martedì 14 luglio 2020

Chappie (Humandroid)

Chappie Humandroid recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Quando un regista imbrocca il primo film, tutti quanti aspettano con ansia i suoi lavori successivi, nella speranza che riesca a bissare se non addirittura migliorare le sue prestazioni. Ridley Scott e M. Night Shyamalan ci hanno costruito la carriera.

Neill Blomkamp è il regista di quel gioiellino di District 9, film realizzato con un budget non faraonico (30 milioni di dollari, non bruscolini ma nemmeno da mettere vicino a certe megaproduzioni da 200 milioni) ma che riesce ad emozionare toccando temi importanti. In tal senso, la sua seconda prova è stata un po' spiazzante: come ho già detto nell'articolo relativo a Elysium, si trattava in pratica di un film degli anni 90 fatto oggi. Tematiche sociali trattate con la grana grossa, quasi banali, al servizio di un film di puro action fantascientifico, e pure piuttosto tamarro.

Anche con questa sua ultima trova, Chappie, che in italiano guadagna il titolo di Humandroid (mi fa sempre molto ridere questa pratica di sostituire a un titolo in inglese un altro titolo in inglese, ma bisogna dire che Humandroid é un titolo che rende di più l'idea di quello che è effettivamente il film. Chiaro, per averne bisogno bisogna essere di quelli che decidono che film andare a vedere sapendo solo il titolo, senza guardare un trailer ne informarsi in nessun altro modo. Si vede che gente così esiste davvero, se si sente il bisogno di usare titoli del genere), Neill Blomkamp ritorna un po' più indietro, negli anni '80, scegliendo di citare stavolta invece che i film di Arnold Schwarzenegger tutta quella serie di pellicole con l'intelligenza artificiale e i robot senzienti. Il titolo che certamente costituisce la maggiore fonte di ispirazione per questo lavoro è Corto Circuito, ma sicuramente c'è anche un po' di Robocop e di altre pellicole magari meno famose. Ad esempio, l'aspetto del robot è preso di peso da Briaeros di Appleseed (1985).



Chappie Humandroid recensione

Continuando il paragone con Corto circuito, il robot protagonista ha un numero più alto, da 5 a 22, e invece di essere "adottato" da una simpatica ragazza finisce con una colorita gang di rapinatori e spacciatori di Johannesburg, Sudafrica (ma il robot che imita una gang di delinquenti coloriti c'è anche in una scena di Corto circuito 2), interpretati da due dei tre membri del gruppo hip hop sudafricano Die Antwood, che recitano con i nomi d'arte che usano anche nella realtà . Il cervellone che ha ideato l'intelligenza artificiale è invece interpretato da Dev Patel, noto per essere il protagonista di The millionaire, mentre il ruolo del cattivo principale va a un Hugh Jackman con una pettinatura inguardabile (ma le capigliature strampalate in questo film abbondano). Giusto per riesumare un mio vecchio post, Jackman aveva già avuto a che fare con dei robot in Real Steel. L'alter ego di Chappie, sia per i movimenti che per il doppiaggio, è Sharlto Copley, già protagonista di District 9 e antagonista in Elysium.

Chappie Humandroid recensione
La pettinatura.

Il robot ha il comportamento di un bambino, un bambino spesso spaventato, e in quanto tale è impossibile non affezionarsi immediatamente a lui e soffrire per le disgrazie che gli capitano. Curioso come a volte nei film riusciamo a provare più pena per quello che succede a un robot o a un animale che per quello che succede a un essere umano.
Il film si basa molto su questo aspetto, quindi, sulla rapida crescita di Chappie che si trova catapultato fin dalla nascita in un ambiente violento, costretto a tappe forzatissime per trasformarsi il più in fretta possibile nella macchina di morte che il gangster vorrebbe, al posto di questo bambino piagnucolone.

Chappie Humandroid recensione

Oltre alla recitazione di Sharlto Copley, buona parte del fascino di Chappie sta negli splendidi effetti speciali con cui è realizzato.
Sappiamo che Chappie non esiste, è tutto realizzato in CGI. Addirittura, non è stata nemmeno usata la motion capture. Ricordate Chi ha incastrato Roger Rabbit, film peraltro bellissimo, ma in cui gli attori guardano sempre "oltre" i personaggi animati, puntando verso qualcosa alle loro spalle? In quel caso non c'erano di mezzo solo i limiti della tecnologia, ma anche l'aspetto surreale dei personaggi disegnati a rendere difficile dare agli attori un punto di riferimento verso cui guardare. L'aspetto umanoide di Chappie, invece, ha permesso a Sharlto Copley con una tuta grigia di recitare la parte di Chappie quando interagisce con degli esseri umani (alternato con degli stuntman), tuta che aveva dei "blocchi" che impedivano all'attore di muoversi liberamente così da meglio replicare i movimenti di un robot. La tuta è stata poi coperta in CGI dalla figura del robot che vediamo nel film, ma senza usare la motion capture, appunto, perché dovevano essere i movimenti di un robot e non quelli di un essere umano.
Il risultato è straordinario. Chappie sembra "vero" in ogni fotogramma del film.
A questo punto entra in gioco anche il modo in cui il cervello umano può essere "ingannato": perché anche in film dal budget eccezionale come quelli Marvel o quelli di Guerre Stellari gli esseri umani ricreati in CGI, siano essi versioni ringiovanite di attori anziani o fantasmi digitali di attori morti, sembrano ancora "finti" e siamo in grado di sgamarli al volo? Perché il cervello umano "sa" come deve essere un volto umano, e qualsiasi piccola imperfezione nella resa salta subito all'occhio.
Quando invece animi un mostro o un robot, l'occhio non sa cosa aspettarsi e quindi accetta ciò che vede come realistico.
Splendida anche la realizzazione della comunicazione non verbale di Chappie, figlia dei "sopracciglioni" di Numero 5. Qui abbiamo un sopracciglione unico sopra e un altro sotto, dove dovrebbe esserci la bocca, più le due orecchie da coniglio, che riescono a far esprimere a Chappie tutta una gamma di emozioni che possiamo riconoscere immediatamente.
Il film è del 2015, la CGI invecchia in fretta ma non "così" in fretta, eppure sono convinto che l'effetto speciale con cui è realizzato questo robot continuerà a sembrarci realistico anche tra diversi anni.

Chappie Humandroid recensione

Parlando delle altre componenti della trama, direi che siamo sempre dalle parti della "grana grossa" anni '80, anche se non ai livelli visti in Elysium. Anche qui il cattivo è "proprio cattivo", e la periferia degradata di Johannesburg sembra popolata di personaggi che definire coloriti è dir poco. Il finale è anche piuttosto surreale e non ha molto senso, ma rientra perfettamente nei canoni di quei film anni '80 dove gli hacker riuscivano letteralmente a fare magie sbattendo le dita a caso sulla tastiera.

Chappie Humandroid recensione
Abbiamo anche un simil ED-209

Io l'ho trovato insomma, molto bello ed emozionante, non come District 9 ma sicuramente meglio di Elysium. Se penso che Blomkamp avrebbe potuto dirigere un seguito di Alien e invece ci è toccato Covenant... Per un po' si è detto che gli avrebbero affidato anche un sequel di Robocop (e visto Chappie avrebbe anche potuto essere una vera figata - si dice ancora figata?) ma anche quel progetto sembra morto lì.

Il Moro.

13 commenti:

  1. Un minestrone con dentro di tutto, hai centrato tutte le citazioni, una storiella non sembre ben bilanciata anzi molto poco, però che occhio ha Neill Blomkamp per la fantascienza? Peccato sia un altro di quei registi che viene quasi ostracizzato e ha più progetti abbandonati in carriera che portati a termine, peccato perché lo trovo davvero bravo e questo, anche se è un filmetto, finisco spesso per rivederlo. Cheers!

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    1. "date una regia" a quest'uomo, viene da dire. Non so se sia davvero ostracizzato o se solo non abbia le amicizie giuste, ma sicuramente mi piacerebbe vedere più film suoi. Quell'Alien saltato mi brucia un bel po', soprattutto visto che invece abbiamo avuto quella porcheria di Covenant.

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  2. Interessante recensione! Per adesso Blomkamp temo rimanga "il regista di District 9" e mi rimane l'amaro in bocca per il mancato Alien seguito di Aliens, anche se in realtà ho apprezzato non poco Elysium. Chappie invece mi ha convinto meno, non capendo bene dove volesse andare a parare. Ho trovato interessanti i tuoi riferimenti, sicuramente azzeccati, ma forse anche il fatto che non mi entusiasmi molto nemmeno Corto circuito contribuisce a spiegare il perché della mia reazione a questo film!

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    1. Beh, corto circuito è stato uno dei mille classici della mia infanzia, ovvio che con me ha sfondato una porta aperta. Che poi in realtà sono più legato sentimentalmente ai baracconi d'azione citati da Elysium, ma ho trovato lo stesso questo Chappie superiore, probabilmente grazie anche alla realizzazione del robot, che ho trovato magnifica.

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    2. Su questo non posso che concordare, a me il robot sembrava vero!

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  3. Forse l'essere cresciuto negli anni Ottanta e l'aver amato "Corto circuito" (e pure il relativo seguito sfigato!) mi rende uno spettatore-tipo di questo film, comunque malgrado lo trattino tutti male mi sono divertito a vederlo. Hai fatto bene a tenere separata la parte tecnica, davvero spettacolare, da quella artistica, che non sarà memorabile ma neanche disprezzabile. Per me aveva bisogno di una possibilità in più, ma il film è stato massacrato già molto prima dell'effettiva uscita.
    Proporre alla Fox un nuovo Alien mentre Covenant stava andando a picco, trascinando tutti con sé, è stata una dannata jella. Fino al '97 la casa accettava di chiamare registi giovani (ed economici) per affidare ogni episodio a talenti freschi, poi il cinema è morto e solo ed esclusivamente chi è già famoso può ambire a mettere la sua firma su un film, rovinandolo per sempre. Ne abbiamo parlato questi giorni sul mio blog alieno con il caso "Prometheus" (2012): Jon Spaihts ha scritto un'ottima storia aliena, ma serviva un nome famoso e hanno chiamato Damon Lindelof che ha distrutto tutto: si capiva troppo e secondo lui un film riuscito è un film dove non si capisca una mazza di quello che succede. E' la formula Lost, e la Fox si è fidata, tirando fuori spazzatura maleodorante, che tre anni dopo ha subito nascosto sotto il tappeto, mentre la povera Noomi Rapace era ancora davanti al telefono ad aspettare che la chiamassero per "Prometheus 2: Paradise Lost"...
    Blomkamp è troppo un rischio per affidargli i 100 milioni, minimo, di un nuovo Alien: solo Ridley Scott può sbagliare e fare film in perdita, gli altri no. Se invece riuscirà a tirare fuori una sceneggiatura per un "Alien formato Blumhouse", da 5 milioni o al massimo 10, allora farà il colpaccio. Ci sono cortometraggi alieni fatti dai fan che sono molto meglio di tutti i film alieni apparsi nel Duemila: Blomkamp dovrebbe farne uno, far salire l'eco nella Rete e allora sì la Fox sarebbe interessata. Invece si è limitato a far girare uno schizzo con Hicks sfregiato e Ripley vecchia, troppo poco...

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    1. Ogni tanto do un'occhiata al canale youtube di Blomkamp dove pubblica cortometraggi. C'è roba carina, anche un paio tratti da dei videogiochi, potrebbe davvero tirare fuori un bel corto alieno. Se tanto mi da tanto sarebbe sicuramente migliore della maggior parte di quelli usciti per il quarantennale di cui hai parlato su Aliens30anni.

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    2. Son belli quei corti! Sono rimasti un po' lì dopo un inizio col botto, e a quanto ne so a Blomkamp era stato affidato un ennesimo remake (Robocop, forse?) mapoi anche quel progetto si è arenato... Insomma, io il ritorno di Blomkamp lo aspetto in gloria!

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    3. Sì Robocop si è arenato, purtroppo. I corti sono belli, ma il più sono un po' inconcludenti.

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    4. Quando finalmente la Image è riuscita a smettere di legare Frank Miller a Robocop, un fallimento che dura da trent'anni in cui l'autore più pigro del mondo ha riproposto sempre la stessa identica storia, abbiamo ottenuto dopo tanti anni qualche ottima storia a fumetti di Robocop, e addirittura Brian Wood ci ha regalato un Murphy crepuscolare, isolato da tutti, un "Old Man Murphy" che sogna solo di spararsi un colpo in testa ma la sua programmazione glielo impedisce: quando gli ammazzano l'unico che gli mostrava pietà, è il momento della rinascita. Tolta la ruggine, è il momento di tornare a spaccare culi alla OCP!
      L'unico modo per far tornare Robocop al cinema è una storia "umana", piccola ma potente, e con scene crude e toste, di verhoeveniana memoria: insomma una di quelle storie che le case non commissionano mai agli sceneggiatori.

      I corti di Alien per il 40° anniversario sono tecnicamente eccezionali ma con la stessa vitalità di un facehugger sgonfio. E' gente preparata che una volta ha visto un film che pare si chiamasse Alien, e c'era tipo un alieno. Decisamente migliori i corti dei fan, quelli veri, che non prendono sovvenzioni dalla Fox ma lavorano di cuore.

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    5. Quella sarebbe la storia da prendere in considerazione per un seguito cinematografico di Robocop, invece di questi squallidi remake. Ma sappiamo che non succederà niente del genere.
      I corti per il quarantennale li ho goduti solo grazie ai tuoi articoli, perché non ho nessuna intenzione di vederli! 😉

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  4. Un chappie per amico, comunque è questo il caso quando fai un minestrone e viene fuori un gran piatto ;)

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