martedì 7 luglio 2020

Zagor Darkwood Novels numero 2: Il vento della prateria

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Eccoci al secondo appuntamento con questa miniserie delle Darkwood Novels, e purtroppo devo dire che è in tutto inferiore al primo.

La vicenda narrata si prende una lunga introduzione e si conclude in una sparatoria veloce e un po' banale. Attenzione, qui segue qualche SPOILER, scrollate fino al prossimo paragrafo (o proseguite dopo il salto) se non avete ancora letto l'albo.
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Questa cosa di dover dedicare una pagina (o due, non ricordo più) di dialoghi per spiegare l'assenza di Cico mi sembra davvero uno spreco. L'abbiamo capito che in questa miniserie Cico non si vede, che bisogno c'è di sapere dov'è, visto che poi sull'argomento non si torna più e non è di nessun interesse ai fini della storia? Non c'è, basta, finito, non ho bisogno di sapere cosa sta facendo, a meno che quello che stia facendo non sia interessante (e quindi dovrebbe essermi mostrato, magari in una delle classiche gag) o abbia attinenza con la storia.
L'introduzione, poi, ribadisce ancora una volta l'intenzione di questa miniserie di mostrare il volto umano di Zagor, distinguendolo dall'eroe. Ora, non mi sembra che Zagor abbia mai nascosto il suo volto umano, in nessuna storia, anzi. Nelle storie di Boselli, forse, Zagor assomigliava più a un eroe mitologico che a una persona reale, ma altri autori, Burattini compreso, hanno sempre dipinto Zagor come un uomo sì eroico, ma mai come un membro della Justice League. E di Nolitta non parliamo neppure, per favore. Non ho mai sentito quindi il bisogno di vedere il "lato umano" di Zagor, dato che lo vedo in continuazione.
Ecco, nonostante le dichiarazioni, poi, di questo "lato umano" in questa storia non si vede l'ombra. Zagor appare infatti come coprotagonista, un manichino bravo a sparare, in una storia che ha come reale protagonista l'indiano Kohane, il quale ha un approfondimento psicologico sicuramente superiore. O almeno, ne ha uno. Poche righe di dialogo bastano a farci capire l'amore e il rispetto che porta per il fratello, e in questo senso risulta un po' ridondante l'ondata di ricordi che lo travolge sul cadavere dello stesso fratello.
Ok, fine degli spoiler.
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Sul fronte dei disegni, Anna Lazzarini dimostra di non avere problemi a passare dalla fantascienza di Legs Weaver al western di Zagor, e sappiamo tutti quanto sia difficile disegnare i cavalli. Ma si porta dietro lo stesso problema che hanno sempre avuto i suoi disegni: i volti dei personaggi, che si assomigliano tutti e sembrano tutti dei ragazzini. Ci sono vignette in cui Zagor e Kohane sembrano fratelli gemelli (non quelle che trovate in questo post).

Nessun nuovo indizio viene dato sull'identità nel misterioso narratore, e mi sa che questo mistero sia quello su cui punta maggiormente la redazione per far vendere questa miniserie. Tre cose possiamo aggiungere alla lista degli indizi che abbiamo messo insieme la volta scorsa: tra i cimeli indiani il personaggio misterioso possiede anche una scure di Zagor, che tiene in un posto particolare; alcuni particolari nei disegni fanno pensare a una figura femminile, pur senza darne la certezza; non è Frida, il taccuino del giornalista nell'ultima pagina la esclude.  Io l'avevo già esclusa dal numero scorso, comunque, la casa non si adatta.



La mia sensazione è che stiamo insistendo sul mistero dell'identità del narratore sbattendocene alla grande del mistero della scomparsa di Zagor. Se continua così si risolverà secondo me in un'occasione sprecata, perché io sarei stato molto più intrigato da una vera indagine sulla scomparsa, magari con un giornalista che se ne va in giro a fare domande a diversi comprimari delle avventure di Zagor raccogliendo indizi, fino a scoprire effettivamente che fine ha fatto.
Poi, niente vieta che la storia si evolva in questo modo o in qualcosa di simile nella prossima miniserie...

Il Moro

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2 commenti:

  1. Uh che peccato! I difetti che segnali non mi sembrano affatto piccoli o marginali, e trovarli già alla seconda uscita mi sembra un pessimo segno.

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    1. Non promette molto bene, in effetti, spero che sia solo un episodio e poi si torni almeno allo standard del primo numero. Almeno.

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