Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui per un motivo o per l'altro non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di tre romanzi di Arthur C. Clarke.
La città e le stelle (1956)
Non sono mai stato un appassionato di Clarke, ma devo dire che ho trovato questo libro intrigante, anche se non posso dire appassionante.
Ambientato in un futuro estremamente lontano, vede ciò che resta dell'umanità
vivere in un'immensa città circondata dal deserto. Nella città c'è ogni
genere di confort, grazie alla scienza talmente avanzata da sembrare magia,
tematica cara a Clarke, gli abitanti della città sono tutti immortali e
possono spendere la loro lunghissima vita nel modo che preferiscono. L'unica
cosa che non possono fare e uscire dalla città, ma nemmeno lo vogliono. Perché
dovrebbero?
La storia di questo mondo futuro parla di un immenso Impero
galattico, che però è finito quando l'umanità ha incontrato i terribili
invasori che li hanno ricacciati nel loro mondo natale e infine all'interno di
quest'ultima città. All'interno della città c'è non solo tutto ciò che è un
uomo potrebbe desiderare ma molto di più, e da ormai miliardi di anni la
civiltà umana ristagna dentro quelle mura. Ma ecco giungere un nuovo nato,
un'anima non reincarnata da un'esistenza precedente, per la prima volta da
migliaia di anni un volto nuovo si affaccia al mondo, e e questo nuovo uomo
non si accontenta. Questa è la storia di Alvin, dei suoi tentativi di lasciare
la meravigliosa città di Diaspar e di ciò che trova oltre le sue mura.
È una storia che non prevede un "cattivo", o degli ostacoli da superare particolarmente insidiosi. Alvin non si trova mai davvero in pericolo. La sua ricerca di una via d'uscita è difficile, ma non particolarmente pericolosa. E anche dopo che sarà riuscito a uscire (non ditemi che è spoiler perché era ovvio che ci sarebbe riuscito no?), anche dopo niente sarà veramente in grado davvero di nuocergli.
Non è di certo quella che può essere definita una storia appassionante, Eppure ho letto molto volentieri questo libro attratto forse dal fascino di questa civiltà decadente, di questo futuro spaventosamente lontano, in cui la tecnologia rende possibile qualsiasi cosa eppure ha annichilito lo spirito umano, che è lo spirito degli esploratori, degli scienziati, degli scopritori di cose nuove.
Un libro non appassionante, quindi, Eppure affascinante.