Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Funziona così: spesso inizio a scrivere la recensione di un gioco o di un libro prima di averlo finito, per fissare su carta (virtuale) alcune impressioni che mi vengono in mente strada facendo.
Succede però anche che il gioco o romanzo mi venga a noia e lo abbandoni prima della fine. E cosa ne faccio della recensione che ho già iniziato a scrivere?
Alla fine ho deciso che alcune di queste le posso recuperare, dato che comunque illustrano il prodotto a sufficienza per dare un'idea a chi legge. E perché sono all'antica e non butto via niente.
Avrà poco senso, ma oh, il blog è mio e lo gestisco io. 😎
Terranigma comincia in modo abbastanza surreale: il protagonista trova uno scrigno, lo apre e lo scrigno si fonde con lui. Contemporaneamente tutti gli abitanti del suo villaggio vengono pietrificati. Tranne il saggio, perché lui è saggio. Il saggio gli dice che per salvare i suoi compaesani deve cercare le cinque torri e riportare alla luce il mondo di superficie. Lo sa, perché lui è saggio.
Il nostro eroe inizia quindi un viaggio fuori dal suo villaggio, in un paesaggio dove non sembrano esistere altro che il villaggio stesso e le suddette torri. Dopo aver raggiunto la cima di una torre accede a una specie di stanza magica, quindi uno dei continenti del mondo esterno (che è il nostro, quindi si parla di Europa, Africa, eccetera) ritorna alla luce.
Tutto chiaro?
Questa parte della trama si svolge all'interno della terra cava, ma anche quando ci si sposta in superficie non è che si faccia meno surreale: Ark deve far rivivere una specie animale per volta, e per farlo deve affrontare dei dungeon con dei boss al fondo. Una volta sconfitto il boss, torna tutto a posto, così, senza nessun nesso evidente.
Anche andando avanti la questione non migliora. Non nego che sia una questione di gusti e che a molti il surreale possa piacere, ma a me non piace, e visto che la recensione la scrivo io posso dire che non mi piace neanche questo gioco.
Dal punto di vista della giocabilità, siamo di fronte a un action-RPG in stile Zelda, quindi niente combattimenti a turni ma nemici ben visibili sullo schermo da seccare a colpi di lancia. Le mosse disponibili sono poche e le armi tutte uguali, quindi anche da questo fronte non è che si vada tanto bene. La particolare gestione del menu, poi, è un'altra di quelle cose che può piacere e non piacere, essendo a sua volta abbastanza surreale (quando apre il menu Ark si tuffa dentro una scatola) ma ho visto menu decisamente più scomodi.
Dal punto di vista grafico siamo messi molto bene, forse non è la grafica migliore vista su un Super Nintendo ma non ha niente da invidiare a produzioni più blasonate.
Dove Terranigma vince a mani basse è nel sonoro: la colonna sonora è probabilmente tra le migliori mai sentite su una console a 16 bit.
Un po' poco però per farmi piacere un gioco che ho mollato prima della fine. Già non amo in genere i titoli in stile Zelda, se poi ci aggiungi tutto quel surreale, non fa proprio per me.
Il Moro
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Ho pubblicato diverse compilation di videogiochi, videogiochi cioè accomunati da un tema particolare. Ad esempio tutti i videogiochi dove compare un particolare attore o personaggio, o seguiti più o meno apocrifi di un videogioco classico, e altre. Alcune sono "elenchi ragionati", altre veri e propri approfondimenti sul tema. Le trovate tutte a questo link.
Un tempo se non concludevo, non ne parlavo. Poi ho ceduto ma mi è capitato solo con 2 o 3 giochi. Con fumetti o serie invece mai fatto.
RispondiEliminaA me il surreale può piacere e non piacere, dipende dai casi, in questo devo concordare con te.
I titoli in stile Zelda mi hanno attirato per brevi momenti in passato, oggi non è tra quelli che giocherei volentieri.
Io di solito non lo faccio, ma a volte ho già l'articolo scritto per metà e mi dispiace buttarlo... 😁
EliminaSempre avuto problemi col surreale, sono pochissime le opere surreali che mi sono piaciute, e di solito perché hanno una logica nel surreale. Io odio quel surreale dove succedono cose strane solo perché così fa più effetto.