martedì 5 aprile 2022

Spaghetti horror, l'orrore piemontese di Christian Sartirana

Christian Sartirana spaghetti horror neogotico piemontese
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla! 

Christian Sartirana, autore di romanzi e racconti horror, ha pubblicato con Vizi Editore, casa editrice specializzata in audiolibri, tre racconti che stanno a metà tra l'audiolibro e lo sceneggiato radiofonico. 

Una sola voce narrante, a parte alcuni brevi inserti di voci femminili o giovanili, che parla in prima persona, perché si tratta di qualcuno che sta raccontando la storia a un interlocutore. Effetti sonori e musiche.
La sensazione che sia ascoltandoli è quindi avvolgente, coinvolgente, più immersiva che con un audiolibro "semplice" dove un narratore, per quanto bravo, si limita a leggere una storia scritta, magari un po' riadattata per l'audio, senza però arrivare ad essere dei veri e propri sceneggiati radiofonici. 

L'unica cosa che a volte fa saltare un po' l'immersività è che il narratore, pur cercando di parlare più "terra terra" possibile, a volte si lascia sfuggire qualche frase da "libro stampato". Inoltre alcune espressioni che vorrebbero essere rese con inflessione dialettale mi sembrano più milanesi che piemontesi, in particolare nel racconto Nella vigna dove il narratore parla con un'inflessione che dalle mie parti non passerebbe per piemontese neanche in foto, ma questo potrebbe essere dovuto al fatto che il dialetto piemontese cambia anche molto da zona a zona. Ad esempio, per dire "così" il protagonista dice qualcosa tipo "ac'sì", mentre dalle mie parti si dice "parei".
Non ho trovato dati sull'attore principale per capire se sia davvero di origini piemontesi. Come narratore viene indicato Librinpillole, che già seguo come canale Youtube di audioracconti, che però hanno una voce narrante completamente diversa, almeno quelli che ho ascoltato fin'ora. 

Essendo io piemontese non posso che apprezzare le storie che affondano le proprie radici nel folclore della mia terra, anche se devo ammettere che non mi sono quasi mai state raccontate storie di "masche", se non come curiosità antropologica (un po' mi manca, questa cosa). Posso riportare l'unico accenno che mi ricordo: nelle campagne intorno al paese dove abito passa un canale artificiale che in alcuni punti si inoltra dentro delle gallerie altrettanto artificiali chiamate "bocche di Napoleone", presumo perché sono state costruite nel periodo di dominazione napoleonica del Piemonte. Quando ero piccolo qualcuno mi disse che in quelle "bocche" c'erano nidi di masche, presumo per tenermici lontano, visto che possono essere piuttosto pericolose per un bambino che cada nell'acqua.

Bocche di napoleone nido della masca
Una delle Bocche di Napoleone (foto non mia e vecchiotta, da qualche anno
c'è una ringhiera di legno a impedire di cadere in acqua)

Uno dei tre racconti si intitola Il nido della masca.
Le masche sono una figura piuttosto fumosa e variegata, la cui natura può cambiare un sacco da una storia all'altra. Tendenzialmente si tratta di streghe, che in genere, a differenza delle streghe più "classiche", non hanno rapporti col demonio: i loro poteri derivano da altre fonti, legate alla natura. Ma anche questa caratteristica non è così fissa. Un'altra caratteristica ricorrente è la capacità di trasformarsi, spesso in animali (per lo più gatti), più raramente in creature mostruose.
Non sempre sono malvage, a volte hanno piuttosto il ruolo di guaritrici.
Si dice che in punto di morte debbano passare i loro poteri a qualcun altro, e che se non hanno parenti in vita possono passarli a chiunque tocchino, quindi tra le varie superstizioni piemontesi ormai scomparse c'era anche quella di non dare la mano a una signora molto anziana che si incontra da sola. Questa l'ho letta in giro, perché di prima persona non l'ho mai sentita. 
A volte vengono chiamati "masche" anche altri esseri soprannaturali non umani, quali spiriti dei boschi o simili. Per questo, spesso si parla di "storie di masche" anche quando viene narrata una storia che non prevede specificatamente una strega, ma in generale qualsiasi storia di paura.

Devo ammettere anche di non aver nemmeno mai visto dal vivo uno dei "nidi delle masche" intorno a cui si accentra questo racconto, pur vivendo in campagna.
Questi "nidi" si formano quando le radici del luppolo si aggrovigliano sugli alberi morti. Queste sono le uniche due foto che ho trovato in rete, tra l'altro in un'altra recensione del racconto che le accredita a Sartirana stesso:

Christian Sartirana spaghetti horror neogotico piemontese

Christian Sartirana spaghetti horror neogotico piemontese

Il racconto sfrutta molto bene questo spunto per calarci nei panni di un bambino che si perde nel bosco e finisce in una radura dove trova alcuni di questi "nidi". Una storia davvero terrificante, che declina il folclore piemontese in qualcosa di più moderno e puramente horror.

Christian Sartirana spaghetti horror neogotico piemontese


Un altro racconto è Nella pancia della scrofa.
In tutti e tre i racconti i boschi sono i protagonisti. O meglio, gli antagonisti. Boschi oscuri, insidiosi, apparentemente dotati di una propria volontà, in cui si muovono cose che spesso sfuggono alla nostra comprensione.
Nei nostri boschi ci sono i cinghiali. Mi è capitato qualche volta di incrociarne uno, e credetemi che paura la fanno. Perché li senti muoversi da lontano, sono abbastanza grossi da far rumore e da far muovere l'erba, senza però farsi vedere. E se sei da solo in un bosco, anche di giorno, e senti strani rumori e vedi l'erba muoversi, credimi che un po' il sedere ti si strizza. Se si allontanano senza farsi vedere ti lasciano con quell'inquietudine legata al non sapere cosa è davvero successo né se il pericolo si è davvero allontanato; se invece si avvicinano e ti si piazzano davanti, beh, allora capisci che hai tutte le ragioni di cagarti addosso, quei cosi sono grossi e feroci.
L'animale che da il titolo al racconto non è un cinghiale ma una scrofa, ma è a quelli e ai danni che sono in grado di fare che va subito il pensiero. Questa assomiglia di più a una "classica" storia di fantasmi, con tanto di morale altrettanto classica.

Christian Sartirana spaghetti horror neogotico piemontese


Il meno riuscito dei tre racconti è probabilmente Nella vigna.
Le vigne sono un altro dei tipici paesaggi della campagna piemontese: grano, mais e vigne sono le cose che si incontrano più spesso (niente risaie dalle mie parti). Coltivazioni che si fondono coi boschi vicini, a volte intrecciandosi con essi. E una vigna non curata da molto tempo può arrivare ad assomigliare a una giungla, con l'aggravante di quei tronchi nodosi e contorti che sembrano anime in pena. Il racconto punta molto su questo effetto, su questi rami contorti che ti schiaffeggiano e ti afferrano. Però risulta meno incisivo degli altri due, e non solo per lo strampalato accento del narratore. Peccato, perché è anche quello dove si dicono più parole in dialetto piemontese, comprese un paio di bestemmie!

Christian Sartirana ha fatto centro con due ottimi racconti e uno inferiore agli altri ma comunque molto buono. I racconti costano 5 euro l'uno sul sito di Vizi Editore, ma sono disponibili anche su Audible compresi nell'abbonamento mensile.

Il Moro

4 commenti:

  1. Da neo-drogato di audiolibri non posso che ringraziarti della segnalazione ^_^
    Però sono di Roma, non conosco il folklore piemontese: sono racconti fruibili anche per chi non conosce cose come le masche?

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    1. Sì perché qui spesso quando si parla di "storie di masche" si intende qualsiasi storia di paura, anche se poi le masche non ci sono. Il primo è quello dove ci sono più riferimenti al folclore piemontese, ma credo sia perfettamente comprensibile anche senza conoscerlo miinimamente.

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  2. io Sartirana l'ho incrociato spesso nelle storie horror o di gotico italiano e devo dire che è bravo, inoltre le storie di Masche (ne ho parlato spesso sul mio blog) sono sempre molto intriganti.

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    1. sì ho letto quegli articoli, me li ricordo. c'è da dire che conosco le masche più grazie a blog, articoli in rete e racconti dell'orrore che in modo "tradizionale", cioè per bocca dei vecchi. I miei storie di masche non me ne raccontavano... 😅

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