martedì 24 settembre 2024

Opinioni in pillole: The Witcher, i primi tre libri

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Raccolgo in questo articolo le opinioni relative ai primi tre audiolibri della saga di Geralt di Rivia, o The Witcher. Li ho ascoltati in tempi diversi, e i commenti che seguono sono stati scritti subito dopo l'ascolto di ognuno. Se trovate delle considerazioni ripetute è per quello.


Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione

Il guardiano degli innocenti (Ostatnie życzenie), di Andrzej Sapkowski (1993)

Premetto che non ho mai giocato ai videogiochi della saga di The Witcher (sono piuttosto intollerante verso gli open world e i giochi di ruolo all'occidentale, che ti mandano in giro a fare diecimila missioni secondarie al punto che dopo un po' non ti ricordi nemmeno più la storia principale), né ho mai guardato la serie TV con Henry Cavill. Tra l'altro, sapevate che nel 2002 è stata prodotta in Polonia una serie televisiva di una sola stagione seguita da un film? No? Nemmeno io, ma Wikipedia sì.

Ciò detto, ho ascoltato il primo libro della saga in forma di audiolibro. Un disclaimer all'inizio dichiara che secondo la volontà dell'autore la traduzione è stata effettuata direttamente dal polacco senza passaggi intermedi, quindi i nomi potrebbero differire da quelli sentiti nel videogioco. Bisognerebbe fare così sempre, in effetti.
Si tratta in realtà di una raccolta di sei racconti più uno a fungere da cornice, con Geralt in via di guarigione in un tempio che racconta le sue avventure precedenti.
Dopo aver ascoltato i racconti in questione, posso dire di non aver ben chiaro perché questi libri hanno avuto tanto successo da essere tradotti in mezzo mondo. O meglio, l'ho capito: la casa produttrice del videogioco è polacca, avranno scelto un libro di un certo successo nel loro paese su cui basare la loro saga fantasy, ed è stato il videogioco ad avere successo e a trascinare con sé i libri. Ma i libri in sé, cosa hanno di speciale?

Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione
Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski recensione

Qui sopra, le copertine delle innumerevoli edizioni polacche di questo volume


Ok, i racconti si discostano un poco dal fantasy pezzente con i ragazzini predestinati, clone di Shannara (che a sua volta era un clone, lo so), che da anni infesta gli scaffali del fantasy in libreria come un'erbaccia incantata. Sono racconti abbastanza interessanti, alcuni più di altri, privi di 'sti cavolo di prescelti e con un target di età leggermente più alto (c'è qualche parolaccia e qualche ammiccamento sessuale appena accennato), ma non dicono nulla che Robert E. Howard non abbia già iniziato a dire novant'anni fa. Meglio.
Il protagonista è abbastanza interessante, il suo rapporto con l'amico Ranuncolo è praticamente lo stesso che c'é tra Zagor e Cico, ma le loro avventure sono funestate da una quantità di chiacchiere davvero esorbitante. Ci sono dei momenti in cui lo Strigo sembra quasi muto (la frase "Geralt non rispose" viene ripetuta decine di volte) e altre in cui parte in delle filippiche in grado di asciugare anche il pelo di un san bernardo impegnato in una missione di soccorso. Risulta un po' scostante anche come carattere, rivelandosi simpatico e brillante quando nell'avventura c'è anche Ranuncolo e una specie di macchina priva di emozioni quando è da solo, ma questo potrebbe essere voluto.

La qualità percepita migliora, e di molto, grazie al bravissimo lettore Riccardo Mei, in grado di cambiare completamente voce da un personaggio all'altro. Anche lui, in realtà, pecca un po' nel trasmettere emozioni quando legge le parti narrate, un po' troppo piatte, ma gliela si perdona.

Probabilmente ascolterò anche il seguito, grazie alla bravura del lettore e perché con gli audiolibri la scelta è abbastanza limitata, ma se dovessi leggerlo probabilmente non andrei avanti con la saga.



La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione

La spada del destino (Miecz przeznaczenia), di Andrzej Sapkowski (1990)

Un'altra racconta di 7 racconti. Nonostante siano stati pubblicati prima, si collocano temporalmente dopo quelli de Il guardiano degli innocenti. Diciamo che si nota solo nel fatto che qui dovremmo già sapere chi sono Ranuncolo e Jennefer, che non vengono reintrodotti. Per il resto ogni racconto fa storia a sé.
Per un commento su questo libro e sul lettore dell'audiolibro, potrei tranquillamente copincollare quello della raccolta precedente, quindi potete rileggervi quello, aggiungo giusto un paio di cose.
La prima è che si da più spazio ai sentimenti dello strigo, che spesso, sebbene ci tenga a sembrare un duro granitico, è scosso da forti emozioni, emozioni che in teoria essendo un mutante non dovrebbe provare. Ci si dilunga sulle storie d'amore, in particolare quella tormentata con Jennefer, ma non è l'unica donna per Geralt nella raccolta. Queste digressioni romantiche spesso vanno a discapito dell'avventura e dell'azione, che erano più presenti nella raccolta precedente.

La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione
La spada del destino,  di Andrzej Sapkowski recensione

La seconda è che le filippiche sono ancora più lunghe. Praticamente ogni dialogo sembra una piece teatrale, con personaggi che si lanciano in frasi lunghissime, a cui spesso il protagonista non risponde. In pratica dei monologhi lunghi svariati minuti di ascolto interrotti ogni tanto da "Geralt non rispose".
Se davvero questi racconti sono stati scritti prima, questi mi sembrano difetti nella scrittura che sono stati in parte limati nella raccolta successiva, che in realtà è precedente, insomma, quello che è.
La sensazione è che il successo della saga sia dovuto più che altro al fatto che sia diverso dal fantasy per ragazzini con i prescelti ma, come già detto, è una novità solo per chi leggeva solo quello. 
Rimane comunque una certa curiosità di vedere come se la cava l'autore con un romanzo, quindi probabilmente ascolterò anche il prossimo.



Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione

Il sangue degli elfi (Krew elfów), di Andrzej Sapkowski (1994).

Mamma mia che due palle questo libro. Questo articolo potrebbe anche finire qui, ma giusto per soddisfare la mia logorrea vi racconterò ancora qualcosa.

La storia di per sé potrebbe essere anche interessante. La bambina che è stata affidata alle cure di Geralt in non so quale dei due volumi precedenti è in effetti una principessa. Geralt la educa come una piccola striga, ma c'è un sacco di gente che la cerca per motivazioni politiche.

Purtroppo questo spunto si traduce in una storia noiosissima, piena di dialoghi lunghissimi, con gente che parla un sacco, tanto che più che dialoghi sembrano svariati monologhi uno dietro l'altro. Dialoghi resi quindi in modo piuttosto teatrale, poco realistico, e il più delle volte sono divagazioni di cui non ci può fregare di meno. Inoltre la vera storia inizia praticamente a metà libro, quasi tutto quello che viene prima è una specie di storia nella storia che ha ben poco a che fare con la vicenda principale.

Questa gente chiacchiera, chiacchiera, e lo fa costantemente in modo pomposo e usando molte più parole di quelle che servirebbero per qualsiasi concetto. Francamente mi è mancato perfino il "Geralt non rispose" della prima raccolta, visto che qui anche lui è molto più avvezzo alla chiacchiera, ancora più che nel secondo volume.

Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione
Il sangue degli elfi, di Andrzej Sapkowski recensione

Come già detto in precedenza, il lettore è molto bravo a diversificare le voci, tanto che a momenti sembra veramente che ci sia più di una persona a leggere, ma difetta un po' nella recitazione. Questo in realtà da un certo punto di vista si adatta allo stile della narrazione e dei dialoghi, dall’altro li rende ancora più pesanti da digerire.

E ovviamente, dopo 12 ore e 23 minuti di chiacchiere, il libro non finisce.
Non viene portato a conclusione nemmeno mezzo filone narrativo. Semplicemente la storia si interrompe a metà, anzi forse nemmeno a metà visto che di libri ce ne sono sei o sette. Ma non ci penso nemmeno a proseguire, ora vado a vedere se su Wikipedia c'è la trama dei seguiti, giusto per curiosità.

...e infatti Wikipedia mi informa che i romanzi sono tutti collegati. Come siamo passati da raccolte di racconti slegati l'uno dall'altro a una sola storia di millemila pagine? Grazie ma no, grazie, mi faccio bastare i riassunti su Wikipedia, tanto svelano sempre anche i finali. 
Questa storia in particolare dura cinque libri, poi ne è uscito un altro che però narra un'altra avventura di Geralt ambientata prima che conoscesse la ragazzina, quindi ai tempi della prima raccolta di racconti.
A leggerne i riassunti, il proseguio della storia appare interessante come lo appariva inizialmente quella di questo libro. E' sempre un fantasy, per quanto una versione più adulta. C'è sempre un predestinato, che in questo caso non è il protagonista ma la ragazzina che ha adottato (sì, il predestinato è arrivato anche qui, dopo aver schivato i racconti), con il classico contorno di regni e maghi malvagi. Ma l'essere per l'appunto più "adulto" comporta che il tema è trattato in modo più complesso, che spesso entra nel dettaglio dei rapporti politici tra i regni e in considerazioni filosofiche o sociologiche (a livello di chiacchiere da osteria, comunque), che i cattivi abbiano le loro motivazioni e non siano banali demoni malvagi "perché sì" (sì, poi ogni tanto c'è qualche scena di sesso, qualche combattimento sanguinoso e qualche parolaccia, ma sono rari).
Se in teoria è tutto un po' più interessante del fantasy medio, laddove per "fantasy" si intende quello tolkeniano con maghi, elfi e creature varie, una volta su carta risulta tutto pallosissimo, un brodo allungato all'inverosimile per stirare in cinque libri una storia che probabilmente si poteva far stare in uno o due.

Posso quindi dire che non mi è del tutto dispiaciuto ascoltare le due raccolte di racconti, per quanto ci sia di meglio in giro, ma che i romanzi è meglio perderli che trovarli. A questo punto è evidente che il successo della saga è dovuto solo alla fama raggiunta dai videogiochi, a cui non ho mai giocato perché alla mia età non posso permettermi di perdermi in giochi lunghi decine di ore con centinaia di inutili missioni secondarie, ma mi dicono che siano effettivamente molto belli.
Visto che non mi è venuta voglia nemmeno di recuperare una delle due serie tv, direi che il mio rapporto con The Witcher può tranquillamente interrompersi qui.

Il Moro

Gli altri romanzi fantasy di cui ho parlato nel blog

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