martedì 28 ottobre 2014

L'atlante delle nuvole, di David mitchell, e Cloud Atlas: il film. Recensioni

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

L'atlante delle nuvole, uscito in America nel 2004 e in Italia nel 2005 per Frassinelli, ha ricevuto nuova popolarità con l'uscita del film Cloud Atlas nel 2012 per la regia dei fratelli Wachowski, salutato da molti come un capolavoro.

Ci sono sette racconti. Il primo viene interrotto a metà dal secondo, il secondo dal terzo e così via fino al settimo, secondo l'ordine della data in cui sono ambientati. Poi si riprende il sesto, il quinto e così via fino al primo.
Il più interessante è probabilmente Il verbo di Somni, ma anche La tremenda ordalia di Timothy Cavendish è simpatico.

Questo libro è scritto divinamente. David mitchell è un perfetto cesellatore di parole (lode anche ai traduttori, Luca Scarlini e Lorenzo Borgotallo, anche se su internet si trovano opinioni negative in quanto non avrebbero rispettato alcuni passaggi del testo originale). Addirittura, lo stile cambia secondo il personaggio narrante e ricalcando lo stile dell'epoca in cui si svolge la sua vicenda. Posso dire di aver visto poche volte una tale maestria. Il diario dell'ottocento sembra davvero un diario dell'ottocento, e così la corrispondenza epistolare di Robert Frobisher. Mi avessero detto che era tutto vero avrei potuto anche crederci. Per Il verbo di Somni si è addirittura spinto a immaginare un nuovo modo di parlare, adatto all'epoca futura in cui si svolge. Insomma, da quel punto di vista è fantastico.



Il punto è che la trama è poverella. I millantati collegamenti tra i racconti sono così labili da sembrare aggiunti in seguito, per incollare tra loro racconti che originariamente non c'entravano nulla. E tutti i racconti, in generale, sono eccessivamente lunghi e inconcludenti, con trame poco interessanti, quasi più esercizi di scrittura che vera narrazione.



Ne ho già parlato nella recensione di The Dome. Un'eccelsa abilità nella scrittura è sufficiente quando la storia in sè non è niente di che?
Rimando alla recensione del Ciclo del Nuovo Mondo di James Kahn. Ora, non dico che Kahn scriva da cani, ma di sicuro è ben lontano dalle raffinatezze stilistiche che vediamo in The dome e L'atlante delle nuvole. Eppure ha personaggi intriganti, un'ambientazione interessante e una trama appassionante, oltre a numerosi spunti di riflessione e idee originali. Conclusione, il Ciclo del nuovo mondo ancora me lo ricordo, mentre The dome sta rapidamente svanendo dalla mia mente, e anche L'atlante delle nuvole farà presto la stessa fine.

Nel complesso, leggete questo libro se volete leggere una prosa eccezionale, non leggetelo se cercate una trama coinvolgente. Personalmente, io non vedevo l'ora che finisse.



Nel tempo che è intercorso tra la stesura di questa recensione e la sua pubblicazione, ho visto anche il film. Quindi, parliamone


Il film differisce dal libro nella struttura: qui i racconti, o episodi, sono tutti mischiati, e i passaggi tra l'uno e l'altro sono frequentissimi e dannatamentente ben orchestrati, in modo da evidenziare i collegamenti tematici (che sono stati approfonditi). Le trame sono quasi esattamente le stesse, ma per fortuna sono state abbreviate tutte le parti più pallose, tipo tre quarti buoni della storia della nave.



C'è uno strano effetto a questo punto. Nel libro la splendida ricchezza stilistica crea probabilmente un'aspettativa che le trame non riescono a mantenere. Le stesse trame, in video (e riassunte), riescono ad essere più interessanti che nel libro.
Oppure, avevo aspettative alte per il libro e per il film non ce l'avevo più. Mah?



Comunque, un film splendido visivamente, con prestazioni attoriali ottime (sapete che gli stessi attori interpretano più di un ruolo, vero?), e una regia semplicemente spettacolare. Da vedere.



Il Moro.

1 commento:

  1. io l'ho visto così:
    il libro è strutturato in racconti per narrare la descrizione di cosa sia un essere umano, l'umanità intera, con i suoi piccoli vizi comuni in tutte le epoche, e le sue virtù... ed anche i punti di contatto fra le varie epoche, ovvero ciò che è comune all'essere umano e ciò che invece è mutevole,
    se vogliamo è un libro circolare, potresti iniziare a leggerlo in ogni punto, poi tanto la storia ti riconduce prprio alla partenza,
    perchè così siamo noi,
    anche con lo smartphone in mano, siamo fondamentalmente la scimmia sanguinaria che ha ucciso suo fratello per interesse,
    come il fratello che si è lasciato uccidere...
    i riferimenti tra i vari racconti (che non sono così pochi) non servono a tenere la trama, ma a ricordarci che quella narrata è sempre la stessa storia.
    è un aspetto essenziale che il film non ha colto, sbilanciato un po' troppo per farne una via di mezzo tra il film "impegnato" e quello guardabile dal popolo del pop corn.
    bye

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