martedì 23 aprile 2024

Opinioni in pillole, cinque opere (più altre due a metà) tratte dalla Divina Commedia, terza parte

 Salve a tutti, è Il moro che vi parla!

Eccoci giunti alla terza e ultima parte di questo piccolo speciale sulle opere tratte dalla Divina Commedia. Come già detto, non c'è nessuna pretesa di completezza, solo che per caso mi sono ritrovato a leggere/giocare diverse opere derivate dagli scritti del Sommo Poeta nel giro di poco tempo, quindi ho raccolto le mie opinioni al riguardo in questi tre articoli. Qui trovate il primo e qui il secondo.


La divina commedia di Go Nagai

La divina commedia di Go Nagai recensione
Immagine presa di fianco per dare l'idea delle dimensioni.


Ho preso in biblioteca il volumone che raccoglie l'opera completa, e vi sfido a tenerlo appoggiato sullo stomaco seduti nel divano. Nel volumone in questione (che nonostante il peso è completamente privo di redazionali) Go Nagai traspone fedelmente i passi più rappresentativi dell'opera del sommo poeta, senza cambiare nulla, limitandosi a rendere più evidenti le allegorie grazie ai dialoghi e ai pensieri di Dante, probabilmente con lo scopo di facilitarne l'interpretazione. Questo fa sì che la figura del poeta risulti un po' diversa da quella dell'opera originale, che qui è un po' più attivo e si pone delle domande per indurre il lettore a fare lo stesso, mentre il "vero" Dante si limitava per lo più a fare da spettatore.

La divina commedia di Go Nagai recensione


Ma quello per cui questo manga è considerato un'opera così importante è il disegno: Go Nagai si è ispirato ai disegni di Gustave Dorè, in alcuni casi ricreandoli fedelmente. C'è da dire che la differenza tra le tavole "ricopiate" e quelle "ispirate" è evidente e il contrasto a volte è eccessivo.
Il tratto cupo e sporco di Nagai comunque si adatta splendidamente alle atmosfere infernali (non a caso il viaggio all'inferno dura il doppio di quello in paradiso e in purgatorio insieme), rendendo questo manga un gioiello dal punto di vista grafico. Purtroppo, ma era probabilmente inevitabile, dal lato narrativo troppo è stato eliminato e, anche se non era nelle intenzioni dell'autore, la semplificazione ha portato anche alla banalizzazione.
Rimane un'opera notevole, e le 30 euro che costa non sono nemmeno poi tante se contiamo quanto è mastodontico l'omnibus che raccoglie tutta la storia (ma vi servirà un leggio per reggerlo).




Eternal War, di Livio Gambarini

Eternal War 3: Il sangue sul giglio Livio Gambarini Recensione

Eternal War 3: Il sangue sul giglio


Questo è la prima "opera a metà" di cui parla il titolo di questa serie di articoli, perché quella dedicata alla divina commedia è solo una parte di questa notevole saga.

Ho già parlato qui del primo libro di questa quadrilogia e qui del secondo. Il terzo e il quarto li ho letti quest'anno, il quarto poco dopo il terzo, per evitare i problemi avuti con i primi tre: letti a distanza di tanto tempo per forza di cose i personaggi e le loro vicissitudini si appannano nella nostra memoria, e non c'è un riassunto a inizio libro ad aiutarci. Per questo, secondo me era sconsigliato leggere i primi libri appena usciti: molto meglio aspettare che ci fossero tutti e leggerli nel giro di non troppo tempo.
Sì, perché le vicende narrate sono complesse e dimenticarsene dei pezzi è un peccato, perché significa che si sta perdendo una parte del fascino di quella che è sicuramente una delle opere fantasy più interessanti degli ultimi anni.

Vi rimando agli articoli precedenti per approfondimenti su quei libri. Nel terzo libro si parla dello scontro tra guelfi neri e guelfi bianchi in quel di Firenze, e nel quarto di Dante e, appunto, della Divina Commedia. 
Livio Gambarini tocca temi tutt'altro che leggeri, ma li rende leggeri con la bellezza della sua prosa e mischiando alle vicende storiche quanto avviene nelle "lande", la dimensione invisibile all'occhio umano in cui si muovono gli ancestrarchi e le altre affascinanti creature nate dalla mente dell'autore.

Eternal War 4: Inferno Livio Gambarini Recensione


Eternal War 4: Inferno

Il quarto libro si distacca dai precedenti, Il motivo potrebbe essere considerato spoiler, ma per il solo fatto che ci troviamo all'interno di questo piccolo speciale sulle opere tratte dalla Divina Commedia direi che l'avete già intuito:

si abbandona Firenze per entrare letteralmente nella Divina Commedia, riadattandone le vicende e quindi parlando di cose che abbiamo tutti studiato e ci ricordiamo sicuramente meglio della storia dei Guelfi e Ghibellini. Proprio per questo a tratti c'è la sensazione di averlo già letto. Gambarini è comunque bravo a mantenere alto l'interesse e fornire un nuovo punto di vista e spiegazioni sugli eventi della Divina Commedia. Proseguendo la lettura, comunque, la sensazione si affievolisce.
Ci sarebbe da parlare dello "scontro finale", epico e maestoso ma che a tratti sembra un po' troppo una partita a un gioco di ruolo, o uno di quei JRPG dove il boss finale ha due o tre "forme" da sconfiggere, ognuna più potente e mostruosa della precedente. Ma è lo stesso il finale grandioso che ci si aspettava da una saga di tale caratura, e credo che non lo avrei voluto fatto in un altro modo.

La narrazione pulita, senza una parola in più né una in meno, l'intreccio interessante, la forza dei personaggi, l'originalità dell'ambientazione unita alla rigorosa ricostruzione storica, tutto questo concorre a fare di questa quadrilogia una delle lettura più intriganti degli ultimi anni. Vorrei scriverne di più, commentare i vari passaggi, ma rifiuto di disseminare spoiler per non rovinare a nessuno la lettura di quest'opera consigliatissima.

Con libri come questi o Poison FairiesThe italian way of cooking Riviera napalm, che grandi soddisfazioni che mi sta regalando il fantastico italiano negli ultimi anni.




La Divina Congrega, autori vari

E questa è la seconda delle "opere a metà" di cui parla il titolo dell'articolo, in questo caso perché solo la prima parte di questa serie è legata direttamente alla Divina Commedia.

La Divina Congrega è una pubblicazione di Sergio Bonelli Editore, per la quale invece del classico formato bonelliano è stato scelto quello cartonato alla francese. Sapete cosa significa questo? Albi enormi ma sottili (60 pagine di fumetto ciascuno), che però costano cari come il fuoco. Inoltre, mentre gli albi francesi tengono conto della grandezza delle pagine e perciò presentano vignette più piccole e più cariche di particolari, queste imitazioni italiane hanno il più delle volte (non sempre, per fortuna) la classica gabbia bonelliana di tre strisce per pagina, e le tavole sembrano semplicemente tavole in formato classico zoomate.
Per tre albi da 60 pagine, quindi (60x3=) 180 pagine in tutto, andiamo perciò a pagare (16x3=) 48 euro, mica cotiche. E io che mi lamentavo dello Zagor + (192 pagine a 7.90€, in bianco e nero). Meno male che esistono le biblioteche.

Ma, come si dice sempre, un fumetto (o qualsiasi altra opera d'arte) non dovrebbe essere giudicata a seconda del prezzo al chilo come il salame, ma in base a quali e quante emozioni riesce a suscitare. 
E quali emozioni suscita questo La Divina Congrega?
Disprezzo, per lo più.
Soprattutto dopo aver letto i romanzi di cui ho già parlato in questo speciale, L'ora dei dannati in particolare, che ha un canovaccio abbastanza simile.


In questo fumetto Dante esce dall'inferno, ma duecento anni dopo esservi entrato. Come? Perché? Perché sì, è l'unica risposta che avremo.
Essendo venuto a conoscenza, non si sa come, del fatto che il diavolo progetta di invadere il mondo terreno perché, romerianamente, all'inferno non c'è più posto, Dante mette insieme una "squadra" con cui scendere all'inferno. Essendo la storia ambientata nel 1400, si mettono insieme dei personaggi storici e meno storici, ma per lo più la scelta mi sembra essere stata fatta puntando il dito a caso su un elenco.
Passi per Cristoforo Colombo, visto che a un certo punto dovranno andare per mare (ma il personaggio rimane inutile per il resto della trama, praticamente due albi e mezzo su tre); passi per Leonardo da Vinci, che fa la parte del tecnomante che tira fuori armi e congegni tecnologicamente avanzati per l'epoca (ma è stranamente disegnato come il più vecchio mentre dovrebbe essere il più giovane); passi per il cimmero Otello, che è un militare e condottiero (anche se non è un personaggio storico ma il protagonista dell'omonima tragedia di Shakespeare, la quale non è precisa sulla collocazione storica. E poi perché lo chiamano "cimmero"? Veniva chiamato così nella tragedia? A me non sembra).
E facciamo passare pure la maga Circe, visto che fa le magie (ma francamente cosa c'entra con gli altri personaggi una figura della mitologia greca, giusto vagamente citata da Dante nella Divina Commedia?). 

Ma che diavolo c'entrano Lorenzo de Medici, politico e poeta (qui trasformato in un guascone e abile spadaccino), e la Venere di Botticelli, o meglio, probabilmente, la modella utilizzata dallo stesso, che qui viene dipinta come una donna rude e volitiva dal passato misterioso e abile nell'uso della balestra (ben diversa da quella che probabilmente è la vera fonte d'ispirazione di Botticelli, Simonetta Vespucci)?
La scelta dei membri della congrega sembra quantomeno arbitraria, e le due donne scelte solo per poter inserire dei personaggi femminili. Pensavo che, dato che un paio di volte si decanta il potere della poesia, a un certo punto Dante e Lorenzo il magnifico dovessero almeno fare un qualche incantesimo poetico insieme, invece neanche quello. L'impressione è che gli autori abbiano scelto la data in modo da poter includere Leonardo da Vinci e poi cercato a caso tra i personaggi noti dell'epoca.

Ma in realtà la foliazione è talmente poca che nessuno di questi personaggi ha occasione di essere minimamente approfondito, la compagnia si limita a lasciarsi trascinare qua e là da Dante senza fare domande. In effetti, Dante "sa le cose" ma non solo non si degna di spiegarci come fa a saperle, tiene anche tutto nascosto ai compagni fino all'ultimo momento, e gli altri lo seguono ovunque (letteralmente fino all'inferno) solo perché lo dice lui. "Dante, puoi dirci cosa ci aspetta laggiu?" "Lo vedrai", è il tipico dialogo della serie.


La congrega arriva all'inferno solo a metà del secondo volume, e lo attraversa in fretta e furia mostrandocene poco o nulla. Tutto è terribilmente sbrigativo, trattato senza alcuna enfasi e del tutto indegno di praticamente qualsiasi altra visione fumettistica dell'inferno, non solo di quella di Go Nagai (ad esempio, in questo blog ho parlato di quella di Daniel Warren Johnson e di Joe Lansdale). Si salvano giusto i quadri in quella specie di pinacoteca infernale, che sono in effetti dei bei disegni.

I primi due volumi de La divina Congrega sembrano quasi la copia sfigata di L'ora dei dannati (della quale il primo volume è uscito prima), tipo quei film della Asylum che scimmiottano le grandi produzioni hollywoodiane, Atlantic Rim per dirne uno.


Come dicevo, l'opera è solo "a metà" tratta dalla Divina Commedia. Questo perché il terzo volume non c'entra più con l'inferno, quella storia è finita, la "divina congrega" è diventata una specie di compagnia di acchiappamostri che viene chiamata a indagare sulla presunta risurrezione nientemeno che di Orlando il Furioso, che è appunto furioso oltre che non morto.
Anche qui, come nella prima storia, i personaggi di questa congrega hanno lo spessore della carta velina, agiscono sempre in gruppo e solo in minima parte viene permesso alle caratteristiche peculiari di alcuni di essi di emergere, il che è il contrario di quello che bisognerebbe fare quando la tua storia si basa proprio sui personaggi storici che hai scelto.
Il tema meno pretenzioso permette di imbastire una storia un po' migliore della precedente, con un maggior respiro e in cui i personaggi non fanno tutto di corsa per non finire la carta... e infatti la carta non gli basta: la storia si interrompe a metà, in attesa del tezo volume.

Il primo volume è uscito a novembre 2021, il secondo a novembre 2022 e il terzo a settembre 2023. Non mi risulta che sia una collana a cadenza annuale regolare, ma possiamo presumere che il quarto volume uscirà nella seconda metà del 2024, ma è giusto far aspettare un anno tra un volume e l'altro di una storia così scialba? Oltretutto con la bellezza di sei tra autori e disegnatori e tre coloristi a lavorarci? Io tra un anno non mi ricorderò nemmeno che esiste, figuramoci di averla letta.


E con ciò direi che per un po' posso fare basta con la Divina Commedia, sono arrivato a saturazione!
Vi ricordo i link al primo e al secondo articolo di questa serie.

Il Moro

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