Iniziamo con un piccolo disclaimer: non ho finito questo libro. Per questo motivo questo post non va inteso come una recensione e non può essere interpretato come un valido giudizio sull'opera in questione, ossia, è meglio che non vi basiate su quanto leggerete qui sotto per decidere se spendere o no i (molti) soldi che costa il romanzo. Anche se non l'ho finito, comunque, mi andava di usare questo mio piccolo spazio in rete per esprimere la mia opinione su quello che ho letto, e così ho fatto.
E ora andiamo avanti.
Non contento di aver prodotto sequel indegni per le due principali saghe fantascientifiche della storia, contribuendo oltrettutto a imporre un modello narrativo che funziona dal punto di vista commerciale ma fa schifo dal punto di vista qualitativo, e del quale sarà difficile liberarsi, J.J. Abrams ha anche scritto un libro.
Insieme lui ha lavorato anche Doug Dorst, che è uno che tiene dei corsi di scrittura creativa e che ha altri due romanzi all'attivo, oltre a qualche storia breve pubblicata qua e là.
Inizio a dirvi a cosa si riferisce il titolo S. - La nave di Teseo: il paradosso della nave di Teseo parla appunto della nave dell'eroe greco che, negli anni, è stata riparata tante di quelle volte che non ha più neanche un pezzo originale. Si può ancora dire che sia la stessa nave, o è diventata una nave diversa?
Cosa c'entri questo con il contenuto del libro, non sono arrivato a capirlo.
E comunque il titolo in originale è solo S..
Il libro non è una semplice storia scritta, ci sono molti elementi grafici e metanarrativi. In pratica il romanzo è composto da un altro romanzo fittizio scritto da un autore misterioso che nessuno ha mai visto in volto. Poi ci sono le note del traduttore, che sembra essere l'unico ad avere conosciuto personalmente l'autore e che pare aver disseminato queste note di indizi su qualcosa, forse l'identità dell'autore, forse qualcos'altro, oppure codici segreti per comunicare proprio con l'autore, non si sa. E poi ci sono le annotazioni a biro scritte a bordo pagina da due studenti che si scambiano il volume lasciandosi l'un l'altro degli appunti e dei messaggi, discutendo dell'identità dell'autore, dell'affidabilità del traduttore e del messaggio in codice che potrebbe aver disseminato tra le pagine, non si sa per chi, e delle loro vicende personali, comunque legate allo studio di questo autore. Le annotazioni inoltre non sono sempre consequenziali, nella stessa pagina può esserci un'annotazione scritta in una data e un commento alla stessa scritto tempo dopo, distinta perché scritta con una biro di diverso colore. Al libro sono inoltre allegati pagine di giornale, telegrammi e altro che i due studenti si scambiano per risolvere i misteri racchiusi nel romanzo.
Non è una cosa che si vede spesso, ma non è neanche originale (cosa di quello che fa JJ lo è?): anni fa mi è capitato di leggere il primo volume di Il diario di Cathy, un paranormal romance per ragazzi (non ricordo perché mai l'ho letto, comunque era molto meglio di Twilight) che funzionava con un principio simile, seppur non a un livello così complesso. Questo è quello che conosco io, ma non posso escludere che esistano altri esempi del genere, soprattutto nella letteratura per ragazzi.
L'oggetto in sé è meraviglioso, e nelle intenzioni degli autori vuole simulare per il lettore la sensazione di stringere tra le mani un oggetto vissuto, già usato da altri. Sensazione che viene restituita in modo perfetto.
Di certo, va fatto un plauso per l'impegno necessario a far quadrare il tutto. Ci sono praticamente tre storie che si intrecciano profondamente, e non oso immaginare quanti schemi e diagrammi abbiano dovuto farsi gli autori prima di poter iniziare la stesura.
Questo è uno di quei libri che ti colpisce da subito con una buona idea e una buona realizzazione dal punto di vista tecnico...
Peccato per il risultato finale: questo libro è noiooOOooso.
Una noia totale, la storia principale ancora si salva pur non essendo il massimo dei coinvolgimento (e poi è un po' troppo surreale per i miei gusti), ma tutto il contorno è una noia totale. I due personaggi che dialogano nei margini del libro non fanno altro che lamentarsi di professori che mettono loro i bastoni tra le ruote all'università e disquisire su quale potrebbe essere la vera identità dell'autore. Una palla totale, io sono arrivato più o meno a pagina duecento (su circa cinquecento) e non era successo ancora niente di vagamente interessante.
Non ce l'ho più fatta e non ho continuato.
Quando un libro mi annoia, arrivo fino a un certo punto e mi chiedo: mi interessa davvero sapere come andrà a finire? Se smetto di leggere, mi verrà la curiosità di sapere cosa succede poi a questi personaggi? Se la risposta è "no", allora mollo il libro e ciao. Ed è quello che ho fatto in questo caso.
Di solito quando succede non ne parlo sul blog, ma in questo caso ho voluto agire diversamente vista la particolarità dell'opera.
Prendete la mia opinione un po' come vi pare: magari se fossi andato avanti tre pagine sarebbe diventato di colpo bellissimo.
Anzi, vi invito a farmelo sapere nel caso abbiate già letto questo libro: sono ancora in tempo a riprenderlo, in caso!
Il Moro
Contentissimo di trovare altri odiatori di J.J. come me ^_^
RispondiEliminaRicordo quando uscì il libro e ovviamente venne lodata l'idea, tacendo della narrativa: è come una carrozzeria nuova messa su un telaio vecchissimo.
Da amante dei "libri falsi" avrei voluto almeno dare un'occhiata all'opera, ma l'antipatia per J.J. mi ha sempre tenuto a distanza :-P
Siamo in molti a odiare Gigetto, pare!
EliminaAnche l'idea non è così originale, come ho già detto ho trovato cose molto simili nella letteratura per ragazzi, ovviamente non così complesse. Ma quando mai Gigetto ha fatto qualcosa di originale? :-D
Diciamo che non posso che condividere la tua opinione su Gigetto... :-D
RispondiEliminaRicorda molto Casa Di Foglie come impostazione, ammetto che è un mio desiderio da tempo prenderlo questo romanzo, proprio per la sua impostazione che lo rende quasi più un libro game che un vero e proprio romanzo.
RispondiEliminaPrima o poi lo prenderò.
Stanno per ristampare, o hanno già ristampato Casa di foglie, ho intenzione di prenderlo.
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