Trovate qui gli articoli relativi al primo e al secondo volume del ciclo della Cultura, scritto da Iain M. Banks, ciclo del quale La guerra di Zakalwe del 1990 è il terzo volume.
Ho già detto nell'articolo su Tenet che non mi piacciono le storie di spionaggio, tranne quando sono delle robe fracassone come i Mission Impossibile o molti 007. E i romanzi del Ciclo della Cultura si possono tranquillamente far rientrare tra le storie di spionaggio, con questi agenti più o meno segreti di diverse fazioni (della Cultura o sue avversarie, di solito) che vanno in giro a compiere azioni più o meno segrete per interferire nella politica di questo o di quell'altro governo.
Solo che in questo caso è tutto ambientato in un futuro lontano dove l'uomo è in possesso della classica "tecnologia così avanzata da sembrare magia", il che sarebbe già sufficiente per convincermi, inoltre è tutto talmente fracassone che Tom Cruise se lo può solo sognare!
Sì, la Cultura è una bella manica di rompiballe: guidata dalle potentissime Menti, intelligenze artificiali con capacità immani solitamente attestate in enormi astronavi, questa avanzatissima civiltà è diffusa in buona parte della galassia. Umani e alieni che ne fanno parte si lasciano volentieri guidare dalle Menti, le quali applicano una politica di intervento indiretto nei confronti delle altre civiltà, con lo scopo di influenzarne i futuri sviluppi. Intendiamoci, le Menti sono "buone", gli interventi sono mirati a evitare guerre o a far evolvere la società in modo che non diventi una minaccia per la pace galattica, certo che comunque questa loro ingerenza non può che dar fastidio. Anche perché spesso decidono delle sorti di guerre e scontri vari su pianeti arretrati, sacrificando senza pensarci troppo le vite di alcuni per il benessere futuro.
Se nel precedente L'impero di Azad il compito di intervenire nella politica aliena era stato affidato a un "civile", qui invece il protagonista è Zakalwe, uno dei più abili agenti segreti della cultura. Un uomo che ha fatto tutto e visto tutto, vivendo decine di rocambolesche avventure.
Il libro inizia con due agenti della cultura, una donna di nome Diziet Sma e il sarcastico robot Skaffen-Amitskaw (nella Cultura, ovviamente, le intelligenze artificiali hanno la stessa dignità di quelle naturali, anche se sono decisamente superiori), che vanno alla ricerca di Zakalwe, che si era affrancato dalla Cultura e reso irreperibile, per affidargli una missione particolare. Una volta trovato e convinto, il focus della narrazione passa su di lui, e da qui è ancora più forte la sensazione da film di spionaggio del protagonista che va in giro a fare cose e a parlare con gente senza premurarsi di dirci perché.
La trama principale è inframezzata da frequenti flashback, che credo la superino anche come numero di pagine. Flashback che mostrano spezzoni del passato di Zakalwe, frammenti di vecchie missioni che sono come racconti a sé stanti e risultano più interessanti della storia principale. Oltre a definire il personaggio di Zakalwe questi spezzoni, pur non mostrando mai direttamente la Cultura ma solo i mondi su cui vuole espandere segretamente la sua influenza e in modi in cui lo fa, ci fanno capire di più della Cultura stessa e delle sue contraddizioni. Siamo sicuri che siano dalla parte del giusto le vastissime Menti, che perseguono la pace ma non esitano a scatenare guerre per raggiungerla?
Insomma un altro validissimo libro del ciclo della Cultura, ciclo che è una lettura particolare. Da una parte si ha l'impressione di leggere quei romanzi avventurosi in stile golden age della fantascienza, quei vecchi Urania in cui finivano storie che non avevano nessun'altra intenzione oltre a far divertire, dall'altra troviamo una scrittura di altissimo livello, un'ambientazione approfondita e intrigante e perfino dei dilemmi morali propri di certa fantascienza "alta". Bene così.
L'unico difetto che ho trovato in questo libro è il finale, dove tutto appare un po' confuso come se l'autore avesse voluto per forza inserire una "uscita a effetto" senza preoccuparsi di giustificarla più di tanto.
Curiosità: a un certo punto del romanzo un personaggio fuma una "sigaretta in ceramica", il che mi ha portato a pensare a uno di quei casi in cui l'autore anticipa il futuro. Ho poi scoperto che le sigarette elettroniche, anche se hanno iniziato ad andare di moda solo negli ultimi anni, esistono da tempo, il primo brevetto è addirittura del 1965. In effetti, però, viene commercializzata per la prima volta in Cina nel 2003, 13 anni dopo l'uscita di questo libro...
Il Moro
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