martedì 25 luglio 2023

I am a hero: la reazione giapponese a un'apocalisse zombi sarebbe ben diversa da quella americana.

i am a hero manga recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

I am a Hero è un manga di Kengo Hanazawa, 22 volumi usciti a partire dal 2009.

Cominciamo dall'inizio: nel primo volume di I am a hero, e sono 270 pagine, non succede NIENTE di quello che ci aspettiamo, per non dire proprio niente del tutto. Il volume è interamente dedicato a introdurre il protagonista, che è un mangaka che quindi fa quello che dovrebbe essere il lavoro dei suoi sogni, se non fosse che lavora per uno studio che fa manga porno in serie, senza nessuna autorialità, con turni di lavoro massacranti. Si tratta quindi di un frustrato con anche qualche problema di disordine mentale, visto che ogni tanto ha delle allucinazioni. E questo è tutto quello che succede nel primo volume.

Sì, fa venire voglia di mollare, eh? Solo nell'ultima pagina la storia prende il via, ed è l'unica cosa che può portare curiosità per il secondo volume.

Dal secondo parte quella che non riesco a definire se non "una storia di zombi alla giapponese".
Nei volumi dal 2 al 10-11, non ricordo bene (comunque è più o meno la metà della durata totale del manga), non succede praticamente niente che non succeda in più o meno tutte le altre storie di zombi che abbiamo visto.
A questo punto, più che la storia stessa è interessante il confronto tra una "storia di zombi alla giapponese" e una "storia di zombi all'americana".


Diciamo la verità: negli USA anche i bambini vanno in giro armati fino ai denti, e nelle storie di apocalissi zombi questo si traduce in una gran quantità di sparatorie e in una notevole facilità nel reperire armi e munizioni.
In Giappone è tutto il contrario, e prendere un poirto d'armi è molto più difficile che in Italia. Da qualche veloce ricerca in rete risulta che solo il 0,25% dei giapponesi possieda un'arma da fuoco, e sia uno dei paesi con il minor numero di reati commessi con questo tipo di armi. Ottenere un porto d'armi è una procedura lunga e complicata, durante la quale oltre a spiegare in modo convincente perché si desidera il porto d'armi bisogna anche dimostrare di saper usare un'arma, superare test per la salute mentale, dimostrare di non fare uso di stupefacenti, vengono controllati i precedenti penali ed eventuali affiliazioni con organizzazioni estremiste del richiedente e di tutta la sua famiglia. La licenza dura tre anni, e poi bisogna rifare tutto l'iter da capo.
Ulteriori leggi regolamentano la vendita di armi (c'è un limite al numero di negozi presenti in ogni prefettura e per acquistare nuove munizioni bisogna riportare indietro i bossoli usati), armi che devono essere controllate periodicamente dalla polizia, ed è vietata la vendita di qualsiasi arma automatica o semiautomatica: in pratica le uniche armi da fuoco che i cittadini possono comprare sono i fucili da caccia o da competizione.
Il Giappone è noto per la politica pacifista in tal senso, infatti ha il record di essere stato il primo paese a imporre leggi che limitano l'uso di armi, addirittura nel 1685.

Ciò spiega perché il protagonista di I am a Hero, che pratica il tiro al piattello, è l'unico in tutto il fumetto a possedere un fucile (si vede che i test per la stabilità mentale non hanno rilevato le sue allucinazioni...). Gli altri si arrangiano con coltelli o altre armi di fortuna.

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Un'altra caratteristica delle apocalissi zombi americane è che i protagonisti sono quasi sempre "eroi" o lo diventano spinti dalle circostanze, comunque gente in gamba che riesce a cavarsela in situazioni spaventose. Nelle storie di zombi o simili orientali, invece, il protagonista è il più delle volte uno sfigato, o comunque una persona assolutamente normale, che viene travolta dagli eventi e spesso sopravvive per puro culo quando non muore proprio, vedi film come Alive o Train to Busan.

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Questo è anche il caso del protagonista Hideo (che a quanto pare si scrive con dei caratteri che possono essere letti anche come "eroe"), che di colpo si ritrova in un mondo infestato da "infetti" che trasmettono l'infezione tramite morsi. 
L'apocalisse di I am a Hero procede con una certa lentezza, ci vogliono svariati volumi prima che i giapponesi si rendano conto del pericolo, molti continuano per un bel pezzo a cercare di vivere la stessa vita di prima. Anche questa è un'altra differerenza con le storie americane: gli americani il concetto di "farsi giustizia da soli" ce l'hanno nel sangue dai tempi del far west, concetto che viene costantemente riproposto da migliaia di film e di fumetti. Buttali in mezzo a un'apocalisse zombi, e nemmeno sentiranno la mancanza delle istituzioni.
In I am a hero, invece, notiamo la fiducia delle persone nelle loro istituzioni, fiducia che presto faranno qualcosa e le cose andranno a posto, che la situazione tornerà alla normalità nel giro di qualche giorno. Tutto così orientale.

I primi dieci volumi di I am a hero mi hanno portato a fare questo confronto che mi sembra interessante, ma la storia in sè non è che mi abbia appassionato granché.
Come dicevo, ci sono le solite cose che succedono sempre in questo tipo di storie. Trovate atte a fare effetto, tipo bambini sullo sfondo che gridano ai padri o alle madri di smettere di morderli, al primo fa senso ma al decimo abbiamo capito il giochetto. Comunità di personaggi borderline dove vige la legge del più forte e dove viene fuori il lato "bestiale" delle persone, insomma, queste cose qui. Un elemento divertente ma che comunque ha poco peso nella storia è che la maggior parte dei sopravvissuti nella prima fase dell'apocalisse sono hikikomori che vivendo già isolati sono stati meno esposti. Degli hikikomori parlai già in occasione degli articoli su The world ends with you e Persona 3 Portable


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E anche il protagonista non è che mi stia particolarmente simpatico. Seguire la storia di uno sfigato va bene in un film, ma tutti questi volumi sono un po' troppi e viene voglia di andare a prenderlo a testate per dirgli di svegliarsi. E che fine fanno le allucinazioni? Dopo il secondo volume spariscono, per poi fare un paio di comparsate verso la fine giusto perché l'autore se ne è ricordato all'ultimo, non ci credo che era programmato.
Calcoliamo anche che è tutto piuttosto lento, ci sono scene d'azione notevoli, ma tra l'una e l'altra è possibile trovare pagine e pagine di questi che camminano in mezzo alle rovine col fucile puntato, o lunghi dialoghi che non hanno nulla di interessante, insomma questi dieci volumi sembrano di meno perché nella memoria ne rimane ben poco, dato che quello che succede poteva essere raccontato in quattro volumi a essere generosi. Ma questo mi sembra che succeda spesso nei manga non di combattimenti.

Dalla metà del manga le cose si fanno più interessanti, e anche bizzarre. L'introduzione dei "kurusu" e altri strani mostri e bizzarrie che saltano fuori qua e là rendono la storia più originale e interessante. Spesso si perde ancora troppo tempo in chiacchiere e divagazioni, ma si legge comunque molto più volentieri perché finalmente non si ha più l'impressione di leggere "un'altra storia di zombie" ma qualcosa che ha un elemento di originalità.

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I disegni sono molto particolareggiati soprattutto per quanto riguarda gli sfondi, in particolare per i paesaggi all'aperto. A volte danno addirittura l'idea di essere delle fotografie ricalcate. So che in Gantz hanno fatto proprio così, l'artista l'ha dichiarato, ma non ho trovato niente al riguardo su I am a hero. Il sospetto però viene, quegli alberi sono un po' troppo realistici. Se non è così, tanto di cappello: probabilmente è il manga dai disegni più fotorealistici che ho visto, una vera gioia per gli occhi.
Lo stile ultrarealistico fa però fa spesso a pugni con i volti, soprattutto con le bocche dei personaggi, a volte enormi e disegnate come se fluttuassero in mezzo al volto.

Non entrerò ulteriormente nello specifico della trama per evitare spoiler, diciamo solo che il finale mi ha lasciato con un senso di incompletezza. Parliamone brevemente sotto spoiler.

Ci sono tre volumi spin-off, ambientati tutti all'inizio della diffusione dell'epidemia rispettivamente nelle città di Osaka, Ibaraki e Nagasaki, più 8 storie brevi, tutte realizzate da artisti diversi. Tutte rientrano quindi nelle "storie di zombi alla giapponese" quali i primi 10 volumi del manga principale. Ho letto solo quello di Osaka, dimenticabilissimo e con disegni non paragonabili alla serie originale, se il canovaccio è lo stesso anche per gli altri presumo che tutti presentino protagonisti "normali" se non proprio sfigati che cercano di essere, se non eroi, almeno protagonisti della loro vita, un po' come Hideo di I am a hero.


Come si vede dal trailer qui sopra il manga ha avuto un adattamento cinematografico nel 2015, dallo stesso regista dei film di Gantz.
A quanto si legge  è un gran bel film di zombi, con grandiosi effetti speciali, splendide scene d'azione e in generale un'ottima messa in scena. ma prende solo la prima parte del manga, cosa che mi sembra succeda spesso con  i film tratti dai fumetti giapponesi. Ci vorrebbe ancora almeno un altro film per concludere. Purtroppo non sono riuscito a vederlo, risulta introvabile in Italia almeno nello streaming legale, e non ho avuto voglia di cercarlo altrove, so già come va a finire.

-Aggiornamento di Febbraio 2024: nella nuova edizione del manga è incluso un capitolo aggiuntivo di 70 pagine, che prosegue oltre il finale della prima edizione.
No, non spiega niente, il senso di non sapere cosa sta succedendo rimane intatto. Ma da una chiusa molto migliore alla vicenda di Hideo, un piccolo raggio di luce nella disperazione. Non è quello che salva il finale dell'opera, ma sicuramente lo migliora. Fine aggiornamento -

Il Moro

Gli altri manga di cui ho parlato nel blog

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