Recupero una recensione scritta tempo fa ma per qualche motivo rimasta a galleggiare tra le bozze del blog, in questo caso di un film uscito nel 2013 e da me visto e recensito più o meno all'epoca.
Odd Thomas conosce tutti, nella cittadina in cui vive. Ma nessuno conosce veramente lui, o meglio, nessuno conosce il suo talento segreto.
Come il ragazzino de Il sesto senso, anche Odd vede la gente morta. Lui, però, decide di fare qualcosa al riguardo.
I morti vengono a trovarlo, quando hanno qualcosa da risolvere. Vendicarli, in genere. E il nostro Odd odd significa strano) si ingegna per accontentarli.
Odd è un duro. Pesta come un fabbro, è veloce, furbo, e ha un coraggio che spesso sconfina nell'incoscienza.
La vita trascorre tranquilla in città, Odd ha un buon lavoro alla tavola calda e un amico in polizia (interpretato nientepopodimeno che da Willem Dafoe) che lo aiuta nel suo "secondo lavoro", e una fidanzata con cui va tutto alla grande.
Ma, un giorno, la città si riempie improvvisamente di Bodach, esseri invisibili che si raggruppano dove stanno per avvenire grandi tragedie...
Diretto e sceneggiato da Stephen Sommers, che è lo stesso che sta dietro a quel gran film di La mummia e quella cagata di G.I. Joe, Odd Thomas è tratto da un libro di Dean Koontz, uscito in Italia come Il luogo delle ombre e primo di una serie. Non ho letto il romanzo, di Koontz in generale ho letto poco, di quel poco diciamo che non lo amo particolarmente.
Il genere è quell'action soprannaturale con pretesti horror che abbiamo visto in La mummia, Van Helsing o Deep rising, sempre di Sommers. Qui però ci sono molti meno soldi dietro, e si vede.
Paradossalmente, però, la mancanza di fondi non è necessariamente un male, perché in questo modo c'è pi spazio per i personaggi e per la storia, che non annega in un tripudio di esplosioni, finalmente.
Questo film non è perfetto. Le interpretazioni hanno degli alti e bassi, e i protagonisti si amano a tal punto, con tanto di frasi da Baci Perugina, da provocare carie in più occasioni.
L'attore protagonista (il pover Anton Yelchin, morto giovane in un modo assurdo) stona un po' con il suo personaggio, non ha il physique du role giusto, secondo me. E in questa cittadina ci sono forse un po' troppi fatti di sangue, manco fosse Cabot Cove.
E non ho visto una ragazza brutta. Ma nemmeno una così così. E neanche una carina. Solo pheeega in gran quantità, e tutta in hot pants. Devo cercare Pico Mundo sulla cartina.
Tutte così. |
Però ha una buona sceneggiatura, un buon ritmo, delle scelte registiche carine, un protagonista abbastanza simpatico, una trama più o meno interessante e un finale ottimo, la cosa migliore del film.
Insomma, non è di certo un capolavoro, ma nemmeno da buttare. Il suo principale difetto, forse, è di non essre nè carne nè pesce: non fa abbastanza ridere, non fa abbastanza piangere, non spaventa nè emoziona a sufficienza. Un po' sì, ma ci vorrebbe qualcosa di più. Ma nemmeno annoia.
Una visione la merita, insomma. Un'ora e mezza in leggerezza. Ma difficilmente ve ne ricorderete a lungo a film finito.
(e infatti, aggiungo oggi alla recensione scritta anni fa, ora come ora non ne ricordo nemmeno un fotogramma, anche se quell'accenno alle ragazze di Pico Mundo mi ha fatto venire una certa curiosità di rivederlo)
Il Moro
Non conosco il libro, comunque il film è piaciuto anche me, soprattutto per la sua onestà ;)
RispondiEliminaInfatti, dai , si lascia guardare.
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