martedì 30 maggio 2017

Solaris, di Stanislaw Lem

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Solaris, pubblicato nel 1961, è probabilmente il più noto tra i libri scritti dall'autore polacco Stanislaw Lem, del quale ricorderete che ho già recensito qui le sue Fiabe per robot.

La trama non è particolarmente complicata: lo psicologo Kelvin viene inviato nella stazione sospesa sopra l'oceano di Solaris, uno dei grandi misteri dell'universo: numerosi fatti provano senza ombra di dubbio che l'oceano stesso, composto di una materia gelatinosa in grado di mutare rapidamente forma e caratteristiche chimiche, è una gigantesca creatura vivente, e probabilmente intelligente. Al suo arrivo Kelvin non si trova ad avere a che fare solo con gli strani fenomeni che coinvolgono l'oceano, quali la formazione di incredibili estrusioni organiche dalle forme più disparate eppure in qualche modo "matematiche" e perfette, quasi espressioni tridimensionali di complesse equazioni volte a rivelare la natura dell'universo. Quello che trova sulla stazione è ben più inquietante: come anche i due scienziati che lo attendevano lì anche lui subirà la visita di un "ospite" molto particolare, la moglie morta qualche anno prima. E non è un fantasma, ma un costrutto solido e apparentemente immortale, dotato a quanto pare di pensieri e sentimenti propri, anche se i suoi ricordi sono confusi.



Ancora una volta Stanislaw Lem dimostra di non scrivere "solo" fantascienza, ma di usarla per trattare di temi più alti e complessi, temi profondamente connessi con la filosofia.


 Nonostante il rigore scientifico con cui sono esaminati i vari aspetti della situazione su Solaris, quello intorno a cui ruota la vicenda è il viaggio interiore del protagonista Kelvin, che si trova messo di fronte, nella persona della moglie deceduta, ai suoi sensi di colpa ma anche al suo amore perduto. Si parlerà dei limiti della scienza nella comprensione delle cose, ma anche dei limiti dell'uomo che cerca sempre di riconoscere sè stesso in ciò che non capisce.


Un libro molto profondo che dona al lettore un gran numero di spunti di riflessione, eppure gli manca qualcosa per essere un capolavoro. Un difetto, ad esempio, sono i lunghi capitoli con le descrizioni delle conformazioni oceaniche o con le analisi tecnico-scientifiche, davvero troppo lunghi e noiosi.


Una considerazione che mi sento di fare è che Fiabe per robot è più bello. O, almeno, a me è piaciuto di più. Ovviamente non è un difetto, ma quando leggi un bel libro poi ti aspetti dal prossimo che l'autore rimanga sullo stesso livello, e se non ci riesce provi un inevitabile senso di delusione. Immagino che sia per questo che Solaris non mi ha toccato nel profondo.

Ma non state a sentire gli sproloqui di questo vecchio brontolone e leggetevi Solaris, se ancora non l'avete fatto. E' un ordine.


Da questo romanzo sono stati tratti ben due film, uno nel 1972 dal regista russo Andrej Tarkovskij e uno nel 2002 dall'americano Steven Soderbergh, con George Clooney come protagonista.

Vi prego di notare la bruttezza della copertina di quest'edizione del romanzo a confronto delle altre che trovate qua in giro.

Ma dei film potremmo parlare la prossima volta.

Il Moro

4 commenti:

  1. Folgorato dalla bellezza impegnativa del film russo - visto nella sua rimasterizzazione di quasi tre ore! - sono corso a leggermi il romanzo, innamorandomi per la seconda volta! Lem è un genio, è sempre bene ricordarlo :-P
    E poi l'idea della materializzazione di sogni/paure hanno cominciato a copiargliela tutti, dal Crichton di Sfera all'Anderson di "Event Horizon", così come l'intero genere "Ghost Ship", molto più legato a Solaris di quanto si pensi.
    Insomma un maestro... e del film con Clooney preferisco dimenticare l'esistenza :-D

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    Risposte
    1. Quello di Clooney non ho avuto il coraggio di guardarlo!

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  2. Obbedisco!
    Tanto comunque ce l'avevo già in lista. :-P

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