martedì 15 luglio 2025

Opinioni in pillole, film di fantascienza: Captive State, The Creator

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Stavolta metto insieme le mie opinioni su due film di fantascienza americani che oltre a questo non avrebbero niente in comune, ma ehi, avevo questi da parte e questi vi beccate, che qua il mondo va sempre più veloce e questi film stanno già diventando troppo vecchi perché qualcuno abbia ancora voglia di cliccare sul link di un blog che ne parla.


Captive State recensione

Captive State (2019)

Ho scoperto da poco il servizio di streaming gratuito Serially, che a fronte di una semplice registrazione e una quantità di pubblicità inferiore a quella che ci viene inflitta da Amazon Prime Video ci consente di vedere svariate serie TV e e anche un po' di film. Il catalogo si allarga di giorno in giorno, ma in genere ci si trova roba vecchia o roba un po' di seconda scelta, ma che comunque il più delle volte non si trova su altre piattaforme. Questo film del 2019 in particolare al momento in cui scrivo c'è anche su Prime, TimVision e Apple Tv, ma in tutti i casi bisogna pagare una quota aggiuntiva oltre l'abbonamento di base, quindi grazie Serially.
Di contro c'è che film e serie sono tutti solo in italiano, quindi per quelli come me a cui piace guardare film e serie in lingua originale non è perfetto, ma ehi, è gratis.

Captive State recensione

In Captive State l'invasione aliena è già avvenuta. Gli alieni hanno conquistato il mondo in poco tempo grazie alla resa dei governi, che hanno accettato la superiorità bellica e tecnologica aliena. Il mondo quindi è sotto il giogo di quelli che vengono chiamati Legislatori, che fanno lavorare una parte degli umani all'estrazione di risorse naturali che poi si portano via.
Non abbiamo quindi uno scenario apocalittico o bellico, ma uno "stato di polizia" in cui il mondo, e ovviamente in particolare gli Stati Uniti, sono sotto quella che è di fatto una dittatura, sostenuta da tecnologia superiore.
Il film segue alternativamente le vicende di due fratelli, che per quasi tutto il tempo rimangono separati. Uno dei due è un esponente di spicco di quella che, agli occhi dei collaborazionisti e in generale di tutti quelli che vedono la venuta degli alieni come una benedizione per un mondo sull'orlo dell'autodistruzione, altro non è che una cellula di un'organizzazione terrorista, e infatti buona parte del minutaggio del film ci mostra l'esecuzione di un attentato. I terroristi, o combattenti per la libertà secondo chi è dalla loro parte, comunicano e si organizzano utilizzando tecnologie obsolete che gli alieni non riescono o non hanno pensato a controllare, dai modem 56k ai piccioni viaggiatori.

Captive State recensione

Di sbagliato in questo film secondo me c'è il design degli alieni. Sono creature tecnologicamente evolute con piani complessi e che (almeno in teoria, non li vediamo mai farlo) operano molto sul piano politico, eppure sono rappresentate come creature mostruose e animalesche, come mostracci qualsiasi.

Ma è uno dei pochi difetti di un film ad alta tensione, cupo, fantascienza scritta pensando al thriller spionistico, ma quello fatto bene, con un ritmo serrato che non molla mai, non quello dove c'è gente che va a parlare con altra gente non si sa di cosa e non si sa perché. Mi è venuto naturale un confronto con Tenet, anche quello un thriller spionistico fantascientifico, confronto che il pretenzioso film di Nolan non può che perdere, non importa che abbia scene d'azione decisamente migliori.
 Il finale è abbastanza prevedibile, ma è anche il giusto momento liberatorio dopo questo spettacolo opprimente. E poi c'è John Goodman che si mangia ogni scena in cui compare.

Gran bel film.


The creator recensione

The creator (2023)

The creator è passato sotto i miei occhi quasi inosservato al momento dell'uscita, ne ho sentito parlare pochissimo e per poco tempo, e me ne ero quasi dimenticato. Non ricordo alcuna campagna pubblicitaria né alcun vociferare sui social, nemmeno nei gruppi facebook dedicati alla fantascienza. In effetti Wikipedia mi informa che è stato un floppone, con un guadagno di un centinaio di milioni a fronte di un budget di 80. Eppure regia, soggetto e sceneggiatura sono di Gareth Edwards, già regista di MonstersGodzilla e Rogue One. E non è neanche un pessimo film, non che brilli di luce propria ma l'ho guardato abbastanza volentieri.

Siamo in una sorta di futuro ucronico, perché a giudicare dalla parte iniziale del film la creazione dell'intelligenza artificiale e il suo utilizzo nei robot umanoidi è avvenuto più o meno negli anni '50 del secolo scorso. Il film comunque si ambienta nel 2065, e dal punto di vista dell'ambientazione a parte robot e macchinari vari si nota l'assenza di cellulari. 
Un'intelligenza artificiale si è resa colpevole di un'esplosione atomica nel bel mezzo di Los Angeles, e per questo l'America intera (almeno si presume, si sa che gli Stati Uniti si considerano l'America intera, d'altronde Trump è quello che ha dichiarato di voler annettere Canada e Groenlandia e di voler rinominare il Golfo del Messico Golfo d'America...) ha dichiarato illegali le I.A. e intende sradicarle completamente dalla faccia della Terra. Di diverso parere l'Asia, dove continua la convivenza pacifica tra umani e I.A.. Cosa faccia l'Europa il film non lo dice, ma visto l'andazzo sarà considerata insieme all'Asia come il resto dell'America insieme agli USA. Comunque gli americani vogliono ditruggere anche le I.A. straniere, il che si inserisce nella loro linea di "esportazione della democrazia" presumo, e in particolare voglio distruggere Nirmata, il misterioso architetto delle I.A. che manda avanti il progresso tecnologico asiatico.

The creator recensione

Gli americani hanno come arma principale e maggior deterrente un grosso coso volante, che pare potersi librare sia nello spazio come un satellite sia a bassa quota. Può lanciare missili anche nucleari e spara costantemente verso il basso un fascio di luce blu che non si capisce a cosa serva.
Ci sono molte cose pochi chiare in questo film. Tipo come fanno a fare una missione di infiltrazione segreta in territorio nemico se nel farlo si fanno precedere da un enorme raggio blu che scandaglia la zona ed è visibile da chilometri di distanza. O come mai nessun paese orientale, comprese Cina e Russia, si opponga al passaggio nei loro cieli dell'arma americana, che oltretutto spesso sembra essere in molti posti contemporaneamente. O perché i robot abbiano bisogno di dormire, né perché anche da liberi abbiano un bottone per metterli in stand-by. 

La trama è la fiera del già visto. Uomini arrabbiati che portano in giro bambini-messia, intelligenze artificiali che si ribellano e sganciano bombe atomiche... suonano dei campanelli? E non solo quella, perché anche dal punto di vista estetico non è che ci sia niente di particolarmente nuovo o originale, con chiari rimandi a cose come District 9 o Appleseed, o le ambientazioni bianche e pulite viste ad esempio in Mass Effect o Wall-E. Se giocate a bere un sorso ogni volta che riconoscete questa o quella fonte d'ispirazione finirete in coma etilico prima della fine del primo tempo.
La mano del regista riesce comunque a salvare il film, nonostante che quel buco nero di carisma con intorno John David Washington faccia di tutto per affossarlo. Visivamente lo spettacolo funziona, molto belle in particolare le scene di battaglia tra le campagne vietnamite (o facenti funzione di) e ottimi effetti speciali. Ma visto che Gareth Edwards non ha fatto solo la regia ma anche soggetto e sceneggiatura, cosa dobbiamo pensare? Di certo ci si poteva aspettare di meglio dall'autore di Monsters

The creator recensione
Mettere Ken Watanabe nello stesso film di John David Washington è come sparare sulla croce rossa.

The Creator funziona come la maggior parte dei blockbusters di fantascienza: una storia nota e quindi rassicurante e facile da seguire, servita con contorno di effetti speciali sopra la media (nonostante il minor budget, è più interessante visivamente della maggior parte dei film Marvel). Per questo scorre bene e si lascia guardare. Diciamo però che se avessi pagato un biglietto per vederlo al cinema forse sarei uscito meno contento. 

L'America non ci fa una gran figura in questo film. In pratica i robot sono una minoranza perseguitata senza nessuno dei vantaggi che dovrebbe dar loro l'essere dei robot, e gli USA vanno in giro per il mondo a farne fuori il più possibile, insieme a tutti i loro amici, che guarda un po' hanno tutti gli occhi a mandorla. Non dubitiamo nemmeno per un istante che orientali e robot siano i buoni della situazione, e gli americani siano tutti sporchi e cattivi. Edwards suscita emozioni forti mostrando insensati massacri, ma ripensandoci a film terminato sa un po' di "trucchetto" per emozionare facilmente. Mi viene da chiedermi come mai Edwars abbia utilizzato un film così banale e poco incisivo dal punto di vista della trama per lanciare il suo messaggio politico. Probabilmente non gli è venuto in mente altro.

Il Moro

Gli altri film di fantascienza di cui ho parlato nel blog

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