martedì 26 settembre 2023

Dampyr, il film

dampyr film recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Chi segue questo blog ha già letto dei "post temporali" che provengono dal passato, visto che spesso scrivo e poi lascio ad aleggiare tra le bozze gli articoli per mesi se non per anni. 
Questo è uno di quei casi particolari in cui metà dell'articolo è stato scritto nel passato e metà nel presente. Ecco a voi la parte scritta qualche mese fa:

***

Scrivo la prima parte di questo articolo PRIMA di vedere il film. Al momento in cui scrivo il primo film del "Bonelli Cinematic Universe" è nelle sale, ma il mio mal di schiena mi impedisce di rimanere seduto a lungo quindi per un po' il cinema per me è off-limits. Voglio comunque buttare giu qualche considerazione, giusto per fissare quello che penso e quello che mi aspetto.

Stiamo parlando di un film tratto da un fumetto di Sergio Bonelli, casa editrice che mi ha praticamente cresciuto da quando ho imparato a leggere. Abbiamo avuto un film di Tex, che non era un granché, e quella cagata pazzesca del film americano di Dylan Dog (più i due film turchi apocrifi su Zagor). Chiaro che ho una notevole curiosità.
Ora si parla addirittura di un "bonelliverso", con progetti per i film su altri personaggi che comunque siano in qualche modo connessi con questo. Non staremo facendo il passo più lungo della gamba? Cosa c'è che vi da tanto fastidio in un film che inizia e finisce? Bisogna per forza fare gli americani? Va beh.

Seguo Dampyr dal primo numero, ma diciamo la verità: i più belli erano i primi, boh, cinquanta, a essere generosi.
I primi Dampyr erano storie spesso "on the road", avventurose, selvagge, un horror d'azione con più di un occhio ai vampiri di John Carpenter, spesso ambientate in zone di guerra. Poi, il nostro dampiro si è seduto. Si è trasferito a Praga sotto l'ala protettrice dell'angelico Camael, si è messo a vendere libri antichi, e si è fatto un sacco di amici.
I difetti dell'attuale Dampyr sono una prolissità che sembra uscita dai numeri più noiosi di Martin Mystere, con buona parte dei volumi occupata da spiegoni enciclopedici su varie tradizioni locali o correnti artistiche, e soprattutto una continuity incasinata che pretende che il lettore si ricordi i rapporti tra decine di personaggi secondari, sia buoni che cattivi. I numeri degli ultimi anni sono praticamente tutti seguiti di storie precedenti o quantomeno contengono ritorni di personaggi vari.
Ma i primi, i primi erano belli, e visto che la storia del film dovrebbe essere quella dei primissimi volumi, potrebbe anche andarci bene.

martedì 19 settembre 2023

Opinioni in pillole, Zagor: Il signore dei cimiteri, Ritorno a Paradise Gate, il capitano Nemo

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.

Nel mese di Agosto 2023 oltre allo Zagor regolare sono usciti ben due speciali, il color e il +, per un totale di ben 21,70 eurini spesi in una botta sola dagli zagoriani per le storie inedite (e non parliamo di chi prende anche qualche ristampa). Urca! Ne sarà valsa la pena, almeno?


Color Zagor n.17: Il signore dei cimiteri recensione

Color Zagor n.17: Il signore dei cimiteri, di Stefano Fantelli e Marcello Mangiantini

Una nuova storia con gli zombi, poco tempo dopo Zombi a Darkwood (che è del 2020). In seguito a quella storia scrissi anche un articolo per Zagorianità n. 17, dove prendevo in esame i vari tipi di zombi apparsi sulle pagine di Zagor. Essendo però che gli zombi di questo speciale sono di un tipo già visto nella serie, quell'articolo è ancora valido!
Forse avrei aspettato ancora un anno o due prima di far uscire un'altra storia di zombi, il ricordo della precedente è ancora piuttosto vivo anche perché si trattava di una delle storie più belle degli ultimi anni. Comunque gli zombi di quella storia erano del tipo romeriano, mentre questi sono quelli del vudu già visti nella storia di cui questa è il seguito, Zombi! del 1973.

martedì 12 settembre 2023

Opinioni in pillole, anime: Made In Abyss, L'attacco dei Giganti, Paranoia Agent

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui per un motivo o per l'altro non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di tre serie animate giapponesi.


Made in Abyss, prima e seconda stagione recensione

Made in Abyss, prima e seconda stagione (e il film)

In questo mondo, che risulta essere simile al nostro all'inizio del novecento, forse, viene scoperta un'enorme voragine in un'isola in mezzo al mare. La voragine scende come un pozzo nelle profondità della Terra, apparentemente senza fondo e presentando diverse caratteristiche nella fauna, nella flora e in "altro" a ogni nuovo strato. Si formano gilde di esploratori pronti a scendere in quegli abissi insondabili in cerca delle "reliquie", misteriosi artefatti dotati spesso di grandi poteri che si trovano sparsi nell'Abisso, in un canovaccio che appare simile a quello di Picnic sul ciglio della strada, di Arkadij e Boris Strugackij, il romanzo da cui è tratto il film Stalker. Oppure, se preferite, al più recente Annientamento di Jeff VanderMeer.
Il focus di questa storia, però, non è tanto sul commercio di reliquie in sé, che anzi non risultano poi così importanti ai fini della trama, quanto piuttosto sull'esplorazione di quello che è di fatto un mondo alieno e surreale. Anche perché man mano che si scende poi è sempre più difficile tornare indietro, perché la risalita ha effetti negativi sul fisico che possono andare da giramenti di testa e nausea negli strati più elevati, a orribili mutazioni o morte in quelli più bassi. Niente ritorno, quindi, per chi si spinge troppo oltre, eppure esiste lo stesso chi decide di lanciarsi in quest'avventura.
A spingere i protagonisti infatti non è la brama di arricchirsi con i cimeli: la ragazzina protagonista vuole raggiungere la madre, che è scesa anni prima senza più fare ritorno, e il suo compagno smemorato vuole conoscere la verità sulla sua origine, visto che lui stesso è un cimelio, una sorta di cyborg proveniente dalle profondità.

martedì 5 settembre 2023

Opinioni in pillole, sequel di film d'azione: The King's Man - Le origini, Fast X, John Wick 4

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta ci concentriamo su tre film che sono tutti nuovi capitoli di noti franchise d'azione. 


The King's Man - Le origini recensione

The King's Man - Le origini

Da un certo punto di vista The King's Man - Le origini (The King's Man, 2021) è un film sorprendente, cioè se lo si confronta con i suoi predecessori.
King's Man - Secret Service e King's Man - Il Cerchio D'Oro erano film d'azione caciarona, con i protagonisti intenti ad acrobazie da supereroe e gadget da 007. The King's Man - Le Origini sceglie un approccio diverso. Certo, sempre di film d'azione si tratta, ma non più così caciarona. L'azione è decisamente più diluita e meno esagerata (invece di sembrare supereroi i protagonisti sembrano "solo" eroi di film d'azione), c'è tempo per approfondire la trama e i personaggi, e il contesto è più realistico. Beh, un pochino.

martedì 29 agosto 2023

Oppenheimer: ogni scarrafone è capolavor'a mamma soja

Oppenheimer Nolan recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Grazie a un'iniziativa di uno dei cinema delle mie parti, sono riuscito a vedere questo film in lingua originale sottotitolato. È stata un'esperienza particolare perché, sebbene già da un po' guardi quasi sempre film e telefilm in inglese, al cinema non l'avevo ancora mai fatto. C'era più gente di quanto mi aspettassi, e l'età media era più bassa, ma sono riuscito comunque a guardarmi il film e grazie forse ai sottotitoli che costringono a stare più attenti per tutta la durata non si è sentito volare una mosca.

Ciò detto, se questo film l'avessi visto a casa invece che al cinema pagando il biglietto, non sono sicuro che sarei arrivato alla fine.

Non ho letto nemmeno una recensione prima di andare al cinema, quindi al momento in cui scrivo non so come questo film sia stato accolto, ma essendo un film di Nolan immagino che la media sia la solita, ci saranno tanti che inneggiano al capolavoro è pochi che dicono che forse proprio capolavoro non è, e io come al solito sono tra questi [aggiornamento: l'articolo l'ho scritto venerdì, il contenuto di questa parentesi lunedì, nel frattempo ho letto qualche recensione ed è andata esattamente così]. Diciamo che è la seconda volta che esco dal cinema dopo un film di Nolan non dico rimpiangendo i soldi del biglietto, ma comunque ripensando a tutte le cose che semplicemente non funzionavano (la terza contando Interstellar, anche se in seguito dopo aver scritto quella recensione l'ho un po' rivalutato). 

Oppenheimer è fatto di brevissimi flash, scene di pochi secondi montate in modo da sembrare le luci stroboscopiche di una discoteca, che alternano quattro o cinque piani temporali spesso difficili da distinguere (difficili nel senso che allo spettatore è richiesta una certa concentrazione, ma se non vi mettete a spippolare il cellulare durante la visione è impossibile perdere il filo). In questi che sembrano perlopiù minuscoli frammenti di dialogo, peraltro sommersi da musiche assordanti che cercano di rendere epiche anche scene che di epico non hanno nulla, in cui i personaggi raccontano e parlano di persone e avvenimenti che sono successi fuori scena. Nella prima parte in particolare, ben poco viene mostrato di quello che succede, tutto è affidato alle parole dei personaggi che raccontano le cose. Altro che "show don't tell", questo è "tell e bom". Non è così che si racconta una storia.
È tutto qui il grande kolossal di Christopher Nolan: uno stuolo di attori famosi (e spaventosamente bravi, non ce n'è uno che non dia una prova magnifica) che parlano chiusi in delle stanze. I cento milioni del budget saranno serviti solo per gli stipendi di tutti questi attoroni, immagino.

martedì 22 agosto 2023

Opinioni in pillole, ucronie sull'antichità: Vichinghi, Roma Eterna, IMPERO: Antologia Gladius & Sorcery

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Io stesso ho in corso di pubblicazione una saga di racconti lunghi (o romanzi brevi che dir si voglia) ucronico-fantascientifica (sì, è ferma da un po', ma non è finita, giuro) ambientata nell'antichità, tra antichi romani, vichinghi, Giappone feudale, Maya, indiani d'America... In effetti mi mancano gli indiani dell'india, ora che ci penso. Quasi quasi, per il prossimo racconto...
Comunque sia, sono diventato sensibile all'argomento, e mi sento perciò inevitabilmente attratto verso ogni opera dello stesso tipo. Ecco quindi una manciata di racconti o raccolte di racconti che ipotizzano ucronie sulle stesse popolazioni sulle quali mi sono concentrato io in Ucrònia.


Vichinghi di Marco Alfaroli recensione


Vichinghi di Marco Alfaroli

In questo racconto del 2016 si narra di come dei vichinghi siano finiti su un mondo alieno dove sono in lotta costante con altre tre razze di guerrieri violenti e selvaggi, e di come alcuni di loro decidano di raggiungere la montagna dove, secondo ogni razza, dimora la divinità di riferimento, Odino nel caso dei vichinghi.
Lo spunto è abbastanza interessante e l'ebook è impreziosito da quattro disegni, realizzati dallo stesso autore, rappresentanti le diverse razze, ma il racconto è semplicemente troppo breve per svilupparlo a dovere, una quindicina di pagine scritte grandi significa che i personaggi sono sagome di cartone senza alcuna caratterizzazione e non c'è nessun approfondimento dell'ambientazione. E personalmente i vichinghi con le corna sull'elmo mi hanno un po' infastidito, ormai si sa che non li indossavano davvero in battaglia ma solo, e anche su questo ci sono molti dubbi, in cerimonie religiose.

mercoledì 16 agosto 2023

Opinioni in pillole, film pazzerelli: Everything everywere all at once, Prisoners of the Ghostland, Psycho Goreman, Six-String Samurai

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di una manciata di film che hanno la caratteristica comune di essere, beh, un po' fuori di testa. Visto che scrivo questi commentini subito dopo aver visto i film e li tengo lì per accumularli, alcuni potrei averli visti davvero un sacco di tempo fa.


Everything everywere all at once recensione

Everything everywere all at once

Sappiate che ho adorato ogni fotogramma di questo film maledettamente divertente.
Cosa succede quando metti insieme la tematica degli universi paralleli con le botte da orbi alla maniera cinese? The One? Per carità, siamo su tutto un altro livello.
Nonostante la maggior parte dei protagonisti abbia lineamenti orientali, Eveything Everywhere All at Once è un film americano. Gli interpreti hanno tutti il passaporto americano, e così uno dei due registi (l'altro è nato in america da genitori orientali).

Protagonista è la mitica Michelle Yeoh, qui probabilmente alla sua prova migliore, splendida sia nelle scene d'azione che in quelle dove recita la parte dell'imprenditrice stressata. Peccato solo per alcune brevi scene di flkashback dove non risulta credibile come versione giovane di sé stessa, per via forse del rifiuto (o dell'impossibilità economica) di utilizzare il de-aging come fanno tutti, e/o di un trucco non abbastanza efficace.

Everything everywere all at once recensione

Il marito Waymond è interpretato da Jonathan Ke Quan, che fu il bambino che accompagnava il protagonista in Indiana Jones e il tempio maledetto nonché Data nei Goonies. Conosce il Takwondo e ha lavorato come coreografo degli stunt per X-Men e il già citato The One.

Dopo un inizio che ci mostra quanto in qualsiasi universo compilare una dichiarazione dei redditi sia il corrispondente terreno di un girone infernale, le cose cominciano ad andare fuori di testa, quando il marito della protagonista cambia personalità e rivela di provenire da un universo parallelo in cui hanno imparato a viaggiare tra le diverse realtà. Seguono botte marziali a profusione, sempre semza nessuna pretesa di prendersi sul serio, basti dire che nella prima scena di lotta svariate guardie di sicurezza vengono demolite a colpi di... marsupio.
Il multiverso è una splendida scusa per una sequela infinita di trovate una più matta dell'altra, in un crescendo di follia che ha anche tempo per momenti metanarrativi e romantici, tra una pazzia e l'altra. C'è probabilmente del debito verso Rick and Morty, ma non è colpa dei Daniels, sono quelli di Rick and Morty che hanno già detto tutto!

Everything everywere all at once recensione

Ho guardato questo film con il sorriso in faccia dalla punta al fondo, magari qualche trovata è "troppo" matta e fa un po' storcere il naso, ma nel complesso non importa. Film da vedere assolutamente, ovviamente se vi piace il genere, ho in mente diverse persone a cui non potrei farlo vedere mai per evitare commenti del tipo "ma che cazzo di film guardi? Sei malato?".
Magari potrei provare con la loro versione di un altro universo.

Postilla finale: ho scritto tutto quanto sopra prima che al film venissero affibbiate ben sette statuette alla cerimonia degli Oscar, e l'ho trovato piuttosto strano... Questo è uno dei film che piacciono a me, non di quelli che vincono gli Oscar!



Prisoners of the Ghostland recensione

Prisoners of the Ghostland

Nicolas Cage, che già è matto di suo, protagonista in un film di Sion Sono, che è anche più matto. Cosa potrà mai andare storto?
In uno strano mondo in cui coesistono ambientazioni westerm, chambara e postapocalittiche, Nicholas Cage come un novello Jena Plissken, ben dotato di un corpetto munito di esplosivi in caso decida di deviare dalla sua missione, viene incaricato di trovare una ragazza (Sofia Boutella - tra l'altro ho scoperto adesso che è una ballerina di un certo livello, ci sono dei bei video su YouTube) e riportarla a casa. Seguono bizzarri casini.

Il film poggia tutto sull'ambientazione (almeno, la parte non poggiata su Nicholas Cage, e si sa che lui può portare un bel po'), per la quale però probabilmente è meglio non dilungarsi in troppe analisi, tanto non è che ci sia dietro molta logica. L'area nella quale agisce il nostro Nicola è divisa in due zone: una un po' western e un po' chambara (ci sono sceriffi e gente vestita da pistoleri con cappelli Stetson, lunghi impermeabili e pistole alla cintura, che si muovono tra giapponesi in costume tradizionale e samurai armati di spada, ma con l'inserimento di elementi moderni come automobili e smartphone) e una postapocalittica ancora più surreale, con un mucchio di gente sporca e vestita di stracci che indulge in strani rituali. E ci sono pure i fantasmi, ovviamente.

Prisoners of the Ghostland recensione


L'idea che lascia il film è che gli autori abbiano voluto fare un film abbastanza strano e surreale perché lo spettatore guardandolo potesse dire "ammazza che film strano e surreale!", senza però preoccuparsi di dare una logica al tutto, ma nemmeno di rendere il film appassionante da vedere. In effetti ci si annoia un po', soprattutto nella prima metà, sia perché la vicenda, oltre ad essere piuttosto prevedibile e già vista, evolve in modo lento, un po' perché il film sembra prendersi troppo sul serio. 
Mi spiego meglio: se hai un'ambientazione strampalata e metti Nicolas Cage al centro della scena, ci aspettiamo qualcosa di frizzante. Invece, l'effetto "ah che strano" si basa tutto sulle stranezze che avvengono intorno a un Nicholas Cage imbalsamato per buona parte del tempo, tra strane danze e canzoni postapocalittiche, che si guardano con un sopracciglio sollevato per la loro stranezza ma "non fanno ridere". A ciò aggiungiamo la recitazione teatrale, quasi grottesca, che non ti permette mai di attivare un po' di sospensione dell'incredulità ma, anzi, concorre a darti l'impressione che "stai guardando un film strano e surreale".

Ho già parlato di un film dello stesso regista, Sion Sono, in passato: Tokio Tribe. Quello però mi era piaciuto decisamente di più, forse perché un po' meno folle e nonsense, forse proprio perché un po' più movimentato nello svolgimento. 
Film consigliato se volete vedere un'ambientazione bizzarra e non vi disturba che alcune cose semplicemente non abbiano senso.


Psycho Goreman recensione

Psycho Goreman

"Horror" neanche tanto, perché si tratta di una divertentissima trashata: due ragazzini disseppelliscono per caso un alieno ultrapotente, malvagio signore della guerra galattico distruttore di mondi eccetera dotato di poteri eccezionali, e insieme ad esso trovano anche un gioiello magico in grado di controllarlo. La ragazzina che prende il gioiello e il controllo sull'alieno è chiaramente una psicopatica, e l'alieno che potrebbe devastare mezzo pianeta viene costretto a farle praticamente da schiavo, pagliaccio e mezzo di coercizione... Poi arrivano anche altri alieni intenzionati a ucciderlo, e via così. 
La storia è dannatamente semplice, ma è anche realizzata dannatamente bene, splatterissima e divertentissima. Ma soprattutto è adorabile la protagonista, la ragazzina psicopatica interpretata così bene dall'attrice Nita-Josée Hanna che mi sa che è così anche nella vita. 

Questo è uno di quei film in cui gli autori si sono divertiti più degli spettatori, me li immagino a decidere la sceneggiatura davanti a enormi boccali di birra e probabilmente pure qualcosa di più forte e meno legale. Per un film realizzato oltretutto con effetti speciali vecchia scuola in omaggio agli anni '80, ma non quelli platinati e fasulli di Strane Cose. Una meravigliosa e sanguinolenta parodia di quei film dove l'alieno arriva sulla Terra e fa amicizia con un ragazzino, in cui l'alieno è un mostro distruttore di mondi e la ragazzina ha un futuro spianato da serial killer.

Guardatevi questa perla, vi prego.



Six-string samurai recensione

Six-String Samurai

Calcolando che lo spaghetti western è derivato dai film di samurai e che tutta quella branca di film post-apocalittici nei deserti in stile Mad Max è derivata dagli spaghetti western, non deve stupire se questo Six-String Samurai, del 1998, sembra un mix di tutti e tre.

L'antefatto: nel 1957 la Russia scatenò un attacco nucleare contro gli Stati Uniti e, per citare un classico che TUTTI conoscete, "le pianure avevano l'aspetto di desolati deserti... tuttavia la razza umana era sopravvissuta".
L'unico luogo dove ancora esisteva la civiltà era Las Vegas, grazie anche al suo re, Elvis Presley.
Dopo quarant'anni di Regno Elvis morì, e il disc-jockey la cui voce ci accompagnerà per tutto il film annunciò una chiamata per tutti i musicisti samurai, per eleggere tra di loro il nuovo re del Rock 'n' Roll.
Ecco dunque che un chitarrista samurai chiamato Buddy si avvia verso Las Vegas, aiutando un ragazzino che lo affiancherà nel suo viaggio e affrontando lungo la strada una nutrita serie di coloriti avversari, dai cavernicoli postapocalittici agli astronauti dei mulini a vento a svariate band di musicisti assassini. In particolare, a volere la fine di Buddy è soprattutto Morte, che probabilmente è proprio un'incarnazione della morte e che guida una band di musicisti metal che usano arco e frecce come i pellerossa.

Six-string samurai recensione

Da questa delirante sinossi vi sarete già fatti un'idea: qui nessuno si prende sul serio. 

Tra vestiti talmente stracciati che è inutile tenerli addosso, strani costumi, veicoli strampalati e un velo di polvere che ricopre ogni cosa, comprese le facce, l'estetica western e postapocalittica è perfettamente rispettata. I combattimenti e alcune soluzioni visive, come le immagini distorte in apertura, rappresentano a loro volta i film di samurai. Combattimenti abbastanza ben realizzati dal protagonista Jeffrey Falcon, che è qui al suo ruolo più importante ma comunque è comparso in diversi film di arti marziali, soprattutto asiatici.
Certo, è fatto tutto con quattro soldi e si vede. Wikipedia dichiara un budget di 2 milioni di dollari, e mi sembra anche troppo contando che è tutto girato in mezzo al deserto con giusto qualche baracca ogni tanto. Per non parlare delle performance attoriali, così tremende che non capisco se siano davvero terribili o se lo stiano facendo apposta (ma in molti casi sono quasi sicuro che lo facciano apposta).
La colonna sonora del film è interamente composta da canzoni rockabilly, la maggior parte delle quali è stata creata appositamente per il film dal gruppo russo/americano Red Elvises.

Six-string samurai recensione

Il film, mai tradotto in italiano che io sappia, si trova completo su Youtube
Certo, poteva venire meglio. I musicisti samurai sono divertenti così come le strane comunità che si incontrano, ma si poteva fare di più, esagerare. Quello che manca a questo film è quel po' di esagerazione che avrebbe potuto farlo diventare quel cult che probabilmente aspirava a diventare.
Rimane un film godibile, che non fa rimpiangere il tempo spero per vederlo e che offre occasione di chiacchiera in birreria. "Ehi, ma sai che ho visto un film assurdissimo con i musicisti samurai apocalittici?"

Il Moro


martedì 8 agosto 2023

Opinioni in pillole, Zagor: Lo spirito del lupo, Vendetta Seminole, Braccati!

 Salve a tutti, È il moro che vi parla! 

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo, recensione

Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo

Il nono Zagor + con le storie brevi non ha nessun particolare exploit qualitativo ma le storie sotto tutte discrete, a dimostrazione che il formato della storia breve non è affatto limitativo per Zagor. Finalmente gli autori sembrano aver "trovato la quadra" e nessuna storia sembra allungata o striminzita per farla stare nel numero previsto di pagine.

venerdì 4 agosto 2023

I videogiochi di John Woo

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Il meritevole Cassidy del blog La bara volante (che vi consiglio di seguire se non lo fate già) sta facendo un lungo viaggio negli innumerevoli film di John Woo, il regista orientale più amato dall'occidente, il maestro indiscusso dell'azione, il profeta dello spreco immotivato di proiettili.


Cassidy mi ha chiesto di indagare nel mondo dei videogiochi, per scoprire se il prolifico John Woo ha messo mano (e pistole) anche lì. Questo articolo va quindi online a blog unificati, per cui ne trovate una copia identica su La Bara Volante.
Purtroppo l'apporto di John Woo al mondo videoludico è limtato, ma quelo che c'è è abbastanza succoso.

giovedì 27 luglio 2023

Zagorianità n. 23, con due miei articoli all'interno!

Zagorianita 23

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

E' uscito Zagorianità. n. 23 - Avventura ai Caraibi, fanzine dedicata a Zagor e al suo mondo.

Già da un po' collaboro con la rivista, e anche stavolta al suo interno potete trovare, tra le varie analisi delle storie, approfondimenti e interviste, anche due articoli scritti da me.

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