giovedì 27 settembre 2012

Hugo Cabret

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Oggi vi parlo del film che ho visto ieri sera: Hugo Cabret, di Martin Scorsese. Eccovi un bel copincolla della trama da Wikipedia:

Hugo Cabret è un orfano, che vive segretamente tra le mura della stazione ferroviaria di Montparnasse a Parigi negli anni trenta. Del padre orologiaio conserva un automa rotto che si ostina a voler riparare. Con l'aiuto dell'eccentrica Isabelle scopre che l'automa conserva segreti che riportano a galla vicende del passato. Sono storie e ricordi che coinvolgono anche il padrino della ragazza, Georges Méliès. Questi si rivela essere uno dei più grandi autori della storia del cinema e che credeva di essere stato dimenticato da tutti.

Il film è tratto dal romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, un romanzo per ragazzi in parte scritto e in parte illustrato, che però non ho mai letto, per cui non sono in grado di fare confronti. Parliamo quindi del film.

Martin Scorsese ci stupisce uscendo dai suoi soliti binari, e lo fa con stile. La tecnica registica è perfetta, basta guardare i lunghi pianisequenza, soprattutto la scena iniziale. Le scenografie e la fotografia sono semplicemente meravigliose, infatti hanno vinto l'oscar. In tutto, sono cinque le statuette che questo film si è portato a casa: fotografia, scenografia, sonoro, montaggio sonoro e effetti speciali. Senza contare tutte le nomination e la paccata di altri premi, tra Golden Globe e svariati premi della critica.
Sono molti gli attori famosi chiamati a recitare in piccole parti, ma tra tutti troneggia l'immenso Ben Kingsley. Il ragazzino protagonista, invece, non è il massimo, ma fa il suo dovere.
Il film è un grande omaggio agli albori del cinema, che rivela tutto l'amore che il regista prova per le origini del suo mestiere. La storia di George Melies è tratteggiata con garbo e poesia, un omaggio a un grande genio. Peccato che sia molto romanzata e inesatta: non sarebbe neanche un male, il problema è che lo spettatore meno scafato potrebbe finire per pensare che la storia vera sia quella raccontata nel film.
Un omaggio a un maestro, quindi, mascherato da film per ragazzi. Allo stesso tempo, un richiamo nostalgico al pubblico dei primi anni, capace di emozionarsi e di sognare come oggi non capita più.

Ci sono peò dei difetti. Il film non riesce a trovare una sua identità. Non fa ridere, non fa piangere, non ha una storia in grado di interessare i ragazzini, e l'omaggio al genio del regista ha quelle inesattezze storiche che un vero amante nota. Si piazza in un limbo, una via di mezzo che non è nè carne nè pesce. Senza contare le gag di Sasha Baron Cohen nei panni dell'ispettore ferroviario: non fanno ridere, e questa potrebbe essere anche questione di gusti, ma soprattutto sono appiccicate lì in mezzo a scene più serie, spezzando il ritmo e dando un po' fastidio.
In conclusione, un film un po' noioso e poco emozionante dal punto di vista della trama, meraviglioso invece dal lato tecnico (non l'ho visto in 3D, ma ne ho sentito parlare abbastanza bene).

Ora, due parole su Georges Méliès, il regista qui omaggiato:
Nato nel 1861, è considerato il secondo padre del cinema. Mentre i fratelli Lumiere hanno, letteralmente, inventato il cinema, Méliès l'ha reso fantastico. Ha girato i primi film di "finzione", introducendo quindi il fantasy, la fantascienza e il fantastico in generale. Venuto da un passato di prestigiatore, ha utilizzato i suoi trucchi nei suoi film, salvo poi crearne di nuovi. E' stato il primo a sperimentare la tecnica del montaggio e gli effetti speciali.
Purtroppo fu rovinato dalle politiche commerciali: vendeva le pellicole ma non recepiva diritti d'autore per le proiezioni, quindi doveva continuamente produrne di nuove. Girò più di 1500 film (in un periodo in cui i film potevano durare anche solo pochi minuti) di cui solo 500 sono giunti fino a noi. Ovvio che dopo tutti questi film le idee cominciavano a mancare anche a lui, proprio mentre il pubblico iniziava a farsi più esigente. Lo scoppio della Grande Guerra ha dato un duro colpo all'industria cinematografica, da cui Mélièsnon è più riuscito a riprendersi.

Ode quindi a questo genio, che ha creato il cinema come oggi lo conosciamo, regalando sogni a tutte le generazioni che sono seguite.

Il Moro

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