martedì 29 novembre 2022

The orville, seconda e terza stagione.

The orville, seconda e terza stagione, recensione


Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

La prima stagione di The Orville era chiaramente un omaggio alle vecchie serie di Star Trek, TNG e DS9 in particolare, in cui venivano inseriti quasi a forza parolacce, gag sceme e argomenti scabrosi. 

Nella seconda stagione MacFarlane sembra essersi liberato dalla necessità di ricordare al mondo di essere l'autore dei Griffin e di American Dad, e cosa abbiamo quindi? Star Trek, preciso, in cui ogni tanto qualcuno fa una battuta scema ma senza mai arrivare ai livelli della prima stagione.

Se non fosse per la mancanza del teletrasporto e per il fatto che qui anche la Federazione ha la tecnologia di occultamento, potrebbero essere tranquillamente le avventure di un altro equipaggio della Flotta Stellare. Dopo le delusioni di Discovery Picard (Lower Decks non è niente male ma è una cosa diversa, e Strange New Worlds al momento in cui scrivo non l'ho ancora visto) rivediamo finalmente Star Trek, anche se in un'opera che non appartiene all'universo di Star Trek. Grazie, Seth. 

The orville, seconda e terza stagione, recensione

Al netto di un paio di episodi a inizio stagione che sembrano proprio delle soap opera, la serie proprio come il capostipite riporta in chiave fantascientifica molti dei problemi che affliggono la società odierna, su tutti l'accettazione del diverso (ma anche la dipendenza da pornografia, tra gli altri). Certo, qui è tutto un METAFORONE scritto con pennarelli a punta grande: là dove in TNG la tematica era sottintesa e magari bisognava pensarci un attimo per collegare la puntata all'attualità, qui è tutto buttato in faccia allo spettatore senza filtri. Insomma, c'è un mondo popolato da soli uomini in cui quando qualcuno nasce femmina viene immediatamente sottoposto a un'operazione forzata di cambio di sesso, giusto per dirne una.
Altre volte le tematiche sono più surreali e ci stanno solo perché si tratta comunque di una serie dall'impianto umoristico, come il pianeta dove la carriera e il destino di tutti viene deciso in base al segno zodiacale.

Insomma, esagerato e caciarone a volte, ma capace di emozionare, a volte fino a far fare capolino a una mezza lacrimuccia anche in questo vecchio orso insensibile. Ancora, grazie, Seth.

The orville, seconda e terza stagione, recensione


Con la terza stagione, purtroppo, qualcosa si rompe nel meccanismo.
La serie è decisamente più "pompata", sia come effetti visivi che come durata degli episodi, che passano dai canonici tre quarti d'ora scarsi a 60-80 minuti. Questo, però, non corrisponde a trame più complesse, ma a episodi con tre o quattro sottotrame che non si intrecciano tra loro e riempiti di fuffa per aumentare il minutaggio. Da quasi ogni episodio i 15-30 minuti in più potevano essere tagliati via senza troppe remore. C'è spazio per qualche gag in più, ma anche queste non sono un granché. Per dire, c'é un episodio in cui devono intrattenere relazioni diplomatiche con una razza matriarcale, e quindi tutti gli ufficiali maschi sono temporaneamente degradati al rango di "schiavetti" per ben apparire agli occhi delle matrone aliene. Una trama da commedia degli equivoci che si scrive da sola, eppure si risolve in un paio di gag che a malapena fanno sorridere. Ci sono anche due episodi che hanno una trama sola dall'inizio alla fine, sono i più interessanti ma sono anche più "Star Wars" che "Star Trek", con tanto di battaglie spaziali tra caccia con primi piani sui piloti che urlano.
Il problema potrebbero essere i personaggi. Nella prima stagione erano perfetti, perché erano quei personaggi pieni di difetti e spesso un po' buzzurri tipici delle commedie, e funzionavano in contrasto con le trame trekkose. Ma nella seconda stagione diventa tutto molto più serio, personaggi compresi, e nella terza non è più possibile "instupidirli" come nella prima senza creare un effetto straniante.

The orville, seconda e terza stagione, recensione

Si nota anche un "tradimento" dello spirito originale di Star Trek a cui MacFarlane si ispira: capita che i personaggi si ergano su un piedistallo quando hanno a che fare con civiltà dai valori morali che loro reputano retrogadi, e arrivino a imporre con la forza le loro idee. Che per carità sono sicuramente più giuste, ma sa tanto di "esportare la democrazia". Da questo punto di vista gli episodi con il figlio/a di Bortus sono i più emblematici. 

La seconda stagione è quindi la migliore, perché è Star Trek fatto e finito. Ma è anche quella meno "personale", proprio perché è Star Trek fatto e finitio. Nella prima e nella terza MacFarlane lascia più libero spazio alla sua vena umoristica, ma non troppo. Questo gli permette di non diventare una serie semi-parodistica alla Star Trek: Lower Decks, ma anche come commedia non funziona molto, perché le gag sembrano inserite a forza in storie serie.

The orville, seconda e terza stagione, recensione

Insomma è un "ni". L'ideale forse sarebbero state le trame solide e trekkiane come nella seconda stagione ma mantenendo la "stupidera" dei personaggi della prima.
Mi sono comunque divorato d'un fiato la seconda e la terza stagione di fila da quando ho iniziato a guardarle. Sono riuscite ad accalappiare il mio vecchio spirito da trekker, avvizzito dopo Discovery e Picard

Ci sono anche un paio di miniserie a fumetti, ambientate più o meno a metà della prima stagione l'una e a metà della seconda stagione l'altra, che sono niente di più e niente di meno che due puntate aggiuntive.

Il Moro

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4 commenti:

  1. Sembra che Star Trek finisca per calamitare tutto, hai detto bene sia The Orville che Lower Decks ad un certo punto pare che si sentano in dovere di fare i seri, forse un po' di sudditanza psicologica non so ;-) Cheers

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    1. In Lower Decks però funziona meglio, perché le gag comunque sono sempre ben inserite nel contesto, in The Orvile spesso sembrano appiccicate tra una scena e l'altra.

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  2. No, non mi hai convinto a riprendere la serie, che ho interrotto a metà prima stagione. Seth che fa il buonista coi METAFORONI non riesco a mandarlo giù. I suoi Griffin dicono le stesse cose ma almeno con cattiveria e risate grasse.

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    1. Putroppo a momenti i METAFORONI qui sono scritti con pennarelli a punta talmente grossa che a volte non si riesce a intravedere la serie dietro.

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