L'isola dei liombruni, del 2011, se non sbaglio è il secondo romanzo di Giovanni De Feo, dopo l'ottimo Il mangianomi che lessi anni fa. Si inserisce in quel filone di storie con i ragazzini che rimangono da soli, senza gli adulti, solitamente su un'isola.
Vengono subito in mente Peter Pan e Il signore delle mosche, ma mi ha ricordato anche un romanzo che lessi una decina di anni fa intitolato Gone, di Michael Grant, primo di una saga della quale all'epoca esisteva in italiano solo il primo volume, quindi nemmeno finiva (la saga completa è poi stata ripubblicata l'anno scorso, a distanza oltre dieci anni).
Le storie di questo sottogenere possono differire per il motivo per cui gli adulti sono assenti, e qui possiamo dividerle in due ulteriori tronconi: gli adulti esistono ma sono altrove e non possono raggiungere i ragazzi (Peter Pan, Il signore delle mosche), oppure gli adulti non esistono più, scomparsi per un qualche motivo variabile, che può essere una malattia , un misterioso evento magico, o altro ancora (il già citato Gone, Anna di Niccolò Ammaniti, la serie TV The society, il fumetto Sacred Earth di Liz Suburbia, la serie di romanzi Berlin di Fabio Geda e Marco Magnone o, appunto, L'isola dei liombruni. Sentitevi liberi di segnalarmene altri esempi...).
Una cosa però accomuna tutte queste opere (non le ho lette tutte, ma è quello che si evince dalle trame e dalle recensioni trovate in giro) è la crudeltà.
I ragazzini sono crudeli e folli, pare.
La cosa può essere più o meno diffusa, aumenta o diminuisce cioè la quantità dei ragazzi che si lasciano andare ad atti di violenza e prevaricazione, di solito a seconda del target di pubblico a cui è rivolto il romanzo: i ragazzini sono tutti o quasi crudeli come belve nelle storie pensate per un pubblico adulto, molti di più invece sono i ragazzini responsabili e maturi nelle storie dedicate a un pubblico adolescenziale. Anche in queste ultime, comunque, la crudeltà è sempre ben presente.
Cosa ci dice questo? Che gli adulti, quelli che i libri li scrivono, pensano che gli adolescenti siano dei mostri a malapena tenuti a freno dalle regole della società, e che nei libri per ragazzi sminuiscano questo aspetto solo per venire incontro al loro pubblico.
Ovviamente, io la penso né più e né meno che come il resto degli adulti. Maledetti bambocci, potessero ci ammazzerebbero tutti.
De Feo poi è insegnante di letteratura, con i ragazzi ci ha a che fare tutti i giorni, e infatti la società da lui descritta è violenta e sregolata, chiaramente destinata ad autodistruggersi nel giro di poco tempo.
L'ambientazione di L'isola dei liombruni è complessa e particolareggiata. Ma forse un po' troppo complessa, precisa e realistica, per un mondo che (attenzione, questa cosa viene svelata abbastanza presto nel libro ma non proprio nelle prime pagine, quindi lo mettiamo sotto spoiler)
La trama si evolve rapidamente e in modi anche abbastanza imprevedibili, ma forse inizia ad evolversi troppo presto, non abbiamo il tempo di abituarci all'ambientazione che subito comincia ad andare tutto a catafascio. In pratica noi arriviamo quando il mondo descritto nel libro comincia a venire distrutto,in questo modo non può dispiacerci per la distruzione di un mondo che a malapena abbiamo conosciuto.
I personaggi sono abbastanza intriganti, ma anche la loro evoluzione inizia forse un po' troppo presto, su come erano prima abbiamo quasi solo i loro stessi racconti.
Questo potrebbe essere: una gestione non ottimale dei famosi tre atti della narrazione.
Fatto sta che, nonostante che questo libro non mi abbia fatto impazzire, non me la sento di sconsigliarlo. E comunque un libro ben scritto, originale nello sviluppo se non nelle premesse, e il mio è un giudizio molto personale su un aspetto del libro che ad altri potrebbe non dare alcun fastidio o addirittura piacere.
Vi lascio con il booktrailer:
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Il Moro
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