Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Parlo raramente di Tex sul blog, ma continuo a leggerlo, anche se non tutto. Ultimamente evito la serie regolare, colpevole di proporre eterne variazioni della stessa trama. Capisco che si rivolge a un pubblico che vuole quello, ma io non sono quel pubblico.
Seguo ben più volentieri le storie nei volumi cartonati alla francese e la nuova serie Tex Willer con Tex da giovane, dove si seguono strade nuove. Ogni tanto qualche texone, toh.
Ma sono tornato alla serie regolare in occasione di questo "evento".
In realtà Il trionfo di Mefisto è il titolo dell'ultimo volume, non so quale sia il nome ufficiale di questa storia ma questo mi sembrava rappresentativo.
Non sono stato a contare in quante storie è apparso Mefisto (anche se le ho tutte in libreria), tanto c'è Wikipedia: questa è la decima apparizione di Mefisto, contando anche quattro storie di Yama in cui fa solo comparsate. Non mi risulta che ci siano anche storie di Yama in cui Mefisto non compare del tutto, lì Wikipedia non ci aiuta, ma non mi sembra.
Il nuovo ritorno di Mefisto si articola in una quantità spropositata di albi. Non so se valga come storia più lunga di sempre (record che in precedenza apparteneva alla storia Gli uomini giaguaro di Guido Nolitta, se non sbaglio), visto che è divisa in due, la prima parte disegnata dai fratelli Cestaro e la seconda da Civitelli. La divisione ha senso anche dal punto di vista della trama visto che tra la prima e la seconda storia c'è uno stacco, passa qualche giorno e si cambia ambientazione.
Storia tanto strombazzata, con tanto di logo in copertina e numero di pagine maggiorato per l'ultimo volume, eppure alla fine sapete cos'è? Solo un'altra storia di Mefisto, niente di meno ma anche niente di più.
Le storie di Mefisto tendono ad assomigliarsi tutte. Però il fascino esotico dei "mille inferni" e dei "cieli neri" ormai è passato, lungi com'è dall'essere una novità. Per affascinanti che fossero le prime incursioni di Tex nel mondo del soprannaturale, ora non hanno più lo stesso effetto. Questo anche perché il mondo magico, bizzarro, inquietante e affascinante creato da G.L. Bonelli è rimasto sempre uguale a sé stesso. In Il trionfo di Mefisto non vediamo niente di questo mondo che non abbiamo già visto altre volte, mentre magari sarebbe stato interessante scoprire qualcosa di più, senza necessariamente spiegare cose che stanno bene anche senza spiegazioni, ma aggiungendo qualcosa alla mitologia. E invece vediamo sempre Mefisto parlare in specchi o braceri con demoni dall'aspetto meno originale di quanto fossero quelli disegnati da Galep decenni fa. Ve lo ricordate quel demone con il volto coperto di spaccature della pelle, l'elmo cornuto e accompagnato occasionalmente da un serpente (non ho trovato immagini)? Dite che non era tutta un'altra cosa, oltretutto molto più "western", rispetto al semplice e banale diavolo infuocato, che potrebbe essere riproposto tale e quale in un fumetto di supereroi? Anche le varie visioni provocate dai due stregoni e gli scorci del mondo infernale non sembrano niente di che, anche rispetto alle storie più moderne, non solo ai classici di G.L. Bonelli. Buio, sette saggi di pietra riciclati, poca roba rispetto ai viaggi nell'aldilà compiuti da Mefisto e Yama in storie precedenti.
Viene recuperato un mucchio di personaggi dal passato, quindi tutto il gruppo dei vari comprimari di San Francisco (che ormai compaiono solo più in gruppo per picchiare gente e hanno perso qualsiasi caratterizzazione diversa dall'essere usati come armi umane, compresi quelli che originariamente non facevano parte del gruppo di picchiatori della palestra di Lefty), il santone Padma che fu maestro di Mefisto e lo stregone indiano Narbas a cui Mefisto rubò il corpo per ritornare in vita, il solito El Morisco, e viene ripescata addirittura la sorella di Mefisto, Lily. La lunghezza della storia permette a Boselli di giostrare bene questa quantità di personaggi, che per lui è consueta ma questo non vuol dire che gli riesca sempre bene. Il risultato è molto migliore di quello che si vede spesso in Dampyr, dove personaggi di cui il lettore si era bellamente dimenticato (con "il lettore" intendo me stesso, magari qualcuno se li ricorda pure tutti) vengono ributtati dentro senza alcuna introduzione, come se avessimo appena finito di leggere le altre storie in cui compaiono.
Probabilmente il merito è anche del fatto che personaggi di Tex me li ricordavo ancora bene, anche quelli comparsi una sola volta come Padme e Narbas, mentre l'oceano di personaggi secondari di Dampyr è impossibile da seguire. Fatto sta che qui Boselli ha trovato il tempo di reintrodurre i meno conosciuti riassumendo brevemente i loro trascorsi su Tex, cosa che in Dampyr non ha lo spazio, ma sospetto nemmeno la minima intenzione, di fare.
Altre cose che non mi sono piaciute molto. La prima è che Tex sembra avere un "sesto senso magico" che gli fa sempre intuire le vere intenzioni del suo mefistofelico (ah, ah) avversario, anche in assenza di indizi. Poi però si infila lo stesso nelle trappole anche sapendo che lo sono perché tanto loro sono invincibili, che gli frega. E questo succede qualcosa come tre volte in questa sola storia, se mi ricordo bene (oh, sono sette albi, 800 e passa pagine, posso pure confondermi).
La seconda è il modo in cui il cattivo viene sconfitto, che alla fine è sempre quello. Quando ci sono di mezzo questi "supercattivi" per sconfiggerli i nostri eroi contano sulla dabbenaggine dei loro sottoposti. Hellingen stesso nella storia di Zagor Magia senza tempo di Guido Nolitta (vado a memoria, liberi di correggermi) affermava che quella volta Zagor non avrebbe più potuto sconfiggerlo per colpa dei suoi scagnozzi, perché i suoi alleati in quel momento erano degli esseri superiori. Quella volta Zagor ha vinto grazie a un aiuto magico, e quarda caso la stessa cosa succede in quella che è ancora la miglior storia di Mefisto e famiglia, Il figlio di Mefisto.
Anche stavolta i "minions" di Hellingen fanno un errore dietro l'altro, soprattutto nella prima storia. Per la seconda speravo meglio grazie alla presenza dei due alleati magici, ma anche qui lo schema si ripete, con la differenza che a dimostrarsi un inetto stavolta è Yama stesso.
Anche questi due che continuano a voler catturare Tex e i suoi pards pur sapendo che è proprio così che sono stati sconfitti le altre volte, invece di cercare di eliminarli pulitamente da lontano, hanno un po' stufato. Meno male che alla fine è arrivata la più pratica Lily Dickart a portare un po' di buon senso in quelle testacce dure, ma non l'ha ascoltata nessuno.
Il finale poi risulta anticlimatico, se fino a quel momento comunque si era tenuto un bel ritmo e Mefisto era una vera minaccia, all'ultimo si chiude in un modo che è un po' troppo "semplice" e privo di un vero e proprio "scontro finale".
Tutto questo non vuol dire che la storia sia brutta. Diciamo che non è tanto bella. Nonostante la lunghezza (o forse proprio grazie a essa) si legge con piacere, ma non riesce a colpire e rimane nient'altro che "un'altra storia di Mefisto".
Il Moro
Altri articoli su Tex Willer:
Dal 1988 questa è la prima storia di Mefisto che NON ho voluto leggere, malgrado io abbia sempre amato tantissimo il personaggio e pure suo figlio sfigato! Ma l'Enciclopedia dei Personaggi Riciclati no, non ce la faccio, e mille pagine firmate dal mio arci-nemico Boselli mi porterebbero alla tomba. Scusa, Mefisto, sono un seguace indegno, ma aspetto che ti scriva qualcun altro :-P
RispondiEliminaNon solo i personaggi, è tutto riciclato, le situazioni, i metodi, perfino le ambientazioni infernali, tutta roba che abbiamo già visto. Ma sappiamo che è quello che vuole il lettore tipico di Tex, ritrovare le situazioni familiari, per storie che non devono stupire ma rassicurare.
Elimina