Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Algernon è un topo, una cavia da laboratorio che è stata sottoposta a un esperimento volto ad aumentarne l'intelligenza. Non è lui il protagonista bensì Charlie Gordon, un ritardato mentale che accetta di sottoporsi allo stesso esperimento.
È Charlie stesso a raccontarci la sua storia, tramite un diario che gli studiosi gli chiedono di tenere.
L'esperimento funziona, e Charlie diventa sempre più intelligente, fino a raggiungere e superare i più grandi luminari della scienza...
Il pretesto fantascientifico serve all'autore per scavare nella profondità dell'animo umano e raccontarci la tremenda parabola del povero Charlie, da deficiente a genio, che scoprirà che tra questi due stati ci sono più somiglianze di quanto si potrebbe pensare.
Immaginate di vivere in un mondo dove tutti sono tremendamente più intelligenti di voi. Non riuscite a stare dietro a quelli che dovrebbero essere vostri simili, che sembrano correre troppo veloce e parlare con parole troppo difficili. Siete soli, perché non riuscite a capire quello che vi circonda.
E ora immaginate di vivere in un mondo abitato solo da stupidi. La gente non riesce nemmeno ad avvicinarsi al vostro livello, e per voi non può provare altro che invidia e paura. Siete soli, perché il mondo non riesce a capirvi.
Così è per Charlie, che non può non riflettere sul fatto che quando era stupido era più felice, perché la gente lo prendeva in giro ma lui nonlo capiva e pensava che fossero suoi amici. L'intelligenza lo porta non solo a isolarsi dal mondo e a subire le invidie degli stessi scienziati che gliel'hanno data, ma anche a riguardare indietro e a rendersi conto di cose che gli sono succcesse in passato, e che sarebbe stato molto meglio per lui non capire..
E intanto il Charlie stupido è sempre lì, nascosto ma presente, in attesa di poter riprendere il suo corpo.
Rispecchiando il livello mentale del protagonista (abbiamo detto che il romanzo è in prima persona), i primi capitoli del libro sembrano davvero scritti da un analfabeta, e man mano che aumenta la sua intelligenza migliora anche il suo modo di scrivere. Questo rende la storia ancora più immersiva, tanto che non potremo fare a meno di empatizzare col suo povero protagonista.
E' un libro basato sui sentimenti, filosofico e psicologico. Per questo non aspettatevi azione o tantomeno colpi di scena.
È una storia amara e triste, che ha il potere di emozionare e far riflettere. Si può tranquillamente parlare di uno dei grandi classici della fantascienza. Leggetelo, vi può fare solo bene.
È Il primo romanzo scritto da questo autore e il suo più grande successo, e anche l'unico, almeno che io sappia, edito in Italia. Il libro, che vinse il premio Nebula nel 1960, è il riadattamento a romanzo di un racconto che vinse l'Hugo nel '59.
Vi sono stati molti adattamenti come film televisivi, opere teatrali, musical. Mel '68 uscì anche un film per il cinema. L'ultimo è una serie giapponese di 11 episodi.
Il Moro
Sedetevi con noi e facciamo quattro chiacchiere. No, la birra non ve la paghiamo.
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venerdì 10 marzo 2017
Fiori per Algernon, di Daniel Keyes - recensione
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Conosco il titolo da anni perché quando bazzicavo la fantascienza mi capitava spesso davanti, ma ignoravo la trama e che addirittura fosse stato portato più volte al cinema. Grazie della chicca ;-)
RispondiEliminaFigurati!
EliminaLetta sia l' opera di narrativa che il film degli anni 60.
RispondiEliminaIl racconto è uno dei più belli e rappresentativi di tutta la storia della fantascienza
Vero, vero.
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