martedì 28 maggio 2024

Gli ultimi film su Godzilla: Shin Godzilla, i film animati su Netflix, Godzilla Minus One



Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

La prima parte di questo articolo è stata scritta circa tre mesi fa. Come ho fatto già svariate volte, ho scritto la mia opinione su ciò che ho visto subito dopo averlo visto, per poi tenerlo lì a macerare un po' tra le bozze.

Stavo curiosando in rete su Godzilla Minus One, chiedendomi se mai sarei riuscito ad andare a vederlo in sala (spoiler: no), e mi sono imbattuto nella pagina di Wikipedia che dice che nel film ci sono alcuni riferimenti a Shin Godzilla e ai tre film di Netflix. Ed ecco che mi è scattata la scimmia di vederli tutti.
Non avevo mai visto un film giapponese su Godzilla, se non a pezzi. Ho visto quelli americani, quello di Emmerich, quello del 2014quello del 2019il primo e il secondo con King Kong (e anche quello in solitario di King Kong, ancora il migliore del "monsterverse"). Non ditelo a nessuno, ma secondo me il migliore è ancora quello di Emmerich.
Non ho nessuna intenzione di sciropparmi tutta la trentina di film giapponesi del bestione, mi farò bastare gli ultimi, cominciando da 

Shin Godzilla (2016) recensione

Shin Godzilla (2016)

Film scritto e co-diretto da Hideaki Anno, quello di Neon Genesis Evangelion (il quale, per inciso, a me ha fatto venire la pécola. Fatemi causa). Esce come risposta giapponese al "monsterverse" americano appena nato (e qui mi chiedo: ma se la Toho ha venduto i diritti di Godzilla agli americani, perché poi si arrabbiano se gli americani ci fanno i film? Mah), e costituisce un reboot della serie, quindi non esattamente un remake del primo film (che non ho visto, quindi non posso fare confronti, ma sicuramente in rete se ne trovano).

Il film è costato poco più di 6 milioni di euro, un'inezia rispetto a quanto spendono per i film negli Stati Uniti (e poco più della metà del precedente Godzilla - Final Wars) e francamente si vede, ma gli autori sono stati bravi a sfruttare quello che avevano per ottenere l'effetto voluto.
Stranamente, il mostro, pur essendo realizzato totalmente in CGI, richiama pesantemente i cari, vecchi costumi di gomma, tanto che inizialmente ho pensato che ci fosse solo un po' di CGI correttiva su un costume. Si veda per esempio la fissità degli occhi o delle braccia. Probabilmente è stato fatto sia per richiamare i primi film sia per risparmiare qualcosa.

Shin Godzilla (2016) recensione

Godzilla, però, oltre a vedersi poco, si muove pochissimo. Le scene più spettacolari del film sono la prima esplosione del raggio atomico e quella iniziale, quando la versione embrionale di Godzilla avanza in mezzo alla città spostando auto e barche. Per il resto, come spettacolarità non è nemmeno da mettere vicino a quello di Roland Emmerich, che continua ad avere le più belle scene di distruzione, monsterverse compreso. Anche in Shin Godzilla, infatti, il mostrone per lo più cammina tra palazzi ormai disabitati, ben poche sono le scene dove l'occhio viene puntato sulla gente che fugge in preda al panico e non sono nemmeno un granché.

Insomma, non è la spettacolarità quello a cui punta Shin Godzilla. Piuttosto è interessante esaminare le vicende umane intorno al mostro.
Questa volta il punto di vista del "comune cittadino", come in Cloverfield per dire, viene completamente ignoratoe non c'è nemmeno un vero "protagonista d'azione" come nei film americani, dove seguiamo sempre uno o una manciata di personaggi (con vari gradi di addestramento militare o capacità scientifiche) in grado di "fare la differenza". Piuttosto, Hideaki Anno decide di concentrarsi sulla politica.
La maggior parte del film consiste in sale riunioni dove politici, militari, tecnici o scienziati vari discutono. Esatto, chiacchiere su chiacchiere. Non quello che ci si aspetta da un film su Godzilla, no? Eppure...

Shin Godzilla (2016) recensione
Non fatevi illusioni: questo è quello che vedrete per la maggior parte del tempo.

Invece di mostrare i soliti conflitti tra militari e scienziati così amati dai film americani, qui tutto si svolge all'insegna della collaborazione, della ricerca della sinergia tra i vari dipartimenti del governo per trovare al più presto una collaborazione, sinergia spesso ostacolata dalle maglie di una burocrazia soffocante. Il governo giapponese appare fatto di persone efficienti, che credono nel loro paese e nel benessere della popolazione, capaci di andare dritti come automi quando la situazione lo richiede ma anche di provare empatia e fermarsi di fronte alla prospettiva di ferire accidentalmente dei civili.

Sì, se il governo fosse stato quello italiano il film sarebbe stato diverso, so che lo stavate pensando.
Per quanto tutto sembri (e ovviamente sia) un manifesto propagandistico per lodare i propri governanti, l'insieme funziona, risultando appassionante e più realistico dei film americani con l'eroe solitario e/o lo scienziato che nessuno ascolta. Giusto per aumentare ulteriormente le distanze, di nessun membro del governo o comunque dei personaggi ricorrenti (è difficile individuare un "protagonista") viene mostrata la famiglia, sempre così centrale nei film americani. Ti viene da pensare che potrebbe essere il modo in cui il governo giapponese reagirebbe davvero a un attacco da parte di un kaiju.
Non mancano critiche agli americani, dai quali i giapponesi ammettono di dipendere, ma che non trovano soluzione migliore allo scagliare una terza bomba atomica sul suolo giapponese. 

Insomma non il film su Godzilla che vi aspettavate, forse nemmeno quello di cui avevate bisogno. Ma magari era quello di cui avevano bisogno i Giapponesi.
Secondo me da vedere.


Godzilla - Il pianeta dei mostri, Minaccia sulla città, Mangiapianeti (2017-2019) recensione


Godzilla - Il pianeta dei mostri, Minaccia sulla città, Mangiapianeti (2017-2019)

Vengono spacciati come tre film, ma in realtà è da considerare una serie di tre episodi da 80 minuti, anche Netflix parla di "episodi". 
Anche se fanno parte della cosiddetta "era Reiwa" insieme a Shin Godzilla e al recente Godzilla: Minus One, non c'entrano nulla con la trama del predecessore. Qui l'antefatto è: svariati mostri giganti hanno attaccato la Terra, poi è arrivato Godzilla che ha attaccato sia gli altri mostri che gli umani. I pochi sopravvissuti, aiutati da due razze aliene fuggite dai loro pianeti per altri motivi, fuggono su un'enorme astronave, in cerca di un nuovo pianeta abitabile.
Non trovandone, ed essendo sul punto di esaurire le risorse, decidono di tornare sulla Terra ad affrontare Godzilla, sempre che sia ancora vivo: il viaggio a velocità relativistica è durato vent'anni, ma sulla Terra ne sono passati migliaia.
Ovviamente, Godzilla è vivo e vi saluta tutti.

E' realizzato in quella CGI in cell shading che ricorda vagamente il disegno animato tradizionale, un po' come Pacific Rim - La zona oscura, ma meglio. La qualità dell'animazione e i dettagli sono ottimi. 
La storia, quella fatica un po', perché come tutte le storie giapponesi di fantascienza un po' si fa fatica a capirlo e un po' non ha senso e basta. Comunque si basa molto sull'azione, gente che urla sparando, cannonate, bombardamenti, complicate trappole, eroismi.

Godzilla - Il pianeta dei mostri, Minaccia sulla città, Mangiapianeti (2017-2019) recensione

Dopo il primo episodio, fatto più che altro di scene d'azione soddisfacenti e a tratti esaltanti, la trama ha modo di complicarsi un po' nei successivi, sebbene sia l'azione a farla ancora da padrona. Nel secondo e nel terzo episodio comincia ad avere senso anche l'introduzione delle due razze aliene che nel primo parevano inutili. Procedendo viene tralasciato in parte il combattimento con il kaiju, per far spazio a una solida storia di fantascienza con risvolti psicologici relativi a un'umanità in via d'estinzione sopraffatta da un nemico invincibile.

La tematica centrale è la perdita dell'umanità. Per via dell'ossessione, come capita al protagonista ossessionato dall'odio verso Godzilla, o per un uso eccessivo della logica e dell'efficenza, oppure al contrario per una fede cieca e folle. 

Godzilla - Il pianeta dei mostri, Minaccia sulla città, Mangiapianeti (2017-2019) recensione

Comunque la si veda, un minutaggio di quattro ore e mezza è troppo per questa storia, che a momenti si perde in ripetizioni inutili. Se i primi due episodi comunque se la cavano più che egregiamente grazie a una regia efficace, un'ottima realizzazione tecnica, dialoghi ben scritti e musiche emozionanti, si nota un deciso calo nel terzo, nel quale sale spropositatamente la quantità di deliri mistico-filosofici e di gente che fluttua (tipica situazione del finale di tutte le storie giapponesi di fantascienza). Un ammazzamento del ritmo davvero fastidioso dopo l'azione serrata che l'ha preceduto. Nemmeno la splendida colonna sonora riesce a salvare gli ultimi pesantissimi tre quarti d'ora.

Togliendo 10-15 minuti ai primi due episodi e mezz'ora abbondante al terzo avrebbe potuto essere molto migliore. Così è comunque un'ottima visione, con una storia non banale che potrebbe disorientare chi cerca un semplice film di wrestling tra kaiju. Peccato davvero per il finale, ma potete risolvere guardandolo a velocità maggiorata.


Esiste anche la serie animata Godzilla - Punto di singolarità, ma per scarso tempo e voglia ho deciso di saltarla a piè pari e passare al film per il quale ho iniziato a vedere quello di cui avete appena letto. In effetti, quanto segue è stato scritto qualcosa come tre mesi dopo i paragrafi precedenti. Eh, i miei articoli sono così, li scrivo a puntate.


Godzilla Minus One (2023) recensione

Godzilla Minus One (2023)

Ok, un bel po' di tempo dopo aver visto i film di cui sopra e aver scritto le opionioni relative, ho visto anche Godzilla Minus One, o Godzilla -1.0 che scriver si voglia. I riferimenti ventilati da Wikipedia con gli altri due di cui sopra non li ho visti nemmeno con il binocolo, giusto per puntualizzare.

Come si suol dire, non conta quanto è grosso, ma come lo si usa. Sto parlando del budget, ovviamente, non facciamo facili battute sulle dimensioni degli organi riproduttivi dei figli del sol levante.
C'è un motivo se un film con un budget da 15 milioni di dollari è riuscito a vincere l'Oscar per gli effetti visivi. Per fare un confronto, Godzilla e Kong - Il nuovo impero ha un budget di 135 milioni, quasi dieci volte questo.
Ma in questo caso il regista Takashi Yamazaki è intervenuto direttamente in ogni aspetto della creazione degli effetti visivi, pratica che spesso Hollywood si limita a subappaltare a studi orientali. Avendo il controllo totale sul risultato finale, e sapendo di avere fondi limitati, il regista ha saputo spremere oro da quello che aveva a disposizione, studiando inquadrature, design, musiche e quant'altro per ottenere il massimo effetto. Perché un effetto speciale può non essere semplicemente "spettacolare": può anche essere usato per veicolare un'emozione, roba che Hollywood non sembra più in grado di fare, con i suoi attori che si agitano da soli davanti a schermi verdi. Ricordo di aver visto un documentario sugli effetti speciali di un qualche Spider-man del MCU, dove dicevano che addirittura un'inquadratura di una mano che allaccia una cintura di sicurezza di un'auto era stata ritoccata. Il tipico approccio da "poi aggiustiamo tutto in post-produzione". Beh, se parliamo di trovare  il modo migliore di sfruttare ciò che si ha a disposizione, Takashi Yamazaki con il suo Godzilla Minus One ha dato a Hollywood una bella lezione.

Godzilla Minus One (2023) recensione

Ma non di solo effetti speciali vive l'uomo, perché il cinema funziona quando racconta una storia. Sì, sto parlando con te, Monsterverse americano: mi sono divertito a guardare i tuoi film, ma nessuno di loro mi ha nemmeno lontanamente emozionato quanto Godzilla -1.0.
E' un ritorno alle origini, una nuova allegoria della catastrofe nucleare che ha colpito il Giappone sul termine della seconda guerra mondiale.
In una Tokio devastata, un reduce torna a casa, roso da sensi di colpa così pesanti da rendere quasi impossibile sopportarli. Accusato di aver contribuito alla sconfitta del Giappone con la sua diserzione, consapevole di aver causato la morte dei suoi compagni quando la paura l'ha bloccato la prima volta che ha visto Godzilla, e sapendo che forse, colpendolo quella prima volta, prima che gli esperimenti nucleari americani nell'atollo di Bikini ne causassero la crescita, avrebbe potuto evitare anche le successive, migliaia di vittime di Godzilla, il protagonista (perdonatemi, mi riesce impossibile ricordare un nome giapponese per più di due minuti) riesce a trovare conforto in una famiglia raffazzonata, prima che la tragedia colpisca di nuovo, nei panni di un lucertolone sputafuoco.

Sì, a differenza che in Shin Godzilla, il focus qui è di nuovo sul singolo, sull'uomo che deve affrontare la catastrofe, come nel vostro film catastrofico americano medio (ma non solo americano). Un approccio meno originale, forse, ma di sicuro emozionante, quando è scritto così bene. Intendiamoci: per quasi un terzo Godzilla Minus One somiglia più a un film drammatico sui problemi di un reduce che a un film catastrofico su Godzilla, ma va bene così, perché è quello che permette allo spettatore di entrare in sintonia con il personaggio e le sue vicende.
Un altro interessante confronto con Shin Godzilla riguarda il ruolo del governo: mentre nel film di Anno il governo giapponese reagisce in modo pronto e facendo un fronte unito, pur impastoiato da una burocrazia soffocante, in Godzilla minus one il governo è praticamente assente, impossibilitato ad intervenire per non aggravare le tensioni internazionali del dopoguerra, così che sono i privati cittadini a doversi far carico della risposta  aquesta nuova, terribile minaccia.

Godzilla Minus One (2023) recensione
Efficacissime le scene in cui Godzilla scatena il suo raggio termico, il cui effetto è così simile a quello di una bomba atomica, su una popolazione che proprio da due bombe atomiche è appena stata colpita.


Voglio tornare ancora un attimo a parlare degli effetti visivi. Come ormai ripeto ogni volta che parlo di Godzilla, io sono presumibilmente l'unico al mondo a cui il Godzilla di Emmerich è piaciuto. La grande differenza tra quello e le successive incarnazioni americane del re dei kaiju è che Emmerich ha portato la minaccia al livello stradale, mostrando le persone che scappavano e morivano, mentre i film del Monsterverse vedono mostroni distruggere palazzi di cartapesta totalmente disabitati e che nessuno sembra rimpiangere quando crollano.
Ecco Godzilla Minus One non fa questo errore. La minaccia di Godzilla è reale e terribile, annichilente nel suo essere così estrema e inarrestabile. Intorno a lui c'è il terrore assoluto, e questo si vede nei volti della gente. C'è da dire che il film evita invece di soffermarsi troppo sui comportamenti delle persone in fuga, durante un evento del genere mi aspetterei di vedere gente che non esista a calpestare chi si trova vicino, così come altri che invece arrivano a sacrificarsi per salvare il prossimo. Ma il regista preferisce focalizzarsi sempre sui suoi protagonisti, ed è anche vero che questo avrebbe inevitabilmente aumentato il minutaggio, andando oltre le due ore che invece sono perfette per questa storia.

Insomma, se non si fosse capito Godzilla Minus One mi è piaciuto un casino. Ci sono comunque alcune cose che non mi hanno fatto impazzire nel finale, ma ne parliamo sotto spoiler:


E adesso basta lucertoloni giganti per un po'!

Il Moro


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