martedì 8 dicembre 2015

Uomo bianco va' col tuo Dio - recensione

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Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Abbiamo parlato nel post precedente di Hugh Glass, trapper ed esploratore alla cui vicenda è ispirato il prossimo film con Leonardo di Caprio, The revenant.

Alla vicenda in questione fu però ispirato un altro film, nel 1971.
Il film dal titolo originale Man in the wilderness viene rititolato qui Uomo bianco va' col tuo Dio, che già negli anni 70 c'era la moda di dare ai film titoli che ricordassero  altri film di successo. Non ce ne siamo ancora liberati.

Il nome di Hugh Glass viene cambiato in Zachary Bess, probabilmente per qualche problema di diritti, così come sono cambiati i nomi degli altri personaggi.

Il film si concentra sulla vicenda che ha reso famoso Glass, la sua sopravvivenza all'attacco dell'orsa e l'odissea per tornare alla civiltà, sostenuto dalla forza dell'odio.
La vicenda è ovviamente ridotta, per rientrare nei tempi cinematografici. Mentre Glass intendeva tornare alla civiltà, contando di ritrovare chi l'aveva tradito in seguito, Bess cerca invece di raggiungere direttamente la spedizione.
Ci sono anche altre differenze con la storia di Glass, che in qualche modo in questo film viene sminuita della sua epicità. C'è in generale una sensazione che i tempi siano più brevi di quanto avvenne realmente, e le ferite di Bess meno gravi, visto quanto riesce a schizzare di qua e di là pur senza alzarsi in piedi.
the revanant

Viene anche aggiunto un figlio, come vedremo in alcuni flashback, e che sarà un ulteriore sprone alla sopravvivenza per Bess, e un sottotesto riguardante il rapporto di Bess con Dio, Dio con il quale avrà modo di riappacificarsi durante la sua terribile avventura. Perché, come nella realtà, anche Bess riesce a trovare la forza di perdonare.

The revenant

Anche la spedizione viene sminuita, ma lì c'è uno dei punti di forza del film: invece di una spedizione di cento uomini con diverse barche sul fiume, abbiamo una sola barca che viene montata su ruote e trainata da cavalli per raggiungere il fiume Missouri.

the revenant

Ora, non so se valga per tutta Italia, comunque dalle mie parti rispondere alla domanda "come va?" con "mè nà barca n'tan busc" (come una barca in un bosco) è un modo di dire che significa che non si va da nessuna parte.

L'immagine surreale della barca che attraversa boschi e montagne, e che respinge attacchi indiani grazie al fuoco delle colubrine, è forse il più grande valore aggiunto del film, e gode addirittura di un capitano roso da un'ossessione come insegna Moby Dick.

barca nel bosco

Per concludere, un film che merita una visione, soprattutto grazie alla nave... ma sapendo che l'odissea di Hugh Glass fu forse ancora più incredibile di quanto raccontato nel film.

Nel prossimo post parleremo del recente romanzo di Michael Punke, The Revenant.
Stay tuned!

6 commenti:

  1. Richard Harris è un grande, ha fatto alcuni dei miei western preferiti, questo è davvero una vita che non lo rivedo, mi hai fatti venire voglia di andare a recuperarlo ;-) Cheers!

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  2. Non ti nego che visto il film solo recentemente. Solo da pochi anni mi sono avvicinato ai western. Merita davvero, ha molti elementi interessanti.

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  3. Lo ricordo pochissimo, per questo mi sto godendo questo tuo ciclo di post sull'argomento ;-)
    Sicuramente me lo segno per prossima ri-visione.

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