martedì 12 novembre 2019

Nightbird, di Lucia Patrizi

Nightbird, di Lucia Patrizi recensioneSalve a tutti, è il Moro che vi parla!

Abbiamo già parlato di Lucia Patrizi da queste parti, per l'esattezza negli articoli relativi ai suoi due precedenti romanzi, Il posto delle onde e My little moray eel.
Di seguito, la quarta di copertina di Nightbird:

Roma. Oggi. Irene e Giada sono acchiappafantasmi professioniste. Ma il loro metodo di lavoro è un po' particolare: Irene disinfesta i luoghi appositamente infestati da Giada al fine di procacciarsi nuovi, danarosi clienti. I quali credono di avere a che fare con lo spettro infuriato del proprio trisavolo, e non sospettano trattarsi invece di una messinscena ben orchestrata. Sì, perché Giada è realmente un fantasma. Le sue sono vere infestazioni, seppur abusive. Ma questo non impedisce alle due ghostbusters di mantenere "vivo" il profondo, contrastato legame che le unisce, messo a dura prova dal terribile evento che ha segnato per sempre le loro esistenze: la morte di Giada. Questo precario equilibrio si infrange quando, in una villa abbandonata sul lago di Bracciano, Irene e Giada si trovano di fronte a un'infestazione precedente alla loro. Una forza perversa, antica e brutale, si è risvegliata e minaccia di annientare tutto ciò che incontra. E tempo allora di fare le acchiappafantasmi sul serio, anche se questo significa affrontare la più devastante minaccia sovrannaturale per Roma (e per il mondo intero) e fare i conti una volta per tutte con il passato. E con la bicicletta chiamata Nightbird.



La quarta di copertina può trarre in inganno, visto che sembra di avere a che fare con una storia alla Ghostbusters con imbroglio. In realtà il libro ha un tono che vira più verso il drammatico che verso l'horror, possiamo quasi dire che la parte horror appare addirittura secondaria rispetto al vero focus della trama: la tribolata storia d'amore tra la protagonista e Giada, prima che quest'ultima diventasse un fantasma, narrata in numerosi flashback. Tribolata perché Irene è innamorata di una ragazza di 11 anni più grande di lei, e soprattutto perché non vuole deludere i suoi genitori che non sanno nulla del suo orientamento sessuale, genitori appartenenti alla cosiddetta società "bene". Di contro, Giada è già una donna adulta perfettamente a suo agio con la sua sessualità, e mal sopporta di dover tenere segreta la loro storia...
Per dire, di questa cosa delle truffe a cui viene data evidenza nella quarta di copertina nel libro si accenna giusto un po' all'inizio, e la sua importanza nella narrazione è ben scarsa, visto che Giada, Irene e i loro compagni (relegati in effetti al ruolo di comparse, visto che nei momenti più horror Irene è solitamente da sola e tutto il resto è dedicato al rapporto tra lei e Giada) agiscono nel libro molto più come veri "acchiappafantasmi" che come truffatori.
Perfino la bicicletta che dà il titolo al libro e che viene ritratta in copertina ha un'importanza davvero misera nella trama.

Lucia Patrizi utilizza quindi il pretesto di una storia horror per parlare d'altro. Però secondo me c'entra l'obiettivo solo in parte: invece di amalgamarsi, la parte horror e la parte drammatica procedono su binari separati, come due storie diverse che solo per caso sono state raccolte nello stesso libro.

Ho trovato inoltre le parti dedicate alla storia d'amore un po' troppo lunghe (sarà che sono romantico come una stele egizia). E' chiaro che l'intento è spiegare il rapporto profondo che lega la protagonista alla sua compagna spettrale, ed effettivamente l'intento è riuscito: ci si affeziona non solo alle due ragazze, ma anche al rapporto tra loro. Però la mia impressione è che dedicare a queste parti troppo spazio le renda un po' stucchevoli alla lunga. Parti che non risultano essere bilanciate da eventi nel "presente" della stessa importanza narrativa.
Quelle poche parti horror, comunque, hanno una notevole "potenza", ricordando a più riprese Stephen King e i suoi personaggi "speciali" intenti a fronteggiare creature di mondi paralleli da incubo. In questo la scelta della bicicletta come titolo e copertina aiuta proprio a evocare suggestioni kinghiane, visto in quanti film e romanzi del re abbiamo visto ragazzini anni '80 andarsene in giro pedalando.

L'autrice ha un blog e un profilo Facebook, normale che da questi qualcosa di lei come persona emerga e diventi chiaro anche per chi, come me, non la conosce personalmente. Già nei suoi romanzi precedenti ho avuto la sensazione che le sue protagoniste avessero molto di lei, sensazione ulteriormente rafforzata in questo Nightbird. A ciò aggiungiamo che i nomi di molti personaggi secondari corrispondono ai nomi di altrettanti blogger che sono notoriamente amici dell'autrice (e viene anche aggiunto il particolare che anche la protagonista li ha conosciuti in rete). Mi viene quindi da immaginare che l'autrice usi questo romanzo anche per parlare un po' di sé. Poi, io non la conosco, quindi magari sto cantonando alla grande, in questo caso, Lucia, scusa!

Concludendo direi un buon libro, che merita una lettura, ma ho preferito i due precedenti lavori dell'autrice.

Il Moro

4 commenti:

  1. Sembra da come ne parli un libro molto interessante, l'idea dietro al romanzo mi ha stuzzicato. Mi segno il titolo per un futuro acquisto. Grazie per la segnalazione.

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