venerdì 1 settembre 2017

Tramonti a mezzanotte, di Aristide Capuzzo

recensione scrittore indipendenteSalve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Questa è una recensione su commissione. Nel senso che l'autore del racconto mi ha contattato e mi ha mandato la sua opera chiedendo una recensione. L'ho già fatto in passato e mi fa piacere, e ci tengo a precisare che le mie recensioni anche in questo caso sono assolutamente imparziali. Mica mi pagano! ;-)

I quadri hanno sempre suscitato un fascino particolare negli scrittori dell'orrore.
Forse perché sembrano finestre su altre realtà, realtà di cui ci è permesso di scorgere solo un minuscolo scorcio, nel quale potrebbe nascondersi, non visto dall'osservatore, qualunque cosa.
Come possiamo noi sapere cosa si nasconde dietro quella porta, o oltre quell'angolo? Chi ci sta spiando da dietro quella tenda? Dove sta andando o da dove arriva quel personaggio? E cosa c'è in quel fagotto che sta trasportando? L'artista lo sapeva quando l'ha dipinto, o si è limitato a ritrarre ciò che vedeva nella sua mente, come un'istantanea di un sogno?



Diversi autori horror si sono confrontati con dei quadri, nemmeno Stephen King è stato immune. A loro si aggiunge oggi Aristide Capuzzo con il racconto Tramonti a Mezzanotte, pubblicato da Delos digital.

Il racconto è ambientato in un 1989 che a tratti sembra il 1800, vista anche l'evidente atmosfera da romanzo gotico.
Il protagonista riceve in eredità un quadro dal titolo, appunto, Tramonti a Mezzanotte. Quadro che inizierà presto a influenzare la sua mente in modo inquietante.

Ci sono tutti gli elementi dell'horror classico, dal bambino che sente le voci parlargli durante la notte, al protagonista che si abbruttisce con l'alcool e cade in depressione. Insomma, non c'è niente di davvero nuovo o originale.
Di contro, c'è un ottimo stile di scrittura, con una grande proprietà di linguaggio e una buona capacità di appassionare il lettore alla vicenda.
Il principale difetto di questo racconto è che è troppo corto per avere il tempo di immedesimarsi nel protagonista. Forse è voluto: proprio perché la storia è un po' già vista, l'autore potrebbe aver pensato che non era il caso di entrare troppo nel dettaglio. Con qualche pagina in più, però, ci sarebbe forse stato spazio per quel qualcosa "in più" che avrebbe potuto trasformare un buon racconto in uno ottimo.

Il Moro.

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