Stavo curiosando in rete su Godzilla Minus One, chiedendomi se
mai sarei riuscito ad andare a vederlo in sala (spoiler: no), e mi sono
imbattuto nella pagina di Wikipedia che dice che nel film ci sono alcuni
riferimenti a Shin Godzilla e ai tre film di Netflix. Ed
ecco che mi è scattata la scimmia di vederli tutti.
Non avevo mai
visto un film giapponese su Godzilla, se non a pezzi. Ho visto quelli
americani, quello di Emmerich, quello del 2014, quello del 2019, il primo e il
secondo con King Kong (e anche quello in solitario di King Kong, ancora il migliore del
"monsterverse"). Non ditelo a nessuno, ma secondo me il migliore è ancora
quello di Emmerich.
Non ho nessuna intenzione di sciropparmi tutta la
trentina di film giapponesi del bestione, mi farò bastare gli ultimi,
cominciando da
Shin Godzilla (2016)
Film scritto e co-diretto da Hideaki Anno, quello di Neon Genesis Evangelion (il quale, per inciso, a me ha fatto venire la pécola. Fatemi
causa). Esce come risposta giapponese al "monsterverse" americano appena
nato (e qui mi chiedo: ma se la Toho ha venduto i diritti di Godzilla agli
americani, perché poi si arrabbiano se gli americani ci fanno i film?
Mah), e costituisce un reboot della serie, quindi non esattamente un
remake del primo film (che non ho visto, quindi non posso fare confronti,
ma sicuramente in rete se ne trovano).
Il film è costato poco più di 6 milioni di euro, un'inezia rispetto a
quanto spendono per i film negli Stati Uniti (e poco più della metà del
precedente Godzilla - Final Wars) e francamente si vede, ma
gli autori sono stati bravi a sfruttare quello che avevano per ottenere
l'effetto voluto.
Stranamente, il mostro, pur essendo realizzato
totalmente in CGI, richiama pesantemente i cari, vecchi costumi di gomma,
tanto che inizialmente ho pensato che ci fosse solo un po' di CGI
correttiva su un costume. Si veda per esempio la fissità degli occhi o
delle braccia. Probabilmente è stato fatto sia per richiamare i primi film
sia per risparmiare qualcosa.
Godzilla, però, oltre a vedersi poco, si muove pochissimo. Le scene più spettacolari del film sono la prima esplosione del raggio atomico e quella iniziale, quando la versione embrionale di Godzilla avanza in mezzo alla città spostando auto e barche. Per il resto, come spettacolarità non è nemmeno da mettere vicino a quello di Roland Emmerich, che continua ad avere le più belle scene di distruzione, monsterverse compreso. Anche in Shin Godzilla, infatti, il mostrone per lo più cammina tra palazzi ormai disabitati, ben poche sono le scene dove l'occhio viene puntato sulla gente che fugge in preda al panico e non sono nemmeno un granché.
Insomma, non è la spettacolarità quello a cui punta Shin Godzilla. Piuttosto è interessante esaminare le vicende umane intorno al
mostro.
Questa volta il punto di vista del "comune cittadino", come
in Cloverfield per dire, viene completamente
ignorato, e non c'è nemmeno un vero "protagonista d'azione"
come nei film americani, dove seguiamo sempre uno o una manciata di
personaggi (con vari gradi di addestramento militare o capacità
scientifiche) in grado di "fare la differenza". Piuttosto, Hideaki Anno
decide di concentrarsi sulla politica.
La maggior parte del film
consiste in sale riunioni dove politici, militari, tecnici o scienziati
vari discutono. Esatto, chiacchiere su chiacchiere. Non quello che ci si
aspetta da un film su Godzilla, no? Eppure...
Non fatevi illusioni: questo è quello che vedrete per la maggior parte del tempo. |
Invece di mostrare i soliti conflitti tra militari e scienziati così amati dai film americani, qui tutto si svolge all'insegna della collaborazione, della ricerca della sinergia tra i vari dipartimenti del governo per trovare al più presto una collaborazione, sinergia spesso ostacolata dalle maglie di una burocrazia soffocante. Il governo giapponese appare fatto di persone efficienti, che credono nel loro paese e nel benessere della popolazione, capaci di andare dritti come automi quando la situazione lo richiede ma anche di provare empatia e fermarsi di fronte alla prospettiva di ferire accidentalmente dei civili.
Sì, se il governo fosse stato quello italiano il film sarebbe stato
diverso, so che lo stavate pensando.
Per quanto tutto sembri (e
ovviamente sia) un manifesto propagandistico per lodare i propri
governanti, l'insieme funziona, risultando appassionante e più realistico
dei film americani con l'eroe solitario e/o lo scienziato che nessuno
ascolta. Giusto per aumentare ulteriormente le distanze,
di nessun membro del governo o comunque dei personaggi
ricorrenti (è difficile individuare un "protagonista") viene mostrata la
famiglia, sempre così centrale nei film americani. Ti viene da pensare che
potrebbe essere il modo in cui il governo giapponese
reagirebbe davvero a un attacco da parte di un kaiju.
Non
mancano critiche agli americani, dai quali i giapponesi ammettono di
dipendere, ma che non trovano soluzione migliore allo scagliare
una terza bomba atomica sul suolo giapponese.
Insomma non il film su Godzilla che vi aspettavate, forse nemmeno quello
di cui avevate bisogno. Ma magari era quello di cui avevano bisogno i
Giapponesi.
Secondo me da vedere.
Godzilla - Il pianeta dei mostri, Minaccia sulla città, Mangiapianeti (2017-2019)
Vengono spacciati come tre film, ma in realtà è da considerare una serie
di tre episodi da 80 minuti, anche Netflix parla di "episodi".
Anche
se fanno parte della cosiddetta "era Reiwa" insieme a Shin Godzilla e al recente Godzilla: Minus One, non c'entrano nulla con la
trama del predecessore. Qui l'antefatto è: svariati mostri giganti hanno
attaccato la Terra, poi è arrivato Godzilla che ha attaccato sia gli altri
mostri che gli umani. I pochi sopravvissuti, aiutati da due razze aliene
fuggite dai loro pianeti per altri motivi, fuggono su un'enorme astronave,
in cerca di un nuovo pianeta abitabile.
Non trovandone, ed essendo
sul punto di esaurire le risorse, decidono di tornare sulla Terra ad
affrontare Godzilla, sempre che sia ancora vivo: il viaggio a velocità
relativistica è durato vent'anni, ma sulla Terra ne sono passati
migliaia.
Ovviamente, Godzilla è vivo e vi saluta tutti.
E' realizzato in quella CGI in cell shading che ricorda vagamente il
disegno animato tradizionale, un po' come Pacific Rim - La zona oscura, ma meglio. La qualità dell'animazione e i dettagli sono
ottimi.
La storia, quella fatica un po', perché come tutte le
storie giapponesi di fantascienza un po' si fa fatica a capirlo e un po'
non ha senso e basta. Comunque si basa molto sull'azione, gente che urla
sparando, cannonate, bombardamenti, complicate trappole, eroismi.
Dopo il primo episodio, fatto più che altro di scene d'azione soddisfacenti e a tratti esaltanti, la trama ha modo di complicarsi un po' nei successivi, sebbene sia l'azione a farla ancora da padrona. Nel secondo e nel terzo episodio comincia ad avere senso anche l'introduzione delle due razze aliene che nel primo parevano inutili. Procedendo viene tralasciato in parte il combattimento con il kaiju, per far spazio a una solida storia di fantascienza con risvolti psicologici relativi a un'umanità in via d'estinzione sopraffatta da un nemico invincibile.
La tematica centrale è la perdita dell'umanità. Per via dell'ossessione, come capita al protagonista ossessionato dall'odio verso Godzilla, o per un uso eccessivo della logica e dell'efficenza, oppure al contrario per una fede cieca e folle.
Comunque la si veda, un minutaggio di quattro ore e mezza è troppo per questa storia, che a momenti si perde in ripetizioni inutili. Se i primi due episodi comunque se la cavano più che egregiamente grazie a una regia efficace, un'ottima realizzazione tecnica, dialoghi ben scritti e musiche emozionanti, si nota un deciso calo nel terzo, nel quale sale spropositatamente la quantità di deliri mistico-filosofici e di gente che fluttua (tipica situazione del finale di tutte le storie giapponesi di fantascienza). Un ammazzamento del ritmo davvero fastidioso dopo l'azione serrata che l'ha preceduto. Nemmeno la splendida colonna sonora riesce a salvare gli ultimi pesantissimi tre quarti d'ora.
Togliendo 10-15 minuti ai primi due episodi e mezz'ora abbondante al terzo avrebbe potuto essere molto migliore. Così è comunque un'ottima visione, con una storia non banale che potrebbe disorientare chi cerca un semplice film di wrestling tra kaiju. Peccato davvero per il finale, ma potete risolvere guardandolo a velocità maggiorata.
Esiste anche la serie animata Godzilla - Punto di singolarità, ma per scarso tempo e voglia ho deciso di saltarla a piè pari e passare al film per il quale ho iniziato a vedere quello di cui avete appena letto. In effetti, quanto segue è stato scritto qualcosa come tre mesi dopo i paragrafi precedenti. Eh, i miei articoli sono così, li scrivo a puntate.
Godzilla Minus One (2023)
Ok, un bel po' di tempo dopo aver visto i film di cui sopra e aver scritto
le opionioni relative, ho visto anche Godzilla Minus One, o
Godzilla -1.0 che scriver si voglia. I riferimenti ventilati
da Wikipedia con gli altri due di cui sopra non li ho visti nemmeno con il
binocolo, giusto per puntualizzare.
Come si suol dire, non conta quanto è grosso, ma come lo si usa. Sto
parlando del budget, ovviamente, non facciamo facili battute sulle
dimensioni degli organi riproduttivi dei figli del sol levante.
C'è
un motivo se un film con un budget da 15 milioni di dollari è riuscito a
vincere l'Oscar per gli effetti visivi. Per fare un confronto,
Godzilla e Kong - Il nuovo impero
ha un budget di 135 milioni, quasi dieci volte questo.
Ma in questo
caso il regista Takashi Yamazaki è intervenuto direttamente in ogni
aspetto della creazione degli effetti visivi, pratica che spesso Hollywood
si limita a subappaltare a studi orientali. Avendo il controllo totale sul
risultato finale, e sapendo di avere fondi limitati, il regista ha saputo
spremere oro da quello che aveva a disposizione, studiando inquadrature,
design, musiche e quant'altro per ottenere il massimo effetto. Perché un
effetto speciale può non essere semplicemente "spettacolare": può anche
essere usato per veicolare un'emozione, roba che Hollywood non sembra più
in grado di fare, con i suoi attori che si agitano da soli davanti a
schermi verdi. Ricordo di aver visto un documentario sugli effetti
speciali di un qualche Spider-man del MCU, dove dicevano che addirittura
un'inquadratura di una mano che allaccia una cintura di sicurezza di
un'auto era stata ritoccata. Il tipico approccio da "poi aggiustiamo tutto
in post-produzione". Beh, se parliamo di trovare il modo migliore di
sfruttare ciò che si ha a disposizione, Takashi Yamazaki con il suo
Godzilla Minus One ha dato a Hollywood una bella lezione.
Ma non di solo effetti speciali vive l'uomo, perché il cinema funziona
quando racconta una storia. Sì, sto parlando con te, Monsterverse
americano: mi sono divertito a guardare i tuoi film, ma nessuno di loro mi
ha nemmeno lontanamente emozionato quanto
Godzilla -1.0.
E' un ritorno alle origini, una nuova
allegoria della catastrofe nucleare che ha colpito il Giappone sul termine
della seconda guerra mondiale.
In una Tokio devastata, un reduce
torna a casa, roso da sensi di colpa così pesanti da rendere quasi
impossibile sopportarli. Accusato di aver contribuito alla sconfitta del
Giappone con la sua diserzione, consapevole di aver causato la morte dei
suoi compagni quando la paura l'ha bloccato la prima volta che ha visto
Godzilla, e sapendo che forse, colpendolo quella prima volta, prima che
gli esperimenti nucleari americani nell'atollo di Bikini ne causassero la
crescita, avrebbe potuto evitare anche le successive, migliaia di vittime
di Godzilla, il protagonista (perdonatemi, mi riesce impossibile ricordare
un nome giapponese per più di due minuti) riesce a trovare conforto in una
famiglia raffazzonata, prima che la tragedia colpisca di nuovo, nei panni di un lucertolone sputafuoco.
Sì, a differenza che in Shin Godzilla, il focus qui è di nuovo sul
singolo, sull'uomo che deve affrontare la catastrofe, come nel vostro film
catastrofico americano medio (ma non solo americano). Un approccio meno
originale, forse, ma di sicuro emozionante, quando è scritto così bene.
Intendiamoci: per quasi un terzo Godzilla Minus One somiglia
più a un film drammatico sui problemi di un reduce che a un film
catastrofico su Godzilla, ma va bene così, perché è quello che permette
allo spettatore di entrare in sintonia con il personaggio e le sue
vicende.
Un altro interessante confronto con
Shin Godzilla riguarda il ruolo del governo: mentre nel film
di Anno il governo giapponese reagisce in modo pronto e facendo un fronte
unito, pur impastoiato da una burocrazia soffocante, in
Godzilla minus one il governo è praticamente assente,
impossibilitato ad intervenire per non aggravare le tensioni
internazionali del dopoguerra, così che sono i privati cittadini a doversi
far carico della risposta aquesta nuova, terribile minaccia.
Voglio tornare ancora un attimo a parlare degli effetti visivi. Come ormai
ripeto ogni volta che parlo di Godzilla, io sono presumibilmente l'unico
al mondo a cui il Godzilla di Emmerich è piaciuto. La grande
differenza tra quello e le successive incarnazioni americane del re dei
kaiju è che Emmerich ha portato la minaccia al livello stradale, mostrando
le persone che scappavano e morivano, mentre i film del Monsterverse
vedono mostroni distruggere palazzi di cartapesta totalmente disabitati e
che nessuno sembra rimpiangere quando crollano.
Ecco
Godzilla Minus One non fa questo errore. La minaccia di
Godzilla è reale e terribile, annichilente nel suo essere così estrema e
inarrestabile. Intorno a lui c'è il terrore assoluto, e questo si vede nei
volti della gente. C'è da dire che il film evita invece di soffermarsi
troppo sui comportamenti delle persone in fuga, durante un evento del
genere mi aspetterei di vedere gente che non esista a calpestare chi si
trova vicino, così come altri che invece arrivano a sacrificarsi per
salvare il prossimo. Ma il regista preferisce focalizzarsi sempre sui suoi
protagonisti, ed è anche vero che questo avrebbe inevitabilmente aumentato
il minutaggio, andando oltre le due ore che invece sono perfette per
questa storia.
Insomma, se non si fosse capito Godzilla Minus One mi è piaciuto un
casino. Ci sono comunque alcune cose che non mi hanno fatto impazzire nel
finale, ma ne parliamo sotto spoiler:
E adesso basta lucertoloni giganti per un po'!
Il Moro
Altre opere dove compaiono dei mostri giganti e altri articoli a tema:
- Pacific Rim
- Pacific Rim: Tales from Year Zero
- Pacific Rim: La zona oscura
- Godzilla - il film del 2014 più curiosità e amenità varie
- Godzilla II - King of the monsters
- Godzilla Vs. Kong
- Godzilla e Kong - Il nuovo impero
- Il mostro dei mari
- Monsters
- Gantz
- La furia dei titani
- Storie di romanticismo, creature orribili e mostri giganti, di Michele Borgogni
- Il posto delle onde, di Lucia Patrizi
- Una selezione di mostri giganti non giapponesi
- I mostri giganti nella mitologia
- E, perché no, un po' di autopromozione: Vukub Caquix
Non ho visto quelli animati ma gli altri due sì, due film diversi ma ognuno a modo loro riusciti, di certo piace di più quando c'è azione ;)
RispondiEliminaEcco, quelli animati lasciali pure perdere, quelli che meritano davvero sono gli altri due!
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