martedì 11 dicembre 2018

Planescape: Torment, non una recensione

coverSalve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Come forse avrete capito da questo mio post precedente, io sono sempre stato un appassionato di videogiochi di ruolo, con una spiccata predilizione per quelli orientali

Con gli rpg occidentali non ho mai avuto un gran rapporto.
Ho iniziato Dragon Age: Origins, e prima Elder Scrolls IV: Oblivion, Fallout 3, prima ancora Neverwinter Nights e Arcanum. Ho anche un vago ricordo di aver iniziato il primo The Witcher, ma non ne sono sicuro.
Di tutti questi, non ne ho portato a conclusione nemmeno uno.
Mi stufo. Io ho bisogno di una trama da portare avanti, e giochi che ti fanno andare in giro per ore in lande immense a inseguire quest secondarie che come premio ti danno un'armatura che non riesci a indossare perché troppo pesante mi stufano.

Ci sono state un paio di eccezioni, quando ero un imberbe ragazzino alle prese con le mie prime imprese videoludiche nella scena PC: i due Baldur's Gate.
Che belli i Baldur's Gate. Il secondo leggermente superiore dal punto di vista grafico e del gameplay, il primo migliore come trama. E lì, veramente, me ne andavo in giro a fare tutte le quest secondarie lunghissime ricompensate con un pezzo di armatura marcio che andava solo con un personaggio che avevo abbandonato ore prima e un grazie.

Planescape torment

Ora, una bella quindicina di anni dopo, avevo voglia di rivivere quelle sensazioni. Per questo ho recuperato quello che viene universalmente considerato uno dei migliori GDR occidentali di sempre, se non IL migliore: Planescape: Torment.
Uscito a metà tra i due Baldur's Gate, nel 1999, Planescape: Torment ne riprende la tipologia di gioco. In effetti, ci ho messo molto poco a prendere confidenza con l'interfaccia, così simile a quella che ben conoscevo. La visuale a tre quarti dall'alto, giocabile tramite mouse e tastiera, i personaggi da selezionare trascinandoci il mouse sopra, la schermata dell'inventario con uno spazio per ogni oggetto, le statistiche di lancio dei dadi per armi e armature... tutto quanto mi riporta alla mente vecchi ricordi.
In effetti il motore grafico utilizzato da Black Isle per il gioco è l'Infinity Engine, lo stesso utilizzato da Bioware per i suoi giochi di ruolo.

Anche l'ambientazione ha dei legami con Baldur's Gate, nel senso che in entrambi i casi sono legate a Dungeons and Dragons. L'universo dei Forgotten Realms per Baldur's Gate, il multiverso di Planescape Per Torment.

planescape Torment


La storia inizia a Sigil, la Città delle Porte, nodo centrale del multiverso, attraverso il quale si può accedere a tutti i piani dimensionali. Qui un uomo senza ricordi e senza nome (il Nameless One) si sveglia nel Mortuario, con un corpo coperto da cicatrici terribili a vedersi ma in grado di risorgere ogni volta che muore.
Chi è veramente il Nameless One? Chi gli ha procurato le cicatrici e l'ha trasformato in una specie di zombi immortale? Quale mistero si nasconde dietro la profezia cantatagli dal fantasma di una donna che dice di averlo amato?

Ecco cosa vedono i miei occhi, amore mio, liberi dalle catene del tempo: incontrerai tre nemici, ma nessuno di loro più pericoloso di te stesso al pieno della tua gloria. Sono ombre del male, del bene e della neutralità, animate e forgiate dalle leggi dei piani. Giungerai ad una prigione costruita sul pianto e sul dolore, dove perfino le ombre sono impazzite. Là ti verrà richiesto di compiere un terribile sacrificio, amore mio. Per porre fine alla cosa, dovrai distruggere ciò che ti tiene in vita e non essere più immortale. So che devi morire... Finché puoi ancora. Il cerchio deve chiudersi, amore mio...

Inizia così il viaggio del Nameless One alla ricerca di indizi sul suo passato...

PLanescape torment


Però però però, dopo aver tessuto tutte queste lodi per questo fantastico gioco, devo ammettere la mia grandissima colpa: non sono riuscito a finirlo. Mi sono stufato.
Sembra bello. Sembra meglio di Baldur's Gate. Ci sono personaggi intriganti, tonnellate di cose da fare, dialoghi scritti da dio. Ma io non ho più il tempo di dedicarmi a un gioco così lungo e complesso, con quantità industriali di testo da leggere e miriadi di cose da fare, che spesso portano a ricompense miserelle. Ma non è colpa del gioco, è che sono invecchiato io.

Chi però si sente in grado di raccogliere la sfida continui a leggere:
Potenza della rete, al giorno d'oggi non solo possiamo goderci questo gioco in italiano grazie alla traduzione amatoriale (perfetta, anche se io avrei tradotto anche il nome del protagonista) realizzata dal gruppo ITP , ma possiamo anche potenziarlo per adattarlo alle schede video moderne, oltre a una tonnellata di altre piccole migliorie, grazie a tutta una serie di mods. A questo link trovate i link per scaricare le mod e le instruzioni per installarle.

Volendo, trovate ancora il gioco su Amazon

Il Moro

4 commenti:

  1. Come sai non sono un "videogiocaro", ma invidio le esperienze che racconti, e già solo leggendoti è un po' come se avessi giocato anch'io a questi titoli ;-)

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    1. Così come io non ho bisogno di guardare filmacci di serie z per conoscerli, basta quello che racconti tu sul Zinefilo... 😉

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  2. Concordo che Lucius, mi sento come se avessi giocato anche io con questi titoli. ;)

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