martedì 23 ottobre 2018

Ilium e Olympos, di Dan Simmons: Recensione

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Tutti gli appassionati di fantascienza conoscono il capolavoro Hyperion, di Dan Simmons, e il suo seguito Endymion. Si tratta di una saga riconosciuta da quasi tutti come uno dei punti più alti raggiunti dalla fantascienza.
Tutti sanno anche che Simmons di solito non scrive fantascienza. Qualche altro volume fantascientifico l'ha scritto, ma Hyperion sembra quasi essere un caso isolato nella sua produzione, per complessità dell'intreccio, profondità dell'ambientazione ed epicità della trama. 
Meno sanno che un altro libro di fantascienza, molto simile nello stile a Hyperion, invece l'ha scritto eccome.

La saga è stata vituperata dall'editoria italiana, che prima ha spezzato a metà i due libri dell'edizione originale per guadagnarci il doppio (nel 2003) e poi non li ha mai ristampati, con il risultato che ogni volta che ne sbuca una copia su eBay raggiunge dei prezzi assurdi. Per questo non è così facile riuscire a procurarseli, se non ricorrendo agli e-book piratati. E che bisogna fare?
Comuque sia, i titoli italiani sono: Ilium - L'assedio, Ilium - La rivolta, Olympos - La guerra degli immortali e Olympos - L'attacco dei voynix.

Come Hyperion e altri romanzi di questo genere che ho amato alla follia, quali ad esempio Universo incostante di Vernor Vinge (del quale ho recensito il seguito qui) o la trilogia di Phaeton di John C. Wright, anche Ilium inizia in un futuro molto remoto. Ci sono tre storie che corrono parallele, almeno all'inizio.



Sulla Terra gli umani sono tenuti in un numero costante di un milione, non invecchiano e muoiono quando arrivano a cento anni. Vivono una vita nell'ignoranza e nell'ignavia, passando disinteressati da una festa all'altra tramite i nodi fax che li teletrasportano in ogni angolo del mondo, vivendo una vita apparentemente utopica ma priva di stimoli, protetti costantemente dai misteriosi voinix, creature artificiali che sono un po' servitori e un po' guardiani. Ignorano ogni cosa del passato, e per ogni necessità confidano solo nei post-umani che credono li sorveglino dall'alto, dai due anelli orbitali che circondano la Terra.



Nel sistema lunare di Giove vivono i Moravec, esseri in parte robotici e in parte organici, forse discendenti dei primi esploratori delle lune di Giove. Preoccupati dalle emissioni di energia rilevate su Marte i Moravec inviano una squadra a investigare.


E su un Marte in parte terraformato si sta svolgendo l'Iliade. Proprio lei, con tutti i personaggi e le situazioni descritte da Omero, compresi gli dei che intervengono ad aiutare i loro beniamini. Dei che però sembrano non possedere poteri divini ma essere in possesso della classica "tecnologia così avanzata da sembrare magia".

Audience with Zeus by Rukkits

Se vi sembra intricato, sappiate che dopo peggiora.
Ma è propri questa cripticità iniziale la ragione del fascino di questo tipo di storie, e il piacere di capire tutto un po' per volta mentre si avanza nella lettura. E qui i misteri continuano imperterriti, tanto che alla fine dei primi due volumi di Ilium ancora molte saranno le cose da capire.
E poi avventura, azione, personaggi memorabili, navi spaziali, divinità incazzose, intelligenze artificiali...
E la sensazione che il passato di questo mondo sia non il nostro tempo, non un futuro prossimo (come nella saga di Shannara, di cui ho accennato qualcosa qui e qui) ma un futuro a sua volta spaventosamente remoto (come nella saga del Libro del nuovo sole di Gene Wolfe, recensito qui), tanto da procurare le vertigini.

Mep-Ahoo by Rukkits

Il secondo volume perde qualcosa rispetto al primo. C'è una gestione dei POV più "fissa", mentre nel primo cambiava ad ogni capitolo, il che dava un grande ritmo alla narrazione. E forse diventa anche un po' "troppo" intricato, ma quello è un limite mio.

I personaggi, poi, sono tutti meravigliosi. Tutti. Al punto che, quando ho chiuso l'ultimo volume, un po' mi è dispiaciuto. È stato come dover salutare dei nuovi amici.

Non voglio dilungarmi troppo. Un po' perché, per quanto scrivessi, ci sarebbe sempre comunque altro da dire su quest'opera mastodontica. Un po' perché voglio lasciare a chi dovesse decidere di leggerlo il piacere di scoprire da solo, un po' per volta,
tutti gli orrori e le meraviglie di questo mondo futuro.

Non è bello come Hyperion, purtroppo. Un po' troppe lungaggini qua e là, come ad esempio approfondimenti eccessivi dei passi dell'Iliade, o i lunghissimi e un po' pallosi dialoghi su Shakespeare e Proust dei due Moravec, ma queste sono per lo più relegate al primo volume.
Poi c'è anche qualcosa che non va a livello di scrittura, forse imputabile alla traduzione: concetti ripetuti più volte, rimandi a passi precedenti nel timore che il lettore abbia perso il filo, a volte anche frasi non costruite alla perfezione. Ma sono piccolezze che saltano all'occhio di un autore che cerca sempre il pelo nell'uovo nei suoi scritti per aver meno bisogno possibile di editing. Altri potrebbero non farci caso.

Insomma: bellissimo. Capolavoro? Quasi. Leggetelo. E' un ordine.

Il Moro

6 commenti:

  1. La Mondadori purtroppo lo fa spesso il giochetto di separare i volumi in due parti per mere questioni economiche, la serie di Ilium purtroppo non è nemmeno il caso più eclatante.
    Naturalmente concordo con te riguardo all'importanza di questo dittico. Vale la pena recuperarlo.

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    1. Si, in Italia gli editori che fanno i furbi abbondano, purtroppo.

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  2. Ma che ficata!
    I Moravec in pratica sono i Cylon della serie Battlestar Galactica del 2004.
    Peccato per gli allunghi e per la scrittura.

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    1. In realtà sono diversi dai Cyloni, sebbene l'idea di fondo sia forse la stessa.

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  3. Ottima recensione e hai messo il dito una vasta piaga sempre ignorata da chi difende il cartaceo: l'esercito delle tenebre di libri fatti scomparire dalle stesse case editrici e che si possono leggere solo grazie all'azione di solerti pirati. Alcune case, tipo la Sperling, pubblicano libri con il solo intento di farli scomparire per sempre, visto che ristampano forse l'1% del proprio catalogo. Finché sono libri sconosciuti magari li puoi beccare d'occasione su eBay o Amazon Usato, ma se poco poco sono famosi i collezionisti ti spolpano. E così l'unica è ricorrere ai pirati. In tutti questi casi la casa editrice (e l'autore) non guadagna nulla.
    Stampare un libro anche in ebook lo rende disponibile per sempre e ci guadagneranno sempre tutti: autori, editori e lettori, perché questi ultimi potranno leggere un buon prodotto e non un libro pirata pieno di errori e spesso dalla grafica approssimativa.

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    1. Tutto verissimo. Condanno la pirateria nei libri anche solo per ragioni meramente personali: io stesso scrivo, quindi fare il contrario sarebbe come sputare nel piatto in cui mangio (poco). Ma se non c'è altro modo di reperire alcuni libri, meno male che c'è, tanto in questo modo non danneggia nessuno.

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