martedì 2 settembre 2025

Opinioni in pillole, fumetti di Brian K. Vaughan: Saga e Paper Girls

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla! 

Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui per un motivo o per l'altro non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta ci dedichiamo a due fumetti che hanno avuto un successo planetario, entrambi firmati dall'autore americano Brian K. Vaughan.


saga, vaughan, recensione

Saga, di Brian Vaughan e Fiona Staples, volumi 1-10 (2012)

Questa serie ha vinto una botta di premi, e leggendola ho capito perché.
Si ambienta in un universo che unisce elementi fantasy e fantascientifici, e che soprattutto è sconvolto da una terribile guerra: gli abitanti del pianeta più grande e ricco, dotati di ali, sono in guerra con gli abitanti della luna dello stesso pianeta, dotati di corna. Quella che è in pratica una guerra civile si è estesa a tutta la galassia, e i combattimenti ormai si svolgono ovunque coinvolgendo diverse altre razze nel conflitto.
In questo scenario, un soldato di una fazione e una soldatessa di una fazione avversa si innamorano, e insieme disertano dai rispettivi eserciti e fanno un figlio. Questo però è visto come un terribile affronto da entrambi gli schieramenti, e così la famigliola diventa la più ricercata della galassia!

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Coloriti cacciatori di taglie da un lato e implacabili robot di sangue reale dall'altro, quelli che danno la caccia ai due sposini diventano presto protagonisti della vicenda quanto loro. Un sacco di personaggi che entrano nella vita dei protagonisti e poi ne escono, spesso violentemente. I personaggi non hanno un attimo di respiro, sebbene la vicenda si sviluppi nell'arco di alcuni anni il ritmo è sempre sostenutissimo, non c'è un momento di calma né una vignetta in più di quelle che servono per mandare avanti la storia, un ritmo indiavolato e travolgente che costringe il lettore a continuare a leggere. Questo grazie anche ai personaggi, così umani anche nel loro non essere davvero "umani", a cui è facilissimo affezionarsi. 

Difetti: direi nessuno, ma in realtà uno c'è, e nemmeno così piccolo: non finisce. Il volume 10, quello fino a cui sono arrivato a leggere, non è consclusivo, e la sensazione è che l'autore voglia continuare la storia fino all'età adulta della ragazzina protagonista. Che però al decimo volume ha tipo dieci o dodici anni. In Italia è già stato pubblicato il volume 11, che raccoglie gli albi fino al 66, ma negli USA è già uscito anche il 12, e credo proprio che non smetteranno finché continueranno a vendere.
Questo tipo di storia però chiama una conclusione, non è secondo me adatta ad andare avanti troppo a lungo, anche perché già nei volumi 9 e 10 si nota un certo ripetersi di tematiche e situazioni. Posso capire la voglia di continuare a oltranza una serie di successo, e che molti lettori possano "volerne di più", ma la mia idea è che stia cominciando a diventare "troppo" lunga, e che sarebbe ora di concludere. Meglio chiudere col botto che trascinarsi stancamente. Poi chi è già andato oltre a leggere magari mi faccia sapere.


Paper Girls, di Brian K. Vaughan e Cliff Chiang, recensione

Paper Girls, di Brian K. Vaughan e Cliff Chiang (2016)

Con "paper boy" o in questo caso "paper girls", visto che sono quattro ragazzine, si indicano i "ragazzi dei giornali", tradizionalmente in america i ragazzini che al mattino (schifosamente presto) inforcano le biciclette e vanno a lanciare giornali arrotolati contro le porte degli abbonati. Non credo che in Italia sia mai esistito niente del genere, sicuramente non dalle mie parti, ma dopo qualche giovanile serata in discoteca o dopo una levataccia per motivi sicuramente poco piacevoli mi è capitato di vedere per Torino persone che vendevano i giornali ai semafori. Non sicuramente ragazzi, comunque, più che altro anziani extracomunitari.

Se ci pensate, i ragazzini che negli anni '80 facevano questo lavoro uscivano in bicicletta da soli nel momento più spettrale della giornata, in cui la luce sta iniziando a scacciare la notte, quando l'aria è ancora fredda ma si inizia a sentire che presto arriverà il caldo, quando in giro si trovano solo tizi strani che hanno fatto troppo tardi o troppo presto. Un momento quasi magico, in cui la città è vuota, ancora addormentata, immersa in un silenzio surreale. 
Questa storia, poi, inizia il mattino dopo la notte di Halloween, quando i rimasugli della festa trasformano ulteriormente la città in un ambiente alieno, e quando in giro si può ancora trovare parecchia gente non del tutto in sé.
Ma il pericolo per queste ragazzine (12 anni) non viene sicuramente dagli sbandati del post-Halloween. Magari.

Strani eventi si verificano, personaggi inquietanti che cercano di confondersi con i resti di Halloween sono in giro, e il fortuito ritrovamento quella che sembra una bizzarra capsula spaziale darà il via a una serie di disavventure. Il tempo dell'alba della città non sembra più così surreale, quando vieni di colpo trasportato in un mondo dove cavalieri in armatura che volano su dinosauri alati danno la caccia a giovani dal volto deforme.

Paper Girls, di Brian K. Vaughan e Cliff Chiang, recensione

Ecco, le righe sopra le ho scritte dopo aver letto il primo volume (di 6) di cui è composta la serie. Mi capita spesso di iniziare a scrivere qualcosa su quello che vedo/leggo/gioco prima di averlo completato, per fissare alcune idee, perché mi è venuto in mente qualcosa di carino da scrivere o semplicemente perché ne ho voglia.
In questo caso, l'inizio di questa storia purtroppo non corrisponde al seguito, in particolare per le atmosfere: questa cosa del mattino di Halloween e del mattino in generale viene immediatamente accantonata, e da una storia di mistero e inquietudine si passa rapidamente in una sarabanda indiavolata dai toni completamente diversi.
Le ragazze prendono a essere sballottate su e giù per il tempo, da passati remotissimi a svariati futuri, sempre senza capire cosa sta succedendo, inseguite da vari gruppi di gente che non conoscono e che non sembrano avere nessuna intenzione di spiegare loro chi sono e cosa vogliono da loro. Il problema è che non lo spiegano nemmeno al lettore.


Per la grande maggioranza della serie non riusciremo ad avere idea di quello che sta succedendo. Che sia fatto apposta, per far immedesimare il lettore nello stato d'animo delle ragazzine? Diavolo, no: un effetto del genere si può ottenere mantenendo un punto di vista fisso sui protagonisti, mentre qui spesso viene mostrato anche cosa fanno gli inseguitori, nelle loro varie versioni di tempi differenti. Inseguitori che fanno cose e parlano di altre cose di cui noi non siamo in grado di capire una mazza.
Per quanto ci siano felici intuizioni qua e là, su tutte il far incontrare alcune delle ragazzine con le loro versioni adulte, quello che più di tutto mi rimarrà di questo fumetto è che ci ho capito ben poco.
E' difficile scrivere storie sui viaggi nel tempo, il minimo che ti può capitare è che la tua storia sia incoerente e arrivi a contraddire sé stessa. In questo caso è tutto talmente incasinato che non si riesce nemmeno a capire se i viaggi nel tempo abbiano una loro coerenza o no.
Ed ecco un altro fumetto amato da chiunque l'abbia letto tranne me. Eh, che volete farci, mi avranno montato al contrario.

Dalla serie è stata tratta una serie TV, che però è stata cancellata dopo la prima stagione. Nessuna speranza di vedere una versione della storia in cui ci si capisca qualcosa di più, quindi. 

Il Moro.


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