Nel post precedente abbiamo fatto una panoramica dei vari manga e altre opere dedicate al personaggio di Alita creato da Yukito Kishiro. Adesso cominciamo a parlare più nel dettaglio dell'opera originale: Alita - L'angelo della battaglia.
Il mondo di Alita vede una città volante, Salem, sospesa su una città-discarica nella quale vengono appunto gettati tutti i rifiuti della città superiore. Non ci è dato sapere cosa ci sia in Salem: sappiamo solo che la città sospesa è il sogno proibito di tutti gli abitanti della discarica, per alcuni addirittura oggetto di culto religioso, ma a nessuno è consentito avvicinarsi.
L'ambiente della città-discarica è puramente cyberpunk. Praticamente tutti hanno almeno un impianto bionico, e moltissimi sono quelli che rinunciano addirittura totalmente al loro corpo per sostituirlo con uno robotico (non sempre umanoide), mantenendo solo il cervello e, a volte, parti del viso. Un mondo distopico, popolato da mostri meccanici e praticamente privo di leggi, tolte quelle che vietano agli abitanti della superficie di avvicinarsi a Salem.
Il primo, potente avversario di Alita: Makaru. Si intravede anche nel trailer del film. |
Anche se all'inizio non lo sembra, Alita è essenzialmente un manga di combattimenti.
È diviso in tre parti ben distinte.
Nella prima parte assistiamo alla "rinascita" di Alita, recuperata dai rottami, e all'inizio della sua scoperta del mondo e di sé stessa, delle sue straordinarie capacità e dei sentimenti che il suo cuore meccanico si rivela in grado di provare. Sentimenti che si focalizzano su Yugo, un ragazzino con un sogno folle e nessuno scrupolo per realizzarlo, di cui Alita si innamora. Non manca comunque una lunga sfida con un cyborg terribile, cattivissimo e fortissimo, oltre che folle: il suo desiderio di distruggere Alita sembra pari all'amore che, forse, prova per lei.
È diviso in tre parti ben distinte.
Nella prima parte assistiamo alla "rinascita" di Alita, recuperata dai rottami, e all'inizio della sua scoperta del mondo e di sé stessa, delle sue straordinarie capacità e dei sentimenti che il suo cuore meccanico si rivela in grado di provare. Sentimenti che si focalizzano su Yugo, un ragazzino con un sogno folle e nessuno scrupolo per realizzarlo, di cui Alita si innamora. Non manca comunque una lunga sfida con un cyborg terribile, cattivissimo e fortissimo, oltre che folle: il suo desiderio di distruggere Alita sembra pari all'amore che, forse, prova per lei.
Un giocatore di Motoball. Ricorda qualcosa? |
È nella seconda parte che il manga rivela tutta la sua anima shonen, arrivando a ricordare Kenshiro in diversi passaggi.
Dopo aver scoperto che combattere la aiuta a ricordare parti del suo passato, Alita si iscrive alle gare di Motorball: una versione semplificata del Rollerball (davvero, è uguale, non servono ulteriori spiegazioni se conoscete il film o il suo orrido remake), con meno regole e più combattimenti, al punto che portare la palla oltre la meta sembra spesso passare in secondo piano rispetto a strappare arti bionici agli avversari.
I corpi meccanici danno ai contendenti abilità sovrumane, a cui si aggiungono particolari "scuole di combattimento" specifiche per ognuno, di cui quelle della protagonista e del principale antagonista superiori alle altre, proprio come in Ken Il Guerriero. Anche qui abbiamo un avversario nobile e e tragico e non necessariamente "cattivo", una protagonista che trova sé stessa nel combattimento più che nella vittoria, e perle di filosofia marziale sul "chi", sull'energia interiore e quel genere di cose.
Un "soldato innestato", parte delle milizie del deserto. |
All'inizio della terza parte Alita deve affrontare un cyborg fatto di nanomacchine che ricorda un po' Tetsuo di Akira, per poi trovarsi finalmente faccia a faccia con l'uomo che ha influenzato indirettamente la sua vita fino a quel momento, il dottor Desty Nova, un ex scienziato di Salem rinnegato, in pratica uno scienziato pazzo con tanto di capelli sparati come Rotwang di Metropolis.
In seguito l'azione si sposta in un deserto infestato da bande di delinquenti motorizzati con tanto di grattacieli diroccati che spuntano dalla sabbia, quindi siamo di nuovo dalle parti di Kenshiro, o di Mad Max se preferite.
Qui Alita inizia a mostrare l'insopportabile bocca "a culo di gallina" (nel fumetto dicono "a polipo") che a quanto pare diventerà uno dei segni distintivi del personaggio, purtroppo.
La storia infine si conclude, negli ultimi due numeri, con una "giapponesata" di fantascienza surreale, quel genere di cose che non sopporto. Si percepisce, in effetti, una certa "fretta di finire" da parte dell'autore, per i motivi che ho già spiegato, tanto che diverse cose rimangono in sospeso e altre vengono spiegate semplicemente troppo in fretta.
Tutte le varie ambientazioni di Battle Angel Alita sono insomma decisamente derivative, ma non lo è la trama, che sebbene non originalissima riesce comunque ad essere abbastanza intrigante, alimentando una voglia di "vedere cosa succede dopo" sufficiente a leggere un numero dietro l'altro. È un effetto che mi hanno fatto anche altri manga: mi prendono, mi appassiono, li leggo tutti di fila, sospendendo perfino altre letture. Poi però a fine lettura mi rendo conto che non è che mi abbiano lasciato granché. Lo stesso vale per Alita: mi è piaciuto leggerlo, più di altri manga, ma non mi rimarrà a lungo.
Spendiamo due parole anche per il più importante degli spin-off della prima serie di Alita: Ashen Victor (gli altri non li ho trovati).
Si tratta di quattro volumetti incentrati sullo sport attorno a cui gira tutta la seconda "stagione" di Alita, il Motorball. Il protagonista è un giocatore che, nonostante sia dotato di un talento eccezionale, non riesce mai a finire nessuna gara, finendo fatto a pezzi prima del termine (ricordiamo che, essendo tutti cyborg con solo il cervello e, nemmeno sempre, il volto umani, finché il cervello rimane intero possono essere fatti a pezzi a volontà).
La trama si pone come un noir, con tanto di "femme fatales", mafiosi senza scrupoli e valigette scomparse. l'effetto è ulteriormente sottolineato dal particolare stile di disegno scelto dall'autore. Che fosse un disegnatore con i controcoglioni l'avevamo già capito dalla serie principale, ma qui cambia totalmente stile per rifarsi a classici del noir come Sin City di Frank Miller, anche se a me ha ricordato di più alcuni dei primi numeri di Nathan Never (tra l'altro, anche lì compariva uno sport violento molto simile al Rollerball).
Anche qui, non male, ma niente di memorabile.
Nel prossimo articolo vi parlerò di Alita: Last order e Alita - Mars Chronichle.
Rimanete da queste parti!
Il Moro
Gli altri articoli di questo speciale su Alita:
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Alita è uno di quei manga che devo assolutamente recuperare perché ne sento parlare spessissimo (e perché lo stile mi ricorca vagamente l'intramontabile Akira).
RispondiEliminaPurtroppo, devo dirti che Akira è su un altro livello... almeno per me.
EliminaA me fu proprio dopo i primi volumi, diciamo l'inizio della storia (parte trasposta anche in animazione) che Alita non mi piacque più come prima...
RispondiEliminaMoz-
Infatti andando avanti peggiora, ma rimane comunque sempre di alto livello.
EliminaConcordo... Il finale mi lasciò con l'amaro in bocca :I
RispondiEliminaVero, è proprio un'incomprensibile giapponesata... tanto che anche l'autore ci ha ripensato! XD
EliminaDavvero la parte migliore del personaggio, ho amato ogni vignetta di questa sua prima "vita" ;-)
RispondiEliminaINfatti!
EliminaConcordo, soprattutto sul remake di "Rollerball"! XD
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