ogni due per tre parte una canzone, solitamente canzoni pop degli anni '80/'90. Tendenzialmente ci sono parti recitate di due/tre minuti al massimo (e anche di meno) seguiti da canzoni riprodotte per intero, quindi con durata media di quattro minuti. Facendo un calcolo a spanne, oltre i due terzi di ogni puntata sono occupati da canzoni che abbiamo già sentito tutti almeno cento volte. Aggiungiamoci la sigla iniziale e quella finale, e in ogni puntata, la cui durata è poco sotto la mezz'ora, abbiamo al massimo, quando va bene, un quarto d'ora di sceneggiato. 

Questo è fastidioso, perché non c'è niente di male a fare puntate da un quarto d'ora. Così, mi viene da pensare che avessero degli episodi da dieci minuti ma prendessero più sovvenzioni se arrivavano a mezz'ora, o qualcosa del genere.
Per quanto riguarda la trama, si tratta di una serie di simpatiche storielle slegate l'una dall'altra, in cui seguiamo le vicende di questo cuoco d'astronave che si trova ad avere a che fare con alieni bizzarri in problemi strampalati, molti dei quali creati da lui stesso. Attori bravissimi  e dialoghi incredibilmente ben scritti, storie mediamente poco interessanti ma abbastanza divertenti. Non ci fosse da mandare avanti le canzoni in continuazione mi sarebbe piaciuto molto di più.

Il libro, se vi interessa, lo trovate qui, probabilmente è meglio dello sceneggiato.

martedì 10 ottobre 2023

Rusty Dogs, di Emiliano Longobardi e (un sacco di) Autori Vari

Rusty Dogs, di Emiliano Longobardi recensione

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Rusty Dogs nasce come webcomic, pubblicato online nell'arco di ben dieci anni di lavoro e raccolto in un unico volume cartaceo nel 2019.

Il progetto di Emiliano Longobardi è semplice e ambizioso allo stesso tempo: una saga noir ambientata in una new york senza tempo, dove non esistono cellulari e internet e il quartiere è dominato dal boss Cohen, che decide chi deve vivere e chi deve morire. 
Gli "autori vari" che hanno disegnato le storie scritte da Emiliano Longobardi sono addirittura cinquanta, tra cui alcuni delle migliori matite del panorama fumettistico italiano. Ecco l'elenco dei nomi in ordine alfabetico:

ArmitanO, Elisabetta Barletta, Antonello Becciu, Michele Benevento, Giacomo Bevilacqua, Lelio Bonaccorso, Riccardo Burchielli, Giancarlo Caracuzzo, Raul Cestaro, Luca Claretti, Massimo Dall’Oglio, Davide De Cubellis, Andrea Del Campo, Werther Dell’Edera, Fabio Detullio, Fabrizio des Dorides, Michele Duch, Pasquale Frisenda, Andrea Gadaldi, Pier Gallo, Davide Garota, Gianfranco Giardina, Giulio Giordano, Giuliano Giunta, Emanuele Gizzi, Simone Guglielmini, Antonio Lucchi, Giuseppe Marinello, Alberto Massaggia, Francesco Mortarino, Guido Nieddu, Lorenzo Palloni, Giuseppe Palumbo, Davide Pascutti, Michele Petrucci, Rossano Piccioni, Giorgio Pontrelli, Maurizio Ribichini, Andrea Rossetto, Armando Rossi, Lorenzo Ruggiero, Antonio Sarchione, Daniele Serra, Marco Soldi, Cristiano Spadoni, Claudio Stassi, Joachim Tilloca, Riccardo Torti, Iacopo Vecchio e Walter Venturi.

martedì 3 ottobre 2023

Zombi S.p.A., il mio nuovo romanzo disponibile su Amazon.

Zombi S.p.A. di Moreno Pavanello


Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Le tragedie che hanno colpito Haiti hanno causato centinaia di migliaia di morti. Per la ricostruzione, agli haitiani non è rimasto che usare la forza lavoro più economica e di più facile accesso in quel momento: i cadaveri.
I bokor,un tempo considerati dei reietti in quanto legati alla parte più oscura del voodoo, vengono riabilitati, e Haiti viene ricostruita da zero dai morti che essi richiamano in vita.
Giunge quindi il momento di esportare il metodo haitiano nel resto del mondo.
I nuovi lavoratori a buon mercato, a metà strada tra degli schiavi e degli automi, giungono sul mercato del lavoro mondiale, e in Italia in particolare, con la forza di un maglio.
Numerose e variegate sono le conseguenze, vissute da una moltitudine di personaggi impotenti di fronte alle leggi del mercato.
Ma uno di loro, suo malgrado, è destinato ad avere un ruolo più importante di quanto avrebbe mai pensato.
Travolto da eventi più grandi di lui, proprio grazie al nuovo ordine sociale trova uno scopo nella vita che prima non aveva. E. quando questo gli viene portato via, non esita a sfidare lo stato più potente del mondo: Haiti.

martedì 26 settembre 2023

Dampyr, il film

dampyr film recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Chi segue questo blog ha già letto dei "post temporali" che provengono dal passato, visto che spesso scrivo e poi lascio ad aleggiare tra le bozze gli articoli per mesi se non per anni. 
Questo è uno di quei casi particolari in cui metà dell'articolo è stato scritto nel passato e metà nel presente. Ecco a voi la parte scritta qualche mese fa:

***

Scrivo la prima parte di questo articolo PRIMA di vedere il film. Al momento in cui scrivo il primo film del "Bonelli Cinematic Universe" è nelle sale, ma il mio mal di schiena mi impedisce di rimanere seduto a lungo quindi per un po' il cinema per me è off-limits. Voglio comunque buttare giu qualche considerazione, giusto per fissare quello che penso e quello che mi aspetto.

Stiamo parlando di un film tratto da un fumetto di Sergio Bonelli, casa editrice che mi ha praticamente cresciuto da quando ho imparato a leggere. Abbiamo avuto un film di Tex, che non era un granché, e quella cagata pazzesca del film americano di Dylan Dog (più i due film turchi apocrifi su Zagor). Chiaro che ho una notevole curiosità.
Ora si parla addirittura di un "bonelliverso", con progetti per i film su altri personaggi che comunque siano in qualche modo connessi con questo. Non staremo facendo il passo più lungo della gamba? Cosa c'è che vi da tanto fastidio in un film che inizia e finisce? Bisogna per forza fare gli americani? Va beh.

Seguo Dampyr dal primo numero, ma diciamo la verità: i più belli erano i primi, boh, cinquanta, a essere generosi.
I primi Dampyr erano storie spesso "on the road", avventurose, selvagge, un horror d'azione con più di un occhio ai vampiri di John Carpenter, spesso ambientate in zone di guerra. Poi, il nostro dampiro si è seduto. Si è trasferito a Praga sotto l'ala protettrice dell'angelico Camael, si è messo a vendere libri antichi, e si è fatto un sacco di amici.
I difetti dell'attuale Dampyr sono una prolissità che sembra uscita dai numeri più noiosi di Martin Mystere, con buona parte dei volumi occupata da spiegoni enciclopedici su varie tradizioni locali o correnti artistiche, e soprattutto una continuity incasinata che pretende che il lettore si ricordi i rapporti tra decine di personaggi secondari, sia buoni che cattivi. I numeri degli ultimi anni sono praticamente tutti seguiti di storie precedenti o quantomeno contengono ritorni di personaggi vari.
Ma i primi, i primi erano belli, e visto che la storia del film dovrebbe essere quella dei primissimi volumi, potrebbe anche andarci bene.

martedì 19 settembre 2023

Opinioni in pillole, Zagor: Il signore dei cimiteri, Ritorno a Paradise Gate, il capitano Nemo

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.

Nel mese di Agosto 2023 oltre allo Zagor regolare sono usciti ben due speciali, il color e il +, per un totale di ben 21,70 eurini spesi in una botta sola dagli zagoriani per le storie inedite (e non parliamo di chi prende anche qualche ristampa). Urca! Ne sarà valsa la pena, almeno?


Color Zagor n.17: Il signore dei cimiteri recensione

Color Zagor n.17: Il signore dei cimiteri, di Stefano Fantelli e Marcello Mangiantini

Una nuova storia con gli zombi, poco tempo dopo Zombi a Darkwood (che è del 2020). In seguito a quella storia scrissi anche un articolo per Zagorianità n. 17, dove prendevo in esame i vari tipi di zombi apparsi sulle pagine di Zagor. Essendo però che gli zombi di questo speciale sono di un tipo già visto nella serie, quell'articolo è ancora valido!
Forse avrei aspettato ancora un anno o due prima di far uscire un'altra storia di zombi, il ricordo della precedente è ancora piuttosto vivo anche perché si trattava di una delle storie più belle degli ultimi anni. Comunque gli zombi di quella storia erano del tipo romeriano, mentre questi sono quelli del vudu già visti nella storia di cui questa è il seguito, Zombi! del 1973.

martedì 12 settembre 2023

Opinioni in pillole, anime: Made In Abyss, L'attacco dei Giganti, Paranoia Agent

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui per un motivo o per l'altro non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di tre serie animate giapponesi.


Made in Abyss, prima e seconda stagione recensione

Made in Abyss, prima e seconda stagione (e il film)

In questo mondo, che risulta essere simile al nostro all'inizio del novecento, forse, viene scoperta un'enorme voragine in un'isola in mezzo al mare. La voragine scende come un pozzo nelle profondità della Terra, apparentemente senza fondo e presentando diverse caratteristiche nella fauna, nella flora e in "altro" a ogni nuovo strato. Si formano gilde di esploratori pronti a scendere in quegli abissi insondabili in cerca delle "reliquie", misteriosi artefatti dotati spesso di grandi poteri che si trovano sparsi nell'Abisso, in un canovaccio che appare simile a quello di Picnic sul ciglio della strada, di Arkadij e Boris Strugackij, il romanzo da cui è tratto il film Stalker. Oppure, se preferite, al più recente Annientamento di Jeff VanderMeer.
Il focus di questa storia, però, non è tanto sul commercio di reliquie in sé, che anzi non risultano poi così importanti ai fini della trama, quanto piuttosto sull'esplorazione di quello che è di fatto un mondo alieno e surreale. Anche perché man mano che si scende poi è sempre più difficile tornare indietro, perché la risalita ha effetti negativi sul fisico che possono andare da giramenti di testa e nausea negli strati più elevati, a orribili mutazioni o morte in quelli più bassi. Niente ritorno, quindi, per chi si spinge troppo oltre, eppure esiste lo stesso chi decide di lanciarsi in quest'avventura.
A spingere i protagonisti infatti non è la brama di arricchirsi con i cimeli: la ragazzina protagonista vuole raggiungere la madre, che è scesa anni prima senza più fare ritorno, e il suo compagno smemorato vuole conoscere la verità sulla sua origine, visto che lui stesso è un cimelio, una sorta di cyborg proveniente dalle profondità.

martedì 5 settembre 2023

Opinioni in pillole, sequel di film d'azione: The King's Man - Le origini, Fast X, John Wick 4

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta ci concentriamo su tre film che sono tutti nuovi capitoli di noti franchise d'azione. 


The King's Man - Le origini recensione

The King's Man - Le origini

Da un certo punto di vista The King's Man - Le origini (The King's Man, 2021) è un film sorprendente, cioè se lo si confronta con i suoi predecessori.
King's Man - Secret Service e King's Man - Il Cerchio D'Oro erano film d'azione caciarona, con i protagonisti intenti ad acrobazie da supereroe e gadget da 007. The King's Man - Le Origini sceglie un approccio diverso. Certo, sempre di film d'azione si tratta, ma non più così caciarona. L'azione è decisamente più diluita e meno esagerata (invece di sembrare supereroi i protagonisti sembrano "solo" eroi di film d'azione), c'è tempo per approfondire la trama e i personaggi, e il contesto è più realistico. Beh, un pochino.

martedì 29 agosto 2023

Oppenheimer: ogni scarrafone è capolavor'a mamma soja

Oppenheimer Nolan recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Grazie a un'iniziativa di uno dei cinema delle mie parti, sono riuscito a vedere questo film in lingua originale sottotitolato. È stata un'esperienza particolare perché, sebbene già da un po' guardi quasi sempre film e telefilm in inglese, al cinema non l'avevo ancora mai fatto. C'era più gente di quanto mi aspettassi, e l'età media era più bassa, ma sono riuscito comunque a guardarmi il film e grazie forse ai sottotitoli che costringono a stare più attenti per tutta la durata non si è sentito volare una mosca.

Ciò detto, se questo film l'avessi visto a casa invece che al cinema pagando il biglietto, non sono sicuro che sarei arrivato alla fine.

Non ho letto nemmeno una recensione prima di andare al cinema, quindi al momento in cui scrivo non so come questo film sia stato accolto, ma essendo un film di Nolan immagino che la media sia la solita, ci saranno tanti che inneggiano al capolavoro è pochi che dicono che forse proprio capolavoro non è, e io come al solito sono tra questi [aggiornamento: l'articolo l'ho scritto venerdì, il contenuto di questa parentesi lunedì, nel frattempo ho letto qualche recensione ed è andata esattamente così]. Diciamo che è la seconda volta che esco dal cinema dopo un film di Nolan non dico rimpiangendo i soldi del biglietto, ma comunque ripensando a tutte le cose che semplicemente non funzionavano (la terza contando Interstellar, anche se in seguito dopo aver scritto quella recensione l'ho un po' rivalutato). 

Oppenheimer è fatto di brevissimi flash, scene di pochi secondi montate in modo da sembrare le luci stroboscopiche di una discoteca, che alternano quattro o cinque piani temporali spesso difficili da distinguere (difficili nel senso che allo spettatore è richiesta una certa concentrazione, ma se non vi mettete a spippolare il cellulare durante la visione è impossibile perdere il filo). In questi che sembrano perlopiù minuscoli frammenti di dialogo, peraltro sommersi da musiche assordanti che cercano di rendere epiche anche scene che di epico non hanno nulla, in cui i personaggi raccontano e parlano di persone e avvenimenti che sono successi fuori scena. Nella prima parte in particolare, ben poco viene mostrato di quello che succede, tutto è affidato alle parole dei personaggi che raccontano le cose. Altro che "show don't tell", questo è "tell e bom". Non è così che si racconta una storia.
È tutto qui il grande kolossal di Christopher Nolan: uno stuolo di attori famosi (e spaventosamente bravi, non ce n'è uno che non dia una prova magnifica) che parlano chiusi in delle stanze. I cento milioni del budget saranno serviti solo per gli stipendi di tutti questi attoroni, immagino.

martedì 22 agosto 2023

Opinioni in pillole, ucronie sull'antichità: Vichinghi, Roma Eterna, IMPERO: Antologia Gladius & Sorcery

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Io stesso ho in corso di pubblicazione una saga di racconti lunghi (o romanzi brevi che dir si voglia) ucronico-fantascientifica (sì, è ferma da un po', ma non è finita, giuro) ambientata nell'antichità, tra antichi romani, vichinghi, Giappone feudale, Maya, indiani d'America... In effetti mi mancano gli indiani dell'india, ora che ci penso. Quasi quasi, per il prossimo racconto...
Comunque sia, sono diventato sensibile all'argomento, e mi sento perciò inevitabilmente attratto verso ogni opera dello stesso tipo. Ecco quindi una manciata di racconti o raccolte di racconti che ipotizzano ucronie sulle stesse popolazioni sulle quali mi sono concentrato io in Ucrònia.


Vichinghi di Marco Alfaroli recensione


Vichinghi di Marco Alfaroli

In questo racconto del 2016 si narra di come dei vichinghi siano finiti su un mondo alieno dove sono in lotta costante con altre tre razze di guerrieri violenti e selvaggi, e di come alcuni di loro decidano di raggiungere la montagna dove, secondo ogni razza, dimora la divinità di riferimento, Odino nel caso dei vichinghi.
Lo spunto è abbastanza interessante e l'ebook è impreziosito da quattro disegni, realizzati dallo stesso autore, rappresentanti le diverse razze, ma il racconto è semplicemente troppo breve per svilupparlo a dovere, una quindicina di pagine scritte grandi significa che i personaggi sono sagome di cartone senza alcuna caratterizzazione e non c'è nessun approfondimento dell'ambientazione. E personalmente i vichinghi con le corna sull'elmo mi hanno un po' infastidito, ormai si sa che non li indossavano davvero in battaglia ma solo, e anche su questo ci sono molti dubbi, in cerimonie religiose.

mercoledì 16 agosto 2023

Opinioni in pillole, film pazzerelli: Everything everywere all at once, Prisoners of the Ghostland, Psycho Goreman, Six-String Samurai

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di una manciata di film che hanno la caratteristica comune di essere, beh, un po' fuori di testa. Visto che scrivo questi commentini subito dopo aver visto i film e li tengo lì per accumularli, alcuni potrei averli visti davvero un sacco di tempo fa.


Everything everywere all at once recensione

Everything everywere all at once

Sappiate che ho adorato ogni fotogramma di questo film maledettamente divertente.
Cosa succede quando metti insieme la tematica degli universi paralleli con le botte da orbi alla maniera cinese? The One? Per carità, siamo su tutto un altro livello.
Nonostante la maggior parte dei protagonisti abbia lineamenti orientali, Eveything Everywhere All at Once è un film americano. Gli interpreti hanno tutti il passaporto americano, e così uno dei due registi (l'altro è nato in america da genitori orientali).

Protagonista è la mitica Michelle Yeoh, qui probabilmente alla sua prova migliore, splendida sia nelle scene d'azione che in quelle dove recita la parte dell'imprenditrice stressata. Peccato solo per alcune brevi scene di flkashback dove non risulta credibile come versione giovane di sé stessa, per via forse del rifiuto (o dell'impossibilità economica) di utilizzare il de-aging come fanno tutti, e/o di un trucco non abbastanza efficace.

martedì 8 agosto 2023

Opinioni in pillole, Zagor: Lo spirito del lupo, Vendetta Seminole, Braccati!

 Salve a tutti, È il moro che vi parla! 

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo, recensione

Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo

Il nono Zagor + con le storie brevi non ha nessun particolare exploit qualitativo ma le storie sotto tutte discrete, a dimostrazione che il formato della storia breve non è affatto limitativo per Zagor. Finalmente gli autori sembrano aver "trovato la quadra" e nessuna storia sembra allungata o striminzita per farla stare nel numero previsto di pagine.

venerdì 4 agosto 2023

I videogiochi di John Woo

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Il meritevole Cassidy del blog La bara volante (che vi consiglio di seguire se non lo fate già) sta facendo un lungo viaggio negli innumerevoli film di John Woo, il regista orientale più amato dall'occidente, il maestro indiscusso dell'azione, il profeta dello spreco immotivato di proiettili.


Cassidy mi ha chiesto di indagare nel mondo dei videogiochi, per scoprire se il prolifico John Woo ha messo mano (e pistole) anche lì. Questo articolo va quindi online a blog unificati, per cui ne trovate una copia identica su La Bara Volante.
Purtroppo l'apporto di John Woo al mondo videoludico è limtato, ma quelo che c'è è abbastanza succoso.

giovedì 27 luglio 2023

Zagorianità n. 23, con due miei articoli all'interno!

Zagorianita 23

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

E' uscito Zagorianità. n. 23 - Avventura ai Caraibi, fanzine dedicata a Zagor e al suo mondo.

Già da un po' collaboro con la rivista, e anche stavolta al suo interno potete trovare, tra le varie analisi delle storie, approfondimenti e interviste, anche due articoli scritti da me.

martedì 25 luglio 2023

I am a hero: la reazione giapponese a un'apocalisse zombi sarebbe ben diversa da quella americana.

i am a hero manga recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

I am a Hero è un manga di Kengo Hanazawa, 22 volumi usciti a partire dal 2009.

Cominciamo dall'inizio: nel primo volume di I am a hero, e sono 270 pagine, non succede NIENTE di quello che ci aspettiamo, per non dire proprio niente del tutto. Il volume è interamente dedicato a introdurre il protagonista, che è un mangaka che quindi fa quello che dovrebbe essere il lavoro dei suoi sogni, se non fosse che lavora per uno studio che fa manga porno in serie, senza nessuna autorialità, con turni di lavoro massacranti. Si tratta quindi di un frustrato con anche qualche problema di disordine mentale, visto che ogni tanto ha delle allucinazioni. E questo è tutto quello che succede nel primo volume.

Sì, fa venire voglia di mollare, eh? Solo nell'ultima pagina la storia prende il via, ed è l'unica cosa che può portare curiosità per il secondo volume.

Dal secondo parte quella che non riesco a definire se non "una storia di zombi alla giapponese".
Nei volumi dal 2 al 10-11, non ricordo bene (comunque è più o meno la metà della durata totale del manga), non succede praticamente niente che non succeda in più o meno tutte le altre storie di zombi che abbiamo visto.
A questo punto, più che la storia stessa è interessante il confronto tra una "storia di zombi alla giapponese" e una "storia di zombi all'americana".

martedì 18 luglio 2023

Tomb Raider (2013)

Tomb Raider (2013) recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Altro articolo recuperato tra le bozze del blog, questo risale "solo" all'anno scorso, l'ho scritto a febbraio 2022 e lo pubblico ora così come l'ho ritrovato.

Ultimamente vado solo più su retrogames e giochi indipendenti: sono un amante del 2D, cosa volete farci. Calcoliamo anche che il mio computer non è minimamente in grado di fare girare un tripla A moderno...

Sono però iscritto a Epic Games Store, dal quale si può scaricare un diverso gioco gratuito ogni due settimane, e in periodo natalizio sono andati in download gratuito tutti e tre gli ultimi Tomb Raider, quelli del "reboot". Con il secondo e il terzo non ci provo nemmeno, ma il primo gira più che bene anche sul mio catorcio, anche se devo fare attenzione a tenerlo rialzato se no poi scalda troppo.

La mia precedente esperienza con Tomb Raider è ferma al secondo episodio sulla prima Playstation. che non mi era neanche piaciutò granché. Al primo però sono legato anche sentimentalmente, all'epoca ci avevo giocato un sacco.
Questo nuovo comunque c'entra poco, stiamo parlando di generazioni completamente diverse, ormai. Ammetto che il primo impatto all'avvio del gioco è stato shockante per me, con questa grafica ultra dettagliata e realistica. Niente tette a piramide per Lara, quindi e il sistema di gioco più che il primo Tomb Raider ricorda altri giochi attuali basati su un sistema che io chiamo "stanze e corridoi". 
Ho notato che molti giochi moderni adottano questo schema: alternano sezioni action con combattimenti all'arma bianca o da fuoco, a seconda dell'ambientazione, in aree limitate (le "stanze", che possono essere anche spazi aperti ma comunque limitati), con sezioni di solito platform (tipo God of War, per dirne uno) o esplorative (come il recente Control), i "corridoi" che collegano le "stanze".
Anche Tomb Raider del 2013 funziona secondo questo schema, anche se a volte i "corridoi" sono molto grandi ed esplorabili, pur senza mai diventare un open world.

venerdì 30 giugno 2023

Vacanza!

 


Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Breve post di servizio per avvisare che sarò in vacanza per due settimane, per cui niente articoli nuovi fino al mio ritorno!

Che poi ormai ne pubblico solo più uno a settimana, quindi saltate giusto un paio di articoli, non ve ne accorgete nemmeno.

Ciao a tutti e buone vacanze a me!

martedì 27 giugno 2023

Opinioni in pillole, Star Trek: Lower Decks, Strange New World, Picard.

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi e meno brevi su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di Star Trek!
I commenti qui sotto sono stati scritti in momenti diversi, dopo aver visto la serie relativa, e li trovate nell'ordine in cui li ho scritti e in cui ho visto le serie.



Star Trek Lower Decks (fino alla terza stagione)

Star Trek: Lower Decks si conferma con la terza stagione la miglior serie che omaggia ironicamente Star Trek, superando il suo diretto concorrente, The Orville
Lo spirito è lo stesso: non una parodia o una presa in giro, ma una visione ironica dell'universo creato da Gene Roddemberry. Laddove però The Orville prende l'universo e le storie di Star Trek e ci infila qualche gag qua e là, spesso in modo forzato, Lower Decks va a prendere in giro proprio gli stereotipi trekkiani, cavando le gag dal tessuto stesso della narrazione trek piuttosto che inserire elementi nuovi per far ridere. Si va a prendere in giro bonariamente Star Trek, piuttosto che rifare Star Trek con degli spunti comici.

martedì 20 giugno 2023

The Flash: nessun film riesce a fartele girare più in fretta.

The flash recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Con Thor Love and Thunder e Black Panther: Wakanda Forever credevo che i film di supereroi avessero toccato il fondo, meno male che The Flash mi ha ricordato che al peggio non c'è mai limite.

Questo film è così brutto da riuscire quasi a fare il giro e diventare bello, se lo si va a vedere con la giusta compagnia e insieme si sghignazza per tutte le stupidaggini che si susseguono sullo schermo. Comico, sì, ma involontariamente. L'unico suo merito è che da un sacco di splendidi argomenti con cui prenderlo in giro.

La prima cosa che salta all'occhio è la computer grafica, che a momenti sembra uscita da un gioco per la PlayStation 2. Ed essendo un film di supereroi, quindi basato in gran parte sugli effetti speciali, non è che si possa proprio far finta di niente. La scena iniziale, con Flash che salva dei bambini che cadono da un palazzo che sta crollando, è una cosa di una bruttezza rara. Questi bambini sembrano quei bambolotti inquietanti che ogni tanto il Signor Distruggere tira fuori dai gruppi Facebook delle mammine pancine. E oltre a essere una schifezza graficamente è anche coreografata da un ubriaco. Una vera porcheria. E, come se non bastasse, durante i titoli di coda viene ripresa quella stessa scena, come se gli autori fossero convinti di aver realizzato chissà che figata. Mamma mia.

martedì 13 giugno 2023

Opinioni in pillole, film Marvel: Black Panther: Wakanda Forever e I Guardiani Della Galassia Vol. 3

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi e meno brevi su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di due degli ultimi film Marvel, almeno gli ultimi che ho visto io. 


Black Panther: Wakanda Forever recensione

Black Panther: Wakanda Forever

Non volevo vederlo questo film, ormai l'universo cinematografico Marvel ha davvero sfrangiato i marroni. Ma alla fine ci sono cascato ancora, anche se certo non mi ha attirato in sala. E meno male!
Due ore e mezza di film, esclusi i titoli di coda, di cui percepite almeno il triplo. Come avrei potuto resistere alla visione in sala? Già mi immagino alla fine del primo tempo, sorpreso dall'accensione delle luci a martellarmi le parti basse con una bottiglia come Tafazzi. Almeno a casa ho potuto guardarlo in tre comode sessioni. Giuro, quando ho guardato l'orologio dopo aver interrotto la seconda sessione ho esclamato: "ma come, è passata solo mezz'ora?!"
Incredibile la capacità degli autori di prolungare per due ore e mezza una trama che tranquillamente ci stava in metà del tempo, e comunque non sarebbe stata 'sto granché nemmeno così. Personaggi secondari inutili e che sembrano (e probabilmente sono) inseriti solo per mettere dentro carne giovane a cui dedicare nuovi spin-off, o uomini-gag senza nessuna utilità nella trama (Martin Freeman, sto parlando con te). Verso la fine l'unica mia speranza era che Namor facesse fuori tutti e poi radesse al suolo l'intera civiltà della superficie, come era sua intenzione. E invece niente, questa vita non regala nessuna soddisfazione.

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