Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Ho adorato la Saga dell'esilio nel pliocene di Julian May,
letta da me qualcosa come due ere geologiche addietro. Non so perché, negli
anni non ho mai voluto leggere i seguiti, e solo ultimamente mi sono trovato
tra le mani L'intervento, del 1987, volume di collegamento tra la
saga del pliocene e la successiva saga del Milieu galattico. Valutandolo come
un segno del destino, stavolta mi sono deciso!
Di seguito trovate i miei
commenti sui quattro romanzi che compongono il ciclo. I commenti sono stati
scritti uno per volta, subito aver terminato la lettura del romanzo.
L'intervento (Intervention, 1987)
Secondo le intenzioni esplicite dell'autrice, questo è per l'appunto un romanzo interlocutorio che unisce le due saghe, il cui scopo è di raccontare l'apparizione e la diffusione nel mondo dei poteri mentali.
La storia segue in parallelo le vicende di diversi personaggi, alcuni dei
quali compaiono solo in un capitolo a essi dedicato. Le due storie principali
sono quella di Rogi Remillard, che racconta la sua lunghissima vita in forma
di diario, e Kieran O'Connor. Entrambi hanno una serie di comprimari che
ruotano loro attorno, in particolare la famiglia Remillard, protagonisti della
scena psichica mondiale, e l'entourage di Kieran O'Connor, che usa i suoi
poteri per scopi tutt'altro che nobili.
Ambientato tra il 1945 e il 2013,
narra della nascita dei primi "operanti" con poteri mentali, il loro impatto
con l'opinione pubblica, l'interazione con i "normali", la diffusione dei
poteri e la loro integrazione nella società, fino all'"intervento". Che è un
po' come il "primo contatto" in Star Trek, con la differenza che le razze
aliene del Milieu Galattico stanno sorvegliando la Terra da centinaia di anni,
a volte anche intervenendo in segreto, convinti che gli umani abbiano un
potenziale psichico mai visto nella galassia.
Il libro va quindi avanti raccontando vari episodi, qualcuno più interessante
e qualcuno meno. Un po' noiosi quelli più politici, decisamente più
interessanti quelli legati alla turbolenta famiglia Remillard.
Pur
essendo un po' incostante, il libro non stanca mai, si ha sempre voglia di
sapere cosa succederà dopo in questo mondo in evoluzione creato da Julian May.
Certo, si ha la sensazione che pecchi un po' troppo di ottimismo: i movimenti
contro gli operanti ci sono ma non hanno grandi effetti, nonostante alcuni
degli svariati poteri mentali in possesso degli operanti siano piuttosto
antipatici, la coercizione in particolare, che permettere di costringere
qualcuno a obbedire ai propri ordini. Sebbene sia un potere tipico dei
personaggi negativi, anche quelli positivi non esitano a servirsene senza
rimorsi in qualsiasi occasione, senza che la cosa sembri dare fastidio a
nessuno. Si nota anche che, nonostante il libro sia stato scritto nel 1987
quando l'Islam non era ancora ufficialmente sinomino di "terrorismo" per gli
USA, i paesi islamici qui siano un grosso problema, visto che vedono tutti gli
operanti come esseri diabolici.
Verso la fine c'è un certo calo, sembra
quasi che l'autrice si fosse un po' stancata, perché sono sempre più frequenti
le parti "narrate" invece che "mostrate".
Il libro è molto lungo, ma l'ho letto in poco tempo e senza mai perdere interesse, nonostante l'incostanza di cui abbiamo parlato. Perché non l'ho fatto prima? E chi lo sa? Ora, sotto con i seguiti.
Jack dai mille volti (Jack the Bodiless, 1991)
Purtroppo, bisogna dire che il seguito, o meglio il primo libro della trilogia del Milieu Galattico, non è all'altezza di quello che l'ha preceduto.
Non più episodi sparsi in un ampio arco di tempo, ma un'unica storia con
protagonisti fissi, all'alba dell'ingresso dei primi operanti umani nel
consiglio del Milieu.
Per poter entrare nel Milieu gli umani hanno
accettato di rimanere per un certo periodo sotto la supervisione di alcune
razze aliene, che tra le altre cose hanno imposto alcune regole sulla
riproduzione umana. Il nuovo figlio di Lucille, uno dei membri della famiglia
Remillard che abbiamo già conosciuto in L'intervento, viola queste
regole e dovrebbe essere abortito, ma lei non ci sta e si fa aiutare da Zio
Rogi e dal giovane ma già potentissimo metapsichico figlio Mark a nascondersi
fino a quando non lo darà alla luce.
La vicenda rischia di creare
grande scandalo, visto che sarebbe una grave violazione degli accordi con gli
alieni da parte della famiglia scelta per essere la prima a entrare a far
parte del consiglio galattico, i Remillard (gli alieni considerano il
nepotismo assolutamente normale, e infatti quasi nessuno al di fuori di questa
famiglia viene considerato per questo onore).
Il libro segue quindi due storie parallele, da svariati punti di vista: quelli di Mark e Rogi intenti a salvaguardare la vita del piccolo Jack, non ancora nato ma probabilmente destinato a superare il potere metapsichico di qualunque altro terrestre e anche parecchi alieni, e quella degli altri membri della famiglia che cercano di evitare lo scandalo, per non pregiudicare l'ingresso della razza umana nel Milieu.
Mark e soprattutto lo zio Rogi sono due personaggi simpatici, ed è sempre bello vedere il povero Rogi sballottato qua e là dai capricci dei suoi potentissimi nipoti. Ma tutte le parti con gli altri parenti, che sono tantissimi e dei quali è quasi impossibile ricordarsi i nomi e chi è figlio di chi e fratello di chi da un capitolo all'altro, sono noiose come una messa di quaresima. E pure le parti con Rogi, comunque, non sono tutte rose e fiori, visto che spesso l'autrice si perde in lunghe descrizioni di paesaggi o resoconti di avvenimenti che avrebbero potuto essere riassunti in un quarto delle parole, se non tagliati del tutto.
Insomma, questo libro è noioso e poco interessante. Solo quando ormai siamo arrivati quasi ai due terzi della lettura diventa un po' più appassionante, quando i cattivi di turno, tali Furia e Idra, cercano sempre più spesso di uccidere alcuni membri dei Remillard. La scrittura diventa più pregna e con meno perdite di tempo, e il focus viene mantenuto sui personaggi principali.
Anche qui, però, non funziona tutto, in particolare il non-colpo di scena sulla vera identità di Idra
Oltretutto, essendo il primo libro di una trilogia la storia non finisce, ma rimane tutto in sospeso, rimandato alla prossima puntata. Almeno qualche filo narrativo poteva pure chiuderlo.
Leggerò anche i seguiti? Mah.
Maschera di diamante (Diamond Mask, 1994)
Alla fine ho letto anche il terzo libro, ma ho fatto davvero fatica.
Ancora più noioso del precedente, qui anche l'apporto di zio Rogi viene a mancare, perché al contrario di Jack dai mille volti qui le sue parti sono proprio quelle più noiose, impegnato com'è in svariate riunioni parentali in cui si chiacchiera di argomenti di cui non ci frega nulla.
La parte migliore è quella dedicata al nuovo personaggio Dorothea MacDonald,
destinata a diventare Maschera di Diamante, ma solo per metà libro, finché è
una bambina che cerca di nascondere i suoi enormi poteri per non essere
"diversa". Poi diventa adulta e diventa come gli altri, cioè noiosa e un po'
antipatica.
Oltretutto l'autrice ha un modo di bruciarsi i colpi di
scena, anticipando l'identità di Furia e del Fantasma di Famiglia in modo
totalmente anticlimatico e nel momento assolutamente sbagliato, che farebbe
gridare vendetta a chiunque si diletti di scrittura.
Nel finale l'autrice cerca di inventarsi una minaccia da affrontare in modo
spettacolare, temendo probabilmente che il lettore si sia addormentato nel
frattempo, ma scrive anche quella in modo abbastanza soporifero.
C'è un'altra cosa legata a questa saga che mi infastidisce: il trattamento
riservato ai "normali".
E' vero che nel terzo libro ormai gli umani
dotati di poteri mentali, anche deboli, sono ormai la maggioranza
dell'umanità; fatto sta che il focus è sempre solo sulla famiglia Remillard e
pochi altri, vale a dire su "operanti" e pure particolarmente potenti, nessuno
spazio è dedicato ai non operanti. Non si sa cosa ne pensino i non operanti di
tutta questa faccenda, sia del fatto di essere ormai la metà sfigata del mondo
(e degli altri mondi, visto che hanno iniziato a colonizzare pianeti
extrasolari), sia del fatto di entrare nel milieu galattico. Non abbiamo idea
di cosa pensino, solo la netta impressione che a essi siano rimasti tutti i
lavori più umili, e a tutti vada bene così, perché quello è il loro posto
ormai, fino alla loro completa estinzione. E' normale che tutti gli operanti,
protagonisti compresi, si riferiscano ai normali con epiteti razzisti come
"teste morte" e simili.
Questo evidente razzismo verso i non operanti non
è uno dei temi del romanzo, non viene analizzato neppure di sfuggita, è
semplicemente "normale", e la netta impressione è che l'autrice non si sia
neppure posta il problema.
Non lo so davvero se leggerò l'ultimo. Ho già fatto fatica a finire questo, mi ha tenuto dentro solo Dorothea, ma alla fine anche lei si è unita alla cricca dei Remillard. Andrei avanti solo nella speranza che Furia e Idra facciano fuori tutti questi bambocci nei modi più dolorosi possibili e diano fuoco al dannato Milieu, ma temo che sia una vana speranza.
Magnificat (Magnificat, 1996)
È così, alla fine ho deciso di leggermi anche l'ultimo libro, spinto probabilmente da un masochistico completismo.
La coppia formata da Furia e Idra, cattivi ufficiali degli ultimi tre libri, si conferma la peggior coppia di cattivi di sempre, con un livello di minaccia pari a quello della Banda Bassotti. Non so quante volte attentano alla vita di questo o di quell'altro Remillard, non so quanti piani complicati ordiscono, e mi venisse un crampo se riescono a portarle a termine uno solo. Al terzo attentato fallito di fila hanno già perso ogni credibilità, al decimo diventano una barzelletta. Il punto è che sono anche gli unici cattivi degli ultimi tre libri, e tutti i Remillard ne parlano come se costituissero chissà quale minaccia. Una barzelletta involontaria, ogni entrata in scena dei quali è accompagnata da un sorriso del lettore curioso di sapere in che modo verranno umiliati stavolta. Peccato che questo non sia per nulla voluto dall'autrice, che anzi vorrebbe chiaramente che fossero percepiti come dannatamente pericolosi.
Devo dire che rispetto ai due precedenti in questo libro la storia scorre via
meglio, più densa di eventi e con meno divagazioni. Probabilmente è perché
doveva essere il capitolo finale, e non è che potessimo continuare a parlare
di questa Ribellione Metapsichica senza mai farla avvenire, no?
E' un
libro carino, ma è il momento di tirare le somme su tutta la saga, a questo
punto.
La mia memoria non è così buona e i libri della saga dell'Esilio nel Pliocene li ho letti in età giovanile. Ne serbo un ottimo ricordo, e per non correre
rischi mi terrò quel ricordo e non li rileggerò.
Di questa seconda
qadrilogia, l'unico libro che si salva davvero è il
primo, L'intervento, che volendo si potrebbe anche leggere a sé,
senza proseguire, per quanto molte trame rimangano aperte. Ma alla fine,
essendo quattro libroni belli spessi e che richiedeanno molto tempo per essere
letti tutti, meglio lasciar perdere dall'inizio. Piuttosto recuperate La saga del Pliocene.
Il Moro
Tutti i libri di fantascienza di cui ho parlato nel blog
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