martedì 3 dicembre 2024

La trilogia del Bobiverse, di Dennis E. Taylor

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Oggi vi parlo di una trilogia di romanzi che parte col botto, ma la cui parte finale non mantiene le promesse. Sì, succede spesso, vero?
L'autore è il canadese Dennis E. Taylor, del quale al momento in cui scrivo non si trovano altre opere in italiano.
Li ho ascoltati in forma di Audiolibro, dalla piattaforma Audible di Amazon, letti da Alberto Onofrietti che è dannatamente bravo, come d'altronde la grande maggioranza degli attori su Audible.
Ho raccolto i commenti ai diversi libri in un unico articolo, ma li ho scritti in tempi diversi, subito dopo averli ascoltati. 


Noi siamo infinito (noi siamo Bob) Dennis E. Taylor recensione


Noi siamo infinito (noi siamo Bob), 2016

Titolo originale: We Are Legion (We Are Bob)

Bob è un ingegnere informatico di successo (nonché un nerd) che ha appena venduto la sua società di software per tanti soldi da non sapere più cosa farne. Investe quindi parte di quei soldi con una società criogenica, che si impegna a conservare intatta la sua testa dopo la sua morte, fino al giorno in cui la scienza sarà abbastanza avanzata da dargli un corpo nuovo. Inutile dire che muore in un incidente dopo neanche mezz'ora.
Al risveglio però, 117 anni dopo, la situazione è ben diversa da quella che si era prospettato: è diventato proprietà di un governo pervaso di fanatismo religioso, che ha gettato la sua testa e digitalizzato una copia della sua mente per farne un software senziente, un'intelligenza artificiale a cui affidare la guida di una sonda spaziale da inviare alla ricerca di pianeti extrasolari abitabili. Gli viene data anche la capacità di replicarsi per espandere la sua esplorazione, quindi ecco spiegato il titolo.

Lasciatemelo dire: questo titolo è nerdgastico!

La parola "nerd" ha significati diversi a seconda di chi la usa. Oggi si tende ad associarla a chiunque legga fumetti, ma prima la figura del "nerd" equivaleva a quello che in italiano si chiamava "secchione". 
E Bob è questo, un nerd nel senso che è un cervellone che ama studiare, come dimostra la sua società di software, ma anche un amante della fantascienza. Un po' come i nerd della sopravvalutata serie The Big Bang Theory, per fare un esempio. Come me, a parte la storia del cervellone.
Ripensando a The Big Bang Theory, mi torna in mente quella scena in cui fanno scoppiare un palloncino con un raggio laser. Gli altri personaggi a guardarli come se fossero matti, il pubblico a ridere, eppure a me era sembrata una figata.
Ecco, Noi siamo infinito (Noi siamo Bob) è dedicato a quelli che la pensano come me. Pur senza essere degli scienziati, quelli a cui la passione per la fantascienza ha portato anche a una passione per la scienza, che guardano i documentari scientifici e i video di divulgazione su Youtube tipo quelli di Adrian Fartade o Amedeo Balbi, che seguono i decolli degli shuttle con più interesse di una finale di Champions. Non è Ready Player One, che titillava un nostalgismo nerd (un nerd diverso) fatto di citazioni e rimandi a opere artistiche della nostra giovinezza; le citazioni ci sono anche qui, ma rimangono tali, più che altro nei nomi che le copie di Bob si scelgono. 

Ma, a parte il viaggio a velocità luce o quasi, quello che fanno i Bob nello spazio è quanto di più realistico si possa pretendere da un'opera di intrattenimento. Si parla di orbite, di fasce di abitabilità, di pozzi gravitazionali. Il tutto nel tono irriverente e sarcastico di Bob, e senza mai andare a finire nel documentario, piuttosto nel modo in cui i divulgatori di Youtube o i conferenzieri delle convention di fantascienza si rivolgono a un pubblico appassionato ma non specificatamente preparato sull'argomento.

Noi siamo infinito (noi siamo Bob) Dennis E. Taylor recensione
Noi siamo infinito (noi siamo Bob) Dennis E. Taylor recensione
Noi siamo infinito (noi siamo Bob) Dennis E. Taylor recensione

Non manca ovviamente l'azione, con vere e proprie battaglie spaziali, che seguono (almeno per quanto posso capirne io) le leggi della fisica, e la meraviglia dell'esplorazione di nuovi, incredibili mondi, in stile Star Trek che viene infatti citatò più volte.
L'unico piccolo difetto, verso la fine, è che diventa un po' difficile seguire le vicende dei molti diversi cloni di Bob che si creano. Niente di che, comunque, ma mi fa un po' temere che i prossimi romanzi potrebbero essere ancora più incasinati da questo punto di vista.
Posso dire di aver adorato questo libro, ma bisogna anche ammettere che non è detto che debba piacere a tutti, vista la sua natura un po' particolare. Ma d'altronde, chi potrebbe acquistare un libro di fantascienza se non un appassionato di fantascienza?
Il finale è apertissimo, ma non è un problema, perché su Audible sono disponibili anche i due seguiti.

I due seguiti hanno mantenuto i titoli corrispondenti agli originali, Perché siamo in tanti e Tutti quei mondi. Non aver mantenuto anche il primo fa un po' perdere la citazione biblica dei primi due volumi. 


Perché siamo in tanti, recensione

Perché siamo in tanti, 2017

Il secondo volume risulta essere uno di quei "libri di mezzo" che spesso si trovano nelle trilogie, che forse avrebbero potuto essere delle duologie ma l'editore ha deciso che tre libri sarebbero stati meglio.

Proseguono le storie dei vari "Bob" in giro per la galassia. Alcuni trovano nuovi, interessanti pianeti, i più continuano a seguire quelli che hanno trovato nel primo libro, in particolare i Deltani per Bob1, i coloni terrestri su Vulcano per Howard e gli umani rimasti sulla Terra per Will Riker.
Iniziano anche, verso la fine, i primi scontri con gli "Altri", razza simil-borg (come ammesso anche dai personaggi) che minaccia la pace della galassia.

Intendiamoci, il libro è bello e scorrevole come il primo, assistere alle esplorazioni spaziali da parte di protagonisti che prima erano nerd appassionati di fantascienza (come la maggior parte dei lettori, trattandosi di un libro di fantascienza) è sempre emozionante. Ma è un libro privo di una storia sua, non ha un inizio e una fine, risultando solo la parte centrale di una storia più lunga.
A questo punto è sparito lo spaesamento del seguire diversi Bob, per lo più sono sempre gli stessi anche se ne vengono creati molti altri, ed è chiaro che spesso non è necessario avere ben presente quale sia il Bob che stiamo seguendo, perché comunque si tratta di un'altra versione dello stesso personaggio e quello che è interessante non è lui ma la vicenda di cui è protagonista.


Tutti quei mondi, recensione

Tutti quei mondi, 2017

Anche il terzo volume risulta un po' deludente. E lo dico a malincuore, perché avendo amato il primo mi aspettavo qualcosa di meglio per il finale.
Come per il secondo, anche in questo caso il libro non è brutto, tutt'altro. Ma la sensazione è che si trascini un po' stancamente, che dopo un inizio col botto ci si sforzi di trovare una conclusione degna senza riuscirci pienamente.

Si trova un finale a tutte le varie sottotrame, riguardanti la colonizzazione dei diversi mondi da parte degli umani supertiti, più la vicenda di Bob1 su Delta Eridani con gli indigeni e lo scontro con gli Altri. Non tutte queste sottotrame sono ugualmente interessanti, ad esempio sul pianeta d'acqua avrei preferito qualche minaccia aliena invece di un poco interessante scontro tra diverse fazioni umane, ma probabilmente è stato inserito per dire che gli umani sono degli idioti su qualsiasi pianeta si trovino.
Anche lo scontro finale con gli Altri, seppur grandioso nelle intenzioni, risulta anticlimatico nella realizzazione. Troppe parti descritte invece che mostrate, troppi termini tecnici che, pur avendo un'aria più scientifica e credibile, finiscono per assomigliare alle tecnobubbole di Star Trek.

La bellezza di questa trilogia è nella personalità del personaggio principale, personalità che condivide con i suoi cloni: è un appassionato di fantascienza che si trova a far parte della fantascienza, e questo fa esaltare sia lui che il lettore. Però l'effetto novità si esaurisce sia per il lettore che per i protagonisti, che dopo anni perdono un po' questo sense of wonder, così che la sua nuova situazione diventa per loro normale. Esemplificativo è il caso di uno dei primi cloni di Bob1, che si è scelto il nome di Riker e si è creato un ambiente virtuale uguale alla plancia dell'Enterprise. Anche lui, nel terzo libro, cambia il suo ambiente virtuale e vuole essere chiamato solo Will, affermando che sta cercando di disintossicarsi dalla passione per Star Trek, che va bene come evoluzione del personaggio, ma che porta a perdere una caratteristica importante del libro.

Fare di questa trilogia una (come si dirà? Duologia? Bilogia?) sarebbe stata la scelta migliore, trasformandola in una delle migliori saghe di fantascienza degli ultimi anni. Così com'è, purtroppo, rimane "solo" un'ottima lettura che mi sento di consigliare senza riserve.


Alla fine dei tre libri la storia è finita, rimane solo un piccolo mistero irrisolto, del tutto secondario nell'economia della trama: uno dei Bob è partito per lo spazio profondo e non se ne è più saputo nulla, e alcuni degli altri affermano di voler organizzare una spedizione per cercarlo.
Sfruttando questo aggancio Dennis E. Taylor ha scritto un ulteriore seguito della saga, Heaven's River, uscito nel 2021 e porco Giuda inedito in italiano e presumibilmente destinato a restarlo.
So che ho detto che questa saga non mi ha convinto appieno, ma i Bob sono diventati quasi degli amici e l'idea di tornare a esplorare l'universo insieme a loro non mi dispiace. Mi leggerò il libro in inglese? Avrò questo coraggio? E ne varrà la pena?

Il Moro

Tutti i romanzi di fantascienza di cui ho parlato nel blog

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