martedì 12 novembre 2024

Opinioni in pillole, film d'azione indiani: War e Pathaan

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Di film indiani non ne ho visti molti, perché ho la sensazione, spesso confermata da altri colleghi blogger, che la maggior parte non siano proprio il massimo, sebbene tra di loro si trovino diverse chicche.
Qui sul blog trovate le mie opinioni su Enthiran, Enthitan 2.0. e RRR (che rimane il migliore tra i film indiani che ho visto, se dovete sceglierne uno solo scegliete quello).
In questo articolo raccolgo le mie su altri due film d'azione indiani, accomunati dal far parte di una stessa saga.


film d'azione indiani: War e Pathaan recensione

War (2019)

War è appunto uno dei film consigliati dai colleghi blogger di cui sopra, ma allo stesso tempo lo stesso collega mi consiglia di non andare a indagare troppo oltre nel cinema d'azione indiano. 

So anche che questo film fa parte di un universo condiviso, quindi sono andato a informarmi un po'.

L'universo condiviso in questione si chiama Spy universe, dato che si parla appunto di film di spie d'azione, e comprende a oggi cinque film con altri quattro già programmati. I primi due sono Ek Tha Tiger e il suo seguito Tiger Zinda Hai, e War è il terzo, che comunque non ha nessun collegamento diretto con gli altri due. Presumo che ci sia qualche accenno a far capire che l'agenzia di spionaggio è sempre la stessa, ma non avendo visto i Tiger non saprei.

martedì 5 novembre 2024

Opinioni in pillole, fumetti ucronici: Pax Romana di Jonathan Hickman, The spider King di Josh Vann e Simone D'Armini, Il Re Lupo di Kentaro Miura e Buronson

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Non resisto a una storia ucronico-fantascientifica sull'antichità, visto che ne ho scritta una anch'io e che per farlo mi sono documentato un bel po', imparando quindi parecchio su tempi e popolazioni dell'epoca in cui l'ho ambientata.
In queste storie in particolare poi si parla proprio di popolazioni e addirittura di personaggi che ho utilizzato nei miei raccconti, quindi mi sembra ovvio che non ho potuto resistere!


Pax Romana, di Jonathan Hickman recensione

Pax Romana, di Jonathan Hickman (2007)

Ho sentito osannare questo fumetto come un capolavoro da più parti ma, si vede che sono strano io, del capolavoro mi sembra proprio che non abbia niente. Chi l'ha definito così probabilmente si è lasciato fuorviare dallo stile grafico particolare e sperimentale, peccato che sia così particolare e sperimentale che dopo dieci tavole viene ampiamente a noia.

Uno dei temi principali (ma non l'unico) dei racconti ucronici che ho scritto è un impero romano che si è prolungato oltre la sua naturale durata. Di storie ucroniche ambientate riguardanti l'impero romano ne sono state scritte a bizzeffe,   di alcune   abbiamo già   parlato nel blog.

Jonathan Hickman manda i suoi personaggi indietro nel tempo tramite una macchina, con il preciso intento di cambiare la storia. I protagonisti sono quindi proprio questi viaggiatori intenzionati a influenzare il passato dell'impero romano e della chiesa cristiana in modo da creare un futuro migliore. Il periodo è scelto è quindi quello di Costantino, le cui riforme favorirono il diffondersi del cristianesimo.

Pax Romana, di Jonathan Hickman recensione

Parliamo quindi dello stile grafico: Jonathan Hickman, che qui fa sia testi che disegni, disegna quasi solo figure umane, quasi tutte a mezzobusto, viste di fronte, con sugli sfondi nient'altro che macchie di colore, per lo più in tonalità dell'arancione. Quella qui sopra è una delle tavole più complesse. Il risultato sembra quasi voler assomigliare a una versione psichedelica di una rappresentazione teatrale, dove tutto quello che succede lo veniamo a sapere dalle bocche degli attori.

Niente si vede dell'impero romano. Qualche elmo di legionario qua e là, al massimo. Si vedesse una sola cavolo di colonna o un angolino di un'arena. Niente. Solo personaggi a mezzo busto che parlano.
Poco si capisce anche dell'ucronia stessa, visto che il focus principale è sui viaggiatori del tempo che parlano di come il passato andrebbe cambiato, finché qualcuno non sclera e comincia ad andare per conto suo, non seguendo più le direttive della missione. Che cosa cambi nella storia è difficile dirlo, visto che si inquadrano sempre le facce in ombra di questi che parlano.

Impossibile affezionarsi a personaggi che sono praticamente dei manichini (spesso viene anche riutilizzato lo stesso disegno cambiando solo i colori sullo sfondo, proprio come se fossero dei manichini che parlano), impossibile appassionarsi a una vicenda inesistente. Si salvano alcuni dialoghi con riflessioni filosofiche, subito affossate da strafalcioni storici (ad esempio si afferma che al tempo dei romani la gente credeva che la Terra fosse piatta).
I capolavori sono altri. Da evitare.


The spider King, di Josh Vann e Simone D'Armini recensione

The spider King, di Josh Vann e Simone D'Armini (2019)

In realtà sono stato tratto in inganno quando ho sentito parlare di questo fumetto, perché non si tratta davvero di un'ucronia. Piuttosto, di un'invasione aliena ai tempi dei vichinghi. 

Nel bel mezzo di una sanguinosa guerra tra clan, un'intera flotta di navi spaziali si schianta sulla Terra. Da una esce un parassita spaziale, dedito alla conquista e intenzionato a trasformare tutti gli abitanti della Terra in parte della sua mente alveare. Nell'altra i guerrieri sopravvissuti del clan che stava per essere distrutto nella guerra trovano armi fantascientifiche con cui possono combattere la nuova, terribile minaccia.

Fumetto divertente e splatter, con personaggi simpatici nella loro rozzezza e violenza. Non si può evitare di appassionarsi alle vicende di re Hrolf e dei suoi, un clan sull'orlo di essere schiacciato, in pratica degli sfigati, trasformati di colpo nei salvatori del mondo. Impossibile non esaltarsi per come questi vichinghi reagiscono a minacce aliene e soprannaturali: a colpi d'ascia! Impossibile non odiare il cattivo cattivissimo, un vero pezzo di merda che tratta l'umanità come bestiame. 

The spider King, di Josh Vann e Simone D'Armini recensione

I disegni di Simone D'Armini, italiano che vive a Edinburgo, rendono giustizia allo stile sopra le righe della storia, carichi di dettagli, con personaggi deformi al limite del fumetto umoristico in contrasto con gli elementi splatter. Ricordano un po' lo stile di Mignola, a momenti.

A un primo volume davvero ottimo segue un secondo più corto intitolato Frostbite, con una storia breve e una brevissima. Quella brevissima non ha senso ed è quasi meglio non leggerla, quella breve non è male, e sembra il seme di quello che potrebbe diventare questa serie: i vichinghi reietti che nel loro peregrinare in cerca di una nuova casa affrontano le minacce generate dalle varie astronavi precipitate.
Il primo volume è stato finanziato tramite Kickstarter, del secondo non saprei, ma sembra che non ci siano ulteriori seguiti e non ne siano previsti, almeno per il momento. Ed è un peccato, perché avrei letto volentieri altre storie di questi personaggi. Direi che almeno gli autori sono da seguire, ma al momento solo Simone D'Armini sembra al lavoro su qualche serie americana, di Josh Vann non sono riuscito a trovare altre notizie.


Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson (1989)

Il Re Lupo, assieme con il suo seguito La leggenda del re lupo, è uno dei primi lavori di Kentaro Miura, noto per essere l'autore di Berserk.
In questo caso si occupa solo dei disegni, mentre la storia è di Buronson, autore di Hokuto no Ken. Mica cotiche.
Volete sapere cosa viene fuori dall'unione del talento di questi due mostri sacri della scena dei manga?
Io no. Beh, sì, per carità, ma non è quello che mi ha spinto a cercare per vie traverse questo fumetto di reperibilità complicata, quanto piuttosto la storia che racconta, e che si riallaccia più che bene con quanto ho scritto nella mia saga Ucrònia

Come sa chi ha seguito la mia serie di racconti, in essa ho ripreso personaggi e vicende storiche per adattarle a un mondo passato diverso da quello raccontato dalla Storia, nel quale un qualche evento ancora non del tutto chiarito (ma ben chiaro nella mia testa) ha portato a un'evoluzione accelerata della tecnologia, ma non della società. Maggiori dettagli sul sito, ma il punto è che due dei protagonisti di alcuni dei miei racconti sono i giapponesi Minamoto no Yoshitsune e Benkei, e il nemico principale dell'impero romano è Gengis Khan. 
Solo dopo aver scritto le loro storie ho scoperto che non sono stato il primo ad associare i personaggi di Yoshitsune e di Gengis Khan: esiste una leggenda, riportata anche in un episodio di Lupin III, che dice che siano addirittura la stessa persona, che Yoshitsune abbia inscenato la sua morte per fuggire in Mongolia e lì sia diventato poi Gengis Khan.
Come potevo quindi resistere alla tentazione di un manga che racconta proprio questa storia, con protagonisti quindi personaggi che ho studiato approfonditamente per poterli riutilizzare a mia volta?
Accidentalmente il manga è stato anche realizzato, appunto, da due mostri sacri della scena fumettistica giapponese e mondiale, il che male non fa.

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

La storia vede protagonisti Kyoko e Iba, una coppia di fidanzati nel Giappone moderno che è stata risucchiata da un misterioso vortice temporale e sbalzata al tempo di Gengis Khan. Per fortuna Iba è un campione di Kendo e la sua abilità con la spada, oltre al fatto di essere giapponese come Minamoto No Yoshitsune, che qui è già diventato Gengis Khan, gli permette di trovare un posto al fianco del sovrano mongolo e del suo generale, Benkei. 

Fa un po' ridere che Yoshitsune/Gengis Khan qui voglia il figlio di Iba e Kyoko, perché lui non vuole avere altri figli dopo che sua moglie Shizuka Gozen e il figlio che ha avuto con lei sono morti... Quando io ho basato buona parte di Ucrònia proprio sul fatto, storico, che Gengis Khan ha avuto centinaia di figli!

Il fumetto racconta una storia abbastanza semplice, nella quale il vortice spaziotemporale non ha alcuna spiegazione e compare solo dove e quando serve allo sceneggiatore senza nemmeno cercare di acccampare scuse, banale artificio magico per mandare avanti la storia senza alcun approfondimento. La faccenda di Yoshitsune/Gengis Khan è data per accertata sin da subito, quindi non è su quello che si basa la faccenda. Tutto ruota intorno a Iba e alla sua determinazione a non modificare il corso della storia, arrivando al sacrificio personale. Ma la storia non è già andata a farsi friggere quando Yoshitsune e Benkei invece di morire se ne sono andati in Mongolia? Come fai a sapere se la storia che conosci è giusta? 

Uscito inizialmente come tre capitoli raccolti in un unico volume, la storia ha una chiusura di quelle che non richiederebbero un seguito. E invece nel 1989 il seguito è uscito lo stesso, cinque capitoli anche stavolta raggruppati in un volume unico.

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

La leggenda del re lupo racconta di come (spoiler, ma fregatevene e andati pure avanti a leggere, se ascoltate me) Iba abbia preso il posto di Gengis Khan, e sia intenzionato a fare di suo figlio Kublai il successore che la storia ha conosciuto, che ha portato l'impero mongolo alla massima estensione. Anche qui, alla faccia della storia da far rimanere al suo posto, nella realtà Kublai non era il figlio di Gengis Khan ma il nipote, ed era uno dei khan dei quattro khanati in cui l'impero si era suddiviso dopo la morte di Gengis Khan. Va beh. 

La tematica per cui il bambino preferisse scrivere e disegnare ma il padre lo obbligasse a diventare un guerriero per non contravvenire agli avvenimenti storici viene accantonata subito, inserendo un altro anacronismo: trovano un bambino di tre anni che si rivela essere Nichiren, che in futuro fonderà una delle principali correnti del buddhismo giapponese. Questo futuro santone è qui un insopportabile bambino prodigio che a tre anni sa già leggere e scrivere e perfino suggerire strategie a Iba/Gengis Khan e Benkei, di cui una talmente scema che non posso non riportarla qui: l'esercito deve raggiungere un certo posto in poco tempo, al massimo entro un giorno. I cavalli non riescono a correre per più di mezza giornata per volta. E allora ecco l'idea, degna di un bambino di tre anni: mettiamo metà dei cavalli a trainare dei carri su cui facciamo salire l'altra metà, e quando sono stanchi li scambiamo! Genio! Santo subito!  
Salta fuori anche un'intera compagnia dell'esercito cinese del futuro, con tanto di carri armati, intenzionata a conquistare il conquistabile. Anche loro sono stati presumibilmente risucchiati nel misterioso vortice spaziotemporale che anche qui non trova alcuna spiegazione, nemmeno compare in effetti, se ne parla solo. Probabilmente si sono portati dietro anche infinite quantità di munizioni e benzina, visto quante ne sprecano senza battere ciglio. Il modo in cui Iba/Gengis Khan si libera di loro è anch'esso ben oltre i confini del ridicolo, ma ho già parlato abbastanza di questo fumetto.

Il Re Lupo, di Kentaro Miura e Buronson recensione

Se il primo volume era bruttino ma comunque si poteva leggere, il secondo è davvero tremendo. E sarebbe pure peggio se non fosse sostenuto dai disegni di Miura, il cui stile qui è ancora acerbo (io Berserk non l'ho ancora letto, ma ho letto il breve Gigantomachia che effettivamente ha dei disegni impressionanti), ma è comunque già superiore alla media.
L'unico motivo di interesse, per me, è che prende in esame per caso alcuni personaggi storici a cui sono affezionato per averli utilizzati a mia volta. Chiunque altro ne stia tranquillamente lontano, a meno che non gli piaccia l'idea di leggere un'opera solo per poterla prendere in giro in seguito. Questa di argomenti ne fornisce parecchi.

Il Moro


Le altre ucronie di cui ho parlato nel blog:

E la mia saga: Ucrònia

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