giovedì 19 novembre 2020

Accelerando, di Charles Stross

accelerando charles stross recensioneSalve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Accelerando è un libro del 2005 dell'autore inglese Charles Stross, edito in Italia da Armenia. Il titolo è in italiano anche in lingua originale: "accelerando" è un termine che si usa per marcare il tempo musicale, usato così com'è anche in inglese.

Il fulcro del romanzo è l'avanzare della tecnologia e come essa diviene sempre più interconnessa con la vita di tutti i giorni.
Gli smartphone sono stati sostituiti da degli occhiali, accoppiati con altra tecnologia indossabile, che permettono di rimanere costantemente connessi con la rete. Gli occhiali permettono di vedere il mondo attraverso la realtà aumentata, e forniscono continuamente informazioni, permettono di telefonare, chattare, inviare mail eccetera. Il protagonista, in particolare, ne fa un uso smodato legato al suo lavoro. Non si capisce bene che lavoro faccia, in pratica scova idee e brevetti e aiuta i creatori di questi brevetti ad arricchirsi. È arrivato ad avere una tale quantità di persone che hanno fatto i soldi grazie a lui che non ha più bisogno del denaro, va avanti riscuotendo favori.
È costantemente connesso, gli occhiali gli inviano grafici azionari e altre notizie utili al suo lavoro in tempo reale, inoltre aggiorna diversi siti e blog (i social non erano ancora esplosi quando è uscito il libro) e amministra decine di microsocietà fantasma del tutto o quasi prive di dipendenti umani. La parte della sua vita che avviene online è tale che, quando gli rubano gli occhiali, è come se perdesse la memoria, al punto da avere difficoltà a ricordare il suo nome.
In tutto questo si innestano trame riguardanti giochi finanziari troppo contorti per essere capiti, anche perché sono conditi con tecnologie avanzate, ad esempio molti degli interlocutori finanziari del protagonista sono intelligenze artificiali semi senzienti.

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Il libro illustra efficacemente non solo una credibile evoluzione della tecnologia, ma anche l'evoluzione della società a braccetto con la stessa. Tra intelligenze artificiali sempre più intelligenti e indistinguibili dall'essere umano, bambini che invece degli occhiali portano chip sottocutanei impiantati in testa che danno loro un accesso alla conoscenza  più veloce di quello degli adulti rendendoli di fatto più intelligenti dei loro genitori, banditi in grado di hackerare la mente e rubare i ricordi, eccetera eccetera eccetera, c'è talmente tanta roba che è impossibile parlarne in un solo articolo.

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Il libro stesso si presenta quindi come una sorta di esasperazione del genere cyberpunk. La nuova società ha degli aspetti utopici, tutto sembra meraviglioso, le possibilità sono infinite, ma allo stesso tempo è chiaro come tutto questo stia andando fuori controllo. Ogni cosa è esasperata, estrema. Non ci sono le città decadenti, corrotte e piovose di Blade Runner, il decadimento è meno evidente a una prima occhiata, eppure molto presente. La costante interconnessione, se da un certo punto di vista consente di raggiungere una virtuale onniscienza dall'altra parte porta una disumanizzazione e una esasperazione del carattere di ogni persona.
I cyborg di Charles Stross non hanno braccia bioniche, hanno l'accesso costante al cloud. I loro potenziamenti non sono fisici, ma mentali. L'autore riesce ad esprimere lo stress che deriva dal vivere in una società costantemente interconnessa, continuamente bombardati da informazioni di ogni tipo, informazioni che oltretutto non è possibile ignorare altrimenti "resti indietro".
Tutto questo risulta essere sommamente inquietante, visto che sembra che sia proprio la direzione che stiamo prendendo.

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In seguito i problemi si fanno più "fantascientifici", visto che ci si allontana sempre di più dal tempo presente, ma il leit-motiv della prima metà abbondante del romanzo è sempre quello: le problematiche legate all'evoluzione della nuova tecnologia. Si va da quelle più astratte, tipo: se con un replicatore creo una copia identica a livello molecolare di una fetta di bacon, ma che non è mai stata parte di un maiale, un musulmano la può mangiare? A cose più pratiche, tipo: le coscienze collettive come votano? Una coscienza condivisa da dieci corpi ha diritto a dieci voti o a uno? E a che punto le intelligenze artificiali diventano "abbastanza" intelligenti da avere a loro volta diritto al voto? Cose così.

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Dopo, quando la gente comincia ad andare in upload, i pianeti vengo trasformati in materiale computazionale, la gente inizia a creare fantasmi di sé stessi per poter agire in più istanze contemporaneamente, molecole di computronium sparse nell'aria consentono alle persone di creare cose dal nulla con la mente, le personalità uploadate e separate dall'originale si trovano a dover pagare i debiti contratti dai rispettivi originali, le società a responsabilità limitata e le bolle azionarie diventano definitivamente senzienti, e tutta una serie di cose sempre più tecnologicamente folli, quei temi si perdono, così come si perde un po' anche il lettore.
La trama principale rimane abbastanza chiara ma, diciamo, un terzo delle frasi scritte nel libro è semplicemente incomprensibile, si ha più o meno un'idea di cosa sta succedendo ma permane comunque un forte senso di confusione, forte abbastanza da far passare la voglia di leggere. In effetti ci ho messo un mucchio di tempo a finire questo libro.
Solo verso la fine, tipo a pagina 300 e passa su 390, ho ricominciato a capire chiaramente cosa stava succedendo, e a recuperare anche il tema, che diventa quello classico della singolarità tecnologica già teorizzato da Vernor Vinge: quando le intelligenze artificiali diverranno abbastanza avanzate da essere per noi incomprensibili, saremo come giocattoli in mano a divinità. In questo caso, l'umanità, per quanto potenziata, in grado di dominare la materia inerte e di creare copie di sé stessa da far vivere in ambienti virtuali e mille altre meraviglie, non può fare altro che fuggire.


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Ci sono romanzi come Universo incostante del già citato Vernor Vinge, L'età dell'oro di John C. Wright (trilogia meravigliosa ma purtroppo rimasta unica opera dell'autore a essere tradotta in italiano), oppure Ilium di Dan Simmons, in cui all'inizio non ci si capisce una mazza. Però c'è la chiara sensazione che presto o tardi capiremo tutto (e in effetti succede). In Accelerando questa sensazione non c'è, anzi, la sensazione spesso è che l'autore riempia le pagine di tecno chiacchiere che non gli importa di approfondire, e che magari lui stesso ha buttato lì a caso.
Se da una parte l'evoluzione tecnologica è realistica in modo inquietante, complice anche un'evidente competenza informatica dell'autore (io sono un tecnico informatico, e credo proprio che alcuni passaggi più tecnici non siano alla portata di chi non ha competenze specifiche), d'altra parte tutte le chiacchiere finanziarie, che sarebbero già complicate per conto loro anche senza essere ambientate in un mondo dove l'esasperazione tecnologica è accompagnata da un'esasperazione dell'evoluzione della società stessa (questo tizio gestisce qualche migliaio di micro società senza dipendenti delle quali una è padrona dell'altra ma nessuna possiede nessun bene materiale né denaro...capito?), sono, almeno per me, totalmente incomprensibili. Può anche darsi che qualcuno che mastica di finanza riesca a stargli un po' più dietro, ma in realtà non è importante: anche senza capire metà delle parole la storia è abbastanza chiara lo stesso. Certo che a volte tutte queste tecnochiacchiere incomprensibili stufano.

Sono indeciso su questo libro. Da una parte abbiamo una potenza immaginifica impressionante, delle invenzioni narrative che, per quanto molte non del tutto originali, denotano una grande conoscenza della tecnologia e dell'informatica, e delle previsioni intriganti sulla società e sulla tecnologia del futuro.
D'altro canto, un'ambientazione troppo criptica mi ha tolto una parte del piacere della lettura.

Il Moro

2 commenti:

  1. L'avevi promesso, un post senza Zagor, e sei stato di parola ^_^
    Scherzi a parte, ancora non ho avuto modo di leggere Stross malgrado sia abbastanza edito in Italia, però appunto quel problema che segnali mi blocca molto: con l'età mi sono fatto molto "stufoso" in narrativa, e se una storia non mi prende subito, o non abbia la sensazione che mi prenderà nell'immediato, non riesco ad andare avanti. Aspettare così tante pagine per iniziare a capire mi è impossibile, senza parlare poi delle "tecno-supercazzole" che mi hanno sempre fermato, anche quand'ero più giovane e paziente.
    Però è stato interessante leggerti, anche per l'idea degli occhiali superconnessi: essendo io portatore di occhiali sin da tenera età, è un futuro che mi attrae e mi spaventa allo stesso tempo ;-)

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    1. Guarda non ho letto molto di Stross, ma questo è un romanzo abbastanza "atipico" nella sua produzione, almeno in quella che conosco. Le altre cose che ho letto sono degli urban-fantasy in stile X-files decisamente meno complessi, molto meno "imponenti" e pretenziosi ma alla fine più godibili. Quelli non rimangono impressi, questo sì, ma quelli almeno li leggi in leggerezza.

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