Inizia bene, questo Miss Peregrine - La
Casa Dei Ragazzi Speciali, in un modo che ti fa quasi sperare che Tim
Burton sia tornato.
Inizia con un ragazzo spaesato che non
riesce a farsi degli amici, con dei genitori assenti o quasi e con un
nonno che adora e che gli ha raccontato per tutta la vita le storie
della sua infanzia, un'infanzia fatta di avventure incredibili e
amici ancora più incredibili. Un nonno che gli viene tolto in modo
assurdo e brutale, non senza prima avergli lasciato parole criptiche
che sanno di profezia.
Un ragazzo spaesato, che nei "ragazzi
speciali" trova dei simili, dei compagni, a cui riesce a
sentirsi più vicino c'è alle persone normali, per quanto possano
essere bizzarri e inquietanti.
Ci sono tutti gli elementi della
cinematografia di Burton, insomma, in una cornice non troppo "gotica" che contribuisce a riportare alla mente quello che forse è il suo film migliore,
Big Fish.
Gli anelli temporali. Perché ti vai a
incasinare con robe temporali se poi non sei in grado di gestirle?
Gli anelli temporali, oltre ad essere
un artificio narrativo del quale forse si sarebbe anche potuto fare a
meno con qualche modifica alla sceneggiatura che non avrebbe comunque
stravolto lo spirito del film, sono gestiti da una sceneggiatrice (Jane Goldman, che oltre ad aver sceneggiato già Stardust e Kick-Ass lavora come modella di reggiseni)
la quale probabilmente si è ricordata che aveva da finire il lavoro dopo essere tornata
alle quattro del mattino dalla sagra della birra e salsiccia, altrimenti non si spiega questo delirio. Se voi
siete riusciti a trovare un senso in questi viaggi nel tempo vi prego
di farmelo sapere, perché la mia impressione è che in realtà non
ci sia niente da capire.
ecco, |
Sono diventato abbastanza talebano con
i buchi di sceneggiatura (una volta non ero così rompicoglioni, sarà
l'età), con una particolare predilizione per smontare la logicità
di qualsiasi viaggio nel tempo. Forse un giorno farò un post sui
film, fumetti e romanzi nei quali il viaggio nel tempo non ha buchi
logici e non perde di coerenza interna... Per ora me ne vengono in
mente giusto cinque. Sulle centinaia che ho visto, è una buona
media, no?
Nel frattempo ho scritto un breve
racconto su questo tema, i viaggi nel tempo e la coerenza interna
nelle storie che lo trattano... Si intitola Quell'unico viaggio ed è
incluso nella raccolta Il Diario Dell'Amnesia edito da Hypnos, potete trovarlo a questo link.
Terminato il momento di bieca
autopromozione torniamo al film: ricapitolando, abbiamo un'ottima
prima parte seguita da una seconda deludente. Tim Burton ha tentato
di tornare ai bei tempi, poi ha cambiato idea all'ultimo momento.
Peccato.
Il Moro.
Il film l'ho già bello che dimenticato, anzi mi sa che lo stavo dimenticando già mentre lo vedevo, quindi non posso esserti d'aiuto con i cerchi nel tempo o quello che era. Però voto a favore della sceneggiatrice popputa: quella sì che meritava di apparire su schermo, invece di quello scheletrino dell direttrice :-P
RispondiEliminaAlla fine non mi è dispiaciuto, ma Tim è davvero invecchiato... Pazienza
RispondiEliminaGià, già...
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