martedì 6 giugno 2023

Due classici romanzi horror sulle case stregate: L'incubo di Hill House e La casa d'inferno

Sue classici romanzi horror sulle case stregate: L'incubo di Hill House e La casa d'inferno

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Riunisco qui i miei commenti a due classici che più classici non si può sulle case stregate, due libri che hanno fatto storia e creato degli stilemi e dei topos narrativi che nessuno di coloro che ha scritto di case infestate dopo di loro ha potuto ignorare.


La casa d'inferno, di Richard Matheson

Intendiamoci, io adoro Richard Matheson, trovo strepitosi i suoi racconti e Tre millimietri al giorno è uno dei miei libri preferiti di sempre. Ma La casa d'inferno è una noia mortale. 

Si tratta di una classicissima storia di case infestate, classica che più classica non si può. Tutto avviene come da manuale, l'unico elemento intrigante è lo scontro tra lo spiritismo dei medium e la razionalità scientifica dello scienziato, convinto che le manifestazioni spiritiche siano in realtà dovute a residui di energia elettromagnetica che i medium riescono a dirigere inconsciamente.

martedì 30 maggio 2023

12 minutes, loop temporali su PC (e qualsiasi altra piattaforma di gioco moderna)

12 minutes recensione

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Arriviamo a casa, salutiamo nostra moglie e ci prepariamo per la cena. Alla porta però suona un tizio che dice di essere un poliziotto, accusa nostra moglie di omicidio e lega lei e noi, iniziando poi a farle domande su un orologio.
Ah, e siamo bloccati in un loop temporale.

Se il tipo ci malmena o ci ammazza, ricominciamo dall'inizio. Se usciamo di casa, ricominciamo dall'inizio. Se riusciamo a resistere per dodici minuti senza farci picchiare o uccidere, ricominciamo dall'inizio.

Sta a noi a questo punto capire come uscire da questa situazione, passando prima dal capire cosa sta succedendo: chi è questo tizio che accusa nostra moglie di omicidio? Lei avrà davvero ucciso qualcuno? E cos'è questo orologio?

martedì 23 maggio 2023

Macchine mortali: e se Dominic Toretto fosse il sindaco di Londra?

Macchine mortali  recensione
Salve a tutti, è il Moro che vi parla!

Altro giro altro recupero, questo articolo aleggiava tra le bozze del blog come l'odore del gorgonzola nel frigorifero dal 2019. Ed era già praticamente completo, mancavano solo le immagini, non ho idea del perché l'abbia lasciato lì... diciamo che me ne sono dimenticato, come mi sono dimenticato del film, stando anche a quanto avevo scritto nell'articolo nel 2019, come vedete qui di seguito. Ci sono addirittura dei riferimenti all'attualità di quattro anni fa!


Ci sono film che, dopo visti, lasciano ben poco. Ho iniziato a scrivere questo articolo due giorni dopo aver visto macchine mortali (Mortal Engines, 2018), E infatti ho dovuto concentrarmi e fare mente locale per ricordarmi bene cosa avevo visto e decidere cosa scrivere.
Ho i primi 2 libri della saga di macchine mortali, ma non li ho mai letti. Sono lì a prendere polvere in libreria. Alla fine è arrivato prima il film, quindi ho la mezza idea che la lettura sarà ulteriormente procrastinata. A quei libri dedicai un articolo specifico un po' di tempo fa. Ora credo che siano stati tradotti anche gli altri due volumi.
È una storia dedicata a un pubblico adolescente, eppure esito a inserirla nel sottogenere dello Young Adults, sottogenere che odio come gli asparagi e che ha caratteristiche precise e inquadrate, perché, nonostante la presenza di protagonisti giovani e belli (la cicatrice sul volto della protagonista è poco peggio di un'acne) e dall'innamoramento facile, non ho riscontrato le altre tematiche tipiche dello Young Adults, quali la ribellione dei giovani verso lo status quo imposto dagli adulti, la generale stucchevolezza e quelle altre cose di cui abbiamo già parlato in questo blog (in particolare qui).

martedì 16 maggio 2023

Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Oggi una doppia recensione per due fumetti dello stesso autore, Manu Larcenet. Io li ho letti nell'ordine in cui li trovate in questa recensione, non nell'ordine di uscita che è inverso. Anche le recensioni sono state scritte in tempi diversi.

Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet recensione

Il rapporto di Brodeck

In biblioteca mi hanno proposto questo volumone, l'integrale di Il rapporto di Brodeck, tratto da un romanzo di Philippe Claudei. Un malloppo da 330 pagine edito da Coconino Press, stampato in senso orizzontale, come il mio amato Eternauta.
Il volume è cartonato bello pesante (MOLTO pesante) con pagine spesse, e manca del tutto di redazionali o qualsiasi cosa che non sia il fumetto nudo e crudo. 
Io non l'avevo preso in considerazione, è piuttosto lontano dalle mie letture solite, eppure il bibliotecario ci ha visto giusto perché l'ho trovato molto bello.
Nonostante il peso del volume, la storia è abbastanza semplice: siamo in un paesino sperduto tra le montagne sul confine tra Francia e Germania, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, e un uomo viene ucciso. I colpevoli sono la maggior parte degli uomini adulti del paese. Proprio questi uomini incaricano Brodeck, in quanto unico letterato del paese e in contatto con il governo centrale per i rapporti sullo stato di boschi, fiumi e sentieri che invia regolarmente, di scrivere un rapporto sui fatti, in modo da scagionarli o quantomeno da rendere la loro colpa meno grave.
Ma Brodeck, un uomo che per miracolo è riuscito a tornare da un campo di concentramento nazista, sa che la colpa di questi uomini è tutt'altro che leggera.

Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet recensione

Per qualche bizzarro motivo, la sinossi sul sito di Cononino Press è del tutto fuorviante. Si parla di un uomo assassinato in circostanze misteriose, e di Brodeck che viene chiamato dagli abitanti del paese per fare luce sui fatti. Non è vero niente, e non so cosa si sia fumato chi ha scritto quella sinossi, ma di sicuro non ha letto il fumetto. Non c'è nessuna indagine, sappiamo da subito chi è il colpevole e Brodeck non deve fare altro che trascrivere fatti che già conosce perché abita lì da anni, solo imbellettandoli un po'.
L'unica cosa che non sappiamo di questo omicidio è il perché, e questo ci sarà svelato lentamente da Brodeck stesso, mentre stila il suo rapporto. Già, perché ne stilerà uno per la gente del villaggio e un altro, di nascosto, dove scriverà la verità.
Non è un giallo, un thriller, un noir o qualsiasi cosa stia cercando di vendere Cononino, ma una storia drammatica sull'isolamento di una comunità, sulla diffidenza verso il prossimo, sulle menzogne, sui sensi di colpa.

Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet recensione

Il fumetto è disegnato con un evocativo bianco e nero, con dei neri che sembrano incisioni, nelle architetture, soprattutto nei volti dei personaggi. Laddove il paese e i suoi abitanti sembrano scolpiti nella pietra, per contrasto la natura esterna, sepolta sotto un manto di candida neve, viene resa con leggerezza e poesia.
Il rapporto di Brodeck è un fumetto lento, lentissimo, abbiamo pagine e pagine in cui in realtà non succede nulla, eppure questa lentezza non si avverte mai, anzi, ci si sente pressati ad andare avanti. Non sono solo vignette mute, ma lunghi silenzi che parlano e danno il tempo di riflettere e di emozionarsi.
Brodeck, un uomo che ha già avuto a che fare con la folle brutalità del campo di concentramento, ritrova quella stessa follia anche tra i suoi concittadini, e ne viene sconvolto. Ma non per questo perde la sua lucidità e la sua forza.

Un racconto emozionante e profondo, che non posso che consigliare.



Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet recensione

Blast, di Manu Larcenet

Ok, questa è una "recensione in due tempi". 
Capita che inizi a scrivere una recensione prima di terminare un'opera, in particolare per quelle lunghe come romanzi o serie TV. Lo faccio per fissare alcune considerazioni che mi sono venute e che ho paura di dimenticare, o semplicemente perché quel giorno mi va di scrivere di quello. L'ho fatto anche con Blast, che è lungo la bellezza di 800 pagine (pesantissimo, evitate di cercare di leggerlo in bagno o a letto, è decisamente necessario un punto d'appoggio), e per farvi vedere come si può anche cambiare idea ho mantenuto quanto ho scritto la prima volta e ve lo presento qui senza alcuna modifica.

Inizia qui la parte dell'articolo scritta a metà della lettura di Blast:

Ho amato Il rapporto di Brodeck quindi quando la biblioteca alla quale mi servo ha preso l'integrale di Blast non ho potuto lasciarlo lì. E meno male che l'ho trovato in biblioteca, costa la bellezza di 65 cocuzze! Non so per voi quale debba essere il prezzo di un fumetto ma, per bello che sia, 65 € per un solo volume sono troppi e basta! Il massimo che ho speso sono stati 40 euro per L'eternauta, edizione 001, ma quello è uno dei miei fumetti preferiti di sempre.
Blast di sicuro quei soldi non li vale.
Mi dispiace dirlo visto quanto mi è piaciuto Brodeck. E, dato che Blast è generalmente considerato un capolavoro nonché una delle massime espressioni del fumetto contemporaneo, mi vedrò probabilmente affibbiare l'etichetta di un infantile che capisce solo i fumetti di comboy e supereroi. Fate pure, non me lo farà piacere di più.

Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet recensione

Il fumetto vede due poliziotti ascoltare la testimonianza del protagonista Polza, accusato di aver colpito una donna fino a portarla al coma, che invece di rispondere alle loro domande inizia a raccontare loro la storia della sua vita dal momento della morte del padre, con qualche riferimento agli avvenimenti precedenti.
Polza è odioso. Polza è debole, stupido e cattivo. Non è di quei deboli e stupidi che ispirano tenerezza e compassione, un "perdente" in cerca della sua rivalsa, perché tutto quello che gli capita se l'è cercato e perché è anche "cattivo". E non è di quei cattivi carismatici ma solo uno stronzo, che per aggiunta è anche debole e stupido. Mettendo insieme le tre cose ottieni un personaggio insopportabile, per il quale non si può provare né empatia né avversione, solo disgusto.
Dopo un trauma Polza sceglie consapevolmente la vita da barbone, vita che qui è resa in modo tutt'altro che romantico, piuttosto duro, crudo, realistico. Polza avrebbe le capacità per vivere nella civiltà, il lavoro che aveva gli avrebbe anche consentito di vivere senza contatti sociali, ma a lui piace andare a dormire in mezzo ai boschi a bere e drogarsi fino ad avere le allucinazioni.
E di questo è fatta la maggior parte del volume, di Polza che va in giro per boschi a guardare per aria e bere, o si intrufola in case vuote (ma dove le trova tutte queste case vuote?) fa danni gratuiti e beve.

Posso capire perché sia piaciuto a molti. Ci sono frasi potenti, concetti che restano nella memoria; ci sono temi intriganti come la scoperta da parte di Polza di nuovi mezzi espressivi, quali disegno e scultura (prima del suo tracollo era uno scrittore) , peccato che siano annegati in un mare di pagine vuote, con un protagonista odioso che ripete molte volte le stesse azioni, rendendo il fumetto ripetitivo e noioso. Più volte ho abbandonato il volume per giorni a causa della noia prima di ricordarmi che dovevo restituirlo alla biblioteca e riprenderlo in mano.

Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet recensione

La grande differenza con Il rapporto di Brodeck potrebbe essere dovuta al fatto che Brodeck è l'adattamento a fumetti di un romanzo, quindi il soggetto non è farina del sacco di Larcenet. Ma anche il reparto grafico di Blast non è nemmeno da mettere vicino a quello di Il rapporto di Brodeck. Appare quasi impossibile che i disegni siano opera della stessa mano. Detesto questo stile quasi scarabocchiato, molto simile a quello di Gipi, giusto per farvi capire di cosa parlo. Carina però l'idea di come sono stati realizzati i "blast", cioè in pratica le allucinazioni di Polza: sono gli unici inserti a colori di un fumetto in bianco, nero e toni di grigio, e sono effettivamente disegni infantili realizzati dagli stessi figli di Larcenet.

Inizia qui la parte dell'articolo scritta dopo aver terminato la lettura di Blast:

Ora, tutto quanto scritto sopra è tutt'ora valido. Fino a circa i tre quarti il fumetto rimane noioso e Polza insopportabile, e i disegni non sono all'altezza di quelli di Brodeck. Ma l'ultima parte del fumetto è decisamente migliore di quanto l'ha preceduta, quindi ho potuto in parte ricredermi. Entrano in gioco nuovi personaggi, la trama si complica un po', perfino il carattere di Polza sembra evolvere (forse un po' troppo, a momenti non sembra neppure lo stesso personaggio). La storia si fa più drammatica con venature da thriller, e non mi è più capitato di abbandonare il volume per giorni. Il finale, poi, ti schianta.

Blast e Il Rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet recensione


A questo punto mi chiedo: l'ultima parte e il finale sarebbero altrettanto efficaci senza tutte le centinaia di pagine vuote e noiose che li precedono? Pensate quello che volete, ma secondo me la risposta è .
Chiaro che non ci si può limitare a leggere l'ultimo dei quattro volumi che compongono la serie qui raccolta in un omnibus, ma stralciare metà delle pagine, oh, sì. Se fosse stato lungo la metà (non una pagina di più) sì che si potrebbe parlare di un gran bel fumetto. Magari non una delle "massime espressioni del fumetto mondiale", ma qualcosa degno degli onori della cronaca. Se fosse lungo la metà.
Vale la pena di leggere tutta la pretenziosa vacuità iniziale per la bellezza della parte finale? Beh, alla fine sì, se lo trovate in biblioteca e avete a disposizione un leggio per non rovinarvi i polsi. Ma a 65 euro, neanche per sogno.

Il Moro

Altri fumetti francesi di cui ho parlato sul blog:

martedì 9 maggio 2023

Benoit Godbout per i Masters of the universe, stavolta in un mash up con i Thundercats!

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

L'artistia Benoit Godbout ha pubblicato sul suo account Instagram una fantastica serie di disegni, nei quali immagina una fusione tra i MOTU e i Thundercats! Sebbene io dei Thundercats ne sappia meno che niente, quindi non riesca a indovinare quasi nessuno deiThundercats con cui i Masters sono mischiati, non posso non trovare fantastiche queste creazioni.
E il bello è che ha scritto anche delle biografie per ognuno dei personaggi da lui creati!
Meno bello è che io NON HO AVUTO VOGLIA di tradurre tutte le biografie, quindi ve le beccate in lingua originale!



masters of the universe - thundercats mash up Benoit Godbout

Sun-Cub from planet Thundera and Star-Child from planet Eternia are celestial children of light, born of the Star Seed. When empathically reaching across the universe looking for friendship with one of their own, the children merged the reality of their respective home worlds, creating a totally new yet familiar world for them to meet in.

martedì 2 maggio 2023

Opinioni in pillole, giochi tristi: Gris e Inmost

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

I due giochi di cui voglio parlarvi oggi hanno parecchie cose in comune: sono entrambi del 2019, sono entrambi platform in 2D, entrambi piuttosto semplici da portare a termine, ed entrambi parlano di argomenti maledettamente tristi.

Gris, recensione


Gris

Diciamo la verità: all'inizio Gris è una vera palla.
Stavo già lamentandomi della stampa di settore che lascia recensioni entusiastiche gridando al capolavoro per giochi che capolavori non sono, ma devo dire che andando avanti le sensazioni migliorano.
Gris è un platform surreale, dove niente sembra avere un senso logico. La protagonista, muta e di cui non conosciamo nulla, si muove in un mondo onirico e fantastico. Niente trama, niente nemici, ambientazine onirica: ce n'è a sufficienza per creare una pretenziosa cagata.
E in effetti questa è la sensazione dell'inizio del gioco, quando ci si limita ad andare sempre avanti senza niente da fare che guardare questi fondali disegnati con un certo stile. Stile nemmeno particolarmente originale, le strutture arabeggianti non sono di certo una novità e le aree forestali  mi hanno ricordato molto il cartone animato francese Floopaloo.

Gris, recensione


Fortunatamente andando avanti le cose migliorano, quando avanzare si fa un po' più complicato (mai troppo, il gioco è facilissimo) e soprattutto quando viene sfruttata la natura onirica dell'ambientazione per ottenere interessanti scelte di design. Livelli in parte capovolti in cui si gioca a testa in giù, piattaforme che compaiono solo quando non le si guarda e cose così, che rendono il gioco più interessante.
Un gioco bello da guardare, quindi, grazie al suo stile grafico particolare, un po' meno da giocare, ma in grado di dare comunque qualche soddisfazione. Certo, siamo ben lontani dalle lodi sperticate che ha ricevuto.
Il punto è che questo gioco ha la sua forza nei simbolismi. Il tutto va reinterpretato alla luce dell'uso dei colori e delle architetture, sapendo che in realtà si tratta, probabilmente, di un'allegoria sulla caduta nella depressione di una ragazza dalla voce splendida che però diventa muta (non è tutto lì, ma la cosa diviene un po' più chiara solo a fine gioco e solo se si riesce a raccogliere tutti gli oggetti opzionali). Ecco quindi che le varie sezioni di gioco rappresentano le varie fasi dell'accettazione della perdita.

Gris, recensione

Chi si approccia a questo gioco deve però sapere queste cose, e capire che la sfida principale non è non cadere in qualche baratro (comunque non ce ne sono, come non ci sono nemici: niente può danneggiare la protagonista), quanto piuttosto cercare di capire il criptico, anzi cripticissimo messaggio che l'autore ha nascosto nel gioco. Bisogna cioè non concentrarsi sulle singole sessioni di gioco, sulla particolare piattaforma su cui saltare, sull'enigma da risolvere o sulla torre da scalare (tutti compiti comunque estremamente semplici), ma su tutto l'insieme. Il level design non va giudicato nel particolare ma nel macroscopico. Non interessa come sono disposte le piattaforme di un livello, ma le sensazioni generali che quel livello da mentre ci si gioca e dopo che lo si è finito.

Da questo punto di vista, Gris è un gioco sopraffino. Ma io, forte del mio animo totalmente insensibile, questi simbolismi o non li ho visti o li ho trovati con estrema difficoltà. La sensazione è quindi che sia davvero troppo criptico.
Non va insomma considerato un videogioco come lo si intende solitamente, ma come una forma d'arte, come quando andate a vedere le mostre d'arte moderna e vi fermate a vedere un'opera di cui non capite il significato, ma sapete che il significato c'è e siete consapevoli che il limite è vostro.

Gris, recensione

Questo è quindi il gioco ideale di cui parlare per poter fingere di essere delle persone migliori, quello di cui non si può dire male pena passare per insensibili o per ottusi che non capiscono le metafore.
Quindi, se ci giocate e non lo capite, o se vi fa proprio cagare, tenetevelo per voi e parlatene come del meraviglioso viaggio in una mente disturbata, carico di simbolismi e ipnotico nel suo incedere lento e fluido, coraggioso nel suo negare gli stilemi tipici del videogioco per traformarsi in una forma d'arte. La figa si getterà ai vostri piedi, garantito al limone.


Inmost, recensione


Inmost

Ho iniziato Inmost poco dopo aver finito Gris (e aver scritto il pezzo qui sopra), senza sapere di cosa parlasse, e direi che posso consigliare di non giocarli di fila, perché messi insieme sono più tristi di una domenica pomeriggio passata a compilare il 730. 

Il gioco è reso con una pixel art molto raffinata e splendida da vedere, anche se basata su toni di colore smortissimi, quasi solo tonalità di grigio. Ci si alterna al controllo di tre personaggi: una bambina che si muove all'interno di una grande casa, con dei movimenti molto limitati (per riuscire a salire su un tavolo bisogna prima avvicinare una sedia, per dire); un uomo di una certa età che si muove in una specie di cittadina in gran parte distrutta e infestata da ombre in grado di ucciderci in un colpo solo e da cui possiamo solo scappare; e un cavaliere armato di spada che va a caccia delle stesse creature uccidendone a frotte.

Inmost, recensione


La parte dell'uomo di una certa età è la principale e più corposa, oltre che la più complessa. E' un platform con enigmi ambientali, che devono essere risolti per poter andare avanti. Trova la leva per aprire la porta, cose così, ma di solito un po' più complesse. Ma è chiaro fin da subito che la parte della bambina è l'unica che avviene "davvero", mentre le altre due sono una sorta di allegoria di qualcosa che non è chiaro, ma visto il tono cupo e lugubre del tutto e l'atmosfera da fiaba oscura si intuisce che stiamo di nuovo parlando di dolore ed elaborazione del lutto.
La parte della bambina, dicevamo, oltre a essere l'unica realistica è anche la più facilmente comprensibile. Non abbiamo indizi sulla ragione dell'incedere dell'uomo, né sulla natura del luogo in cui si trova. Il cavaliere è il più dirompente, apparentemente invincibile con la sua spada e il rampino che usa con estrema efficenza, e le sue parti sembrano quasi una concessione "action" per far riposare le meningi e muovere i polpastrelli. Nel  suo caso abbiamo qualche indizio su cosa sta facendo e dove si trova, complice una voce narrante presente solo in queste sezioni.

Inmost, recensione


Le tre anime del gioco si fondono a creare un tutto di notevole fascino. Ma, davvero, è tutto un po' troppo criptico.
Il titolo è  di quelli che si definiscono "fortemente story-driven", dove cioè la storia è più importante del gameplay. Gameplay che non è neanche male, e la relativa semplicità con cui si avanza  fa parte della narrazione: agli autori non interessava farci rimanere bloccati in passaggi ostici ma farci progredire alla giusta velocità per svelare la storia.

Inmost, recensione


Cosa succede però? Che le parti della bambina sono le uniche in cui si capisce qualcosa, mentre nelle altre ci si limita ad andare avanti.
Alla fine del gioco c'è una lunga seuenza animata, sempre con la grafica del gioco, che spiega cosa è davvero successo. Una sequenza emozionante, che racconta una storia che rimane dentro anche un bel po' dopo che si è spento il PC. Storia che però non aiuta a capire i riferimenti che posso solo presumere fossero sparpagliati nelle sezioni dell'uomo e del cavaliere, che rimangono criptici se non incomprensibili.

Insomma, Inmost è un gran bel gioco, ma un po' troppo criptico, e per un gioco basato per la maggior parte sulla trama è un difetto. Ma è lo stesso da provare, anche per gli amanti della pixel art che saranno conquistati dalla splendida grafica.

Certo che né questo né Gris sono da giocare per chi è già depresso...

Il Moro


Ho pubblicato diverse compilation di videogiochi, videogiochi cioè accomunati da un tema particolare. Ad esempio tutti i videogiochi dove compare un particolare attore o personaggio, o seguiti più o meno apocrifi di un videogioco classico, e altre. Alcune sono "elenchi ragionati", altre veri e propri approfondimenti sul tema. Le trovate tutte a questo link.


mercoledì 26 aprile 2023

La guerra di Zakalwe, di Iain M. Banks

La guerra di Zakalwe Iain M. Banks recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Trovate qui gli articoli relativi al primo e al secondo volume del ciclo della Cultura, scritto da Iain M. Banks, ciclo del quale La guerra di Zakalwe del 1990 è il terzo volume.

Ho già detto nell'articolo su Tenet che non mi piacciono le storie di spionaggio, tranne quando sono delle robe fracassone come i Mission Impossibile o molti 007. E i romanzi del Ciclo della Cultura si possono tranquillamente far rientrare tra le storie di spionaggio, con questi agenti più o meno segreti di diverse fazioni (della Cultura o sue avversarie, di solito) che vanno in giro a compiere azioni più o meno segrete per interferire nella politica di questo o di quell'altro governo. 
Solo che in questo caso è tutto ambientato in un futuro lontano dove l'uomo è in possesso della classica "tecnologia così avanzata da sembrare magia", il che sarebbe già sufficiente per convincermi, inoltre è tutto talmente fracassone che Tom Cruise se lo può solo sognare!

Sì, la Cultura è una bella manica di rompiballe: guidata dalle potentissime Menti, intelligenze artificiali con capacità immani solitamente attestate in enormi astronavi, questa avanzatissima civiltà è diffusa in buona parte della galassia. Umani e alieni che ne fanno parte si lasciano volentieri guidare dalle Menti, le quali applicano una politica di intervento indiretto nei confronti delle altre civiltà, con lo scopo di influenzarne i futuri sviluppi. Intendiamoci, le Menti sono "buone", gli interventi sono mirati a evitare guerre o a far evolvere la società in modo che non diventi una minaccia per la pace galattica, certo che comunque questa loro ingerenza non può che dar fastidio. Anche perché spesso decidono delle sorti di guerre e scontri vari su pianeti arretrati, sacrificando senza pensarci troppo le vite di alcuni per il benessere futuro.

martedì 18 aprile 2023

Super Mario Bros - Il film

Super Mario Bros - Il film rcensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Super Mario Bros - Il film riesce in tutto quello che si prefigge, se scendiamo a patti col fatto che non si prefigge di certo di essere un capolavoro. In tutto il film non c'è praticamente altro che citazioni una dietro l'altra, riproposizioni in salsa cinematografica di quello che si è visto nei giochi, con la stessa grafica dei giochi, o almeno dei filmati degli ultimi giochi di Mario. Praticamente una riproposizione uno a uno di un videogioco però fatto a film, un film che non inventa niente ma ripropone identico. Nella scena dove Peach insegna a Mario a saltare e a usare i potenziamenti ho rivisto alla perfezione me stesso quando cerco di giocare a un platform classico di Super Mario: muoio ogni due passi.

Impossibile un confronto con il film del 1993, completamente diverso. Ma è interessante porre l'attenzione sul concetto: laddove il film con Bob Hoskins e John Leguizamo (che di italiano non avevano nemmeno un'unghia, alla faccia del politicamente corretto - Luigi non aveva nemmeno i baffi!) cercava di adattare, prendendo elementi del videogioco e ricavandone una trama adatta al cinema (lasciamo perdere la qualità del risultato), questo nuovo film rifiuta qualsiasi idea di adattamento e ti ripropone il videogioco al cinema così com'è. Stranamente, funziona.

martedì 11 aprile 2023

Opinioni in pillole, film di fantascienza: Godzilla vs Kong, Free Guy, Kill switch - La guerra dei mondi

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Raccolgo in un unico articolo i commenti che ho scritto per alcuni film che ho visto, commenti troppo corti per diventare post a sé stanti e che non avevo voglia di approfondire. In questo caso, sono tutti e tre film con elementi fantascientifici, anche se forse Godzilla rientrerebbe più nel "fantastico".
Essendo che a volte questi commenti rimangono ad aleggiare tra le bozze del blog a lungo, potrebbe essere passato davvero parecchio tempo da quando ho visto questi film al momento della pubblicazione.


Godzilla vs Kong

Godzilla vs Kong recensione


Rispetto ai film precedenti questo ha un grande pregio: non perde troppo tempo a mostrarci le miserie di questi piccoli, inutili umani per concentrarsi sul wrestling tra mostri. Sì! Evviva!

Anche i personaggi, comunque, funzionano decisamente meglio che negli altri film della saga, forse proprio perché non parlano troppo. In particolare mi è piaciuto il personaggio di Nathan, interpretato da uno dei mille fratelli Skarsgård, che non è né un eroe né un codardo, ma uno che si arrabatta come può adattandosi alla situazione.

Godzilla vs Kong recensione

Quello che ci interessa comunque sono i mostri che se le danno, e qui se le danno in quantità. C'è anche una parte ambientata nella "Terra Cava" con altri mostri che se le danno.
Bello lo scontro tra Godzilla e Kong sulle navi, con Kong che salta da una nave all'altra. Bello proprio per quello, perché è uno scontro con un particolare "handicap" che gli autori hanno saputo sfruttare.
Meno interessanti sia i combattimenti nella Terra Cava che quelli cittadini, anche quello con tutti i palazzi illuminati da luci al neon (nella realtà non ne hanno così tanti, almeno a giudicare dalle foto).
Il problema è lo stesso di cui abbiamo parlato nell'articolo sul secondo film di Godzilla, anche se qui è meno accentuato: manca la sensazione di "enormità" delle bestie, questi palazzi sembrano di cartapesta né più e né meno di quelli dei primissimi film giapponesi su Godzilla. Sono lì, fermi, disabitati. Nell'odiatissimo, primo Godzilla americano di Emmerich la sensazione di "distruzione" era ben più verosimile e appagante, nonostante il mostro fosse molto più piccolo. E, mentre il film su Godzilla precedente aveva comunque un paio di scene dedicate a Rodan dove si vedeva una bella devastazione, qui queste mancano, anche quella delle navi sembra troppo "finta". 

Bel film di botte, comunque, anche se il mio preferito di questo "monsterverse" rimane King Kong.

martedì 4 aprile 2023

Quetzalcoatl, di Rocca e Mitton

Quetzalcoatl, di Rocca e Mitton, recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Le civiltà azteca, Maya, tolteca e in generale le civiltà del centroamerica precolombiano mi hanno sempre affascinato, al punto che io stesso le ho utilizzate all'interno della mia saga ucronico-fantascientifica Ucrònia. Due dei racconti sono ambientati nell'impero di Teotihuacan, e un Maya è uno dei personaggi principali della saga... ma non volevo parlare di questo, anche se è il mio argomento di conversazione preferito.

Proprio perché ho scritto dei Maya, spesso cerco materiale su di loro, peccato che se ne trovi poco. Non parlo tanto di saggi storici (che comunque sono spesso poco soddisfacenti perché molte cose di quei popoli semplicemente non si sanno), il mio cruccio è che ci siano poche storie ambientate in quel luogo e in quel tempo, e quelle poche hanno sempre di mezzo i conquistadores. Mi piacerebbe leggere qualcosa di ambientato "prima" dell'arrivo dei bianchi (e vale la stessa cosa anche per gli indiani nordamericani). A oggi, non mi viene in mente niente a parte Apocalypto di Mel Gibson. 
Questo Quetzalcoatl, scritto da Simon Rocca e disegnato da Jean-Yves Mitton, non è diverso, ma almeno è in gran parte ambientato tra gli aztechi senza l'intervento dei conquistadores, che puntualmente arrivano.

martedì 28 marzo 2023

Xenoblade Chronicles, troppa roba per questo povero vecchio

Xenoblade Chronicles recensioneSalve a tutti, È il moro che vi parla!

Xenoblade Chronicles ha una premessa abbastanza particolare: il mondo su cui si svolge è un mare infinito, nel quale in tempi incommensurabilmente antichi due titani di proporzioni immani si sono dati battaglia per un tempo incalcolabile. Sono infine riusciti a uccidersi, rimanendo bloccati per l'eternità in un abbraccio mortale, sorretti l'uno dall'altro. Dai loro corpi sono nate le terre emerse.

Isole e continenti creati dal corpo di divinità defunte, un'idea di per sé non originalissima, già sentita anche in alcune mitologie. La particolarità, in Xenoblade Chronicles, e che qui questo è sicuramente vero, visto che i due titani sono morti in piedi e in piedi sono rimasti, perfettamente riconoscibili per la loro natura.

Eoni passano dal terribile scontro, e la vita si sviluppa e si evolve dentro e sulla superficie dei corpi dei due giganti. Vita che su uno dei due è biologica, mentre l'altro sembra piuttosto abitato da una sorta di macchine senzienti.
La nostra storia inizia dopo millenni di guerra fra le due fazioni, tra le quali non sembra essere possibile una convivenza pacifica. Millenni in cui la tecnologia si è sviluppata per poi regredire più di una volta, quindi non è difficile imbattersi in antichi artefatti tecnologici di cui nessuno comprende il funzionamento, dei quali il più importante è la "Monado", una spada che sembra essere l'unica arma leggera in grado di perforare facilmente le corazze dei Meckon, la fazione tecnologica (l'artiglieria pesante sembra funzionare).

Dopo l'ultima battaglia che, grazie alla Monado, ha visto vincitrice la fazione biologica, c'è stato un anno di pace, interrotto da un nuovo attacco dei Meckon alla colonia dove risiede il protagonista, attacco che porta distruzione e morte e che spinge il protagonista, uno dei pochissimi in grado di brandire la Monado, a partire in cerca di vendetta contro il particolare Meckon che ha portato la devastazione a casa sua.

martedì 21 marzo 2023

Opinioni in pillole, serie TV di supereroi: Loki, Occhio di Falco, Peacemaker.

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ecco un altro articolo della serie "opinioni in pillole", dove raccolgo commenti più o meno brevi per cose che ho visto/letto/giocato. Questo perché mi capita di voler parlare di qualcosa e scriverne un commento, che però risulta troppo corto per farne un articolo a sé stante. In questo caso parliamo di tre serie TV di supereroi. 
I commenti sono stati scritti dopo la visione delle serie, quindi possono essere anche vecchiotti: ad esempio ho scritto quello di Loki prima di vedere le altre pellicole Marvel citate e già recensite sul blog, ho solo aggiunto un paio di cose alla fine col senno di poi.


Loki recensione

Loki

La serie ha una storia che sarebbe anche bella... Se durasse la metà. E sono solo 6 episodi!
Come si fa a rendere noiosa una storia diluita in soli 6 episodi? Beh, è abbastanza semplice, se la storia che hai si adatterebbe al massimo a un film. Uno corto.
Questi parlano, parlano, parlano. Si potrebbe fare il gioco di bere ogni volta che Loki e Mobius si siedono a un tavolo a parlare e uscirne piuttosto brilli.
E' vero, è una storia abbastanza intricata e probabilmente servivano degli spiegoni, anche perché di solito tutte queste parole servono a spiegare questo e quello, non ci sono molte divagazioni inutili.... ma non ci credo che non si riusciva a riassumere meglio il tutto. Sono sicuro che in un paio d'ore ce la saremmo potuta cavare tranquillamente.

martedì 14 marzo 2023

Opinioni in pillole, Zagor: La nave volante, Il passato di Rochas, La maschera del diavolo

Salve a tutti, È il moro che vi parla! 

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, magari modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Color Zagor n. 16: La nave volante, di Perniola e Russo recensione

Color Zagor n. 16: La nave volante, di Perniola e Russo

Questo Color Zagor è l'ultimo, almeno per ora, della "Trilogia di Ol-Undas", la città nascosta sulla cima di una rupe isolata, dove per millenni è sopravvissuto un insediamento atlantideo nel quale ciò che rimane dell'antica tecnologia avanzata viene trattato alla stregua di magia, misteriosa e nelle mani dei pochissimi che hanno qualche idea di come si usa. Come ci ricorda l'introduzione la prima apparizione di Ol-Undas fu nel 1990 nello speciale n.3 La città sopra il mondo di Toninelli e Ferri, ed è stata ripresa recentemente nel 2020 con il Color Zagor n. 11. Ammetto di ricordare poco le due storie citate, la seconda in particolare che molto probabilmente ho letto una volta sola, ma non ho voglia di rileggerle e mi accontento del riassunto a inizio volume.

Color Zagor n. 16: La nave volante, di Perniola e Russo recensione

martedì 7 marzo 2023

Il manichino, di S.L. Grey

Il manichino, di S.L. Grey, recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Questo articolo aleggia tra le bozze del blog da qualcosa come cinque o sei anni, finalmente ho deciso di esumarlo con giusto quache aggiustamento.

Il Manichino (The Mall) è un libro del 2011 scritto da S.L. Grey, pseudonimo della coppia di autori inglesi Sarah Lotz e Louis Greenberg, del quale mi risulta che sia stato pubblicato solo un altro libro in italiano, Una casa a Parigi (The apartement).

Il libro deve essere uscito in uno di quei momenti in cui dichiarare che si sta pubblicando un horror era come dire che ti sta crescendo una terza gamba al posto di un capezzolo, visto che sulla copertina italiana campeggia la fuorviante scritta "Un Grande Thriller".
O così, o chi decide questi strilloni non solo non legge il libro, ma nemmeno la quarta di copertina, che mi basta riportare qui:

Dan è un ragazzo inquieto e poco socievole che lavora in uno squallido, enorme centro commerciale. Odia il suo lavoro. Rhoda è una giovane freak nera, sfregiata da una cicatrice che tutti guardano con orrore, e ha qualcosa in comune con Dan: odia la propria vita. Un giorno Rhoda, per procurarsi la cocaina, trascina al centro commerciale il bambino a cui fa da baby sitter ma, in un momento di disattenzione, il ragazzino sparisce e lei va nel panico. Poi vede Dan e lo costringe ad aiutarla. Mentre esplorano corridoi illuminati dai neon sulle tracce del piccolo, inquietanti sms li attirano nelle viscere dell'edificio, dove sono accatastati mucchi di vecchi manichini e dal soffitto gocciola uno strano liquame. Tentando di fuggire da quel macabro spettacolo, si rendono conto di essere rimasti invischiati in un allucinante gioco a quiz gestito da qualcuno che rimane sempre nell'ombra e che dall'ombra osserva e ascolta ogni loro minimo gesto, ogni sillaba, ogni brivido d'orrore. Inseguiti da esseri informi, precipitano in un inquietante e mostruoso mondo parallelo, dove i commessi sono incatenati ai banconi, dove nessuno è normale, dove l'universo intero sembra popolato da manichini e freak che ai tavolini del bar si cibano di poltiglie sanguinolente. Riusciranno mai Dan e Rhoda a ritornare alla loro realtà? A sfuggire alla mente mostruosa che li vuole persi per sempre nei labirinti infernali dell'enorme, disumano centro commerciale?

Qualche dubbio che sia un horror? No? Beh, andate a dirlo alla Newton Compton, loro sì che sono editori seri, mica come quelli che si autopubblicano su Amazon, tzè.

martedì 28 febbraio 2023

Opinioni in pillole, fumetti americani senza supereroi: Robot 13, Maleficio, Flintstones Beyond, Motor Girl, Cinque anni

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Raccolgo qui un po' di commenti che ho scritto per fumetti che ho letto di recente, commenti troppo corti per diventare articoli a sé stanti. Questa volta ho messo assieme una manciata di fumetti americani ma che non contemplano i soliti supereroi.


Robot 13, di Thomas Hall e Daniel Bredford

Robot 13 recensione

Un fumetto scritto come l'avrebbe scritto Mike Mignola, disegnato come l'avrebbe disegnato Mike Mignola, ma con un argomento più "cool" e "pop" di quelli utilizzati da Mignola di solito: i miti greci al posto di quelli celtici. L'avesse fatto Mignola direi che è niente male, ma visto che non l'ha fatto lui cosa devo pensare di quest'opera che copia spudoratamente il suo stile? Sarei comunque abbastanza curioso di andare avanti, ma non ho mai visto i volumi successivi... 

Robot 13 recensione

martedì 21 febbraio 2023

Indiani d'america nei picchiaduro

Indiani d'america nei picchiaduro t.hawk
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un po' di tempo fa mi è balenata l'idea di fare una ricerca sui personaggi nativi americani nei videogiochi. Ci ho messo poco però a capire che ce ne sono un fottio, spesso relegati al ruolo di comparse o di antagonisti secondari, raramente protagonisti, comunque sono "tanti", e le ricerche mi avrebbero portato via troppo tempo, oltre ad ottenere un articolo esageratamente lungo.
Ho quindi deciso di limitare la ricerca a un genere videoludico che, tempo fa, era quello da me più giocato in assoluto: i picchiaduro uno contro uno (genere a cui in realtà ultimamente sono diventato abbastanza allergico). Questo perché, a differenza che in molti altri giochi, come ad esempio gli strategici, in cui ci sono degli "indiani" molto generici, qui i personaggi sono precisi e definiti e hanno storie e caratteristiche ben note.

Andiamo quindi a cominciare con le prime apparizioni di dei pellerossa nei beat'em up!

martedì 14 febbraio 2023

Athena: la vitaccia nelle banlieu francesi

Athena Netflix recensione

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Esistono diversi film francesi che raccontano delle "banlieu" come di quartieri degradati sempre sull'orlo della ribellione contro il potere costituito, quindi mi è venuta voglia di informarmi un pochino.

"Banlieu" è un termine che indica in modo generico tutte le periferie cittadine francesi, vale a dire quella cintura di comuni che circonda le grandi città e che da esse dipende in gran misuta per la propria economia. Parlando in modo generico, spesso questi comuni non hanno quasi ragion d'essere se non quella di costituire una sorta di appendice alla città stessa, e i suoi cittadini non si sentono tanto appartenenti al loro comune quanto alla periferia della città. E la periferia di una grande città può essere uno strano posto, dove si concentrano quelli che hanno degli interessi lavorativi nella città ma non guadagnano abbastanza per andare a vivere più vicino al centro. Le periferie sono i luoghi dove nascono condomini fatti in serie, a volte anche di lusso, ma più spesso destinati a coloro che hanno una scarsa disponibilità economica. Ed essendo lontani dal centro e quindi nascosti alla vista, spesso gli edifici vengono lasciati a sé stessi fino a diventare fatiscenti, vi si concentrano i cittadini più poveri e la criminalità vi trova terreno fertile.
In Francia, in particolare, dagli anni '70 il termine "banlieu" viene usato, citando Wikipedia, anche come eufemismo per indicare i grandi progetti residenziali a basso costo per gli immigrati stranieri. La questione dell'immigrazione si può far risalire a dopo la fine della seconda guerra mondiale, con le città francesi distrutte dal conflitto e l'immenso impero coloniale che si disfaceva rapidamente (per lo più il disfacimento avvenne tra gli anni '50 e '60, anche se la fine dell'impero viene sancita formalmente nel 1980; al momento permangono cinque cosiddetti "dipartimenti d'oltremare", cioè regioni facenti parte dell'ex impero che si considerano a tutti gli effetti parte del territorio francese, un po' come l'Alaska per gli Stati Uniti). Durante questo disfacimento milioni di migranti dalle colonie, sfruttando la cittadinanza data loro dal fatto di essere nati sotto il dominio dell'impero francese, si riversarono in Francia, ed essendo per la grande maggioranza poveracci si concentrarono proprio nelle banlieu, per precisa volontà della classe politica che non voleva sconvolgere troppo le città. Vennero costruiti veri e propri quartieri dormitorio, che si trasformarono presto in ghetti, i cui abitanti erano mal tollerati dalla classe politica che attuò delle vere e proprie politiche razziste nei loro confronti. L'argomento richiederebbe ben più di questo stralcio di articoletto su un blog malandato per un vero approfondimento.

martedì 7 febbraio 2023

Cyberpunk: Edgerunners

Cyberpunk: Edgerunners recensione

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

In origine era Cyberpunk (meglio noto come Cyberpunk 2020, che in realtà è il nome della seconda edizione), gioco di ruolo cartaceo che ha avuto diverse edizioni ed aggiornamenti nel tempo, compresa un'espansione dedicata a Nathan Never. Il gioco era a sua volta basato sulle prime opere di fantascienza "cyberpunk" a opera di autori come William Gibson o Bruce Sterling. 

Il termine "cyberpunk" si può utilizzare per indicare qualsiasi opera di fantascienza ambientata in un futuro cupo con tecnologia avanzata, che veda tra i suoi elementi una "disumanizzazione" legata all'uso smodato della tecnologia, spesso con veri e propri innesti cibernetici sugli umani, e/o la presenza di un mondo virtuale (o "cyberspazio") a cui accedere e tramite cui scambiare e, principalmente, rubare dati. 
Molte sono le opere con queste caratteristiche e possono essere anche molto diverse tra di loro, ma al giorno d'oggi quando si dice "cyberpunk" il pensiero va subito a quello fissato nell'immaginario da William Gibson e da Cyberpunk 2020, dove anche l'ultimo dei barboni si può permettere un braccio o un occhio bionico e l'unico sfondo possibile è la tentacolare città sempre buia di Blade Runner. Questa è l'ambientazione che ritroviamo, ovviamente, anche nel recente videogioco di successo Cyberpunk 2077. Almeno credo.

martedì 31 gennaio 2023

The Expanse 6: Babylon's Ashes - Il destino, e The Expanse 7: Persepolis Rising - La rinascita, di James S.A. Corey

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Torniamo a parlare di questa saga da me ascoltata in forma di audiolibro, qui gli articoli precedenti:

The Expanse 1: Leviathan - Il risveglio
The expanse 2: Caliban - la guerra
The Expanse 3: Abaddon's Gate - La Fuga
The Expanse 4: Cibola Burn - La cura
The Expanse 5: Nemesis Games - L'esodo

E' sempre più difficile parlare di questa saga di libri senza fare spoiler su quanto succede nei capitoli precedenti, ci proviamo lo stesso ma mettendo insieme due libri, che non mi piacciono gli articoli troppo corti.

Tenete conto del fatto che i commenti per i due libri sono stati scritti subito dopo l'ascolto degli stessi, quindi in tempi diversi e pensati inizialmente come articoli a sè stanti.

The Expanse 6: Babylon's Ashes - Il destino, di James S.A. Corey recensione

The Expanse 6: Babylon's Ashes - Il destino

Anche in questo caso, il titolo italiano non ha nessun senso. Questa cosa non succede solo nei film, anche in narrativa i titoli italiani sono sempre stati buttati a cazzo, anche in tempi piuttosto remoti. Ho centinaia di Urania che lo provano. Ma andiamo oltre, che ormai dovremmo essere abituati.

Questo libro inizia esattamente dove finiva il precedente, che come abbiamo già detto si concludeva lasciandoci in sospeso in attesa della prossima puntata. E' quasi una storia unica divisa in due, una saga nella saga.

martedì 24 gennaio 2023

Opinioni in pillole, fumetti di supereroi: Occhio di Falco, Superman: Per il domani, Doom Patrol di Grant Morrison, Silver Surfer - Nero

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ecco un altro articolo della serie "opinioni in pillole", dove raccolgo commenti più o meno brevi per cose che ho visto/letto/giocato. Questo perché mi capita di voler parlare di qualcosa e scriverne un commento, che però risulta troppo corto per farne un articolo a sé stante. In questo caso parliamo di quattro fumetti americani di supereroi.


occhio di falco aja fraction recensione

Occhio di falco

Una serie particolarmente osannata da critica e lettori, vincitrice di due premi Eisner per un numero in particolare, che è anche il più bello della serie: quello tutto dal punto di vista del cane, che gode anche di alcune soluzioni grafiche originali e interessanti. C'è anche un altro numero altrettanto interessante, in cui Occhio di Falco rimane (temporaneamente) sordo e quindi tutto il parlato è reso con il linguaggio dei segni. Questo però non credo che abbia vinto niente. 

Tolti questi due numeri, Il resto della serie non è tutto 'sto granché.

occhio di falco aja fraction recensione

La cosa più interessante è l'impaginazione, con un uso di un gran numero di piccole vignette per pagina, ma la storia di per sé non è particolarmente intrigante: Occhio di Falco ha dei problemi con il padrone del palazzo in cui abita, che fa parte di una mafia originaria dell'est europeo. Ma, soprattutto, la serie si incentra sulle vicende personali dei due Occhi di Falco, Clint Burton e Kate Bishop, che sono qui due perdenti fatti e finiti. 

martedì 17 gennaio 2023

Ico, un gioco ICOnico per Playstation 2

ico ps2 recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ico è un gioco molto particolare, o almeno lo era al momento dell'uscita. 
Inizia con un bambino con le corna che viene portato in un castello e rinchiuso in una specie di bara di metallo. A quanto pare, questo è il destino di tutti i bambini che nascono con le corna, nel suo villaggio.
Per un caso fortuito però lui riesce a liberarsi, e inizia a esplorare l'immenso e apparentemente vuoto castello in cui si trova, in cerca di una via d'uscita.
Quasi subito incontra una ragazza, anch'essa prigioniera (ma senza corna), e decide di aiutarla così che possano uscire da quel luogo misterioso insieme.

Questa è l'essenza del gameplay: la ragazza in questione, Yorda, sembra un po' rimbambita e ha doti atletiche quasi nulle, quindi sarà necessario aiutarla in ogni frangente, quali salire dei dislivelli o saltare dei crepacci. E' anche piuttosto lenta, quindi dovremo sempre aspettarla e chiamarla con l'apposito tasto, oppure tenerla costantemente per mano e tirarla.

E ci toccherà anche difenderla: il castello è immane, pieno di stanze vuote e strani macchinari, apparentemente progettato da un architetto completamente pazzo, e già di per sé si tratta di una struttura alienante nella sua stranezza e nella terribile sensazione di soltudine che emana. Ma, se è vero che oltre a noi e alla ragazza in quelle stanze contorte non si incontra mai nessuno, è anche vero che il castello non è davvero disabitato: di quando in quando, e ogni volta che andremo troppo avanti lasciando da sola la ragazza, questa verrà assalita da degli spaventosi esseri d'ombra, che cercheranno di trascinarla con loro nei pozzi d'oscurità da cui sono usciti. Tocca a noi difenderla allontanando gli esseri d'ombra a bastonate. Per fortuna non sono molto forti, ma d'altro canto il nostro protagonista è solo un bambino e più che mulinare il suo bastone in giro non può fare, quindi a volte possono darci parecchio filo da torcere.

martedì 10 gennaio 2023

Opinioni in pillole: action fantascientifici su Amazon Prime

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ecco un altro articolo della serie "opinioni in pillole", dove raccolgo commenti brevi per cose che ho visto/letto/giocato. Questo perché mi capita di voler parlare di qualcosa e scriverne un commento, che però risulta troppo corto per farne un articolo a sé stante. In questo caso, ho raccolto qui i commenti per tre film di fantascienza, tutti presenti nel catalogo di Amazon Prime.


Kill command recensione

Kill command 

Un gruppo di soldati in una foresta alle prese con nemici apparentemente invincibili oltre che astuti. Vi ricorda qualcosa?
Non è di certo il primo film a riprendere questo canovaccio, Ma di sicuro è uno dei pochi che non fa una figuraccia.

Gli attori non sono esattamente il meglio sulla piazza, le musiche sanno un sacco di già sentito, e in generale si ha l'impressione di un film di serie B, anche perché è girato quasi tutto in mezzo alle piante. Però gli effetti speciali sono belli (il regista è alla sua prima opera come tale, ma prima lavorava nel campo degli effetti visivi e si vede), il ritmo è buono, e in generale mi sono goduto la visione.
Nonostante alcuni inserti di facile filosofia, tipo l'importanza del fattore umano quando gli avversari sono dei robot, il film è prevalentemente uno sparatutto di puro intrattenimento. Non che sia una colpa, anzi. Certo, si dimentica in fretta, ma occupa abbastanza bene il tempo che gli si dedica.

giovedì 5 gennaio 2023

Avatar: La (luuunga) via dell'Acqua

Avatar la via dell'acqua recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Post doppio questa settimana, perché tanto è corto.
A differenza di Cameron io non ho intenzione di dilungarmi troppo su Avatar: La via dell'Acqua, perché ne ha già parlato chiunque, anche gente molto più preparata di me, e io non sono in grado di aggiungere niente di particolarmente arguto alla conversazione.

Come ci aspettavamo più o meno tutti, James Cameron ha sfornato un nuovo capolavoro visivo, il film visivamente più incredibile che si sia mai visto, nuovo metro di paragone per tutto quello che verrà, almeno fino all'uscita del sequel. Si sa quanto sia un inferno animare l'acqua, e questo film, dannazione, è tutto dentro l'acqua!
Avatar: La via dell'Acqua è uno di quei film di cui è quasi meglio guardare il "making of" che il film stesso..... Ecco, appunto il problema è proprio questo. Perché la trama è banalotta, prevedibile, ma soprattutto, dannazione, troppo maledettamente stiracchiata.

Capisco che la trama semplice sia una scelta precisa, per poter vendere il film a più gente possibile, e che deve servire solo come impalcatura per tenere insieme cotanto spettacolo visivo. Ciò non toglie che io queste tre ore seduto con gli occhialini 3D davanti agli occhiali da vista le ho sofferte un bel po'.
Sì, era un cinema di provincia e immagino che l'impatto su uno schermo molto più grande con una qualità del 3D è dell'audio migliori possa essere diverso. Ma io dove cavolo devo andare per guardare un film? Almeno le poltroncine erano comode.

martedì 3 gennaio 2023

Il meglio del 2022

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Anche quest'anno torno a fare la mia piccola classifica del meglio che ho visto/letto/giocato nel 2022.
Come per gli anni precedenti, è una classifica puramente personale, tanto più che non prende in considerazione opere che sono USCITE nel 2022 ma opere di cui IO ho fruito nel 2022, e di cui ho parlato sul blog. Ergo, troverete anche roba uscita ben prima del 2022. E' possibile che inserisca in mezzo anche qualcosa che ho visto o letto o giocato ma di cui non ho parlato, nel caso cercherò di mettere due righe anche per quelle.

Le classifiche sono ordinate dal peggiore al migliore. Blogspot non mi fa l'elenco numerato al contrario e non avevo voglia di numerarli io. Si, sono pigro.

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