domenica 9 settembre 2012

Dov'è Joker, di Marcello Nicolini

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Dov'è Joker è una blog novel scritta da Marcello Nicolini e pubblicata sul suo blog Mentalmente confuso e incline al vagabondaggio. Si tratta di uno spin-off del progetto 2 Minuti a mezzanotte di Alessandro Girola, al quale ho partecipato anch'io più di una volta, e per il quale ho un altro progetto in corso d'opera.
Per apprezzare questo racconto, comunque, non è necessario aver letto gli altri spin-off nè la round robin, e nemmeno conoscere approfonditamente l'ambientazione. Basta sapere che nel 1973, in seguito ad un esperimento, un certo numero di persone è stato dotato di superpoteri, e che alcuni di essi hanno deciso di diventare supereroi, altri supercriminali, altri ancora sono più... creativi.

La presenza dei supereroi ha avuto anche altre conseguenze. Per competere con questi esseri molti si sono sottoposti a terapie genetiche, innesti bionici e qualsiasi altra cosa che potesse renderli superiori ai normali esseri umani. Altri, invece, si sono fatti ispirare alle loro imprese e si sono dati alla carriera di vigilantes mascherati, senza nessun superpotere ma dotati di una volontà incrollabile... e spesso di una altrettanto impressionante stupidità.

Il Batman di questo racconto rientra in questo filone. Le case editrici dei fumetti sui supereroi sono fallite da anni, e il nostro Kevin Aaron Kane decide di riesumare il suo personaggio preferito, Batman, raccogliendo il testimone di difensore dei deboli e degli oppressi. Ha tutto: abilità, addestramento, vocione roco, gadget costosissimi... ha perfino Alfred, anche se è un po' diverso da quello originale. Ha anche una cosa che al Batman della DC mancava: un fucile a pompa Remington calibro 12 che non vede l'ora di usare.
L'unica cosa che gli manca è un Joker.
Procurarsi l'attrezzatura per fare Batman ha prosciugato le sue finanze, quindi quando vede la possibilità di accumulare una piccola fortuna rivendendo il numero 27 originale di Batman del '39, appartenuto a suo nonno , non esita... ma questo lo porterà a scoprire una verità che non sospettava.

Per tutto il racconto questo Batman non fa proprio niente di "eroico": si ubriaca, fa a pugni, si fa arrestare, ha l'incazzatura facile e quel dannato costume avrebbe bisogno di canaletti di scolo per il sudore. Ma è lo stesso un eroe, perché solo un vero eroe può riuscire a non strangolare quell'idiota di Alfred!

Il racconto è "brillante", soprattutto nella prima parte. Batman è simpaticissimo e Alfred meriterebbe uno spin-off solo per sè.
Ci sono un paio di frasi che sanno eccessivamente di infodump, che magari avrebbero potuto essere ripulite con una più attenta rilettura del testo, ma è poca roba.
La seconda parte è meno ironica e più d'azione (a parte il mitico Alfred, voglio un monumento per quell'uomo!), ma il racconto funziona benissimo lo stesso.

E ora inauguro l'inutilissima rubrica "se l'avessi scritto io":
se l'avessi scritto io avrei mantenuto la promessa iniziale di un imitatore di Batman un po' sfigato, mentre qui il protagonista si rivela presto abile e dotato (anche di gadget) quasi quanto l'originale, anche se non altrettanto intelligente. Visto il taglio ironico, forse sarebbe stato meglio farlo rimanere "un uomo comune con un costume con le orecchie a punta" fino alla fine.
Ma si tratta di un'opinione strettamente personale, e infatti ho già definito questo paragrafo assolutamente inutile. ;-)

Piccola digressione:
Una cosa che amo in questo genere di racconti è la non-serialità. Mi spiego meglio. Ci sono autori (in generale, non solo all'interno di 2MM) che prima creano un personaggio, poi gli costruiscono delle storie intorno. Nei fumetti si fa così per motivi di serializzazione... e infatti non lo amo particolarmente neanche lì. Non a caso preferisco le storie autoconclusive (qualcuno ha detto Watchmen?) alle serie che vanno avanti da anni. Questo perché, per forza di cose, così facendo il personaggio non può essere direttamente coinvolto in ogni storia.
Pensateci un attimo: le storie più belle dei personaggi seriali non sono forse quelle dove il protagonista racconta il suo passato? Nel caso di un supereroe, come ha fatto a ottenere i superpoteri? Come Tex Willer ha ottenuto la stella di ranger? Perché Zagor ha deciso di ergersi a protettore della foresta di Darkwod? E le storie migliori di Batman e degli altri supereroi dei fumetti non sono quasi sempre gli Elseworld, nei quali il protagonista può morire, diventare cattivo, trasformarsi in pantegana mistica (l'ha fatto! era Batman: the doom that came to Gotham,ispirato ai miti di Cthuluh) o qualsiasi altra cosa? Non a caso le origini di Batman (e di tutti gli altri) sono state raccontate millemila volta in tutte le salse immaginabili: sono le storie più coinvolgenti.
Quando invece si arriva alla serializzazione, si ha una spersonalizzazione della storia che la rende meno interessante. E' come nei telefilm polizieschi: succede un fattaccio, il protagonista interviene per il semplice fatto che è il suo lavoro, risolve la situazione e se ne va.
Dov'è Joker è una delle storie che piacciono a me: pur riguardando un supereroe (o qualcuno che si crede tale...) è una storia costruita pensando contemporaneamente sia alla trama che al personaggio, dove il protagonista è direttamente e personalmente coinvolto nella vicenda. Così mi piace.

Bravo Marcello, continua così.
Il racconto è consigliabile a tutti quelli che vogliono farsi due risate senza però rinunciare a una trama interessante, anche a quelli che non seguono 2 Minuti a Mezzanotte: quelle poche informazioni scritte all'inizio di questo post sono più che sufficienti per capire appieno il racconto.

Lo trovate qui. Leggetevelo, sanguinario inferno!

Il Moro


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