Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Credo, anzi sono praticamente sicuro, che sia la prima volta che vado al cinema da solo. Eh, non sono riuscito a vederlo prima, e meno male che ho ancora trovato una sala che lo dava. Comunque, al cinema ci si va per guardare i film, e anche se mi è mancata un po' la possibilità di commentarlo con gli amici all'uscita non è che film per questo sia meno bello. Nè più bello, per carità.
Vi invito a rileggervi, se vi interessa, il mio articolo sulla prima parte, dato che valgono ancora le stesse considerazioni. Magari vi ricordate che ho più che altro criticato le scelte di design, che mi erano piaciute molto di più nell'adorabile pasticcio di David Lynch. Avevo trovato tutto troppo asettico, funzionale. In questo secondo episodio ho notato una certa attenzione in più a questo punto di vista, il design dei veicoli, delle tute, gli ambienti dove si muovono i Fremen e gli Harkonnen (si vede che l'austerità militare era un tratto caratteristico degli Atreides), e in generale tutto l'aspetto visivo. Preferisco ancora il design del film di Lynch, ma il divario non è più così grande.
Per il resto, in qualunque altra cosa Dune 2 è sicuramente superiore al film del 1984, anche perché siamo in altri tempi, con altri mezzi, e senza che un montaggio schizofrenico sia passato a piallare tutto (ricordiamo che i produttori imposero a Lynch di tagliare un'ora di film prima dell'uscita in sala. Purtroppo non si trova una versione "director's cut, la vedrei molto volentieri). Anche se bisogna dire che ci sono ancora alcuni passaggi, soprattutto nella prima metà, frettolosi e poco chiari, tipo quando Paul si inoltra nel deserto per fare il suo viaggio iniziatico e nella scena immediatamente successiva se ne sono già tutti dimenticati. In generale ho avuto la sensazione che chi non avesse letto il libro avrebbe potuto avere qualche difficoltà a seguire tutto, ma dovrebbero dircelo loro.
Per quanto mi riguarda, la lettura del libro risale a troppi anni fa, quindi non riesco a fare confronti diretti con la trama né a dire che cosa è confluito solo nel primo film, cosa solo nel secondo, cosa è stato cambiato, sono solo sicuro che molto è stato tolto. Ho notato la mancanza di alcuni elementi come i Mentat, presenti nel primo film ma qui scomparsi. Altre cose sono scompare del tutto, ad esempio nel film di Lynch la bambina nasceva, sono spariti quegli amplificatori vocali che aumentavano la potenza della "Voce" di chi sapeva usarla e in generale la questione della voce è molto meno presente e importante, e non ricordo nemmeno se nel primo capitolo si vedevano i navigatori della Gilda Spaziale, che Lynch aveva reso con una scena surreale e affascinante (ricordate il mostrone nella vasca?).
Villeneuve nelle sue cinque ore di film decide quindi di togliere molte delle cose che Lynch era riuscito a far stare nelle sue due ore e un quarto titoli di coda compresi, al prezzo però di una serie di tagli che l'hanno reso confuso e strano.
Villeneuve preferisce concentrarsi sui personaggi, in particolare sul tormento di Paul che accetta con riluttanza il ruolo del predestinato deciso per lui dalle Bene Gesserit, che non ama l'idea di approfittare del fanatismo religioso dei Fremen (alimentato sempre dalle Bene Gesserit) e che vorrebbe evitare di seguire le visioni che lo vedono vittorioso ma al costo di miliardi di vite. Tutto questo è ben reso dagli attori, tutti nomi importanti e tutti ben in parte. Bravissimo il giovane Timothée Chalamet che al momento si trova sul tetto di Hollywood. E splendida anche Rebecca Ferguson, incredibile nel rendere le diverse sfumature del carattere della Bene Gesserit e della madre del messia, oltre che secondo me una delle donne più belle di tutti i pianeti dell'Imperium.
Solo Christopher Walken mi è sembrato ampiamente scazzato.
Comunque si conci, la si guarda sempre volentieri. |
Se questo approccio più umano e teso alla rappresentazione dei sentimenti sia meglio piuttosto che approfondire l'ambientazione e la storia, lo diranno i gusti degli spettatori. Certo che, sia in un caso che nell'altro, l'importante è che la storia sia raccontata bene, ma è questo è quello che succede in Dune 2?
Più o meno. Perché, se da un lato le sequenze d'azione sono uno spettacolo (Quelle in cui cavalcano i vermoni sono qualcosa in grado di lasciarti a bocca aperta), le visioni di Paul sono banalotte, segno che il regista non si trova a suo agio nel campo più onirico, quello con cui Lynch invece andava tanto d'accordo. E' vero che le poche visioni di di Paul vanno un po' a sparire nella magnificenza del resto, ma appunto dare loro maggiore importanza avrebbe fornito più spessore a quella trasformazione del protagonista alla quale è evidente che Villneuve teneva molto.
Uscendo dai pensieri di Paul e tornando tra la sabbia, a differenza che per la prima parte qui non si ha più la sensazione che la maggior parte dei soldi siano andati per pagare i cachet di tutti questi attori di primo piano. La parte visiva è a dir poco pazzesca, ma ho una mezza idea che renda bene soprattutto su uno schermo più grande possibile. Questo è uno di quei film che va visto al cinema, ma non ho mai pensato che questo fosse un pregio per un film. Significa che hai bisogno di uno schermo grande e di un impianto audio della madonna perché il tuo film possa esprimere tutto il suo potenziale. Ma d'altronde è giusto anche che esistano film in grado di valorizzare il mezzo attraverso cui vengono fruiti.
Fantastica in particolare la scena nell'arena sotto il sole nero, niente di originale (un'arena in cui giustiziare i prigioneri, insomma, i romani lo facevano duemila anni fa!) ma con una realizzazione pazzesca, sebbene la scena rappresentata sia, se fate il confronto, molto meno complessa, particolareggiata e movimentata di quanto visto ne Il Gladiatore. Ma qui è l'idea del sole nero, i rumori dagli spalti e la sapiente mano del regista a trasformare un po' di sabbia, spalti in CGI e quattro comparse con strani costumi in qualcosa di ipnotico. Ho letto che per girarla sono state utilizzate delle telecamere a raggi infrarossi.
In totale contrasto con la tendenza dei blockbusters odierni, in Dune e tutto sontuoso, epico, terribilmente serio. E meno male, una volta tanto che qualcuno si prende sul serio.
Una magnificenza visiva al servizio di una storia incredibile, se pensiamo che è uscita nel 1965 ed è ancora così pazzesca e potente e stratificata e complessa al giorno d'oggi. Pensiamo solo a quanto negli anni è stato usato il concetto del "predestinato", del quale ancora non siamo riusciti a liberarci. Già nel 1965 Herbert buttava all'aria la scacchiera con un predestinato costruito a tavolino dalle intricate macchinazioni delle Bene Gesserit. Quello che emerge di più dal lavoro di Villeneuve è proprio la forza della creazione di Herbert. E lo dice uno a cui il libro non ha fatto impazzire, c'erano delle parti mortalmente noiose, ma la forza immaginifica e la profondità sono innegabili e tutt'ora insuperate.
Ci tenevo a mostrarvi l'abito sobrio ed elegante che Zendaya ha sfoggiato alla prima. |
Dune di Frank Herbert ha quindi trovato una degna rappresentazione sullo schermo. Degna, ma non perfetta. Sarà per la prossima.
Un appunto sulle armi. Va bene nei Masters of the universe, ma in questa visione realistica del mondo di Dune vedere gente che posa armi da fuoco di potenza immane per combattere con la spada fa parecchio strano. Ma la cosa più fuori posto sono gli scudi personali. Quelli cubettosi di Lynch erano fighissimi, quelli di Villeneuve sono non solo banali e bruttini da vedere, ma anche totalmente inutili. Non fermano niente. Perché continuano a usarli?
Il Moro
Concordo con la tua analisi, l'uomo con il nome da formula uno bravo, ma se la trama ha dell'emotività di suo meglio, altrimenti se fosse per lui, ciccia. Cheers!
RispondiEliminaEsatto, hai centrato perfettamente il punto.
EliminaQuanto al film di Lynch, anche io lo apprezzo. Probabilmente più di quanto lo apprezzi lui stesso, che c'è rimasto proprio male quando glielo hanno rimaneggiato.
RispondiEliminaE Villeneuve, qualsiasi mancanza abbia avuto, ha raccontato una storia seria, vera e solenne in un'epoca in cui se non ci metti le battute cretine normalmente non vai da nessuna parte, quindi ottimo, grandioso.
E' proprio questo il maggior merito di quest'opera: l'essere un "blockbuster autoriale", in un un'epoca in cui blockbuster è sinonimo di appiattimento e adeguamento alle necessità del marketing.
Elimina