martedì 2 dicembre 2025

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix e l'arte retrowave

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix, del 2023, è una serie animata dedicata a un pubblico adulto e amante dei videogiochi, 6 episodi disponibili su Netflix.
Nel 2013 uscì un'espansione stand-alone del videogioco Far Cry 3 intitolata Far Cry 3: Blood Dragon. Non c'entrava nulla con gli eventi di Far Cry 3, del quale riciclava solo lo stesso sistema di gioco e il motore grafico. Era invece ambientato in un mondo cyberpunk ispirato all'estetica dei film di fantascienza anni '80, Tron e la serie Automan in particolare direi, vista la massiccia presenza di luci al neon. E ora, una piccola divagazione.

Troviamo spesso una particolare estetica che fa subito pensare agli anni '80 e ai film di fantascienza degli stessi. Io, però, di film di fantascienza negli anni '80 ne ho visti (oh, se ne ho visti), ma a parte in Tron non è che mi ricordi tutti 'sti neon.
La vera fonte d'ispirazione di questo videogioco appare essere piuttosto il movimento artistico detto "retrowave", nato negli anni 2000, che dichiara di ispirarsi al futuro immaginato negli anni '80. Da quello che ho capito, la scena retrowave nasce nella musica, con la produzione di musica ispirata alle colonne sonore e ai videogiochi di quegli anni, utilizzando gli strumenti e gli stili che andavano di moda all'epoca. In seguito poi si è sviluppato anche il lato estetico presentando appunto immagini con neon, colori accesi (viola e fucsia, per lo più), palme e forme geometriche. Qualche esempio dopo il salto:

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione


Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione


Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione
Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione
Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione

Mi è venuto quindi da chiedermi: è vero, questa roba fa tantissimo anni '80... ma perché? Abbiamo visto davvero negli anni '80 un'estetica del genere? Va bene, macchinoni e palme sono presi un po' da Miami Vice e un po' dal videogioco Outrun, noto per la sua colonna sonora e di conseguenza caposaldo della musica retrowave; i neon da Tron così come, presumo, anche le griglie; e spesso si vedono rappresentati anche la Delorean di Ritorno al Futuro e i tipici maglioni universitari. Non riesco però a capire da dove arrivano i colori, e l'onnipresente cerchio rigato per il sole.
Giusto perché nemmeno io sono immune al MACC, Motore ad Alta Coincidenza Cinematografica profetizzato dal Zinefilo, la sera dopo aver finito di vedere Captain Lasehawk mio figlio ha voluto rivedere (di nuovo) I Mitchell contro le macchine, alla fine del quale finiscono in un posto che effettivamente somiglia a queste illustrazioni con linee geometriche e colori rossi, arancioni e blu, e il padre esclama "Sembra la cover di un album dei Journey!"
Seguendo questo suggerimento sono risalito alle suddette copertine degli album dei Journey, gruppo che francamente non conoscevo. Ecco una comoda immagine già fatta che ho trovato in rete:

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione

Da qui sono risalito agli artisti che le hanno disegnate e ad altri che con essi hanno collaborato. Cercate in rete ad esempio gli artisti Stanley Mouse, Victor Moscoso, Rick Griffin, Anton Kelley, tutti autori di copertine e poster con immagini psichedeliche per gruppi rock, per lo più però attenenti agli anni '60 e '70 e con poco a che fare con la fantascienza. 
Quindi se le fonti d'ispirazione per i soggetti dell'arte retrowave sono quelle che abbiamo elencato sopra, per i colori dobbiamo andare un po' più indietro, ai poster rock degli anni '70. Mi manca ancora da capire da cosa arrivano i cerchi e i triangoli.
L'argomento è interessante perché queste immagini mi piacciono, anche se dopo un po' tendono a sembrare tutte uguali. Sentitevi liberi di intervenire per dirmi qualcosa di più al riguardo delle fonti di ispirazione dell'arte retrowave, come avrete intuito io in realtà ne so ben poco.
Nel frattempo posso dirvi che l'estetica e la musica retrowave sono stati utilizzati anche ìn alcuni altri videogiochi, come Hotline Miami, Katana Zero, 2064: Read Only Memories, Paradise Killer, Virtuaverse, Crossing Souls e soprattutto Outdrive, nel quale sembra davvero di guidare dentro uno di quei poster. Nei cartoni animati dei Teen Titans Go è stata utilizzata tantissimo per una lunga storia a più puntate, o forse è un film televisivo diviso in quattro parti, intitolato Il giorno in cui la notte ha smesso di splendere ed è diventata buia anche se era giorno (consigliatissima, ogni tanto canticchio ancora la canzone!). 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione

Ah, già, a proposito, ma stavamo parlando di una serie televisiva!
Non ho giocato al videogioco da cui Cpatin Lasehawk si origina, ma presumo che sia semplicemente ambientato nello stesso universo narrativo, quindi un retrofuturismo che immagina un'ambientazione cyberpunk come immaginavamo il futuro negli anni '80, quindi con arti bionici e megacorporazioni malvage. Anche il fatto che il protagonista sia omosessuale sembra, più che un pegno da pagare ai dettami dell'industria televisiva attuale e alla sua attenzione all'inclusività (cosa che comunque è), una presa in giro del machismo imperante che impregnava tutte le opere "action" dell'epoca. Ci sono anche degli inserti in pixel art, come se stessimo giocando a un vecchio videogioco, e io che la adoro non ho potuto fare altro che apprezzare moltissimo.
La serie presenta svariati personaggi provenienti da videogiochi Ubisoft, quali Assassin’s Creed, Rayman, Beyond Good & Evil, Rainbow Six, The Crew, Watch Dogs e Rabbids. Sì, c'è perfino Rayman con le mani svolazzanti, qui presentato come un alieno proveniente da un'altra dimensione che lavora come presentatore televisivo per trasmissioni che ricordano quelle di Robocop e Straship Troopers.

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix recensione

Captain Laserhawk non ha grandi pretese di essere preso sul serio, ma c'è anche spazio per argomenti cupi, come gli uomini-bestia creati geneticamente per essere poco più che schiavi destinati a lavori specifici.
La serie è divertente, un tutto nel futuro che si immaginava un tempo. Niente di particolarmente originale, in particolare l'inizio e il canovaccio in generale è praticamente identico a Suicide Squad (quello brutto) ma anche quello bello e tutti i fumetti da cui sono tratti, ma si vede con piacere e non dura molto, sei puntate da 20-25 minuti. Il finale è aperto, uno di quei finali che non si capisce bene se vuole essere semplicemente un finale "a effetto" o davvero un aggancio per un'altra stagione, probabilmente entrambe le cose.
Consigliata a chi ama la fantascienza vintage e i videogiochi vintage e meno vintage, visto che gli inserti in pixel art rimandano a un passato in cui i vari videogiochi che vengono citati ancora non esistevano.

Il Moro


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