Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Le opere tratte dalla Divina Commedia si sprecano, in ogni parte del mondo. Per puro caso però mi è capitato di usufruire di diverse di queste opere a poca distanza l'una dall'altra, quindi ho deciso di mettere le mie opinioni al riguardo tutte insieme. L'articolo però veniva troppo lungo, quindi ho deciso di dividerlo in tre parti, e pubblicare in via del tutto eccezionale due post in una settimana invece del solito post singolo. Stavolta parliamo della trilogia di romanzi L'ora dei dannati!
L'ora dei dannati, trilogia di Luca Tarenzi
Il canovaccio di questo romanzo appare classico: qualcuno ha un piano per un
"colpo" grandioso, e per riuscirci ha bisogno di "mettere insieme una
squadra". In questo caso il "colpo" è nientemeno che la fuga dall'inferno, e
la squadra sarà composta da personaggi ben noti a chi conosce la storia e/o la
Divina Commedia.
Sì perché, come una versione dannata del George Clooney
di Ocenan's Eleven, in L'ora dei dannati - L'abisso è Virgilio, che dopo aver accompagnato Dante ha conservato la capacità
di muoversi liberamente per l'inferno, ad andarsene in giro nel posto peggiore
immaginabile a reclutare la gente giusta per il colpaccio.
Anche perché diciamolo: l'Inferno di Dante è probabilmente l'ambientazione più
spaventosa mai prodotta da penna umana, roba a cui nessun autore horror è mai
riuscito nemmeno ad avvicinarsi. Coadiuvato da secoli di terrorismo
psicologico cristiano, Dante ha creato il luogo più terribile immaginabile, un
posto dove anche per colpe di poco conto, spesso semplici momenti di
leggerezza, si finisce orribilmente torturati per l'eternità, senza
alcuna speranza di redenzione. Non si può fare altro che subire terribili
umiliazioni e dolorosissime punizioni, e l'eternità è bella lunga, eh. A me
sembra un po' esagerato per la maggior parte delle "colpe" che riesco a
immaginare, contate poi che c'è chi finisce lì per roba come aver tradito il
marito o essersi suicidato, non importa se ti sei ucciso perché eri preda di
orribili tormenti o perché con la tua morte hai salvato delle persone. Vai
all'inferno e diventi un albero per l'eternità, con le arpie che vengono a
strapparti i rami.
Chiaro che, in un luogo dove non c'è possibilità di un
"fine pena", qualcuno non accetta il suo destino e accumula un rancore che lo
rende ancora peggiore di quando era in vita.
E vediamoli, dunque, i personaggi che hanno deciso di averne abbastanza. Tranne Virgilio, Virgilio lo sapete tutti chi è.
Pier della Vigna: politico e letterato del regno di Sicilia nel 1200. Giudice, diplomatico, notaio, è considerato un dei massimi poeti medievali in lingua latina. Arrestato per motivi non chiari e accecato tramite un ferro ardente, si è suicidato in cella sbattendo la testa contro il muro, e per questo Dante lo piazza nel girone dei suicidi, tramutato in un albero. Tarenzi ne fa un pensatore geniale che ha ideato un complicato piano per fuggire dall'inferno.
Betran de Born: un barone francese vissuto tra il 1100 e il 1200, poeta e trovatore (compositore ed esecutore di poesia lirica), coinvolto in numerose campagne militari e costantemente in lotta con i parenti per i loro possedimenti. Dante lo piazza nel girone dei seminatori di discordia, costretto a reggere con le mani la propria testa staccata dal corpo. Tarenzi lo dota di un carattere irascibile e una costante voglia di menare le mani, anche contro gente molto più forte di lui.
Conte Ugolino della Gherardesca: politico ghibellino passato poi ai guelfi, ottenne un grande potere che usò per reprimere la dissidenza nel sangue. Arrestato e lasciato a morire di fame insieme ai famigliari, leggenda vuole che si sia cibato delle loro carni per sopravvivere più a lungo. Dante lo piazza nel nono cerchio, tra i traditori della patria intrappolati nel lago gelato del Cocito, e lo descrive come intento a divorare la testa dell'arcivescovo Ruggeri. Tarenzi ne fa un personaggio muto e tragico, dalle movenze ragnesche, che si porta dietro il gelo del Cocito.
Filippo Argenti: Filippo Cavicciuoli, detto "argenti" per il vezzo di ferrare
il cavallo con ferri d'argento, era ai tempi di Dante una sorta di "bullo" che
terrorizzava i cittadini con i suoi comportamenti violenti. Nella Divina
Commedia Argenti arriva al punto di attaccare Dante nel girone degli iracondi
in cui si trova, cercando di rovesciare la barca su cui i due poeti solcano la
palude dello Stige, in cui l'Argenti è immerso. E' uno dei pochi casi in cui
Dante si compiace della sorte di un dannato e l'unico in cui Virgilio è
d'accordo con lui, il che confermerebbe la tesi secondo cui tra i due ci
fossero stati dei forti screzi mentre l'Argenti era in vita. Dante non deve
aver pensato al fatto che così gli avrebbe dato l'immortalità, dato che
Filippo Argenti non ha fatto nulla in vita che gli avrebbe meritato di essere
ricordato.
Oltre a Dante ne parlò anche Boccaccio nel Decameron, e molti
conosceranno la canzone che gli ha dedicato Caparezza, tra le mie preferite
del mio cantante italiano preferito.
Quella che si progetta è una vera e propria evasione dal più grande e terribile carcere del creato, e come in un film di genere "heist" si inzia "mettendo insieme la squadra", fatta di gente che per lo più non ha nessuna voglia di lavorare insieme, e che per tutto il tempo pensa solo a come tradirsi l'uno con l'altro. Ma tra alcuni di loro si formano legami di amicizia che negano l'essenza stessa dell'inferno.
Dire che questo romanzo è appassionante è dire poco: non una parola di troppo, descrizioni sintetiche ed efficaci, caratteri descritti dalle loro azioni, una storia che non lascia andare fino all'ultima pagina.
Ho addirittura scoperto che in America esiste un nome per questo
sottogenere: "bangsian fantasy", cioè quella branca del fantastico che
prevede un qualche tipo di aldilà come ambientazione e che ne approfitta per
far interagire tra loro personaggi di varie epoche. Il nome deriva
da John Kendrick Bangs (1862–1922), che non lo inventò ma lo usò spesso
nei suoi romanzi, per lo più umoristici. L'esempio più famoso è probabilmente
il Ciclo del Mondo del Fiume di Philip José Farmer.
Bisogna
proprio catalogare tutto.
Libro secondo - La montagna
Il secondo volume da sensazioni diverse rispetto al primo: credo di non essere
l'unico che a scuola ha studiato solo l'inferno, del purgatorio e del paradiso
giusto un'infarinatura, quindi per il volume ambientato nel purgatorio viene
un po' a mancare quell'effetto di "riconoscimento" che contraddistingueva
quello ambientato all'inferno.
Tarenzi però sembra averci pensato, e
decide qui di dividere il gruppo in tre, inserendo anche nuovi personaggi,
creando così tre linee narrative diverse. Di queste solo uno da la scalata
alla montagna del purgatorio, affrontando (a modo suo) le pene descritte da
dante, mentre un altro gruppo vive una drammatica avventura in quello che
Dante descrisse come l'Antipurgatorio, una valle alla base della montagna, e il
terzo addirittura è ancora all'inferno.
La storia continua a essere
appassionante e i personaggi eccezzionali, è uno di quei libri che si fa
fatica a posare, grazie anche al fatto che la maggior parte dei capitoli
finisce con cliffhanger.
Il problema è che anche il libro stesso si
conclude con un cliffhanger. Mentre L'abisso pur avendo un finale
aperto era stato evidentemente pensato come un libro leggibile a sé stante,
La montagna non vuole essere altro che il secondo capitolo di una
trilogia, e in quanto tale finisce senza chiudere nulla, la sensazione è che
d'un tratto siano finite le pagine e ci si trovi con una storia monca.
E'
un problema relativo, a questo punto è ovvio che il lettore prenderà anche il
terzo libro, ma a meno che non abbia fatto come me e li abbia letti tutti di
fila bisognerebbe pensare che tra la lettura di un libro e quella del
successivo probabilmente passa un po' di tempo, e bisognerebbe dare quindi a
ogni volume una chiusura che non obblighi a rileggersi le ultime pagine del
precedente prima di leggere il successivo.
Altri personaggi entrano in gioco, dei quali la più importante è Francesca: condannata all'inferno nel girone degli adulteri insieme all'amante Paolo, fratello del legittimo marito, il quale li ha uccisi entrambi. La versione di Tarenzi la vede decisamente meno incline all'amor cortese, dopo secoli di torture.
Un altro è Catone: politico romano, avversario di Giulio Cesare, che Dante utilizzò come custode del purgatorio. Catone è un pagano e per di più un suicida, come mai non si trova quindi all'inferno, nel limbo come Virgilio o nel girone dei suicidi come Pier Delle Vigne? Anche Tarenzi si fa la stessa domanda.
Meno nota è Manto, per la quale non mi risulta che Gustave Doré abbia prodotto illustrazioni come quelle qui sopra. Fu un'indovina dell'antica grecia, citata già nell'Eneide, e si dice che la città di Mantova derivi il suo nome da lei in quanto fu sepolta in quella zona. Si trova nel girone dei fraudolenti, in quanto avrebbe venduto false profezie. Tarenzi si immagina come potrebbe essere una persona che è stata torturata all'inferno per millenni (per gli altri, sono "solo" secoli).
Un altro personaggio che viene inserito è Lotte, ma non l'ho trovata tra i personaggi della Divina Commedia quindi sospetto che Tarenzi se la sia inventata, se qualcuno ne sa di più si senta libero di commentare.
Libro terzo: La guerra
Tutti i personaggi sono ora nel purgatorio, ma i Messaggeri, entità angeliche (che Tarenzi non abbia usato il termine "angeli" per non offendere nessuno, visto che questi tizi sono tutt'altro che simpatici?) che vigilano sul traffico delle anime nel purgatorio, continuano a dar loro la caccia. Riusciranno mai a trovare la pace?
Anche qui nuovi personaggi, o personaggi già apparsi nel libro precedente che acquisiscono maggiore importanza.
Manfredi di Svevia, sovrano del regno di Sicilia. Dante lo pone nell'antipurgatorio in attesa di avere accesso al purgatorio vero e proprio e alle sue purificazioni dai peccati (leggasi torture, ma che prima o poi finiscono invece di proseguire all'infinito come all'inferno). Per Tarenzi, Manfredi sta più che bene nell'antipurgatorio e non ha nessuna intenzione di tentare la scalata alla montagna.
Aracne (o Aragne), personaggio della mitologia greca che Atena, invidiosa della sua abilità nel tessere, tramutò in un ragno. Dante la piazza tra i superbi, Tarenzi ha ideato per lei uno sviluppo differente.
Appuntamento a giovedì per tre videogiochi tratti dalla Divina Commedia di cui voglio parlarvi, e a martedì prossimo per un altro romanzo e due fumetti!
Il Moro
vi lascio con i link agli altri romanzi italiani di genere fantastico di cui ho parlato nel blog:
- Memorie di un cuoco d'astronave, di Massimo Mongai
- Alice nel paese della Vaporità, di Francesco Dimitri
- La vita erotica dei superuomini, di Marco Mancassola
- L'isola dei liombruni, di Giovanni De Feo
- Il 18° vampiro, di Claudio Vergnani
- Il Grigio Levriero, di Paolo Palmisano
- Nightbird, di Lucia Patrizi
- N di Menare e Riviera Napalm
- Memorie di un cyborg, di Alex Zaum
- Vilupera, di Mazza-Sensolini
- The Italian way of cooking, di Marco Cardone
- Time Deal di Leonardo Patrignani
- Storie di romanticismo, creature orribili e mostri giganti. di Michele Borgogni
- Gli universi di Ailus, AA.VV.
- Hydrostasis, di Mirko Dadich
- Spacefood - la nuova gastronomia siderale, di Andrea Coco
- Demon Hunter Severian - La signora dei cancelli della notte, di Giovanni Anastasi
- Il posto delle onde, di Lucia Patrizi
- Ambrose, di Fabio Carta
- Tramonti a mezzanotte, di Aristide Capuzzo
- De Bello Alieno, di Davide Del Popolo Riolo
- Poison fairies - I re delle macerie, di Luca Tarenzi
- Sarranieri Schianta Diavoli, di Massimo Mazzoni
- Poison Fairies - La guerra della discarica, di Luca Tarenzi
- Arma Infero, di Fabio Carta
- Ghites - Imago Mortis, di Samuel Marolla
- Rebirth - volume 1, di Antonio Pantaleoni e Fabrizio Rigante
- Terminal Shock, di Giovanni De Matteo
- La guerra del 13, di Massimo Mazzoni
- Le storie di Perfection, di Germano "Hell" Greco
- Masche e La Morte Mormora, di Fabrizio Borgio
- My little moray eel, di Lucia Patrizi
- Il giorno del drago, di Mala Spina
- Punto Nemo e Il Seme Di Azathoth, di Domenico Attianese
- Fata a vapore, di Alexia Bianchini
- I senza-tempo, di Alessandro Forlani
- L'elenco telefonico di Atlantide, di Tullio Avoledo
- Ritmo, di Massimo Mazzoni
- Dov'è Joker, di Marcello Nicolini
- Girfriend from Hell, di Germano M.
- e, ovviamente, giusto per farmi un po' di pubblicità, la saga di Ucrònia scritta da me e MaXalla, Chaveyo scritto da me e Luigi Iapichino (che non è proprio fantastico ma, ehi, fatemi causa) e il mio Zombi S.p.A.
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