Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Forse ricorderete che in questo articolo ho parlato in toni entusiastici del primo romanzo del ciclo di Eternal War: Gli eserciti dei santi.
Il primo libro era compiuto, nel senso che rimanevano aperte delle questioni ma poteva essere anche letto come libro a sé stante. In quanto seguito diretto, Vita Nova presuppone che si sia letto il precedente, per questo avrei preferito che ci fosse ad inizio libro un riassunto del primo romanzo, che ho letto tempo fa (nel 2016, dice il mio blog) e che quindi era piuttosto sbiadito nella mia memoria. Ci ho messo quindi un po' a entrare nel vivo della narrazione, mentre i fili della memoria lentamente si riannodavano. Una volta superato questo effetto straniante iniziale, ho comunque potuto apprezzare pienamente le nuove vicende in cui sono coinvolti Guido Cavalcanti e l'ancestrarca della sua famiglia, Kabal. Più Dante Alighieri, al quale Guido decide di fare da mentore, dopo aver scoperto che anche lui è un "doppia anima". E poi San Pietro che vuole mettere becco nell'elezione del nuovo papa, Kabal investito di una missione della quale avrebbe fatto volentieri a meno che lo manterrà suo malgrado lontano da Firenze e dai Cavalcanti, Guido che viene investito del potere della veggenza con il quale può interagire con il mondo immateriale delle Lande, e poi Amore, quel bastardo... e un mucchio di altri spunti interessanti.
Come dichiarato da Livio Gambarini, (qui il suo sito web), Vita Nova è frutto di un lavoro più lungo e ponderato rispetto a quello servito per Gli eserciti dei santi. Maggior ricerca storica e accuratezza, che tracciano un affresco delle vicende dei due personaggi realistico seppur sottilmente legato alle vicende soprannaturali delle Lande, rendono questo libro una piccola perla. Questa maggior attenzione però si traduce in un romanzo più lento e ragionato rispetto al primo, in cui veniva raccontata una vicenda più "action", veloce, rombante. Inoltre, sebbene il fascino delle Lande rimanga immutato e meraviglioso, non c'è più per forza di cose quell'elemento di novità introdotto nel primo libro. Per questo devo dire che Vita Nova mi è piaciuto un po' meno di Gli eserciti dei santi.
Penso però che la (prevista) trilogia di Eternal war vada giudicata tutta insieme, e come tale andrebbe anche letta, tanto che mi sentirei quasi di consigliare di collezionare i primi libri in attesa del terzo (che comunque sta per uscire) e leggerli tutti di fila, o comunque a poca distanza l'uno dall'altro, per lasciarsi immergere al meglio in questa ambientazione che unisce l'accurata ricostruzione di un periodo storico finora snobbato dalle storie fantastiche a un impianto fantastico senza dubbio originale e intrigante come pochi.
Un romanzo ben scritto e avvincente, a cui l'originale ambientazione da quella marcia in più che manca nel fantasy generico da libreria, fatto tutto con lo stampino: il solito setting medievale con il solito prescelto, le solite creature codificate quali elfi, nani e compagnia cantante, e tutto quanto sia possibile far derivare in forma diretta o direttissima da Tolkien. Gli scaffali delle librerie sono stracolmi di saghe con ambientazioni tutte uguali o quasi, con storie tutte uguali o quasi, con personaggi tutti uguali o quasi.
Per fortuna ci sono Livio Gambarini e altri autori italiani che ci stanno dando soddisfazioni in tal senso, vedi ad esempio la saga di Poison Fairies di Luca Tarenzi.
Ecco, ci sarebbe da approfondire questo discorso sul fantasy.
Volendo fare un paragone cinematografico, è un po' come quando è uscito Logan. Tutti a gridare al capolavoro, ma perché? Perché la Marvel aveva già standardizzato tutto il cinema di supereroi, quindi i cinecomics erano già fatti tutti con lo stampino. Logan usciva dal seminato, presentando una storia diversa da quello che si era visto fino a quel momento, e soprattutto buttandoci dentro secchiate di sangue. Ma se ci fosse stata servita la stessa, identica storia, ma epurata dai superpoteri e dando ai personaggi nomi differenti, avrebbe avuto lo stesso impatto? Ve lo dico io, la risposta è no, dato che sarebbe stata una cosa già vista e nemmeno così perfetta dal punto di vista cinematografico.
Ecco, anche per il fantasy vale lo stesso discorso. Dobbiamo premiare un romanzo solo perché è diverso da una media standardizzata, media oltretutto di qualità abbastanza bassa? Perché ha il coraggio di proporre cose nuove? La risposta è sì, ma fino a un certo punto, perché per originale che sia un'idea o un'ambientazione vale poco se non è sorretta da una trama e uno stile di scrittura validi.
Per fortuna, Eternal War non ha di questi problemi. A differenza di Logan, non ha bisogno di essere paragonato ai fantasy scritti con il template per fare bella figura: la fa da sé.
Il Moro
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lunedì 16 settembre 2019
Eternal War: vita nova, di Livio Gambarini
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Interessante la tua analisi finale sul fantasy e sul cinema super eroistico (e devo dire che la condivido). Oggi in diversi settori le cose sono talmente standardizzate che appena esce qualcosa che si distanzia dal solito, anche se di poco, si grida subito al capolavoro, spesso anche senza che ci siano meriti effettivi.
RispondiEliminaCiao!
Grazie! Purtroppo tutta questa standardizzazione è davvero la morte del cinema.
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