Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.
E' chiaro che siamo in un periodo di celebrazioni, visto che subito dopo il n. 700 è uscita la storia sul passato di Jenny, e poi quella lunghissima sul ritorno di Supermike. Un allaccio a due personaggi importanti nella mitologia dello spirito con la scure uno dietro l'altro e subito dopo il 700. "Coincidenze? Io non credo."
Zagor n. 701-702: Il passato di Jenny
Nel
n. 22 della fanzine Zagorianità trovate un mio articolo di analisi sul personaggio di Jenny e sulle
cosiddette "donne nel frigorifero" in narrativa, vale a dire quei personaggi
femminili totalmente inutili prima e che assumono importanza solo nel momento
della morte, solitamente per dare all'eroe un motivo per scatenare la
vendetta. Jenny poteva essere allegramente fatta rientrare in questa
categoria.
Senza riportare l'intero articolo, c'è un passaggio in
particolare che vorrei citare:
Jenny è caratterizzata in modo molto “semplice”. Una ragazza dei boschi, relativamente in gamba, indipendente, ma poco altro [...] Non ha fratelli vendicativi che possano a un certo punto saltare fuori ad accusare Zagor di averne causato la morte (almeno credo), non ha una storia familiare particolare, non ha traumi nel passato, una semplicità che non è sinonimo di cattiva o sbagliata scrittura, ma una scelta precisa.
Ovviamente sono stato subito smentito, ed ecco che arriva pure il trauma nel passato. A questo punto mi aspetto che il fratello vendicativo possa spuntare da un momento all'altro.
Jenny come Gwen Stacy per l'Uomo Ragno, personaggio secondario di importanza relativa che diviene davvero rilevante solo dopo la sua morte (senza contare tutti i
cloni e le varie versioni di mondi paralleli che saltano fuori in tempi più
moderni).
Allo stesso modo si iniziano a narrare storie che vedono
Jenny protagonista solo dopo che è schiattata (solo flashback, niente cloni.
Per ora). Ma, io mi chiedo, non sarebbe stato meglio rendere Jenny un
personaggio a tutto tondo, con un passato complesso e una personalità
approfondita, prima di farla crepare con gli stivali ai piedi?
Così da permettere al lettore di affezzionarsi e rendere la sua successiva
morte un vero colpo, di scena ed emotivo? Ma io lo so cosa ha
pensato Burattini: che poi troppa gente avrebbe protestato, prima perché ha
inserito un elemento romantico non richiesto, poi perché l'ha tolto. Meglio
una protesta sola.
In effetti è facile capire qual è lo scopo di Burattini, quando scrive le sue storie. In questa, è evidente che ha voluto trovare un modo di inserire tematiche delicate e poco prese in considerazione su Zagor (che, ricordiamolo, nasce come fumetti per un pubblico di ragazzini e tale è rimasto, anche se nel frattempo i ragazzini sono cresciuti e diventati dei vecchi barbogi), quali lo sfruttamento e lo stupro. Mi sembra che Burattini abbia la tendenza a scrivere le sue storie pensando già alle dichiarazioni che farà al riguardo, piuttosto che preoccuparsi di intrattenere.
La storia di Jenny è drammatica, anche se di certo non originale. Se da una
parte va apprezzato il voler parlare di tematiche un po' più adulte visto che
il pubblico di Zagor è evidentemente cambiato, dall'altra hai una storia
prevedibilissima, senza alcun guizzo di originalità.
Storia raccontata
abbastanza bene. La mania di Burattini per spiegare ogni dettaglio, convinto
com'è che altrimenti il lettore non sia in grado di arrivarci, ha colpito
anche stavolta, ma siamo abituati ad eccessi ben peggiori.
Ho amato il tratto di Laurenti nelle sue precedenti storie Zagoriane, ma stavolta non ci siamo proprio, i disegni sembrano abbozzati. Leggo che ha dovuto lavorare in pessime condizioni con dei tempi molto ristretti, se è vero non è neanche colpa sua, ma comunque è colpa di qualcuno che non ha saputo organizzare bene il lavoro. E che in una storia dedicata a due splendide ragazze il disegnatore che ci ha regalato le donne più belle della saga Zagoriana non abbia potuto rendere al meglio è un peccato che grida vendetta al cielo.
Nel complesso una storia che si lascia leggere, ma che verrà dimenticata in fretta, quindi nella media della produzione zagoriana degli ultimi (e pure penultimi) anni.
Zagor + n. 12 - Il cuore di manito, di Barbieri e Barison
Mi ha fatto piacere leggere questa storia, versione zagoriana di
Cuore di tenebra. D'altronde abbiamo visto spesso nella serie citazioni
quando non veri e propri rifacimenti di film, romanzi o altro.
Non ho mai
letto Cuore di tenebra, ma è una di quelle opere talmente citate che è
come se l'avessi fatto. Ed effettivamente la storia è quella, Zagor si inoltra
su un fiume che si perde in una fitta e misteriosa foresta in cerca di vecchi
amici. Qui un bianco ha radunato intorno a sé una banda di indiani spietati,
intenzionato a fondare una nuova nazione indiana.
Non bisogna cercare l'originalità ne Il cuore di Manito, che è una di
quelle storie del tipo Zagor contro... e lo dichiara dall'inizio.
Certo che rispetto al materiale originale risulta molto più edulcorato,
finendo così per assomigliare a molte altre storie simili già viste sia in
Zagor che in Tex.
Quello che funziona è che è ben scritta e ben
disegnata, capace di mantenere l'attenzione fino al fondo.
Non un granché
le gag di Cico, ma almeno ci sono.
Speciale Zagor n. 38 - Il creatore di mostri, di Fantelli e Mangiantini
Basileo è un altro "mad doctor" della saga zagoriana, qui al suo primo "ritorno" dal 1980, una sorta di dottor Moreau ossessionato dall'antica grecia, tanto da costruirsi una sorta di cittadina con architetture e statue in stile greco e creare mostri che ricordano quelli dei miti greci, da far scontrare con Zagor.
La storia segue l'aurea regola dei sequel: come il primo, ma di più.
Stavolta con la parte "come il primo " abbiamo forse un po' esagerato. In
effetti la trama è praticamente ideantica all'originale, ma più corta.
Ne
La montagna degli dei c'era tutta una parte iniziale in cui Zagor
indagava sulla scomparsa degli altri "forzuti" della regione, prima di finire
nelle grinfie di Basileo, che lo obbliga ad affrontare i suoi mostri. Ma
questo è uno speciale con foliazione limitata, quindi abbiamo un ottimo
inizio in medias res con Zagor e Cico già cattturati, tra l'altro
nello stesso modo dell'altra volta, frantumando bocce piene di gas
narcotizzante.
Basileo ovviamente vuole sottoporre di nuovo Zagor
alle sue prove, stavolta per semplice vendetta. Dotato presumibilmente di
fondi illimitati, ha ricostruito il suo "nuovo olimpo" più bello di prima,
ottimamente reso dalla matita di Mangiantini (bravo negli sfondi ma meno nella resa di Zagor, ma ormai lo sappiamo), le cui architetture e
statue greche sono tutte da ammirare.
Nella storia del 1980 Basileo non sembra in grado di ottenere esattamente ciò che vuole dai suoi esperimenti. Il suo leone di Nemea era un puma particolarmente grosso e feroce, la sua idra di Lerna era un anaconda particolarmente grosso e feroce, la sua cerva di Cerinea era un alce particolarmente grosso e feroce con in più gli zoccoli ferrati e le corna affilate, il cinghiale di Erimanto era, indovinate un po', un cinghiale particolarmente grosso e feroce, i suoi uccelli del lago Stinfalo erano dei falchi da caccia... no, questi mi sembra fossero normali. La sua scienza gli permetteva quindi per lo più di ottenere versioni un po' più grandi di animali già pericolosi per conto loro, e il suo più grande successo era Cerbero, che era effettivamente un cane a tre teste.
Per quanto riguarda il "ma di più" della regola aurea dei seguiti, la
scienza di Basileo qui è migliorata. Continua per lo più a ingrandire animali
già esistenti, ma stavolta li ingrandisce di un sacco! I nemici di Zagor
infatti sono una lumaca gigante, un granchio gigante, una lucertola gigante,
formiche giganti! Ma questa roba ha davvero un corrispondente nella mitologia
greca?
Più interessanti sono i frutti dei suoi esperimenti alla Moreau,
la sirena e il minotauro, e i vari orrori scaturiti dagli esperimenti più o
meno falliti, tra cui uno che è chiaramente una citazione diretta di un Licker
di Resident Evil nella posa del primo zombi della saga.
Una lettura valida, un volume che fa quello che dovrebbe fare, cioè intrattenere. E' vero che la storia è uguale alla prima, è anche vero che sono passati quarant'anni, la prima non l'abbiamo appena letta.
Magari avrei preferito un po' di spazio in più per introdurre i vari mostri, farli avvicinare lentamente magari nell'ombra, invece qui la maggior parte compare di colpo in piena luce.
Il finale non funziona molto bene. Considerate SPOILER le prossime righe.
Le due Moire rimaste, andandosene, commentano: "a volte il taglio del filo è solo simbolico e rappresenta una rinascita e non la morte... ma non c'è mai nascita senza dolore...", il che ha poco senso, perché l'avventura appena vissuta per Zagor è un lunedì qualunque, quale dolore dovrebbe aver provato? Quale rinascita, se se ne è andato esattamente come è arrivato? Avrebbe avuto più senso se quella che interpretava Cloto fosse morta. In effetti, farla rimanere viva sembra un atto di buonismo eccessivo, farla morire avrebbe reso la storia più interessante perché, appunto, Zagor avrebbe dovuto passare attraverso il dolore della morte dell'unica che lo aveva aiutato.
Inoltre, anche che a pronunciare quella frase sia una semplice attrice appare fuori luogo. Sembra quasi che le Moire dovessero avere un ruolo più mistico e surreale nel finale, come se la questione fosse andata oltre le intenzioni di Basileo e loro avessero davvero per un momento incarnato i personaggi mitologici. Mi è venuto quasi spontaneo immaginare un "finale alternativo" in cui le Moire, compresa Cloto morta sotto forma di fantasma, commentavano la vicenda come avrebbero fatto le "vere" moire. Chissà se l'autore voleva davvero qualcosa del genere e poi non ha avuto abbastanza spazio? Altrimenti, quella frase è fuori luogo per due motivi e basta.
Il Moro
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