Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Come ho già fatto qui, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum di Zagor riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi non ha già letto i volumi di cui si parla.
Zagor speciale n. 33 - Ritorno alla casa del terrore
Burattini/Voltolini/Sommacal, marzo 2021
Il volume risulta in effetti un collage di due storie, l'autore ha recuperato una storiella di Bat Batterton dedicata originariamente a un volumetto speciale poi mai stampato e l'ha "mixata" con la storia nuova.
Le parti comiche risultano in effetti le migliori del volume. Forse perché anche il resto dell'avventura sembra un'ulteriore operazione di collage. Il punto sono i lunghi e numerosi flashback della storia di cui questa è il sequel, La casa del terrore, di Nolitta e Ferri, del 1968.
Va bene un riassunto, ma questo è troppo lungo. Qui abbiamo intere pagine identiche a quelle della storia originale, però disegnate peggio perché Stefano Voltolini e Giorgio Sommacal, con tutto il rispetto che posso tributare loro, non sono Ferri, e fanno l'errore di ripetere identiche le tavole. Se proprio era necessario un riassunto così lungo (e non lo era se non per arrivare al numero di pagine previsto), sarebbe stato meglio far loro ripetere le scene ma magari da un altro punto di ripresa, oppure dare loro la sceneggiatura originale chiedendogli di disegnare le scene come se la vedessero per la prima volta (che sarebbe stato anche un esperimento interessante), invece di limitarsi a ricopiare Ferri.
Disegni che, oltretutto, sembrano fatti un po' a tirar via, come se ci fosse fretta di finire.
Per quanto non abbia molto senso, è comunque simpatico l'accenno di Cico a una spiegazione per capire finalmente dove i due prendono i soldi per pagare gli approvvigionamenti per l'insaziabile messicano.
Carina la parte più investigativa, anche se Zagor, come è già successo altre volte, di colpo risolve enigmi difficilissimi e che hanno spinto a desistere anche persone in teoria ben più titolate di lui per riuscirci.
Zagor n. 668/670 - Le scogliere del male
Rauch/Sedioli/Verni, marzo 2021
Leggendo questa storia all'inizio ho avuto la piacevole sensazione di una vicenda che si prende il suo tempo, senza la tipica fretta di molte delle ultime storie. Tre albi sono lo spazio corretto per sviluppare una storia di Zagor, che ha sempre dato il suo meglio sul lungo (ciò non toglie che mi piacciano le storie brevi dei maxi, ma le migliori alla fine sono sempre quelle più lunghe). Andando avanti però ho trovato alcuni problemi di equilibrio.
La scena in cui i barcaioli cercano di rapinare Zagor e compagni è totalmente inutile. Almeno tornassero più avanti. Sì, è carino vedere Zagor e i vichinghi che annichiliscono dei nemici comuni senza problemi, è lo stesso tipo di esaltazione che si prova a vedere Tex che sconfigge qualsiasi avversario senza versare una goccia di sudore. Però non c'entra nulla, e sembra messa lì proprio solo perché se no la storia arrivava solo a due albi e mezzo. Oltretutto, questo causa una fastidiosa ripetizione: prima i barcaioli cercano di addormentare Zagor e i vichinghi senza riuscirci, poi gli indiani Sauk rifanno la stessa cosa, stavolta con maggiore successo.
Di contro, le scene che meriterebbero maggiore enfasi sono, di nuovo, troppo sbrigative.
Pensiamo alla scena in cui affrontano i morti viventi (morti viventi che, tra l'altro, ho dimenticato di citare nel mio articolo sugli zombi di Zagor, che ho provveduto ad aggiornare). In un paio di vignette i morti saltano fuori dal terreno e i nostri fanno giusto un paio di espressioni stupite.
La questione è più complicata di quello che può sembrare. Da una parte, Zagor ha già visto tutto. Anche quegli stessi avversari specifici non sono una novità, dato che li ha già affrontati ultimamente in un color. Che non si scomponga più di tanto, ci può stare.
In questo modo, però, abbiamo scene che dovrebbero essere piene di pathos, ma che hanno invece emotività pari a zero.
Ora, io lo so che sono passate di moda, ma rimango un sostenitore delle didascalie. Forse anche perché spesso leggo a mio figlio le vecchie storie di Zagor (quelle vecchie non tanto perché siano più belle, ma perché sono più adatte alla sua età. Alcune di quelle più moderne hanno una violenza un po' troppo esplicita per un bambino di 6 anni, compresa questa, se le leggerà lui quando sarà in grado di farlo da solo) e leggere ad alta voce con le didascalie è tutta un'altra cosa. Spesso quando non ci sono me le invento...
Ripensiamo alla stessa scena dove i draugar escono dal terreno ma regalandole due pagine di spazio invece di due vignette, accompagnata da didascalie come
"Sotto gli occhi allucinati di Zagor e dei suoi compagni, l'incredibile si compie."
"La terra si solleva, e la luce livida della luna trae sinistri riflessi dalle armi sporche del fango insanguinato dal precedente massacro..."
"...e dalle zanne delle teste di lupo che rivestono le creature"
Stesso discorso per l'ingresso dei guerrieri lupo nel campo indiano. È chiaro che il disegnatore ha cercato di ottenere un certo effetto, ma non ha avuto abbastanza spazio a disposizione.
Anche qui, mi sarebbe piaciuto vedere i guerrieri lupo camminare tra le capanne almeno per una pagina intera, accompagnati da didascalie come
"Proprio come i lupi di cui imitano l'aspetto, i nuovi venuti avanzano tra le capanne circospetti, snudando i denti e ringhiando contro gli indiani."
"A ogni passo annusano l'aria, e sembrano sempre sul punto di disperdersi per seguire un odore interessante."
"La tensione nervosa dei loro muscoli è evidente, alcuni addirittura tremano."
"Il carisma della scura figura al centro del gruppo sembra essere l'unica cosa che trattiene il branco dal fare un massacro."
Sì, magari sono un po' troppo lunghe, ma avete capito cosa voglio dire.
Tolti questi due momenti, però, la storia scorre liscia e il giusto dosaggio degli altri elementi la rende assolutamente godibile, anche se non particolarmente memorabile. E ho adorato lo Zagor incazzato nero della parte finale! Non si scherza con lo Spirito con la Scure, bambocci!
Ottima anche la caratterizzazione di Cico, la scena in cui sfugge ai guerrieri lupo è splendida, per come riesce a unire la comicità di Cico alla trama senza dare la sensazione di essere stata inserita a forza. Sempre così dovrebbe essere Cico, buffo, divertente, non un idiota perennemente affamato.
Da notare che anche Guthrum ha subito in parte quel processo di smacchiettizzazione che ormai pare essere una costante, ma almeno non così radicato e irrecuperabile come quello del barone La Plume. Per la maggior parte del tempo è un serio condottiero vichingo, ma sa anche lasciarsi andare a frizzi e lazzi. Non è proprio identico a come era stato scritto originariamente il personaggio, ma gli si avvicina molto.
Il Moro
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Ecco spiegato perché nel ritorno alla Casa quelle due storie erano palesemente slegate. Avendo scoperto da pochissimo la storia originale, subito adorata, non potevo che rimanere deluso da questo che non mi sembra altro se non un'operazione nostalgia, che non dice nulla in più ma anzi rischia di rovinare la storia classica.
RispondiEliminaNon ho amato la storia del mensile, ripongo più speranze in quella appena cominciata ;-)
Infatti questo è, un'operazione nostalgia che però ai nostalgici non è piaciuta, come la maggior parte delle operazioni simili...
EliminaAvrei preferito anche io una scelta diversa per Ritorno alla Casa del Terrore, a questo punto, per i flashback tanto valeva ristampare le pagine disegnate da Ferri a suo tempo. Magari però poi la storia sarebbe risultata ancora più slegata tra parte relativa al passato ed avventura attuale.
RispondiEliminaNo, poi tutti a sottolineare la differenza tra le tavole del "maestro" e quelle moderne... 😁
EliminaAvrei preferito piuttosto una scelta diversa delle inquadrature o comunque qualcosa che le facesse distinguere, invece che un remake scialbo.