Questa è una
recensione su commissione, nel senso che l'autore mi ha contattato su
faccialibro per mandarmi il libro chiedendomi una recensione. Visto
che non ha mandato dei soldi insieme, potete star certi che questa
recensione sarà del tutto imparziale! ;-)
Arma infero - il maestro di forgia si
ispira, chiaramente e dichiaratamente, a Dune,
con il
rischio di sollevare confronti impietosì.
Come
nell'illustre ispiratore, questo libro è ambientato in un lontano
futuro, su un pianeta ostile, desertico, talmente poco adatto alla
vita da costringere i coloni a indossare tute ambientali per
sopravvivere all'esterno. Nessun contatto è più possibile con
l'impero galattico che ha fondato la colonia, nella quale la civiltà
si è evoluta seguendo sue regole civili e politiche.
Proprio
nella costruzione dell'ambientazione si trova la bellezza del libro
di Fabio Carta, talmente approfondita da rivaleggiare in complessità
e credibilità con quella dello stesso Dune,
sebbene
la fonte d'ispirazione sia, come già detto, evidente.
I
complicati rapporti sociali tra le varie caste della società di cui
fa parte il protagonista, Karan, e della sua nazione con le altre che
abitano Muareb Il Vecchio, sono descritte con dovizia di particolari,
così come le usanze degli abitanti e le caratteristiche del pianeta
e della tecnologia. Si viene letteralmente trasportati in un mondo
lontano, profondamente diverso dal nostro ma nel quale gli esseri
umani mantengono inalterati i loro difetti, quali invidia e avidità.
Presto si imparerà a conoscere le civiltà di Muareb e del suo
anello orbitale artificiale come se ne avessimo un contatto diretto,
e vivremo insieme a Karan le ansie per le vicende che lo vedono
protagonista e le paure, più sottili e radicate nell'animo di ogni
abitante di Muareb Il Vecchio, per l'eventualità del ritorno degli
alieni che secoli prima hanno schiavizzato l'intero pianeta con i
loro poteri mentali.
L'autore
nasconde perfettamente gli spiegoni nei dialoghi, e sfrutta bene il
trucco narrativo del protagonista che racconta la sua storia a un
pubblico che non conosce il suo mondo di provenienza e quindi
necessità di spiegazioni, ma ciò non toglie che alcuni aspetti
siano davvero troppo
approfonditi.
Emblematico il caso degli zodion da soma, che si sarebbe potuta
liquidare con qualcosa tipo: "veicoli a una sola ruota con
grandi capacità di manovra su qualsiasi terreno, le cui carene sono
spesso elaborate e decorate in modo da ricordare forme di umani
sdraiati sulla ruota stessa, come avvolgendola" e che invece
dura una quindicina di pagine. Solo per la descrizione di un veicolo.
Troppe. Davvero troppe. Ho iniziato a odiare gli Zodion.
Volendo
tirare le somme: un libro bellissimo dal punto di vista del world
building e che narra una vicenda interessante e affascinante, ma che risulta troppo lunga e diluita, a rischio noia.
E contiamo pure che la storia prevede un seguito...
Leggetelo
se volete immergervi in un mondo vivo, pulsante e credibile. Sappiate però a cosa andate incontro.
In
ogni caso, complimenti all'autore per lo sbattimento. Fabio, se pensi
di poter rimettere mano al tuo libro, prova a sfrondare un po' delle
700 e passa pagine che lo compongono (una lunghezza allucinante per
la media delle pubblicazioni online) e potresti ritrovarti tra le mani
qualcosa di davvero eccezionale.
Il
Moro.
La lunghezza e lo stile mi tengono a distanza dal testo, però condivido nei miei social perché so che il genere piace molto ;-)
RispondiEliminaEh dai, un po' di pubblicità la merita... :-)
EliminaIl Moro
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaHey Moro!
RispondiEliminaMi interessa 'sto libro, solo solo (espressione palermitana il "solo solo") dalla recensione che ne hai fatto. Se hai letto Mondo 9, credi che rischi di ricordarlo troppo? Non ho letto il ciclo di Dune, ma ho solo visto il film di anni fa :D
Saludos!
Mondo 9 l'ho comprato a stranimondi, ma per il momento è in coda di lettura... Di dune ho letto solo il primo, ma l'ambientazione la ricorda molto.
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