lunedì 3 dicembre 2018

L'uomo duplicato, la recensione come se l'avesse scritta Josè Saramago

Josè Saramago L'uomo duplicato recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla.

L'autore spagnolo Josè Saramago, già premio Nobel per la letteratura, ha uno stile di scrittura particolare, usa solo punti e virgole, nessun altro segno di punteggiatura, e costruisce frasi lunghissime senza mai andare a capo, salvo alle interruzioni di paragrafo. Anche i dialoghi sono inseriti nel flusso di parole senza soluzione di continuità, senza virgolette, l'unico modo per sapere dove inizia un dialogo è la maiuscola. Presumo che sia il suo stile di scrittura tipico visto che anche l'altro suo romanzo che ho letto, Cecità, è scritto nello stesso modo, romanzo molto bello tra l'altro, anche se l'idea di base è ripresa da uno dei miei romanzi preferiti di sempre, Il Giorno Dei Trifidi.
Ho quindi deciso di provare a scrivere questa recensione imitando lo stile dell'autore, così, per dimostrare che so scrivere come un premio Nobel, fate conto che a questo punto ci sia una faccina sorridente, io non posso metterla perché posso usare solo punti e virgole.

La trama, un professore di storia noleggia un film in videocassetta, e tra gli attori in in ruoli secondari riconosce un suo sosia perfetto, perfetto al punto che il film è di cinque anni prima e il sosia è pettinato e porta i baffi esattamente come lui cinque anni prima. Ne consegue una crisi di identità e un'ossessiva ricerca del sosia in questione. La storia si sviluppa con grande lentezza, cercando di districarsi tra le lunghe digressioni e la continua introspezione del personaggio principale e anche dei comprimari. Anche il narratore è utilizzato in modo particolare, tutt'altro che super partes non disdegna di commentare azioni e stati d'animo del protagonista e degli altri personaggi, fornendo la sua personale opinione e rivolgendosi spesso in modo diretto al lettore, un poco come quando nel cinema si rompe la cosiddetta quarta parete, in alcuni casi i suoi commenti influenzano addirittura le azioni del protagonista, quasi come se anche lui potesse sentirlo a un livello subcosciente.

E' interessante la progressione dell'ossessione, perché di ossessione si tratta, quello di cui parla Saramago non è tanto un evento incredibile in sé, ma piuttosto l'intrusione dell'incredibile in una vita piatta e prevedibile, e la reazione che questo può creare. Incredibile, perché la somiglianza è troppo perfetta per trattarsi di un semplice sosia, questo attore ha anche la stessa voce, gli stessi nei, la stessa pettinatura del protagonista e la cambia quando la cambia lui, perfino le stesse cicatrici. Un evento incredibile, soprannaturale, che mette in crisi il professore che inizia a farsi domande sull'identità e sull'essenza dell'essere sé stessi, chiedendosi se la faccia che lo guarda dallo specchio sia la sua o quella del suo doppione. Soprannaturale ma non così eclatante, indifferente per tutti tranne per il protagonista stesso, a cui causa appunto una crisi d'identità che però avrebbe potuto gestire meglio, senza farla sfociare nell'ossessione, se per esempio avesse condiviso questo evento da subito, ad esempio con un suo amico o con la fidanzata, questo avrebbe generato un dialogo che possiamo immaginare si sarebbe svolto in questo modo, Sai, ho scoperto una cosa davvero bizzarra, Cosa, avrebbe risposto l'interlocutore, Ho un doppione, Un sosia vuoi dire, capita, dicono che ce ne siano almeno cinque o sei per ciascuno di noi, No, un doppione, identico a me in tutto, anche nelle cicatrici e nella pettinatura, Ma è impossibile, ne sei sicuro, Ne sono sicuro e posso provarlo, è un attore, ti faccio vedere un film dove compare, e dopo la visione del film il dialogo avrebbe potuto continuare così, Visto, Avevi ragione, è davvero identico, anche la voce, ma è sicuramente solo una incredibile coincidenza, Come può essere solo una coincidenza, ha perfino le mie stesse cicatrici, E se non è una coincidenza allora che cos'è, e il dialogo avrebbe potuto continuare così ancora per un bel po', e l'interlocutore avrebbe potuto essere coinvolto nella ricerca di questo doppione oppure convincere il professore a lasciar perdere, in ogni caso questa scoperta non avrebbe causato quella che chiamiamo, con un termine molto esplicativo,  ossessione, ma non è andata così, il professore decide di tenersi tutto per sé, ed è qui che diventa ossessione, al punto da spingerlo a mentire e a sfruttare anche le persone che lo circondano e lo amano, tutto passa in secondo piano quando c'è di mezzo un'ossessione. Ossessione che non mancherà di contagiare anche l'altro uomo, il duplicato, o l'originale, se uno dei due è davvero un doppione dell'altro o non siano invece semplicemente le due identiche facce di una stessa medaglia e nessuna delle due possa vantarsi di essere l'originale, lasciando l'altro alle prese con il problema di non essere davvero un uomo ma solo il duplicato di un altro.


Josè Saramago L'uomo duplicato recensione

Non vado oltre a raccontare la trama per evitare di esporre il lettore a terribili spoiler in caso debba scegliere di affrontare la lettura di questo libro, dico solo che si capisce perché Saramago ha vinto il nobel, molte delle numerose digressioni sono perle di saggezza buttate lì con naturalezza, riflessioni su vari argomenti relativi alla vita di una persona comune e su come questa possa essere sconvolta da una piccolezza, sul senso di identità, sull'amore che viene protratto oltre il suo termine naturale, sulla ricerca della solitudine, eccetera.


Josè Saramago L'uomo duplicato recensione

Non mi piace lo stile di scrittura di Saramago, quello che sto cercando di imitare in questo post, lo trovo un'inutile posa da intellettuale fighetto, contate anche che credo di aver messo perfino troppi punti. Di certo il libro si distingue più per lo stile usato che per la forza dell'intreccio, che comunque, soprattutto nella seconda parte in un crescendo verso la fine, sconfina nei territori del thriller. In questa fase però l'autore dimostra qualche debolezza, o perché il thriller non è il suo forte, o perché in realtà non è quello che voleva scrivere, vedi ad esempio il troppo repentino cambio di atteggiamento di Tertuliano Maximo Afonso nei confronti di Maria La Paz, che sembra davvero messo lì per venire incontro a esigenze di sceneggiatura, e la gestione della tensione, perché non si può pretendere di far crescere la tensione sempre di più se poi continui a riempire le pagine di riflessioni e approfondimenti su come gli eventi si concatenano fino a un crescendo, dichiarando l'intento di far aumentare la tensione del lettore invece che facendolo effettivamente. Per fortuna questo viene riscattato da un finale sufficientemente intrigante e da una valida chiusura a effetto.

Volendo dare una conclusione a questo infelice tentativo di imitare la scrittura di un premio Nobel, direi che il romanzo non è male, ma se dovessi consigliare un solo lavoro di Saramago a qualcuno che non lo conosce la mia scelta ricadrebbe piuttosto su Cecità, che mi è piaciuto molto di più, anche perché lì succedono molte più cose in ancora meno pagine.

Da questo libro Denis Villneuve, pluriosannato regista di Sicario, Arrival e Blade Runner 2049, nonché regista del prossimo Dune, ha tratto nel 2013 un film con Jake Gyllenhaal nel duplice ruolo del protagonista, dal titolo Enemy. Ne parliamo giovedì su questo stesso blog.

Il Moro

12 commenti:

  1. L'altra sera ho visto il film da cui è tratto, attendo la tua recensione..anche perché io ci ho capito ben poco :D

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    1. Beh i ragni penso rappresentino il sesso femminile in quel film

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    2. Non esattamente, ma per gli approfondimenti rimando al prossimo post. 😉

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  2. Di Saramago ho letto "Le intermittenze della morte" e il delizioso "Caino" e sì, è il suo stile narrativo di ogni romanzo e sì, è parecchio fastidioso. Soprattutto per chi, come me, non ha più possibilità di immergersi nella lettura per molto tempo consecutivo - modo per gustare appieno quello stile - e infatti "Caino", che ho letto quasi d'un fiato, mi è piaciuto tantissimo.
    Non sapevo del film che citi: aspetto con ansia il tuo post :-)

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  3. Ho letto qualche tempo fa Cecità è l'ho trovato meraviglioso. Prima o poi inizierò a leggere questo romanzo, anche se come dici tu Saramango ha uno stile veramente particolare.

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    1. Pesante all'inizio, poi ci si abitua. Però non so quanta voglia io abbia di leggere altri libri scritti con questo stile.

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  4. A me Cecità mi ha ucciso non solo per lo stile, ma anche per il narrato veramente agghiacciante.
    E' stato uno dei romanzi più difficili da digerire nonostante io sia piuttosto avvezzo visto che sguazzo nell'horror molto spesso nelle mie letture.
    Mi sono segnato anche L'uomo duplicato in ottica futura.

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