mercoledì 8 agosto 2018

Earthbound, per Super Nintendo.

earthbound recensioneSalve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Earthbound è un gioco di ruolo giapponese per Super Nintendo uscito nel 1994. Sarebbe il seguito di un altro gioco che però è rimasto esclusiva giapponese, ma tanto la trama è a sè stante e non c'è bisogno di conoscere il primo.

La trama di Earthbound è alquanto semplice: un messaggio dal futuro ci informa che un supercattivone di nome Giygas assoggetterà il mondo, e il nostro protagonista è l'unico (con l'aiuto di altri tre ragazzi, tutti intorno ai 13 anni) che può fermarlo prima che questo accada.
Inizia così un viaggio che ci porterà in giro per il mondo a registrare con un magico artefatto otto "melodie", suoni che si possono sentire solo in santuari specifici, La trama in pratica finisce qui, è solo un pretesto per iniziare a girare il mondo a schiantare mostri a sberle. Il che, a mio parere, non è il massimo in un genere di giochi nei quali io in genere apprezzo sopra ogni altra cosa la complessità e la bellezza della storia narrata.


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Interessante è invece l'ambientazione: non il classico mondo fantasy, ma un mondo simile a quello moderno (del 1994), con case, palazzi, telefoni e automobili realizzato con uno stile che sembra essere una specie di parodia di quello che i giapponesi pensano sia l'america, e con l'aggiunta di altre ambientazioni che rispecchiano molti "misteri" da film di serie B. Abbiamo quindi una cittadina invasa dagli zombi, una sfinge con tanto di mummie, il complesso megalitico di Stonehenge con i suoi bravi alieni, il lago di Loch Ness con relativo abitante, un'ambientazione sotterranea in stile "terra cava" abitata da dinosauri, e via così.

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Essendo poi i protagonisti bambini, abbiamo anche delle armi particolari (o almeno i loro nomi,  visto che graficamente le armi non vengono mai mostrate). Andiamo dalle mazze da baseball alle padelle, passando per bottiglie-razzo e cose di questo tenore.

Graficamente sul super Nintendo abbiamo visto decisamente di meglio. I combattimenti sono schermate quasi statiche (a parte lo sfondo che si agita tutto con un effetto caleidoscopico che potrebbe anche dare fastidio) che mostrano solo i nemici. Gli effetti dei colpi sono animazioni molto semplici, forme geometriche lampeggianti per le magie e praticamente niente per i colpi normali.


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Il sistema di gioco è anch'egli molto semplice, vicino ai primi Dragon Quest: non abbiamo nessun controllo sulla crescita dei personaggi, semplicemente imparano nuove tecniche con l'avanzare dei livelli.

Spendiamo due parole per l'inventario, piuttosto scomodo. Ognuno dei personaggi del party ha a disposizione un numero limitato di "slot" d'inventario, e una volta esaurito lo spazio bisogna iniziare ad abbandonare la roba. Non tutti gli oggetti possono essere venduti, quindi per guadagnare spazio si è costretti a raggiungere un telefono e chiamare un servizio di consegna, che per 18 dollari ritirerà un massimo di tre oggetti per volta. Per farseli riportare bisogna chiamare e pagare di nuovo. Inoltre non è  possibile selezionare più oggetti per volta e viene sempre chiesta una conferma prima di portare a termine uno spostamento, e per questo a volte gli scambi tra un personaggio e l'altro per distribuire gli oggetti curativi nel modo migliore diventano piuttosto lunghi (ovviamente in battaglia ogni personaggio può usare solo gli oggetti in suo possesso).
L'unica comodità è che armi e protezioni possono essere indossati nel momento dell'acquisto, e il negoziante si offrirà automaticamente di comprarci l'attrezzatura dismessa, facendoci risparmiare un bel po' di passaggi.


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Nel complesso è un gioco piuttosto semplice, non tanto come difficoltà (che comunque è tutt'altro che elevata) quanto piuttosto sul piano della complessità. Siamo ben lontani dalle ricercatezze di molti Final Fantasy. Questa semplicità lo rende adatto a partite veloci, senza stare lì tanto a perdersi in complicatissimi editor dei personaggi. Questo è da me apprezzato in realtà solo adesso, perché quando avevo più tempo libero mi piaceva proprio perdermi in quei menu...

Da elogiare comunque l'ironia che permea tutto il gioco, con anche molti riferimenti metanarrativi e "prese in giro" dei giochi di ruolo in generale.

In generale un gioco che si lascia giocare, ma non un capolavoro imprescindibile, che rimane soprattutto per la particolarità dell'ambientazione.

Per sapere in che posizione l'ho messo nella mia personale classifica dei JRPG, cliccate qui.

Il Moro

3 commenti:

  1. Nonostante non sia un amante dei GDR, mi hanno sempre affascinato quelli delle ere a 8 e 16-bit ma purtroppo non sono mai riuscito a godermeli per via della lingua inglese, dato che non venivano mai tradotti.
    Dovrei riprovarci oggi, anche perché la longevità non è certo di quelli moderni (viva i giochi corti!).

    Bene per il sistema di crescita automatico e male per l'inventario, se c'è una cosa che odio in ogni videogioco, è abbandonare o non prendere un oggetto per mancanza di spazio!

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    1. Sulla questione dei giochi corti mi trovi perfettamente d'accordo: non ho più tempo di passare decine di ore su un solo videogioco! Sono invecchiato...

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    2. Sarà che siamo invecchiati, sarà che siamo di un'altra generazione ma è anche vero che da adulti si ha molto meno tempo! Comunque sia, i giochi che superavano le 10-20 ore mi stancavano anche quando ero liceale e universitario. GTA l'ho sopportato fino a Vice City, Final Fantasy fino al 10, per fortuna tutti gli altri erano molto più corti.

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