martedì 19 novembre 2024

Zagor: Ritorno nella città nascosta, Pioggia infernale, Il re di Cuenca Verde

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla! 

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.



Zagor + n. 14, Ritorno nella città nascosta, di Faraci e Sedioli

Burattini lo ammette candidamente nell'editoriale all'inizio del volume: questo è l'ennesimo "ritorno" in poco tempo. Ammetterlo però non significa che vada bene. Il nostalgismo imperante nell'intrattenimento di matrice statunitense ormai ha contagiato anche Zagor, al punto che, esauriti i "ritorni" più eccellenti, iniziano a esserci "ritorni" anche a storie non così memorabili. E' il caso di questo volume, seguito di un albo di 55 anni fa che, francamente, non ricordavo per nulla. In questo caso devo ringraziare il riassunto all'inizio della storia, che comunque spreca una pagina intera in un combattimento che avrebbe dovuto occupare una vignetta al massimo. Ma ci è andata ancora bene rispetto ad altri "riassunti".

Per tutta la prima parte la storia si sviluppa in maniera mediocre. Il cattivissimo colonnello (almeno mi sembra fosse colonnello) è un buon "villain", sembra un po' strano che tutti i suoi uomini fossero d'accordo con lui, ma sono cose che capitano nelle storie d'avventura. Un po' più interessante la parte finale, nella quale i semi piantati nella prima parte germogliano, ma anche quella non riesce a sollevare la storia dalla media di sufficienza in cui galleggiano quasi tutte le storie zagoriane ormai da tempo. 

Zagor + n. 14, Ritorno nella città nascosta, di Faraci e Sedioli

Gli riconosco comunque un valore aggiunto perché si parla di civiltà maya, di cui sono appassionato (qualcosa ho addirittura scritto). Purtroppo i disegni di Sedioli non rendono giustizia alla magnificenza dellle costruzioni e dei costumi, che oltretutto si vedono poco, dato che la maggior parte dell'azione si svolge nella foresta. Occasione sprecata per quello. Dopo aver letto un fumetto come Quetzalcoatl, i cui disegni ritraevano magnificamente le città azteche, questo volume sembra davvero poca cosa.



Pioggia infernale, Zagor n. 709, di Russo e Sedioli

Finalmente una storia che è riuscita ad appassionarmi, anche se non è di certo esente dai difetti.
Pioggia infernale riprende un tema che è già stato trattato anni fa in zagor, anche se in modo molto diverso, con la storia I malefici di Diablar. Storia discreta, che mi è rimasta impressa soprattutto perché l'ho letta più o meno una settimana dopo che anche il paese dove abito è stato colpito da un'alluvione...  

Darkwood è sconvolta da una pioggia torrenziale in grado di causare dei veri disastri. Dopo aver aiutato nelle operazioni di evacuazione, Zagor riceve una lettera da parte del professor Verybad nella quale gli chiede di incontrarlo. A questo punto che il professore centri qualcosa è a dir poco ovvio...

Questa storia è valorizzata da alcune idee più che buone, a cui però corrisponde una realizzazione non sempre all'altezza.
Mi dispiace parlare male di un disegnatore che comunque disegna di sicuro meglio di me, ma il pur prolifico Gianni Sedioli non è di sicuro il migliore in forza alla collana, per quanto il suo tratto mi sembri migliorato nel tempo. Riesce però a realizzare delle immagini abbastanza inquietanti con quel "muro di pioggia" che inizia di colpo.

Dal punto di vista della sceneggiatura i maggiori problemi si trovano nella parte iniziale. Innanzitutto manca di enfasi. Noi sappiamo che ci sono state decine di morti, una strage di animali e villaggi distrutti, ma lo sappiamo più perché ci viene detto che non perché ci venga mostrato. Troppo poche sono le scene in cui vediamo davvero questa devastazione, e ancora meno quelle in cui Zagor dimostra una qualche emozione diversa dalla rabbia verso i responsabili. Va bene l'uomo d'azione che reagisce immediatamente senza perdersi in chiacchiere, ma lo Zagor che abbiamo imparato ad amare è quello che trova il tempo per guardare un tramonto o piangere i suoi morti.

E poi ci sono le chiacchiere. Parlano un sacco, e i dialoghi sono noiosetti. Anche il professor Verybad, per quanto non abbia subito un processo di smacchiettizzazione totale come successo ad altri personaggi, risulta comunque poco divertente.


Dopo però si riprende, il ritmo si fa più rapido, la storia più avvincente. Qui la personalità di Zagor è gestita meglio, anche perché è il momento giusto per fargli scatenare tutta la sua rabbia. Non tutto è perfetto, lo scontro con il segretario-ninja poteva essere gestito meglio, riescono a introdursi nella casa del cattivo con una facilità disarmante, ma comunque la storia gira bene. E ho già detto di essere un fan delle storie con Altrove.
Per non parlare del bambino cresciuto a pane e Zagor che si nasconde dentro di me e che si è esaltato non poco a frasi come "Non siete certo il primo pazzoide con manie di grandezza che mi capita di incontrare, ma a Darkwood finiscono tutti per sbatterci il grugno" o "Non si scherza con Darkwood".
L'introduzione di una nuova, terribile minaccia, poi, da affrontare insieme ad Altrove, non può che avere tutta la mia stima. Una minaccia globale da parte di un'organizzazione stratificata e ben impiantata anche negli ambienti politici, che sembra avere anche altre ramificazioni, viste le abilità da ninja della guardia del corpo. Ora mi basta che Altrove assoldi anche Supermike e potrò dirmi contento.

Insomma, so di averlo già detto cento volte, ma anche questa è una di quelle storie che avrebbero meritato più spazio per svilupparsi meglio, soprattutto per quanto riguarda la parte iniziale. Cavoli, almeno riempire tre albi interi si poteva fare. Anche così, comunque, siamo abbondantemente sopra la media alla quale ci stavamo abituando.


Il re di Cuenca Verde, Zagor Speciale n. 39, di Pezzin e Segna recensione

Il re di Cuenca Verde, Zagor Speciale n. 39, di Pezzin e Segna

Si insinua nella serie di albi speciali con ristampe di storie vecchie e "introvabili", uscite magari solo in occasione di fiere ed eventi vari, perché Zagor è come il maiale, non si butta via niente. In particolare questa è una "storia perduta" che già da anni fa è saltata fuori dagli archivi della casa editrice, realizzata alla fine dagli anni '70 da Giorgio Pezzin, ora in forze a Topolino, e Pini Segna, ora scomparso. Da quando Moreno Burattini ha iniziato a parlare di questa storia ritrovata a un convegno, già una quindicina di anni fa, molti fan hanno chiesto che venisse stampata, e alla fine l'hanno avuta vinta. 

Si tratta di una storia leggera e divertente, chiaramente destinata a un pubblico giovanile (come è sempre stato Zagor, ma questa in particolar modo). C'è molta azione e poche parole, una trama semplice e lineare, molte gag abbastanza divertenti, svariate ingenuità accettabili in un fumetto per bambini. Diciamo che erano tempi in cui il povero Cico poteva ancora avere parti importanti nella trama, mentre oggi sembra spesso relegato in un angolo. Anche i disegni hanno quel sapore vintage, questo disegnatore non mi è mai piaciuto particolarmente nemmeno all'epoca ma ora si vede la differenza con i disegni moderni, rispetto ai quali presentano fondali spesso scarni e anatomie bizzarre. Si notano anche alcuni passaggi che probabilmente oggi non sarebbero passati attraverso le maglie del curatore, su tutti il modo crudele in cui Cico si sbarazza dello scagnozzo intenzionato a ucciderlo, soprattutto se paragonato al tono generale della storia.

Il re di Cuenca Verde, Zagor Speciale n. 39, di Pezzin e Segna recensione

Non è dato sapere perché la storia sia stata messa da parte all'epoca ma, se posso dire la verità, secondo me è stata scartata perché non ritenuta all'altezza, ma comunque non tanto da venire eliminata completamente. Si è preferito metterla da parte per poterla riutilizzare in un momento di necessità, che non è mai arrivato, fino oggi, quando si cerca di mantenere un numero di uscite zagoriane annuali superiore alle capacità degli autori, perché a quanto pare si preferisce la quantità alla qualità.

Alla fine è stato un piacere leggere questo recupero, un piccolo ritorno indietro nel tempo. Ma come mai una storia di fronte alla quale all'epoca avrei storto decisamente il naso oggi invece mi ha fatto una buona impressione? 

Il Moro

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Le mie fanfiction (gratuite) su Zagor:

Tutti i miei articoli su Zagor



martedì 12 novembre 2024

Opinioni in pillole, film d'azione indiani: War e Pathaan

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Di film indiani non ne ho visti molti, perché ho la sensazione, spesso confermata da altri colleghi blogger, che la maggior parte non siano proprio il massimo, sebbene tra di loro si trovino diverse chicche.
Qui sul blog trovate le mie opinioni su Enthiran, Enthitan 2.0. e RRR (che rimane il migliore tra i film indiani che ho visto, se dovete sceglierne uno solo scegliete quello).
In questo articolo raccolgo le mie su altri due film d'azione indiani, accomunati dal far parte di una stessa saga.


film d'azione indiani: War e Pathaan recensione

War (2019)

War è appunto uno dei film consigliati dai colleghi blogger di cui sopra, ma allo stesso tempo lo stesso collega mi consiglia di non andare a indagare troppo oltre nel cinema d'azione indiano. 

So anche che questo film fa parte di un universo condiviso, quindi sono andato a informarmi un po'.

L'universo condiviso in questione si chiama Spy universe, dato che si parla appunto di film di spie d'azione, e comprende a oggi cinque film con altri quattro già programmati. I primi due sono Ek Tha Tiger e il suo seguito Tiger Zinda Hai, e War è il terzo, che comunque non ha nessun collegamento diretto con gli altri due. Presumo che ci sia qualche accenno a far capire che l'agenzia di spionaggio è sempre la stessa, ma non avendo visto i Tiger non saprei.

martedì 5 novembre 2024

Opinioni in pillole, fumetti ucronici: Pax Romana di Jonathan Hickman, The spider King di Josh Vann e Simone D'Armini, Il Re Lupo di Kentaro Miura e Buronson

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Non resisto a una storia ucronico-fantascientifica sull'antichità, visto che ne ho scritta una anch'io e che per farlo mi sono documentato un bel po', imparando quindi parecchio su tempi e popolazioni dell'epoca in cui l'ho ambientata.
In queste storie in particolare poi si parla proprio di popolazioni e addirittura di personaggi che ho utilizzato nei miei raccconti, quindi mi sembra ovvio che non ho potuto resistere!


Pax Romana, di Jonathan Hickman recensione

Pax Romana, di Jonathan Hickman (2007)

Ho sentito osannare questo fumetto come un capolavoro da più parti ma, si vede che sono strano io, del capolavoro mi sembra proprio che non abbia niente. Chi l'ha definito così probabilmente si è lasciato fuorviare dallo stile grafico particolare e sperimentale, peccato che sia così particolare e sperimentale che dopo dieci tavole viene ampiamente a noia.

Uno dei temi principali (ma non l'unico) dei racconti ucronici che ho scritto è un impero romano che si è prolungato oltre la sua naturale durata. Di storie ucroniche ambientate riguardanti l'impero romano ne sono state scritte a bizzeffe,   di alcune   abbiamo già   parlato nel blog.

Jonathan Hickman manda i suoi personaggi indietro nel tempo tramite una macchina, con il preciso intento di cambiare la storia. I protagonisti sono quindi proprio questi viaggiatori intenzionati a influenzare il passato dell'impero romano e della chiesa cristiana in modo da creare un futuro migliore. Il periodo è scelto è quindi quello di Costantino, le cui riforme favorirono il diffondersi del cristianesimo.

Pax Romana, di Jonathan Hickman recensione

Parliamo quindi dello stile grafico: Jonathan Hickman, che qui fa sia testi che disegni, disegna quasi solo figure umane, quasi tutte a mezzobusto, viste di fronte, con sugli sfondi nient'altro che macchie di colore, per lo più in tonalità dell'arancione. Quella qui sopra è una delle tavole più complesse. Il risultato sembra quasi voler assomigliare a una versione psichedelica di una rappresentazione teatrale, dove tutto quello che succede lo veniamo a sapere dalle bocche degli attori.

Niente si vede dell'impero romano. Qualche elmo di legionario qua e là, al massimo. Si vedesse una sola cavolo di colonna o un angolino di un'arena. Niente. Solo personaggi a mezzo busto che parlano.
Poco si capisce anche dell'ucronia stessa, visto che il focus principale è sui viaggiatori del tempo che parlano di come il passato andrebbe cambiato, finché qualcuno non sclera e comincia ad andare per conto suo, non seguendo più le direttive della missione. Che cosa cambi nella storia è difficile dirlo, visto che si inquadrano sempre le facce in ombra di questi che parlano.

Impossibile affezionarsi a personaggi che sono praticamente dei manichini (spesso viene anche riutilizzato lo stesso disegno cambiando solo i colori sullo sfondo, proprio come se fossero dei manichini che parlano), impossibile appassionarsi a una vicenda inesistente. Si salvano alcuni dialoghi con riflessioni filosofiche, subito affossate da strafalcioni storici (ad esempio si afferma che al tempo dei romani la gente credeva che la Terra fosse piatta).
I capolavori sono altri. Da evitare.


The spider King, di Josh Vann e Simone D'Armini recensione

The spider King, di Josh Vann e Simone D'Armini (2019)

In realtà sono stato tratto in inganno quando ho sentito parlare di questo fumetto, perché non si tratta davvero di un'ucronia. Piuttosto, di un'invasione aliena ai tempi dei vichinghi. 

Nel bel mezzo di una sanguinosa guerra tra clan, un'intera flotta di navi spaziali si schianta sulla Terra. Da una esce un parassita spaziale, dedito alla conquista e intenzionato a trasformare tutti gli abitanti della Terra in parte della sua mente alveare. Nell'altra i guerrieri sopravvissuti del clan che stava per essere distrutto nella guerra trovano armi fantascientifiche con cui possono combattere la nuova, terribile minaccia.

Fumetto divertente e splatter, con personaggi simpatici nella loro rozzezza e violenza. Non si può evitare di appassionarsi alle vicende di re Hrolf e dei suoi, un clan sull'orlo di essere schiacciato, in pratica degli sfigati, trasformati di colpo nei salvatori del mondo. Impossibile non esaltarsi per come questi vichinghi reagiscono a minacce aliene e soprannaturali: a colpi d'ascia! Impossibile non odiare il cattivo cattivissimo, un vero pezzo di merda che tratta l'umanità come bestiame. 

The spider King, di Josh Vann e Simone D'Armini recensione

I disegni di Simone D'Armini, italiano che vive a Edinburgo, rendono giustizia allo stile sopra le righe della storia, carichi di dettagli, con personaggi deformi al limite del fumetto umoristico in contrasto con gli elementi splatter. Ricordano un po' lo stile di Mignola, a momenti.

A un primo volume davvero ottimo segue un secondo più corto intitolato Frostbite, con una storia breve e una brevissima. Quella brevissima non ha senso ed è quasi meglio non leggerla, quella breve non è male, e sembra il seme di quello che potrebbe diventare questa serie: i vichinghi reietti che nel loro peregrinare in cerca di una nuova casa affrontano le minacce generate dalle varie astronavi precipitate.
Il primo volume è stato finanziato tramite Kickstarter, del secondo non saprei, ma sembra che non ci siano ulteriori seguiti e non ne siano previsti, almeno per il momento. Ed è un peccato, perché avrei letto volentieri altre storie di questi personaggi. Direi che almeno gli autori sono da seguire, ma al momento solo Simone D'Armini sembra al lavoro su qualche serie americana, di Josh Vann non sono riuscito a trovare altre notizie.


Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson (1989)

Il Re Lupo, assieme con il suo seguito La leggenda del re lupo, è uno dei primi lavori di Kentaro Miura, noto per essere l'autore di Berserk.
In questo caso si occupa solo dei disegni, mentre la storia è di Buronson, autore di Hokuto no Ken. Mica cotiche.
Volete sapere cosa viene fuori dall'unione del talento di questi due mostri sacri della scena dei manga?
Io no. Beh, sì, per carità, ma non è quello che mi ha spinto a cercare per vie traverse questo fumetto di reperibilità complicata, quanto piuttosto la storia che racconta, e che si riallaccia più che bene con quanto ho scritto nella mia saga Ucrònia

Come sa chi ha seguito la mia serie di racconti, in essa ho ripreso personaggi e vicende storiche per adattarle a un mondo passato diverso da quello raccontato dalla Storia, nel quale un qualche evento ancora non del tutto chiarito (ma ben chiaro nella mia testa) ha portato a un'evoluzione accelerata della tecnologia, ma non della società. Maggiori dettagli sul sito, ma il punto è che due dei protagonisti di alcuni dei miei racconti sono i giapponesi Minamoto no Yoshitsune e Benkei, e il nemico principale dell'impero romano è Gengis Khan. 
Solo dopo aver scritto le loro storie ho scoperto che non sono stato il primo ad associare i personaggi di Yoshitsune e di Gengis Khan: esiste una leggenda, riportata anche in un episodio di Lupin III, che dice che siano addirittura la stessa persona, che Yoshitsune abbia inscenato la sua morte per fuggire in Mongolia e lì sia diventato poi Gengis Khan.
Come potevo quindi resistere alla tentazione di un manga che racconta proprio questa storia, con protagonisti quindi personaggi che ho studiato approfonditamente per poterli riutilizzare a mia volta?
Accidentalmente il manga è stato anche realizzato, appunto, da due mostri sacri della scena fumettistica giapponese e mondiale, il che male non fa.

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

La storia vede protagonisti Kyoko e Iba, una coppia di fidanzati nel Giappone moderno che è stata risucchiata da un misterioso vortice temporale e sbalzata al tempo di Gengis Khan. Per fortuna Iba è un campione di Kendo e la sua abilità con la spada, oltre al fatto di essere giapponese come Minamoto No Yoshitsune, che qui è già diventato Gengis Khan, gli permette di trovare un posto al fianco del sovrano mongolo e del suo generale, Benkei. 

Fa un po' ridere che Yoshitsune/Gengis Khan qui voglia il figlio di Iba e Kyoko, perché lui non vuole avere altri figli dopo che sua moglie Shizuka Gozen e il figlio che ha avuto con lei sono morti... Quando io ho basato buona parte di Ucrònia proprio sul fatto, storico, che Gengis Khan ha avuto centinaia di figli!

Il fumetto racconta una storia abbastanza semplice, nella quale il vortice spaziotemporale non ha alcuna spiegazione e compare solo dove e quando serve allo sceneggiatore senza nemmeno cercare di acccampare scuse, banale artificio magico per mandare avanti la storia senza alcun approfondimento. La faccenda di Yoshitsune/Gengis Khan è data per accertata sin da subito, quindi non è su quello che si basa la faccenda. Tutto ruota intorno a Iba e alla sua determinazione a non modificare il corso della storia, arrivando al sacrificio personale. Ma la storia non è già andata a farsi friggere quando Yoshitsune e Benkei invece di morire se ne sono andati in Mongolia? Come fai a sapere se la storia che conosci è giusta? 

Uscito inizialmente come tre capitoli raccolti in un unico volume, la storia ha una chiusura di quelle che non richiederebbero un seguito. E invece nel 1989 il seguito è uscito lo stesso, cinque capitoli anche stavolta raggruppati in un volume unico.

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

La leggenda del re lupo racconta di come (spoiler, ma fregatevene e andati pure avanti a leggere, se ascoltate me) Iba abbia preso il posto di Gengis Khan, e sia intenzionato a fare di suo figlio Kublai il successore che la storia ha conosciuto, che ha portato l'impero mongolo alla massima estensione. Anche qui, alla faccia della storia da far rimanere al suo posto, nella realtà Kublai non era il figlio di Gengis Khan ma il nipote, ed era uno dei khan dei quattro khanati in cui l'impero si era suddiviso dopo la morte di Gengis Khan. Va beh. 

La tematica per cui il bambino preferisse scrivere e disegnare ma il padre lo obbligasse a diventare un guerriero per non contravvenire agli avvenimenti storici viene accantonata subito, inserendo un altro anacronismo: trovano un bambino di tre anni che si rivela essere Nichiren, che in futuro fonderà una delle principali correnti del buddhismo giapponese. Questo futuro santone è qui un insopportabile bambino prodigio che a tre anni sa già leggere e scrivere e perfino suggerire strategie a Iba/Gengis Khan e Benkei, di cui una talmente scema che non posso non riportarla qui: l'esercito deve raggiungere un certo posto in poco tempo, al massimo entro un giorno. I cavalli non riescono a correre per più di mezza giornata per volta. E allora ecco l'idea, degna di un bambino di tre anni: mettiamo metà dei cavalli a trainare dei carri su cui facciamo salire l'altra metà, e quando sono stanchi li scambiamo! Genio! Santo subito!  
Salta fuori anche un'intera compagnia dell'esercito cinese del futuro, con tanto di carri armati, intenzionata a conquistare il conquistabile. Anche loro sono stati presumibilmente risucchiati nel misterioso vortice spaziotemporale che anche qui non trova alcuna spiegazione, nemmeno compare in effetti, se ne parla solo. Probabilmente si sono portati dietro anche infinite quantità di munizioni e benzina, visto quante ne sprecano senza battere ciglio. Il modo in cui Iba/Gengis Khan si libera di loro è anch'esso ben oltre i confini del ridicolo, ma ho già parlato abbastanza di questo fumetto.

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

Se il primo volume era bruttino ma comunque si poteva leggere, il secondo è davvero tremendo. E sarebbe pure peggio se non fosse sostenuto dai disegni di Miura, il cui stile qui è ancora acerbo (io Berserk non l'ho ancora letto, ma ho letto il breve Gigantomachia che effettivamente ha dei disegni impressionanti), ma è comunque già superiore alla media.
L'unico motivo di interesse, per me, è che prende in esame per caso alcuni personaggi storici a cui sono affezionato per averli utilizzati a mia volta. Chiunque altro ne stia tranquillamente lontano, a meno che non gli piaccia l'idea di leggere un'opera solo per poterla prendere in giro in seguito. Questa di argomenti ne fornisce parecchi.

Il Moro


Le altre ucronie di cui ho parlato nel blog:

E la mia saga: Ucrònia

martedì 29 ottobre 2024

Fantastico italiano: Game, set, t-rex , L'inquietante bottega delle piante fatali, Furioso - L'ultimo canto

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui per un motivo o per l'altro non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di tre libri di autori italiani del fantastico.


Game, set, t-rex, di Michele Borgogni recensione

Game, set, t-rex, di Michele Borgogni

La novelette (o romanzo breve, o racconto lungo, chiamatelo come volete) di Michele Borgogni nata per caso da una discussione tra amici si rivela essere una lettura divertente e perfino appassionante.

Trey sembra essere predestinato a essere una stella del tennis, visto che i suoi genitori sono entrambi campioni del mondo. Ma c'è un problema: per colpa di una strega facile all'ira, il piccolo Trey è un tirannosauro! 
Questo ovviamente porta una serie di problemi alla carriera tennistica del ragazzo, quali braccia troppo corte, o l'impossibilità di tenere efficacemente in mano una racchetta, oppure il terrore che un mostro pieno di denti alto quattro metri incute nei bambini della sua età che affronta sul campo da gioco.

Game, set, t-rex è un romanzo dannatamente divertente, ma è anche una storia di formazione su un bambino che si sforza di avere l'approvazione dei genitori, una storia che raggiunge a momenti una profondità inaspettata in un racconto con queste premesse.
Il che non toglie che si rida alla grande.

Se vi interessa, lo trovate qui

martedì 22 ottobre 2024

Film per bambini e ragazzi: Inside Out 2, Cattivissimo Me 4, Il Robot Selvaggio

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Stavolta metto insieme i miei commenti su tre film che ho visto in sala insieme al novenne di casa. 
Il film preferito di mio figlio attualmente è I Mitchell contro le macchine (come dargli torto?), ma tende a fare classifiche e mettere al secondo o comunque tra i primi cinque tutti i film che vede, compresi quelli di cui parliamo qui, quindi non è un recensore affidabile!


Inside out 2 recensione

Inside out 2

Il primo Inside Out è stato uno dei migliori film mai realizzati dalla Pixar, anche se probabilmente poteva essere apprezzato più degli adulti che dai bambini, visti gli argomenti non proprio semplici. Un seguito non era scontato, la Pixar di seguiti dei suoi film non è che ne abbia fatti poi molti, ma è arrivato, anche se a distanza di qualche anno.

Ovviamente, è impossibile non fare un confronto. E devo dire che il primo mi era piaciuto di più.

martedì 15 ottobre 2024

Opinioni cortissime, fumetti di supereroi: Spider-Man - La storia della mia vita, Carnage Black, White and Blood, Batman - Nine Lives, Supergod, Dottor Strange - Alba e Tramonto

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi, in questo caso addirittura brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di una manciata di fumetti americani di supereroi sui quali, beh, avevo poco da dire, come vedrete. Visto che scrivo questi commentini subito dopo aver letto i fumetti e li tengo lì per accumularli in attesa di averne abbastanza, alcuni potrei averli letti davvero un sacco di tempo fa.


Spider-Man la storia della mia vita recenhsione

Spider-Man la storia della mia vita, di Chip Zdarsky e Mark Bagley

L'esperimento prevede di raccontare la storia della vita dell'Uomo Ragno, ma togliendogli il potere di non invecchiare tipico dei personaggi dei fumetti. Niente origini riscritte e aggiornate man mano che il tempo passa, ma un Peter Parker che va a scuola e viene morso da un ragno radioattivo negli anni'60, per poi vivere le sue avventure negli anni invecchiando come la gente normale.
In pratica si tratta di svariati riassunti delle più famose e importanti avventure di Spider-Man, con i personaggi che invecchiano man mano che il tempo passa, fino ad arrivare alla morte dell'anziano Peter Parker e conseguente passaggio di testimone alle nuove leve come i suoi figli e Miles Morales.
Si tratta proprio di questo, riassunti di storie già lette con alcuni elementi variati. Poco interessante e abbastanza evitabile, perché sono le stesse storie con più rughe e capelli bianchi.
So che lo stesso esperimento è stato fatto anche con altri personaggi Marvel, ma per me possono stare dove sono.

martedì 8 ottobre 2024

Battle Chaser Nightwar, il videogioco che raccoglie l'eredità del fumetto interrotto vent'anni fa.

Battle Chaser Nightwar recensione videogioco e fumetto

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ad attirare la mia attenzione su questo gioco è stato nient'altro che il fatto che è andato in promozione per un certo periodo, da 9,99 a 0,99 euro. Quindi ho letto qualche recensione e me lo sono comprato, visto anche che non sono previsti acquisti in-app, pubblicità o altro.

Da queste recensioni ho scoperto che il gioco è tratto da un fumetto intitolato semplicemente Battle Chaser. Fumetto pubblicato nel 1998, scritto e disegnato da Joe Madureira (coadiuvato da altri, ma la star è lui, forte del successo con gli X-Men). Già che c'ero quindi ho deciso di leggermi prima il fumetto.

Battle Chaser Nightwar recensione videogioco e fumetto

Si tratta di un fantasy magipunk (nel senso che è presente della tecnologia alimentata dal mana) che, fin dalle prime pagine, ricorda un videogioco o una campagna di Dungeons & Dragons. A partire dalla presentazione dei diversi personaggi: c'è il mago anziano, c'è il paladino depresso per via della morte della moglie, c'è un golem spaventoso a vedersi ma dal cuore d'oro, c'è una ladra dalle maniere brusche e dalle tette enormi vestita più o meno come Red Sonja (o Tyris Flare, a seconda del media di riferimento che preferite).

martedì 1 ottobre 2024

Cartoni ri-animati: X-Men '97 e Batman - The Caped Crusader

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Vi sentite vecchi? Lo siete, ma per fortuna i produttori televisivi pensano a voi, tanto che nel 2024 sono uscite ben due nuove serie televisive che vanno a riprendere cartoni animati della nostra infanzia, entrambi riguardanti dei supererori americani ed entrambi famosissimi!


X-Men '97 recensione

X-Men '97

Non sono mai stato un lettore dei fumetti degli X-Men, per un motivo molto semplice: ogni volta che ho provato a prenderne in mano uno è stato come entrare al cinema a film già iniziato.
I fumetti dei mutanti Marvel hanno una continuity serrata, che unita alle decine di personaggi e all'andamento da telenovela rendono praticamente impossibile iniziare a leggerli a digiuno da decenni di saghe. Questo problema è comune a tutti i fumetti Marvel, ma trovo che sia particolarmente evidente negli X-Men. 
Non posso dire quindi di conoscere i fumetti nemmeno di sfuggita, ma ricordo di avere apprezzato parecchio i cartoni animati all'epoca. Purtroppo li mandavano in onda in orari in cui non sempre ero davanti alla TV (pensa te, è esistito un tempo in cui per guardare qualcosa in televisione bisognava accenderla all'ora giusta, in quest'epoca di streaming sembra assurdo). Per questo non ho mai visto tutte le puntate e anche quelle che ho visto erano in ordine abbastanza sparso, quindi i miei ricordi si limitano in pratica al fatto che mi piacevano, l'ambientazione e le tematiche, ma ricordarmi qualcosa della trama...

martedì 24 settembre 2024

Opinioni in pillole: The Witcher, i primi tre libri

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Raccolgo in questo articolo le opinioni relative ai primi tre audiolibri della saga di Geralt di Rivia, o The Witcher. Li ho ascoltati in tempi diversi, e i commenti che seguono sono stati scritti subito dopo l'ascolto di ognuno. Se trovate delle considerazioni ripetute è per quello.


Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione

Il guardiano degli innocenti (Ostatnie życzenie), di Andrzej Sapkowski (1993)

Premetto che non ho mai giocato ai videogiochi della saga di The Witcher (sono piuttosto intollerante verso gli open world e i giochi di ruolo all'occidentale, che ti mandano in giro a fare diecimila missioni secondarie al punto che dopo un po' non ti ricordi nemmeno più la storia principale), né ho mai guardato la serie TV con Henry Cavill. Tra l'altro, sapevate che nel 2002 è stata prodotta in Polonia una serie televisiva di una sola stagione seguita da un film? No? Nemmeno io, ma Wikipedia sì.

Ciò detto, ho ascoltato il primo libro della saga in forma di audiolibro. Un disclaimer all'inizio dichiara che secondo la volontà dell'autore la traduzione è stata effettuata direttamente dal polacco senza passaggi intermedi, quindi i nomi potrebbero differire da quelli sentiti nel videogioco. Bisognerebbe fare così sempre, in effetti.
Si tratta in realtà di una raccolta di sei racconti più uno a fungere da cornice, con Geralt in via di guarigione in un tempio che racconta le sue avventure precedenti.
Dopo aver ascoltato i racconti in questione, posso dire di non aver ben chiaro perché questi libri hanno avuto tanto successo da essere tradotti in mezzo mondo. O meglio, l'ho capito: la casa produttrice del videogioco è polacca, avranno scelto un libro di un certo successo nel loro paese su cui basare la loro saga fantasy, ed è stato il videogioco ad avere successo e a trascinare con sé i libri. Ma i libri in sé, cosa hanno di speciale?

Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione

Qui sopra, le copertine delle innumerevoli edizioni polacche di questo volume


Ok, i racconti si discostano un poco dal fantasy pezzente con i ragazzini predestinati, clone di Shannara (che a sua volta era un clone, lo so), che da anni infesta gli scaffali del fantasy in libreria come un'erbaccia incantata. Sono racconti abbastanza interessanti, alcuni più di altri, privi di 'sti cavolo di prescelti e con un target di età leggermente più alto (c'è qualche parolaccia e qualche ammiccamento sessuale appena accennato), ma non dicono nulla che Robert E. Howard non abbia già iniziato a dire novant'anni fa. Meglio.
Il protagonista è abbastanza interessante, il suo rapporto con l'amico Ranuncolo è praticamente lo stesso che c'é tra Zagor e Cico, ma le loro avventure sono funestate da una quantità di chiacchiere davvero esorbitante. Ci sono dei momenti in cui lo Strigo sembra quasi muto (la frase "Geralt non rispose" viene ripetuta decine di volte) e altre in cui parte in delle filippiche in grado di asciugare anche il pelo di un san bernardo impegnato in una missione di soccorso. Risulta un po' scostante anche come carattere, rivelandosi simpatico e brillante quando nell'avventura c'è anche Ranuncolo e una specie di macchina priva di emozioni quando è da solo, ma questo potrebbe essere voluto.

La qualità percepita migliora, e di molto, grazie al bravissimo lettore Riccardo Mei, in grado di cambiare completamente voce da un personaggio all'altro. Anche lui, in realtà, pecca un po' nel trasmettere emozioni quando legge le parti narrate, un po' troppo piatte, ma gliela si perdona.

Probabilmente ascolterò anche il seguito, grazie alla bravura del lettore e perché con gli audiolibri la scelta è abbastanza limitata, ma se dovessi leggerlo probabilmente non andrei avanti con la saga.



La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione

La spada del destino (Miecz przeznaczenia), di Andrzej Sapkowski (1990)

Un'altra racconta di 7 racconti. Nonostante siano stati pubblicati prima, si collocano temporalmente dopo quelli de Il guardiano degli innocenti. Diciamo che si nota solo nel fatto che qui dovremmo già sapere chi sono Ranuncolo e Jennefer, che non vengono reintrodotti. Per il resto ogni racconto fa storia a sé.
Per un commento su questo libro e sul lettore dell'audiolibro, potrei tranquillamente copincollare quello della raccolta precedente, quindi potete rileggervi quello, aggiungo giusto un paio di cose.
La prima è che si da più spazio ai sentimenti dello strigo, che spesso, sebbene ci tenga a sembrare un duro granitico, è scosso da forti emozioni, emozioni che in teoria essendo un mutante non dovrebbe provare. Ci si dilunga sulle storie d'amore, in particolare quella tormentata con Jennefer, ma non è l'unica donna per Geralt nella raccolta. Queste digressioni romantiche spesso vanno a discapito dell'avventura e dell'azione, che erano più presenti nella raccolta precedente.

La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione

La seconda è che le filippiche sono ancora più lunghe. Praticamente ogni dialogo sembra una piece teatrale, con personaggi che si lanciano in frasi lunghissime, a cui spesso il protagonista non risponde. In pratica dei monologhi lunghi svariati minuti di ascolto interrotti ogni tanto da "Geralt non rispose".
Se davvero questi racconti sono stati scritti prima, questi mi sembrano difetti nella scrittura che sono stati in parte limati nella raccolta successiva, che in realtà è precedente, insomma, quello che è.
La sensazione è che il successo della saga sia dovuto più che altro al fatto che sia diverso dal fantasy per ragazzini con i prescelti ma, come già detto, è una novità solo per chi leggeva solo quello. 
Rimane comunque una certa curiosità di vedere come se la cava l'autore con un romanzo, quindi probabilmente ascolterò anche il prossimo.



Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione

Il sangue degli elfi (Krew elfów), di Andrzej Sapkowski (1994).

Mamma mia che due palle questo libro. Questo articolo potrebbe anche finire qui, ma giusto per soddisfare la mia logorrea vi racconterò ancora qualcosa.

La storia di per sé potrebbe essere anche interessante. La bambina che è stata affidata alle cure di Geralt in non so quale dei due volumi precedenti è in effetti una principessa. Geralt la educa come una piccola striga, ma c'è un sacco di gente che la cerca per motivazioni politiche.

Purtroppo questo spunto si traduce in una storia noiosissima, piena di dialoghi lunghissimi, con gente che parla un sacco, tanto che più che dialoghi sembrano svariati monologhi uno dietro l'altro. Dialoghi resi quindi in modo piuttosto teatrale, poco realistico, e il più delle volte sono divagazioni di cui non ci può fregare di meno. Inoltre la vera storia inizia praticamente a metà libro, quasi tutto quello che viene prima è una specie di storia nella storia che ha ben poco a che fare con la vicenda principale.

Questa gente chiacchiera, chiacchiera, e lo fa costantemente in modo pomposo e usando molte più parole di quelle che servirebbero per qualsiasi concetto. Francamente mi è mancato perfino il "Geralt non rispose" della prima raccolta, visto che qui anche lui è molto più avvezzo alla chiacchiera, ancora più che nel secondo volume.

Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione

Come già detto in precedenza, il lettore è molto bravo a diversificare le voci, tanto che a momenti sembra veramente che ci sia più di una persona a leggere, ma difetta un po' nella recitazione. Questo in realtà da un certo punto di vista si adatta allo stile della narrazione e dei dialoghi, dall’altro li rende ancora più pesanti da digerire.

E ovviamente, dopo 12 ore e 23 minuti di chiacchiere, il libro non finisce.
Non viene portato a conclusione nemmeno mezzo filone narrativo. Semplicemente la storia si interrompe a metà, anzi forse nemmeno a metà visto che di libri ce ne sono sei o sette. Ma non ci penso nemmeno a proseguire, ora vado a vedere se su Wikipedia c'è la trama dei seguiti, giusto per curiosità.

...e infatti Wikipedia mi informa che i romanzi sono tutti collegati. Come siamo passati da raccolte di racconti slegati l'uno dall'altro a una sola storia di millemila pagine? Grazie ma no, grazie, mi faccio bastare i riassunti su Wikipedia, tanto svelano sempre anche i finali. 
Questa storia in particolare dura cinque libri, poi ne è uscito un altro che però narra un'altra avventura di Geralt ambientata prima che conoscesse la ragazzina, quindi ai tempi della prima raccolta di racconti.
A leggerne i riassunti, il proseguio della storia appare interessante come lo appariva inizialmente quella di questo libro. E' sempre un fantasy, per quanto una versione più adulta. C'è sempre un predestinato, che in questo caso non è il protagonista ma la ragazzina che ha adottato (sì, il predestinato è arrivato anche qui, dopo aver schivato i racconti), con il classico contorno di regni e maghi malvagi. Ma l'essere per l'appunto più "adulto" comporta che il tema è trattato in modo più complesso, che spesso entra nel dettaglio dei rapporti politici tra i regni e in considerazioni filosofiche o sociologiche (a livello di chiacchiere da osteria, comunque), che i cattivi abbiano le loro motivazioni e non siano banali demoni malvagi "perché sì" (sì, poi ogni tanto c'è qualche scena di sesso, qualche combattimento sanguinoso e qualche parolaccia, ma sono rari).
Se in teoria è tutto un po' più interessante del fantasy medio, laddove per "fantasy" si intende quello tolkeniano con maghi, elfi e creature varie, una volta su carta risulta tutto pallosissimo, un brodo allungato all'inverosimile per stirare in cinque libri una storia che probabilmente si poteva far stare in uno o due.

Posso quindi dire che non mi è del tutto dispiaciuto ascoltare le due raccolte di racconti, per quanto ci sia di meglio in giro, ma che i romanzi è meglio perderli che trovarli. A questo punto è evidente che il successo della saga è dovuto solo alla fama raggiunta dai videogiochi, a cui non ho mai giocato perché alla mia età non posso permettermi di perdermi in giochi lunghi decine di ore con centinaia di inutili missioni secondarie, ma mi dicono che siano effettivamente molto belli.
Visto che non mi è venuta voglia nemmeno di recuperare una delle due serie tv, direi che il mio rapporto con The Witcher può tranquillamente interrompersi qui.

Il Moro

Gli altri romanzi fantasy di cui ho parlato nel blog

martedì 17 settembre 2024

Opinioni in pillole, film con Nicolas Cage: Mandy, Dream Scenario, Longlegs

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ecco un altro articolo della serie "opinioni in pillole", dove raccolgo commenti più o meno brevi per cose che ho visto/letto/giocato. Questo perché sempre più spesso mi capita di voler parlare di qualcosa e scriverne un commento, che però risulta troppo corto per farne un articolo a sé stante. 
Stavolta metto insieme tre film con Nicolas Cage, che però oltre all'attore hanno ben poco in comune tra di loro. Li ho visti a diverso tempo di distanza e i commenti sono stati scritti subito dopo la visione per poi raccoglierli in attesa di farne un articolo, per cui potrebbero risalire anche a diverso tempo fa.


Mandy nicholas cage recensione

Mandy (2018)

Mandy è uno strano film, o meglio, vuole essere a tutti i costi un film "strano". Un revenge movie con Nicolas Cage che fa quello che l'ha reso più famoso al di fuori dei film, la "cage rage" i cui meme spopolano sui social. E qui Cage si incazza di brutto.

La prima metà del film presenta eventi drammatici, con una coppia presa di mira da una setta di fanatici religiosi. Poi arriva la metà del film, e arriva la vendetta di un arrabbiatissimo e sporchissimo Nicolas Cage che fa salire la sua recitazione due metri sopra le righe, senza però arrivare al punto da essere ridicolo. Anzi, le scene in cui si dispera sono altamente emotive e mi sembrano una rappresentazione del dolore più che valida, scene in cui fa uscire tutto il talento di cui è dotato e che in alcuni film sembra quasi nascondere. Perché alla fine gli attori devi anche saperli usare.

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