Ho cambiato idea sulla prima stagione di Orfani. Trovate qui tutte le recensioni dei singoli volumi, ma non date loro troppo credito. Il mio "errore", se di errore si può parlare, è stato quello di leggere e recensire un volume per volta. Ma Orfani prima stagione è uno di quei lavori in cui il risultato finale è maggiore della somma delle parti. I singoli volumi non vanno intesi come potrebbero essere ad esempio le puntate di un telefilm con trama orizzontale, episodi a sè stanti che vanno a comporre una trama globale, ma piuttosto come capitoli di un libro. Quelle che erano sembrate grossolane stupidaggini nei primi volumi poi nel complesso dell'opera hanno assunto un valore differente, portando Orfani prima stagione a essere un'ottima miniserie.
Per non ricadere nello stesso errore, ho accumulato tutti i volumi della seconda stagione uno sull'altro prima di iniziare a leggerli, tutti di fila. Certo, nel frattempo altra roba ci si è ammucchiata sopra e intanto di Orfani siamo arrivati alla quarta stagione, ma tant'è, cercate di capirmi, sono anziano, ho i miei tempi.
Beh, la mia è stata una fatica inutile, visto che in questa seconda stagione le storie dei singoli volumi sono nettamente separate, e anche leggerne uno per volta sarebbe andato benissimo lo stesso. Eh, va beh, è andata così.
Sono passati anni dalla conclusione della prima stagione. Ringo ha militato tra le file dei ribelli all'egemonia imposta dalla Juric, diventata intanto presidente del mondo, poi si è ritirato. Ma una sua vecchia fiamma lo costringe a tornare in campo, rivelandogli che ha un figlio ormai adolescente, anche lui un ribelle, catturato dalla gente della Juric.
Iniza così una storia "on the road": dopo la liberazione dei tre ragazzi prigionieri, dei quali uno è il figlio di Ringo, il gruppo, per sfuggire alla caccia, si dirige verso nord, partendo da una Napoli colpita dall'apocalisse solo in parte, risalendo un'Italia sempre più devastata e degradata, mostrandoci luoghi noti del nostro paese distrutti e abitati dai peggiori relitti dell'umanità.
La stagione è meno bella della prima, e anche meno originale. La storia "on the road" in un mondo postapocalittico non l'ha inventata di certo Recchioni.
Però è bella, ben scritta, ben disegnata, con un sapiente uso dei colori (cosa non da poco, visto che quasi tutte le pubblicazioni bonelliane a colori hanno un effetto meh, con l'eccezione dei nuovi Tex in volume cartonato alla francese). Recchioni e Uzzeo, che affianca l'ideatore in questa seconda stagione, imbastiscono una serie di storie in grado di affascinare e stupire grazie a colpi di scena ben realizzati e a volte anche piuttosto crudi e "pesanti". Contiamo poi i personaggi intriganti e ben costruiti, lontani dal classico stereotipo dell'"eroe tutto d'un pezzo", e i dialoghi scritti splendidamente come Recchioni ci ha abituato, ed ecco un'altra ottima serie di fantascienza, che in qualche modo riesce anche a bilanciare le "tamarrate" come i "corvi" con momenti di maggiore riflessione senza sembrare un collage malfatto.
Il Moro
Il problema più grosso di questi volumi è proprio il prezzo... Che poi si vendono dei cartonati francesi e americani a botte di venticinque euro, ma questo non vuol dire che questi non costano poi tanto... Ma che costano tanto anche quegli altri!
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