lunedì 8 luglio 2019

Lo chiamavano Trinità (guest post)




Salve a tutti, è Il Moro che vi parla, ma stavolta per poco!

Lascio infatti la parola a Luca del blog bruttavecchia.it, che oggi ci onora di un guest post nel quale, riallacciandosi alla fanfiction da me scritta tempo fa Attento Trinità... arrivano i vampiri! ha deciso di parlarci di uno dei più grandi ed amati classici del cinema comico e western italiano: sì, il titolo lo sapete già.

Ma bando alle ciance: Luca, a te la parola!
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Questa è la recensione di Lo chiamavano Trinità, un film spaghetti western, o meglio fagioli western, del 1970, diretto da E.B Clucher, con Bud Spencer e Terence Hill.


IL CONTESTO IN CUI NASCE

A cavallo tra gli anni sessanta e gli anni settanta il cinema è violento e mira a sconvolgere il pubblico, i motivi, senza fare il solito pippone sul Vietnam che con un film italiano non centra nulla, sono fondamentalmente due:

sono anni di cambiamento, ed è risaputo che cambiamento va a braccetto con crisi sociale e crisi sociale va a braccetto con film che lasciano turbato lo spettatore;

sono gli anni di piombo, quindi la violenza non è solo espressione artistica, ma è la realtà, e questa realtà influenza anche i film di Bud e Terence: in Dio Perdona... io no! (1967) ci sono scene piuttosto forti, che non centrano nulla con ciò per cui li conosciamo e con la storia del gigante buono. L'anno successivo esce I quattro dell'Ave Maria, e qui, rimanendo comunque un film cruento, cominciamo a intravedere dell'umorismo.



I NUMERI DEL SUCCESSO

Dopo due anni e un altro western, La collina degli stivali, finalmente nel 1970 esce Lo chiamavano Trinità, una sorta di omaggio comico allo spaghetti western. Il resto è storia: 3 miliardi di lire di incassi, che come potere d'acquisto equivalgono a circa 30 milioni di euro, triliardi di spettatori in tutto il mondo, pur trattandosi di un film completamente girato in Italia, triliardi di repliche, di cui una, nel 1988, con 12 milioni di italiani incollati allo schermo davanti ad un film già vecchio di quasi vent'anni. Considerate che C'è posta per te, uno dei programmi più visti (di certo non da me), quest'anno è rimasto tra i 5,5 e i 6 milioni di spettatori e che il 1988 è il primo anno di Auditel.


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LA TRAMA

Bambino, un omone di oltre 130 kg, come afferma lo stesso Bud Spencer qui, fa lo sceriffo in una città, stando attento a non far sapere che la stella l'ha rubata e che ha intenzione di rubare anche i cavalli non marchiati del maggiore, ovvero un uomo crudele che vorrebbe il terreno di un gruppo di mormoni.
Un giorno, trainato dal suo cavallo con autopilot (altro che la Tesla), Trinità giunge in città, si infatua di Sara e Giuditta, due ragazze mormone, e obbliga Bambino ad aiutarlo a difendere la loro comunità dal maggiore, minacciandolo di raccontare che non è un vero sceriffo.
Dopo spari e scazzottate varie va a finire che i cavalli del maggiore vengono marchiati dai mormoni, quindi Bambino, non potendo più rubarli, se ne va, come fa pure Trinità quando scopre che sposarsi con Sara e Giuditta comporta una vita di fedeltà, preghiera e duro lavoro.


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LA RECENSIONE

Questa produzione è parte integrante del cinema e dell'Italia. Per il duo il film è la transizione tra gli spaghetti western e i lavori successivi, quelli che accompagneranno l'infanzia di tutti noi. In Lo chiamavano Trinità viene definita una parte sostanziosa dei futuri marchi di fabbrica del duo:


  • la comicità, che però, cosa non scontata, fa ridere davvero: tra i personaggi, le risse, le battute e la faccia di Bud quando sbuffa che vale un oscar da sola, a distanza di cinquant'anni non si riesce a trattenere le risate;
  • il mandare affanculo i poteri forti e le multinazionali, in questo caso rappresentati dal maggiore.


UN PIZZICO DI VIOLENZA

Lo chiamavano Trinità non è violento né come western né come film generico, ma rispetto ai lavori successivi, quelli che la critica, ovvero coloro che non sapendo fare nulla criticano gli altri (a parte qualche eccezione), bollerà come "robba per bambini", va detto che qualche morto ogni tanto salta fuori e che il gigante buono non è tanto buono: aiuta i mormoni solo perché sotto ricatto da parte di Trinità, che invece li aiuta solo perché interessato a Sara e Giuditta. In sostanza dei problemi dei mormoni a nessuno importa.

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FAGIOLI WESTERN VS SPAGHETTI WESTERN

Alcuni appassionati, pur avendolo visto anche loro triliardi di volte come me, lo ritengono inferiore ad altri spaghetti western, come quelli di Sergio Leone, perché, a loro dire, non ha lo stesso spessore.
Non conosco bene i film di Sergio Leone, in quanto non è il mio genere, ma conosco benissimo i film di Bud Spencer e Terence Hill, quindi penso di poterne dare una valutazione oggettiva:
la bontà di qualsiasi prodotto, specie se cinematografico, non va valutata in base ad una scala immaginaria che ne stabilisca il prestigio, ma in base alla capacità di porsi un obiettivo e raggiungerlo: l'obiettivo di Lo chiamavano Trinità è farvi passare una serata avventurosa e divertente, e ci riesce benissimo anche dopo cinquant'anni, quindi è un ottimo film.


IL SIGNIFICATO

Alcuni appassionati, probabilmente gli stessi del paragrafo precedente, sostengono che l'unico scopo del film in oggetto sia far ridere, come sostiene anche questo articolo del Times del 1996, che lo definisce "irrilevante"; invece un messaggio c'è ed è racchiuso nel personaggio di Trinità: tutto ciò che egli fa e dice è per il suo benessere; a lui non importa nulla degli ideali, delle supercazzole degli altri, di Bambino in primis, e nemmeno di Sara e Giuditta, come dimostra il finale. Tutto ciò che gli interessa è la sua felicità, quindi il messaggio è: fregatevene degli ideali, di ciò che pensano gli altri e non perdetevi in supercazzole, ciò che conta davvero è essere liberi e fare il meglio per voi stessi. Sotto questa luce si capisce tutto: si capisce il perché di tanto successo, per il quale non bastano le battute epiche, non bastano le scazzottate girate tanto bene da sembrare una danza e non basta nemmeno la colonna sonora di Micalizzi, che Tarantino userà nel finale del suo Django Unchained, ma ci vuole qualcosa di più, e quel qualcosa di più è la sensazione di pura libertà e spensieratezza che ancora mi riesce a dare.


CONCLUSIONI

Lo chiamavano Trinità trascende lo stato di film, è simbolo di un'Italia che progredisce e che ha buoni motivi per essere fiduciosa nel futuro, ovvero l'Italia degli anni ottanta e novanta, e, considerando che molti lo vedono/vedevano con il padre, con il nonno o con qualche altra persona cara, è parte di noi stessi e della nostra vita.



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Ringrazio Luca di bruttavecchia.it per l'ottimo articolo, e vi invito ad andare a visitare il suo blog dove troverete fior di articoli riguardanti classici e meno classici del cinema!

Già che ci sono ne approfitto anche per invitarvi ad andare a rileggere l'articolo relativo al racconto Attento Trinità... Arrivano i vampiri! (e ovviamente a scaricare anche il racconto stesso, che è gratis), l'articolo di approfondimento sui vampiri cinesi e quello sul videogioco Slap & Beans.

Il Moro


10 commenti:

  1. Occhio che una parte del post è scritto nero su nero e non si legge. In ogni caso ti ringrazio per avermi fatto conoscere un nuovo blog, e per avermi fatto voglia di rivedere questo classico ;-) Cheers

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  2. Strano, in anteprima funzionava tutto correttamente. Comunque ora ho corretto, grazie della segnalazione!

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  3. Concordo. Lo rivedo sempre, è uno di quei film che non stancano mai e che contengono il puro gusto cinematografico di storie che non si fanno più...

    Moz-

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    1. E riesce ad essere godibile e divertente oggi come allora, nonostante i tempi siano cambiati e siamo abituati ad altri ritmi cinematografici. Immortale.

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  4. Sono Luca, del blog Brutta Vecchia. Innanzitutto un sentito grazie al Moro per lo spazio concessomi, a chi mi ha letto e agli illustri blogger che hanno commentato. Devo dire che per me scrivere questo post da un lato è stato molto piacevole, anche perchè è stato un pretesto per rivedere Lo chiamavano trinità l'ennesima volta, dall'altro lato è stato piuttosto impegnativo, in quanto, per paura di non riuscire a rendere giustizia al film, l'ho letto, riletto e corretto parecchie volte prima di decidermi ad inviarlo al Moro.

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    Risposte
    1. Vale sempre la pena di riguardare Trinità!
      Grazie a te per l'ottimo articolo!

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    2. Ciao Luca, complimenti per l'articolo^^

      Moz-

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    3. Grazie mille! complimenti a te per il tuo blog che mi riporta negli anni della mia bellissima infanzia!

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  5. Parole nuove non ne ho, è un film eccezionale e stop ;)

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