Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.
Zagor n. 721-722 - I segreti di Endless, di Carlo Lucarelli, Stefano Fantelli e Raffaele della Monica
Carlo Lucarelli è un nome molto noto nel mondo dello spettacolo, sceneggiatore, giornalista, conduttore televisivo, scrittore. Non è nemmeno nuovo al mondo del fumetto, avendo ad esempio scritto la miniserie Cornelio - Delitti d'autore che ha come protagonista un suo alter-ego. Questa però è la sua prima storia per Zagor, per quanto abbia fatto solo il soggetto (la sceneggiatura è di Stefano Fantelli, che se non erro scrive per Zagor dal 2023), e lasciatemi dire che è una ventata d'aria fresca.
Trattasi di una storia in stile prettamente poliziesco, con Cico accusato
ingiustamente di omicidio e Zagor che deve dipanare una complicata matassa per
scoprire il vero colpevole.
Burattini ha scritto diverse storie gialle,
spesso con storie intriganti. Ma cosa ha sempre fatto in questi casi? Ha
trasformato Zagor in un detective geniale con una cultura sconfinata. Ogni
volta.
Lucarelli e Fantelli non cadono in questo errore, restituendo a
Zagor la sua giusta condizione di rude uomo dei boschi, e affiancandogli per
le indagini un nuovo personaggio, questo sì un investigatore privato dalla
mente acuta. Investigatore che usa metodi scientifici, difficilmente accettati
da una comunità di frontiera, e che ha anche una menomazione, che va ad
accentuare il contrasto con Zagor che invece passa la maggior parte del tempo
a menare le mani. Ne viene fuori un confronto di metodi, l'istinto e i cari
vecchi interrogatori all'antica a suon di pugni che collaborano con una
metodologia raffinata e cerebrale.
Peccato che, in questa bella corsa, ci
siano un paio di inciampi, uno anche abbastanza grave.
Ed è un vero peccato, perché se a rovinare una bella storia sono proprio le pagine finali, alla fine il lettore si ricorda solo quelle.
Raffaele Della Monica si conferma uno dei migliori se non il migliore tra i disegnatori attuali di Zagor, con splendide scene di "folla" che farebbero tremare i polsi a molti. Quanti personaggi ci sono nelle stesse inquadrature in tutta la fase iniziale? Gran lavoro.
Zagor speciale 41: Amici per la pelle
No, non è vero, non parlerò di questo volume. Questo perché fortunatamente
prima di acquistarlo ho letto la seconda di copertina: si tratta di una
raccolta di tre storie uscite come albetti allegati agli speciali degli anni
'90, che sono state inquadrate in una storia cornice, nella quale ci sono
presumibilmente un i personaggi che raccontano le loro vecchie
avventure.
Peccato che io quegli albetti ce li abbia già tutti,
quindi ho riposato il volume sullo scaffale.
Meno male che ho
controllato prima di acquistare...
Zagor n 723-725: Oscura Minaccia, di Rauch e Sedioli-Verni.
Oh, ma che soddisfazione poter parlare bene di una storia di Zagor! E succede per ben due volte in un solo articolo! Sì, è una soddisfazione solo perché non capita così spesso, ma è una soddisfazione lo stesso.
Sì, è l'ennesimo ritorno in uno Zagor che sembra in grado di presentare solo
ritorni, in questo caso ritorna di nuovo uno dei nemici più classici. Sarebbe
spoiler perché la sua identità viene svelata solo nel secondo volume, ma basta
dare una sbirciata alla terza di copertina del primo per trovare
l'anticipazione della copertina del volume successivo nel quale campeggia una
sagoma immediatamente riconoscibile, quindi non sono stato io il primo a
spoilerare. Non è nemmeno passato tanto tempo dall'ultima volta, infatti feci
un articolo a tema in cui parlavo di tutte le storie di Kandrax il mago.
E non solo, a tornare sono anche Guthrum e i vichinghi, ma
soprattutto Starkad, cattivo de
Le scogliere del male (o I demoni delle nebbie, non so quale sia il titolo con cui
questa storia è conosciuta in redazione), che aveva gli stessi autore e
disegnatori. Per non parlare della breve parte di Icaro La Plume e del cameo
di Verybad. Sembra la festa delle medie, chi altro torna? Drunky Duck vale
come ritorno?
Ma d'altronde stiamo parlando di autori che si approcciano
a una saga con un sacco di anni e di storie alle spalle. Pescare riferimenti
qua e là, riutilizzare personaggi che magari si sono amati da piccoli, è
abbastanza naturale. Per quanto riguarda La Plume e Verybad, poi, è da
apprezzare come si sia tornati ai personaggi macchiettistici amati da tutti,
annullando o quantomeno ignorando i precedenti tentativi di
smacchiettizazione. Guthrum è ancora un po' troppo serio, ma un re vichingo
amato dal suo popolo non può essere solo un ubriacone, quindi alla fine va
bene così.
Stessa cosa anche per Kandrax: lontano dalle esagerazioni
delle ultime storie in cui compare, dove a momenti sembrava un supercattivo di
un fumetto americano, qui torna ad agire da lontano, come faceva ad esempio ne
I servi di Cromm. I suoi poteri sono limitati e per usarli deve compiere rituali
complessi. E ci voleva tanto?
Bellissimo il battello volante di La Plume, inserito nella storia chiaramente
solo per poter mettere la scena dell'attacco da parte
dei vindvaettir, che secondo Guthrum sono spiriti delle tempeste
delle tradizioni norrene. Chissà qual è la fonte di Rauch, io ho provato a
fare ricerche ma non ho trovato alcun riferimento
ai vindvaettir nelle tradizioni norrene.
Stessa
cosa per l'altro scontro con creature demoniache nel secondo volume, in questo
caso gli spogelser, secondo Guthrum fantasmi di spiriti annegati nella
tempesta. Molto poetico, ma a quanto pare il
termine spøgelse significa semplicemente "fantasma" in
danese. Gli spoglenser non finiranno nel mio articolo sugli
zombi di Zagor
perché sono più fantasmi che zombi, comunque bello anche lo scontro con loro e
il complesso rituale che li mantiene in vita.
Nel terzo volume,
poi, oltre a dei lupi imbalsamati che Starkad riporta in vita con un rituale
che non ha niente a che vedere con la mitologia norrena oltre a citare di
sfuggita il lupo Fenrir, i nostri avranno a che fare con una sorta di
"infetti" che hanno tramutato New York in uno scenario da apocalisse zombi, e
una specie di uomo lupo, chiamato ulfhednir. Semplificando,
gli ulfhednir sarebbero simili ai più noti berserker,
con i lupi al posto degli orsi. Qualche storico in questo momento starà avendo
un infarto, ma può stare tranquillo: avevo iniziato a scrivere un
approfondimento su tutte queste creature e sulle probabili fonti di
ispirazione per Rauch, ma veniva lungo e ho deciso che mi tengo l'argomento
per un eventuale articolo sul prossimo numero di Zagorianità, dove esaminerò
l'argomento nel dettaglio cercando di non dire troppe stupidaggini.
Il
punto, comunque, è che non importa se invece di riportare creature mitologiche
realmente esistenti ti ci sei solo ispirato, chi se ne frega: il punto è se la
storia funziona, e funziona alla grande.
Notevole anche il confronto finale dove Zagor si becca delle ferite piuttosto
profonde, cosa che non gli capitava da un bel po'. Per non citare il modo in
cui Zagor rifiuta di lasciare indietro altri dei suoi compagni.
Insomma
c'è ben poco che non mi sia piaciuto di questa storia, magari alcune singole
vignette potevano essere rese meglio o avere maggiore pathos, tipo la visione
del gigante nelle nuvole, ma questo è un limite dovuto anche alle pagine a
disposizione. Poco incisiva anche la presenza di Jesse Roberts di Altrove: se da una parte è vero che Altrove ha la sede a New York, se non ricordo male proprio sotto il museo di storia naturale, e quindi non si poteva fare finta che Altrove non si accorgesse di nulla, d'altra parte che altrove accetti di far risolvere una crisi così grave a una banda di buzzurri primitivi senza nemmeno affiancare loro qualcuno dei loro uomini... mah
Comunque pochi difetti in una storia altrimenti ottima. Avercene.
I mondi di Zagor: Il fiume degli orrori, di Chiaverotti e Voltolini
Ci ho messo un attimo: cioè, in molti ci lamentiamo del fatto che escono troppe storie di Zagor a discapito della qualità, questi varano una nuova collana?!?! Poi ho capito che I mondi di Zagor, due numeri all'anno in uscita a breve distanza l'uno dall'altro con un'unica storia divisa tra i due, va a sostituire lo Zagor Color, due all'anno pure lui. Tempo fa ho fatto qualche conto, il color costava 8,90 € per 128 pagine, I mondi di Zagor 5,80 € per 96 pagine, come il mensile. In effetti, il colore non è mai servito a granché in quella serie, forse l'unico in cui aveva davvero qualche importanza era Acque Rosse, quindi meglio così.
Per inaugurare questa nuova collana si sceglie di dare un seguito a una storia classicissima, amata da chiunque e presa spesso ad esempio per spiegare cos'è, o cos'era, Zagor: Odissea Americana. Mio figlio ha voluto il poster in camera di quella storia. Cosa potrà mai andare storto?
A peggiorare i funesti presagi, il nome dell'autore: Claudio Chiaverotti. Non l'ho mai potuto sopportare, ai tempi in cui leggevo Dylan dog trovato sempre le sue storie come le peggiori di tutte, di Brendon non credo di essere riuscito a leggere più di due o tre numeri, e anche con la sua precedente prova su Zagor aveva fatto un pastrocchio, che, pur portando una ventata di novità, risultava troppo "chiaverottiano", troppe parti surreali e incomprensibili, non adatte a una storia dello Spirito con la Scure.
Stavolta però mi sono dovuto ricredere: questa storia mi è piaciuta, o quantomeno non mi è dispiaciuta. A Chiaverotti probabilmente è stato detto di non riuscire troppo dal seminato, e infatti lui ha scritto una trama che è quasi una riproposizione uno a uno della storia originale, soprattutto nella prima parte, riuscendo comunque metterci qualcosina del suo. Ha abbastanza senso: da un'operazione di questo genere ci si aspetta una riproposizione delle tematiche della storia originale ma allo stesso tempo un guizzo di novità, ed è esattamente quello che Chiaverotti ci ha dato.
Oltretutto, per andare ancora di più a stuzzicare l'appetito dei vecchi fan, Chiaverotti utilizza molte didascalie, come venivano usate ai bei tempi. La maggior parte utilizzata anche abbastanza bene, a parer mio.
Tutto perfetto, quindi? Oh, per carità.
Quante volte bisogna salvare Alison? Chiaverotti poi tenta di approfondire i suoi personaggi con dei dialoghi ad hoc, che non è tanto diverso da quello che faceva Nolitta nella storia originale, peccato che lui non sia Nolitta e questi tentativi di approfondimento risultino forzati e staccati dalla storia. I pericoli in sé, poi, non riescono a essere impressionanti come quelli nolittiani: il gigante fa un po' ridere; bello il mostro vegetale ma l'abbiamo già visto nell'originale, il labirinto di canali boh. Il mostro che si deforma per assomigliare al padre di Alison, poi, è uno di quei nonsense chiaverottiani che avrebbe potuto essere sfruttato meglio, ad esempio facendo vedere che prendeva le sembianze anche di qualcun altro, una sorta di suo potere mentale. Così, rimane solo un nonsense.salviamo la strega, che ha spazio anche per qualche momento sentimentale non riuscitissimo ma comunque valido.
Riguardo ai disegni, niente male, ma c'è bisogno di un maggiore studio su luci e ombre: non è possibile che in una caverna siano sempre tutti illuminati come se ci fosse Biascica che smarmella tutto.
Certo, poi ci sarebbe il fatto che la scena del mostro che esce dal pozzo nella caverna è palesemente copiata dal mio racconto Tex - Zagor: La valle nascosta, d'altronde so che Chiaverotti è un mio assiduo lettore... 😁
Il Moro
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- Supermike: Una notte a New York
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