giovedì 7 marzo 2019

L'impero di azad

l'impero di azad Iain M. Banks recensioneSalve a tutti, è il Moro che vi parla!

L'impero di Azad è il secondo libro del ciclo della Cultura, scritto da Iain M. Banks. La mia opinione sul primo, La mente di Schar, la trovate qui.
Non mi sembra di aver trovato, per ora, un'indicazione precisa della collocazione temporale, ma credo che siamo più o meno 11000 anni nel futuro. La Cultura è una società interplanetaria di tipo utopico. Si tratta di una società post scarsità, cioè hanno accesso ha una quantità illimitata di energia e risorse. Non mi ricordo se nel primo volume abbia spiegato come questo sia possibile, non mi sembra, in questo non è spiegato. Comunque L'abbondanza di risorse ha di fatto cancellato la povertà le diseguaglianze sociali. Nella cultura tutti possono avere più o meno tutto ciò che vogliono, è una società avanzatissima anche eticamente e filosoficamente, guidata con saggezza dalle grandi Menti artificiali, la cui intelligenza è così vasta da non poter essere nemmeno contemplata dagli umani.
Il protagonista del romanzo è Gurgeh, il più grande campione dei giochi in seno alla Cultura. Giochi nel senso di giochi da tavolo, giochi di società e simili. Gurgeh viene contattato dal Contatto, scusate il gioco di parole, l'ente della Cultura che si occupa dei contatti con le società che non ne fanno parte, che ha bisogno delle sue capacità per una missione particolare.

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L'Impero di Azad è una società che è entrata recentemente in contatto con la Cultura, caratterizzata da un despotismo feroce. In confronto alla Cultura si tratta di una società violenta, con valori del tutto diversi, pericolosa seppur tecnologicamente arretrata. In questa particolare società tutta la vita pubblica e privata delle persone, compresa l'elezione dell'imperatore e la direzione presa dalla politica, gira intorno a un particolare gioco: Azad, appunto. Gurgeh viene quindi invitato a partecipare al prossimo torneo.


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La civiltà che Gurgeh incontra è molto diversa dalla Cultura, ma a noi lettori sembra invece molto più familiare, essendo decisamente più vicina alla nostra realtà piuttosto che l'utopica Cultura.
Sembra una versione tecnologicamente avanzata di un impero odi un regno europeo di fine 800, tra balli di corte, valletti impomatati, nobili e cortigiani, con l'aggiunta di ossessioni più moderne.
Non è difficile cogliere in questo una critica alla nostra società, corrotta e brutale se contrapposta all'ideale della Cultura.


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Dei personaggi non si può dire altro se non che sono scritti benissimo. Bastano pochi tratti per disegnare delle personalità complesse.
Non si può fare a meno di parteggiare per il protagonista, simbolo e rappresentante di tutto ciò che è l'evoluta civiltà della Cultura, contrapposta ad un impero che, spogliato dei suoi aspetti più affascinanti, risulta essere crudele e razzista, un posto orribile in cui vivere se non sei del sesso giusto e della classe sociale giusta.

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Qui uno spoiler:


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Possiamo continuare questa discussione anche fuori dallo spoiler.
Provate a chiedere a un appassionato di fantascienza in quale dei mondi che ha visitato con la fantasia gli piacerebbe vivere e, al netto di fantasticherie romantiche tipo Barsoom o roba del genere, la maggior parte vi risponderà nel mondo di Star Trek, perché è un'utopia quasi perfetta, almeno all'interno della Federazione, dove sono state superate le diseguaglianze sociali e dove tutti cooperano per il bene comune. Chi ha letto i libri di Banks potrebbe sostituire la Federazione con la Cultura, visto che ci troviamo da quelle parti. Forse per questo, in questo libro, è così facile parteggiare per la Cultura: è quello che vorremmo essere contro quello che potremmo essere, o che siamo stati (o forse che siamo).
Ma anche la Cultura, come la Federazione, ha i suoi lati oscuri.

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Un libro scritto con grande maestria, senza una parola di troppo o una in meno, con una trama interessante, personaggi intriganti, in cui si descrivono luoghi incredibili quali gli orbitali o il mondo di fuoco, e in grado di generare riflessioni. E si non è nemmeno tanto lungo, si legge in fretta e scorrevolmente, va giù come un bicchiere d'acqua. Insomma, leggetelo.
Concordo con chi dice che funziona meglio questo come introduzione all'ambientazione piuttosto del primo libro. Consigliatissimo.

Il Moro.

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