giovedì 16 agosto 2012

Clarke-Baxter: serie dell'Odissea del Tempo

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Giusto ieri ho finito (finalmente, devo dire) la trilogia dell'Odissea del Tempo,  scritta a quattro mani da Arthur C. Clarke e Stephen Baxter (anche se qualcuno dice che Baxter scriveva e Clarke si limitava a dirigere).

Andiamo a  esaminare i libri uno per uno.

L'occhio del tempo
Un gruppo di soldati dell'ONU del 2037 si ritrovano di colpo, senza motivo (esatto, senza motivo, se voi ne trovate uno fatemelo sapere), sbalzati su una versione artificiale della Terra, costruita unendo varie "fette" del pianeta prelevate in epoche diverse. Abbiamo così una versione di Babilonia da poco abbandonata dai suoi antichi abitanti sullo stesso piano temporale di una Chicago di fine 1800, e altri strani accostamenti. Dall'unione di queste diverse "fette" derivano conseguenze climatiche quali tempeste e una consistente glaciazione, conseguenze forse troppo poco approfondite. Dice che ci sono delle tempeste, che a nord fa freddo, ma non si vedono veramente le conseguenze di questa cosa sugli eventi narrati. In questo scenario si scontrano gli eserciti di Alessandro Magno e Gengis Khan, la migliore fanteria e la migliore cavalleria della storia. Anche loro sono stati trasportati su questo mondo con le fette temporali sulle quali si trovavano.

La trama segue, oltre allo scontro, le vicende dei pochi "moderni" arrivati su questo pianeta, tra cui la protagonista Bisesa Dutt che ritroveremo nei seguiti, che si aggregano a un contingente dell'esercito imperiale inglese nel quale milita anche Rudyard Kipling, personaggio ai fini della trama praticamente inutile.
Sparsi per tutto il mondo, poi, si trovano strane sfere metalliche fluttuanti chiamate "occhi", apparentemente uno strumento degli artefici del pianeta, che osservano gli eventi senza interferire.
Nonostante l'incipit interessante, il romanzo è noioso. Ci si sposta lentissimamente a piedi nel deserto, si parla e si fanno un mucchio di congetture sulla natura del pianeta e sul motivo della loro presenza lì... e basta. la cosa si movimenta un po' solo in occasione del confronto dei due eserciti, scontro però anch'esso fine a sè stesso: nei libri successivi non se ne parlerà nemmeno, come se non fosse mai successo. Anche il cattivo, un'astronauta americana alleata con Gengis Khan, è un po' ridicola, troppo "fumettosa", in contrasto con l'ambientazione estremamente curata e trattata in modo il più realistico possibile.

Attenzione, ovviamente, parlando dei libri successivi sono inevitabili SPOILER su quello precedente!

L'occhio del sole
I creatori del pianeta artificiale non si rivelano direttamente, ma i protagonisti iniziano a chiamarli Primogeniti quando scoprono che si tratta della prima razza che ha abitato l'universo. Lo scopo dei Primogeniti è limitare l'entropia dell'universo, convinti che lo sfruttamento eccessivo dell'energia in senso generale porterà a una fine prematura dell'universo stesso. Per questo motivo pensano bene di sterilizzare tutti i pianeti dove si sta sviluppando una tecnologia colpevole di consumare troppa energia, in pratica tutti i pianeti dove sta avvenendo una corsa allo spazio. Simpatici. Mi ricordano quei cattivi dei vecchi film e telefilm di fantascienza, "la razza umana deve essere distrutta perché è una minaccia per l'intero universo" o per qualche altro motivo a caso.
Per qualche motivo che non viene chiarito (e non verrà chiarito nemmeno nel libro successivo) i Primogeniti permettono alla protagonista Bisesa Dutt di tornare sulla Terra, nel momento esatto in cui è stata portata via. E, no, non sapremo mai neanche perché diavolo hanno creato quel pianeta con le fette temporali diverse. La mia idea era che volessero semplicemente veder scontrare gli eserciti di Alessandro Magno e Gengis Kahn, ma contrasta con quello che si sa dei primogeniti. La mia conclusione è che sia stato creato per far vedere al lettore questo scontro, senza nessuna utilità ai fini della trama.
Anche il ritorno di Bisesa sulla Terra, comunque, ai fini della trama non serve praticamente a una mazza se non a creare un raccordo tra i libri.
Per sterilizzare la Terra i primogeniti provocano un flare solare che investirà il pianeta con calore e radiazioni. Gli scienzati terrestri però riescono a prevederlo con l'osservazione del sole e viene quindi creato uno scudo spaziale che minimizza l'effetto del flare.
Ancora più noioso del primo. Anche qui, spostamenti lunghissimi (evidentemente è un parallelo voluto) ma invece che a cavallo avvengono a bordo di navi interplanetarie (ovviamente sub-luce, molto sub) e elevatori spaziali. Durante questi spostamenti non si fa altro che parlare e fare congetture inutili che mi sono dimenticato appena voltata la pagina. Il romanzo si basa sulle operazioni compiute per creare lo scudo, sia dal punto di vista tecnico che da quello politico.
Liquidate in poche righe le reazioni della gente comune alla notizia che il mondo sta per finire. Semplicemente, nessuna reazione. Tutti sulla terra, a quanto pare, hanno fiducia assoluta nel governo americano che salverà il mondo. Nessuna scena di panico, niente, la vita continua a scorrere come se niente fosse. E, sì, viene ribadito più volte che è l'America a salvare il mondo mentre gli altri stanno a guardare. Non dico che non sia un punto di vista abbastanza realistico, ma un po' dà comunque fastidio. Anche alla fine (SPOILER) il fatto che un decimo della popolazione terrestre sia comunque morto viene appena accennato (FINE SPOILER).

A questo punto mi ero già abbondantemente stufato, ma dato che nei primi due libri della trilogia non era stato spiegato assolutamente nulla ho deciso di leggere anche il terzo sperando di venire a capo di qualcosa.

L'occhio dell'universo
L'esplosione solare non ha funzionato, quindi gli amabili Primogeniti scagliano verso la Terra una bomba quantica che dovrebbe annichilirla completamente. La bomba (si parla sempre di velocità sub-luce) è ovviamente lentissima, e i governi terrestri se ne accorgono mesi prima. Inviano una nave spaziale a intercettarla, ma non riescono a farle neanche un graffio.
I governanti (va beh, quelli americani) cercano quindi di rivolgersi a Bisesa Dutt per un consiglio, senza sapere che questa ne sa meno di me. Però non la trovano, perché nel frattempo lei è stata trascinata, non proprio di sua volontà, sulle colonie su Marte, dove, sepolto in profondità, è stato trovato un Occhio, come quelli che sul pianeta artificiale osservavano tutto quello che succedeva. Anche i marziani pensavano che lei sapesse qualcosa e la portano quindi davanti a quest'occhio,e come conseguenza lei viene riportata di nuovo sul famoso pianeta artificiale. Perché? per far andare avanti la trama. I Primogeniti non avrebbero nessuna ragione di farlo, tanto più che in questo modo Si crea un contatto con la Terra attraverso il quale i terrestri riescono a scambiarsi informazioni utili (no, non grazie a Bisesa, lei continua a subire quello che le succede intorno senza mai turbarsi troppo).
La questione Bisesa Dutt, unita ad altri attriti, fa scatenare un conflitto tra la Terra e la sua colonia marziana. Un conflitto risolto in tre, forse quattro pagine. Le conseguenze accennano a problemi a riprendere i voli spaziali, sia da parte di Marte, con le rampe di lancio danneggiate, sia da parte della Terra, con gli elevatori spaziali distrutti. Oltre a qualche centinaio di morti.
Peccato che la pagina dopo inizi con "qualche mese più tardi", dove tutto è stato ricostruito e Marte e la Terra sono di nuovo amici come prima.
Eh?!?
Ma allora perché avete messo questa guerra, santo cielo? Dovevate arrivare a un minimo di pagine? Mah.

SPOILER, ma per me potete pure leggervelo, almeno sapete cosa vi aspetta.
La terra si salva perché, in qualche modo poco chiaro (che forse avrei potuto capire se fossi stato più attento, ma in quel momento non ne potevo più) la bomba dei Primogeniti viene deviata su Marte, che viene distrutto. I tempi, però, sono sempre lunghissimi, quindi Marte è stato abbondantemente evacuato... tranne un gruppo di idioti che è rimasto lì per continuare i loro studi sulle caratteristiche del pianeta.
EH?!?!
E ce li presentano pure come degli eroi! Ma per favore...

E ora, la cosa peggiore: NON FINISCE. Tutto quello che non era stato spiegato prima non viene spiegato neanche adesso. Ancora non sappiamo perché è stato creato quel pianeta artificiale. Non sappiamo perché la protagonista è così importante per i Primogeniti visto che non ha mai fatto niente (in tre libri, santo cielo!). Il finale è aperto che più aperto non si può, e dà l'idea che gli autori volessero scrivere non solo un altro libro, ma forse addirittura un'altra trilogia intera.

Forse la morte di Clarke ha impedito di portare a termine il progetto. Fatto sta che, visto i pochi avvenimenti, sfrondando un po' di parti inutili e assolutamente dimenticabili da tre libri se ne poteva fare tranquillamente uno solo. Anzi, magari il terzo non farlo proprio, visto che invece di essere un seguito sembra quasi un remake del secondo: i cattivi non hanno distrutto la Terra in un modo e ci provano in un altro, fregati anche stavolta, tiè.

Questo libro ha però anche dei pregi, apprezzabili comunque solo dagli appassionati: si tratta di hard SF, molto hard. Ogni aspetto tecnico e scientifico è minuziosamente spiegato e assolutamente credibile. Non ho dubbi a dire che, se lo sviluppo scientifico dei prossimi anni fosse orientato verso l'esplorazione spaziale (ma non lo sarà) nel 2037 la tecnologia sarà proprio così, o con poche differenze. Peccato che questa minuziosità eccessiva, seppur interessante, renda la lettura pesante per chi non è un appassionato del genere.

In definitiva, mi sento di consigliare questi libri solo a chi è appassionato di fantascienza hard e ama le descrizioni delle meraviglie tecnologiche future, anche a discapito della trama. Tenendo presente, però, che si tratta di un'incompiuta (cioè, dalle notizie trovate su internet viene indicata come una trilogia completa, ma fidatevi: non finisce).

C'è da dire che io non amo Clarke. Ho letto tutta la saga dell'Odissea nello Spazio, e non mi è piaciuta (non picchiatemi, noo!). Di contro, di Baxter ho letto Incognita Tempo, e mi era piaciuto molto. Questa trilogia non mi fa venire però voglia di cercare altro dello stesso autore.
Anzi, se magari conoscete dei buoni libri di Baxter, consigliate pure!

Il Moro.

2 commenti:

  1. Non penso che sia un progetto incompiuto. C'è il vecchio detto: "i finali degli autori americani sono ottimisti, quelli degli autori canadesi sono pessimisti e quelli degli inglesi... beh, non finiscono!" Provare per credere.
    Detto questo, "A Time Odissey" è un esempio di come il risultato è inferiore alla somma delle parti. Il primo libro semplicemente non ha ragion d'essere: è troppo diverso dagli altri due e serve solo a vedere l'epico scontro (io avrei in ogni caso tifato Alessandro). Il secondo libro, il mio preferito, è una brusca virata verso l'hard SF e in alcuni momenti eccede nel virtuosismo tecnico dei due autori. Qui non ho apprezzato l'enfasi cinematografica per il presidente USA, ma per il resto è ok. Il terzo, una delusione. Una nuova minaccia, come nel secondo, risolta in modo del tutto insoddisfacente (e poco chiaro).
    Io di Clarke ho letto tutti i libri sull'Odissea e, pur con alti e bassi, mi erano piaciuti abbastanza. Baxter lo adoro, pur avendo letto solo "Ring" e un breve racconto. Sulla carta questi due sono perfetti per scrivere un romanzo a quattro mani, però... il risultato è deludente. A parte il secondo libro, che secondo me, ampliato con un'introduzione e un finale più argomentato, poteva benissimo stare da solo.
    (Di Baxter ti potrei consigliare la sequenza Xeelee. Io ho letto solo "Ring" e si legge bene da solo, ma volendo prima c'è "Timelike Infinity" e un paio di novelle.)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi segno il tuo suggerimento.
      Pensavo fosse un'incompiuta visto che Clarke è morto un anno dopo l'uscita del terzo libro, e visto anche tutte le cose lasciate aperte e soprattutto il finale.
      I libri scritti a quattro mani sono sempre un'incognita. Ho a casa i due libri scritti insieme dai due dei miei autori di fantascienza preferiti, Robert Sheckley e Roger Zelazny: "Voglio la testa del principe azzurro" e "Se Mefistofele sbaglia Faust". Non ho ancora avuto il coraggio di prenderli in mano. Troppa paura di restare deluso... :-)
      Il Moro

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
;